Sono passati ben sei anni dalla seconda stagione di Chihayafuru, da quando avevamo lasciato Chihaya in ospedale, con il suo dito ferito, a riflettere su ciò che per lei rappresenta Arata. Nel contempo, Kana faceva da sprone ad un Taichi troppo rassegnato, guardando al futuro con il consueto ottimismo.
Dopo una lunghissima attesa, Chihayafuru torna con la sua terza incarnazione anime su Crunchyroll, portando in scena vecchi e nuovi personaggi insieme a un carico di emozioni e sentimenti che si mescolano allo Hyakunin Isshu e nei suoi poemi trovano forma ed espressione.
La terza stagione di Chihayafuru si discosta leggermente dalla seconda, la quale, seppur ottima, si era impelagata per troppo tempo in un lungo torneo a squadre, offrendoci una panoramica di tutta la Mizusawa, ma mostrando al contempo pochi elementi interessanti per la crescita degli stessi membri. Questa volta, seppur il numero di episodi sia sempre il medesimo, la serie ci porge moltissimi spunti e altrettante occasioni di crescita per i suoi protagonisti. Senza dubbio mette un po’ in disparte una grossa fetta della Mizusawa, ma riesce comunque, seppur in piccolo, a regalare anche alla cerchia di esclusi dei momenti dolcissimi. Mentre Komano esplica sentimenti della cui esistenza potevamo solo sperare, la frizzante Sumire mostra un palese progredire verso la maturità come persona, come giocatrice e come ragazza innamorata, e ahimè non corrisposta, del bel Taichi. In diverse occasioni, la giovane mette in gioco la sua determinazione e il suo stesso amore, insegnando all’adorato senpai un’importante lezione.
D’altro canto, Taichi, che già nella serie precedente avevamo visto in preda allo sconforto e alla negatività, inizia da questo momento un vero percorso di crescita, che lo porta, tra alti e bassi, a cercare la sua raison d’être nel karuta, ma anche come persona. Mentre Arata e Chihaya hanno un obiettivo ben preciso, legato a quel sogno che hanno iniziato a rincorrere da bambini, Taichi è ancora privo del suo posto nel mondo, poiché il valore di quella promessa non è per lui né essenziale né fonte di ispirazione così come lo è per i due amici. Cosa fare quindi se il karuta sembra non essere il vero obiettivo della vita? Cosa fare se, nonostante gli sforzi, non si riesce ad elevarsi al pari dei rivali? Sarebbe meglio ritirarsi? Porsi altre mete? La mente di Taichi vaga per tutta la serie tra queste domande, trovando e perdendo, di volta in volta, i motivi per proseguire.
Arata e Chihaya restano invece sostanzialmente uguali al passato. D’altronde, entrambi hanno sempre avuto ben chiari i loro obiettivi e non c’è altro nella vita che li tormenti. Arata, legato fermamente ai ricordi di bambino, su di essi continua a percorrere la sua strada, cercando di costruire e ricostruire ciò che quel tempo breve ma intenso gli ha regalato. Il suo legame con il passato e con il nonno defunto plasma la sua personalità e anche il suo modo di giocare a karuta, senza regalare quindi particolari sconvolgimenti. Per l'apparentemente immobile Chihaya arriva però il momento del cambiamento, quando tutta la sua superficialità viene messa a nudo, ed ella stessa non può fare a meno di rendersi conto dell'ingenuo egoismo che l'ha sempre caratterizzata. Forse, però, è arrivata anche per lei l’ora di mettere in discussione se stessa, per affrontare l’importante scalata verso il titolo di Regina con maggiore maturità.
La serie non si adagia sul triangolo di protagonisti, e anzi, in maniera forse un po’ inaspettata, indugia parecchio su dei giocatori particolari quali il maestro Harada e la ex Regina Inokuma, rendendoli protagonisti di avvincenti gare che sono anche uno scontro generazionale. Se il primo non è più giovanissimo, e le sue partite risentono quindi di un fisico ormai provato, la seconda, seppur più giovane, ha corpo e mente gravati dal peso di altre cose che, come il karuta, sono diventate importanti nella sua vita di donna adulta. Entrambi però ci offrono un torneo spettacolare, evidenziando come e quanto il karuta non sia uno sport a esclusivo appannaggio di un corpo giovane, ma che mente e cuore possono fare la differenza anche partendo da uno svantaggio fisico legato all’età.
A fare da contraltare alla determinata Inokuma, troviamo l’affascinante Midori Sakurazawa, allenatrice della Fujisaki, che nello scontro tra Regina ed ex detentrice del titolo trova l'occasione per un momento di riflessione sulla propria vita da giocatrice di karuta. Soprannominata "la più forte vice-Regina", Sakurazawa ha giocato cinque incontri per il titolo di Regina e li ha persi tutti; osservando l’abilità di Shinobu, la donna non può far altro che rendersi conto del divario che la separa dalla Regina in carica e realizza con commozione il sacrificio che la ragazza ha affrontato per riuscire ad ottenere una tale simbiosi con le carte.
Approfondiamo invece qualche dinamica familiare di Shinobu e non possiamo fare altro che continuare a vivere il tormento interiore di una ragazza che, forte delle idee con cui è cresciuta e ha vissuto il karuta, si scontra con il mondo, totalmente all’opposto, di un personaggio come Chihaya.
A dispetto di tutto, è però un altro personaggio che in questa terza stagione diventa perno attorno a cui quasi tutti gli altri personaggi, volenti o nolenti, ruotano: Hisashi Suo, Maestro in carica e vincitore del titolo per cinque volte consecutive. Silenzioso, etereo, quasi invisibile, Suo è sprone e meta, rivale e idolo, punto di arrivo dell'ambizione di molti personaggi maschili e nota stonata nel mondo del karuta concepito da Chihaya. In contrasto con la sua impercettibile presenza fisica, l'essenza di Suo e la sua concreta esistenza come Maestro gravano concretamente su mente e cuore di qualunque giocatore, ed è proprio lui, che senza rendersene neanche conto, diventa per Taichi, Arata e Chihaya il motivo per proseguire, rinforzare le ambizioni personali e trovare la propria dimensione in questo mondo. Suo è certamente uno dei personaggi meglio riusciti dell'intera serie, poiché con il suo fare tra il serio e il faceto, accoglie in sé tutti i diversi sentimenti di chi gioca a karuta con estrema passione e determinazione.
Chihayafuru 3 continua a percorrere la strada delle serie precedenti mescolando in maniera perfetta gioco, sentimento, ambizione, cuore e anima, con gli splendidi poemi dello Hyakunin Isshu a fare da filo conduttore, legando tra loro personaggi e sentimenti. E l'esempio più alto lo abbiamo nell’ultimo episodio, quando Chihaya, la roccia che ha ripetutamente infranto un’onda, trova conforto nelle parole del suo insegnante, che le offre come supporto e consolazione quello stesso poema che è, in maniera figurata, causa del male della ragazza.
Il livello tecnico di Chihayafuru 3 è buono così come quello delle serie precedenti; l’anime mantiene, grazie a luci e colori, la sua ormai consolidata atmosfera e anche la regia, ancora a opera di Morio Asaka, continua a dimostrarsi ottima durante le partite. Kōsuke Yamashita torna ad occuparsi delle musiche così come Yūko Kakihara della sceneggiatura. Altro gradito ritorno sono i 99RadioService che cantano la nuova opening "Colorful", mentre l’ending prende una nuova strada rispetto al passato e sostituisce la delicata voce di Asami Seto con il gruppo Band Harassment, che canta la forte e malinconica "Hitomebore". In alcuni episodi è chiaramente evidente come il mix di luci, suoni, inquadrature e colori sia perfettamente riuscito e riesca a trasmettere al meglio la forza di alcuni momenti, fossero anche solo attimi, fondamentali.
Torna anche il vecchio cast di doppiatori, eccezion fatta per il maestro Harada, con Kenta Miyake che raccoglie in maniera magistrale il testimone lasciato dal defunto Unshō Ishizuka. Quello che però notiamo immediatamente nelle voci già note dei protagonisti è quel tocco più adulto che traspare sin dalle primissime battute di Chihaya e Taichi ma anche di Komano e Sumire, dandoci davvero l’impressione che, dalla passata stagione, dentro i nostri eroi qualcosa abbia davvero iniziato a cambiare e crescere.
Dopo una lunghissima attesa, Chihayafuru torna con la sua terza incarnazione anime su Crunchyroll, portando in scena vecchi e nuovi personaggi insieme a un carico di emozioni e sentimenti che si mescolano allo Hyakunin Isshu e nei suoi poemi trovano forma ed espressione.
Dopo un inizio che rivanga ricordi d’infanzia, Taichi e Chihaya prendono parte al ritiro della Fujisaki, ma appena tornati a scuola scoprono che le qualifiche per Maestro e Regina si svolgeranno negli stessi giorni della loro gita scolastica. Chihaya è in crisi: ovviamente vorrebbe partecipare alle qualificazioni ma, a dimostrazione che con il passare del tempo il suo mondo si è un po’ ampliato, non vorrebbe neanche perdersi la gita scolastica, tappa unica e irripetibile per ogni adolescente che si rispetti. Ma non c’è tempo per disperarsi poiché è in procinto di iniziare il torneo dell’associazione Yoshino, al quale partecipano i giocatori di classe A e B, dunque i più abili di tutta la nazione.
La terza stagione di Chihayafuru si discosta leggermente dalla seconda, la quale, seppur ottima, si era impelagata per troppo tempo in un lungo torneo a squadre, offrendoci una panoramica di tutta la Mizusawa, ma mostrando al contempo pochi elementi interessanti per la crescita degli stessi membri. Questa volta, seppur il numero di episodi sia sempre il medesimo, la serie ci porge moltissimi spunti e altrettante occasioni di crescita per i suoi protagonisti. Senza dubbio mette un po’ in disparte una grossa fetta della Mizusawa, ma riesce comunque, seppur in piccolo, a regalare anche alla cerchia di esclusi dei momenti dolcissimi. Mentre Komano esplica sentimenti della cui esistenza potevamo solo sperare, la frizzante Sumire mostra un palese progredire verso la maturità come persona, come giocatrice e come ragazza innamorata, e ahimè non corrisposta, del bel Taichi. In diverse occasioni, la giovane mette in gioco la sua determinazione e il suo stesso amore, insegnando all’adorato senpai un’importante lezione.
D’altro canto, Taichi, che già nella serie precedente avevamo visto in preda allo sconforto e alla negatività, inizia da questo momento un vero percorso di crescita, che lo porta, tra alti e bassi, a cercare la sua raison d’être nel karuta, ma anche come persona. Mentre Arata e Chihaya hanno un obiettivo ben preciso, legato a quel sogno che hanno iniziato a rincorrere da bambini, Taichi è ancora privo del suo posto nel mondo, poiché il valore di quella promessa non è per lui né essenziale né fonte di ispirazione così come lo è per i due amici. Cosa fare quindi se il karuta sembra non essere il vero obiettivo della vita? Cosa fare se, nonostante gli sforzi, non si riesce ad elevarsi al pari dei rivali? Sarebbe meglio ritirarsi? Porsi altre mete? La mente di Taichi vaga per tutta la serie tra queste domande, trovando e perdendo, di volta in volta, i motivi per proseguire.
Arata e Chihaya restano invece sostanzialmente uguali al passato. D’altronde, entrambi hanno sempre avuto ben chiari i loro obiettivi e non c’è altro nella vita che li tormenti. Arata, legato fermamente ai ricordi di bambino, su di essi continua a percorrere la sua strada, cercando di costruire e ricostruire ciò che quel tempo breve ma intenso gli ha regalato. Il suo legame con il passato e con il nonno defunto plasma la sua personalità e anche il suo modo di giocare a karuta, senza regalare quindi particolari sconvolgimenti. Per l'apparentemente immobile Chihaya arriva però il momento del cambiamento, quando tutta la sua superficialità viene messa a nudo, ed ella stessa non può fare a meno di rendersi conto dell'ingenuo egoismo che l'ha sempre caratterizzata. Forse, però, è arrivata anche per lei l’ora di mettere in discussione se stessa, per affrontare l’importante scalata verso il titolo di Regina con maggiore maturità.
La serie non si adagia sul triangolo di protagonisti, e anzi, in maniera forse un po’ inaspettata, indugia parecchio su dei giocatori particolari quali il maestro Harada e la ex Regina Inokuma, rendendoli protagonisti di avvincenti gare che sono anche uno scontro generazionale. Se il primo non è più giovanissimo, e le sue partite risentono quindi di un fisico ormai provato, la seconda, seppur più giovane, ha corpo e mente gravati dal peso di altre cose che, come il karuta, sono diventate importanti nella sua vita di donna adulta. Entrambi però ci offrono un torneo spettacolare, evidenziando come e quanto il karuta non sia uno sport a esclusivo appannaggio di un corpo giovane, ma che mente e cuore possono fare la differenza anche partendo da uno svantaggio fisico legato all’età.
A fare da contraltare alla determinata Inokuma, troviamo l’affascinante Midori Sakurazawa, allenatrice della Fujisaki, che nello scontro tra Regina ed ex detentrice del titolo trova l'occasione per un momento di riflessione sulla propria vita da giocatrice di karuta. Soprannominata "la più forte vice-Regina", Sakurazawa ha giocato cinque incontri per il titolo di Regina e li ha persi tutti; osservando l’abilità di Shinobu, la donna non può far altro che rendersi conto del divario che la separa dalla Regina in carica e realizza con commozione il sacrificio che la ragazza ha affrontato per riuscire ad ottenere una tale simbiosi con le carte.
Approfondiamo invece qualche dinamica familiare di Shinobu e non possiamo fare altro che continuare a vivere il tormento interiore di una ragazza che, forte delle idee con cui è cresciuta e ha vissuto il karuta, si scontra con il mondo, totalmente all’opposto, di un personaggio come Chihaya.
A dispetto di tutto, è però un altro personaggio che in questa terza stagione diventa perno attorno a cui quasi tutti gli altri personaggi, volenti o nolenti, ruotano: Hisashi Suo, Maestro in carica e vincitore del titolo per cinque volte consecutive. Silenzioso, etereo, quasi invisibile, Suo è sprone e meta, rivale e idolo, punto di arrivo dell'ambizione di molti personaggi maschili e nota stonata nel mondo del karuta concepito da Chihaya. In contrasto con la sua impercettibile presenza fisica, l'essenza di Suo e la sua concreta esistenza come Maestro gravano concretamente su mente e cuore di qualunque giocatore, ed è proprio lui, che senza rendersene neanche conto, diventa per Taichi, Arata e Chihaya il motivo per proseguire, rinforzare le ambizioni personali e trovare la propria dimensione in questo mondo. Suo è certamente uno dei personaggi meglio riusciti dell'intera serie, poiché con il suo fare tra il serio e il faceto, accoglie in sé tutti i diversi sentimenti di chi gioca a karuta con estrema passione e determinazione.
Chihayafuru 3 continua a percorrere la strada delle serie precedenti mescolando in maniera perfetta gioco, sentimento, ambizione, cuore e anima, con gli splendidi poemi dello Hyakunin Isshu a fare da filo conduttore, legando tra loro personaggi e sentimenti. E l'esempio più alto lo abbiamo nell’ultimo episodio, quando Chihaya, la roccia che ha ripetutamente infranto un’onda, trova conforto nelle parole del suo insegnante, che le offre come supporto e consolazione quello stesso poema che è, in maniera figurata, causa del male della ragazza.
Il livello tecnico di Chihayafuru 3 è buono così come quello delle serie precedenti; l’anime mantiene, grazie a luci e colori, la sua ormai consolidata atmosfera e anche la regia, ancora a opera di Morio Asaka, continua a dimostrarsi ottima durante le partite. Kōsuke Yamashita torna ad occuparsi delle musiche così come Yūko Kakihara della sceneggiatura. Altro gradito ritorno sono i 99RadioService che cantano la nuova opening "Colorful", mentre l’ending prende una nuova strada rispetto al passato e sostituisce la delicata voce di Asami Seto con il gruppo Band Harassment, che canta la forte e malinconica "Hitomebore". In alcuni episodi è chiaramente evidente come il mix di luci, suoni, inquadrature e colori sia perfettamente riuscito e riesca a trasmettere al meglio la forza di alcuni momenti, fossero anche solo attimi, fondamentali.
Torna anche il vecchio cast di doppiatori, eccezion fatta per il maestro Harada, con Kenta Miyake che raccoglie in maniera magistrale il testimone lasciato dal defunto Unshō Ishizuka. Quello che però notiamo immediatamente nelle voci già note dei protagonisti è quel tocco più adulto che traspare sin dalle primissime battute di Chihaya e Taichi ma anche di Komano e Sumire, dandoci davvero l’impressione che, dalla passata stagione, dentro i nostri eroi qualcosa abbia davvero iniziato a cambiare e crescere.
Chihayafuru 3 è la chiara dimostrazione che la storia di Chihaya & co. ha ancora tantissimo da dare e altrettanto da raccontare. Questa terza stagione è certamente la più forte a livello emotivo, quella che più ha costretto i personaggi, protagonisti e non, a mettersi in discussione, senza poter più fuggire o nascondersi. È un momento di forte presa di consapevolezza di molte cose, ed è chiaro che da questo momento in poi, molto potrà e dovrà cambiare.
Lo Hyakunin Isshu celebra l’amore e la sofferenza, la bellezza delle stagioni e lo scorrere del tempo e nei secoli i suoi poemi restano attuali investendo con forza la vita di chiunque li legga. Allo stesso tempo, Chihayafuru ci mostra amore, gioia, dolore e il mondo interiore in continuo cambiamento dei suoi personaggi. E lo fa trascinandoci nelle sue partite con il cuore in gola, emozionandoci per un regalo inusuale, commuovendoci per una parola di conforto e lasciandoci senza fiato in una stanza battuta dal sole del tramonto.
Lo Hyakunin Isshu celebra l’amore e la sofferenza, la bellezza delle stagioni e lo scorrere del tempo e nei secoli i suoi poemi restano attuali investendo con forza la vita di chiunque li legga. Allo stesso tempo, Chihayafuru ci mostra amore, gioia, dolore e il mondo interiore in continuo cambiamento dei suoi personaggi. E lo fa trascinandoci nelle sue partite con il cuore in gola, emozionandoci per un regalo inusuale, commuovendoci per una parola di conforto e lasciandoci senza fiato in una stanza battuta dal sole del tramonto.
Pro
- Focus su personaggi e situazioni interessanti
- Crescita dei personaggi e ottima caratterizzazione dei nuovi
- Avvincente, coinvolgente e commovente
- Comparto tecnico e sonoro
- Taichi
Contro
- Mette troppo da parte alcuni membri della Mizusawa
- finisce
- mancato annuncio della s04.
A parte gli scherzi, ottima recensione, mi è proprio piaciuta leggerla, scorrevole e dettagliata. Mi è piaciuto soprattutto che si siano analizzati tutti i personaggi, perché oltre ai soliti tre, la serie eccelle proprio nella caratterizzazione di tutti personaggi che ne fanno parte. Sumire è il personaggio che più mi è piaciuto, veramente un cambiamento drastico da quei primi episodi della s02.
Tante emozioni, tante belle partite e tanti sviluppi ma ancora c'è tanto da raccontare. Condivido quanto detto dagli altri, datecene ancora!
Poi c'è il finale di questa stagione, che è stato come se ti esplodesse una bomba in mano, chiama una seconda stagione al più presto.
Spero davvero in una quarta stagione al più presto! Finire la terza in quel modo senza annunciare la prossima mette non poca ansia!
Sta anche lei nella pila (che è iportrofica...)
Le ultime puntate hanno fatto male...ma male malissimo! In generale, trovo questa terza stagione ben bilanciata tra gioco, crescita dei personaggi e parte sentimentale.
Se non annunciano la quarta stagione, corro a leggere il manga perché devo sapere.
All'inizio devo ammettere che mi è dispiaciuto vedere la maggior parte del Mizusawa scivolare sullo sfondo. Mi ero affezionato tantissimo a vederli crescere come gruppo, non vedevo l'ora di continuare a seguire il loro percorso. Ma purtroppo sotto questo punto di vista gli episodi della terza stagione mi hanno lasciato con la fame.
Eppure, nonostante l'approccio più "individuale" di questa parte di storia, l'anime è riuscito a mantenere la sua coralità. Non si è limitato al trio dei protagonisti, anzi! Tanti altri personaggi hanno avuto il loro spazio, e che spazio. Una cosa che adoro di Chihayafuru è che quando un personaggio ha il suo momento, è un momento che lascia sempre il segno. E di nuovo è stato così. Mi sono sentito trascinato dai loro tumulti e dalle loro sfide, in quello strano equilibrio tra le lacrime e l'epicità. Sono sempre più convinto che questa serie abbia alcuni dei percorsi di crescita più belli che io abbia mai visto, davvero.
Proprio per questo l'anime non può chiudersi così. Non lo accetto. Taichi e Chihaya hanno fatto tutta questa strada per...questo? Non esiste. Una storia tanto stupenda deve andare avanti, fermarsi proprio in questo punto vorrebbe dire farle un torto. Incrocio tutte le dita per una quarta stagione.
Sarai solo appeso a testa in giù in sala mensa per questa frase, ma ti assicuro che non verrai odiato! u__u A parte gli scherzi, devo darti ragione sul pessimo tempismo di Taichi, io stessa, che sono sempre stata una sua grande sostenitrice, non ho apprezzato certi suoi atteggiamenti, certe cose NON dette o altro, ma non quel che accade in questo finale di stagione; è sì una conseguenza ma è anche una buona occasione per una rinnovata presa di coscienza, soprattutto di se stesso. Forse Taichi doveva fare questo giro lunghissimo per poter davvero iniziare a percorrere la sua strada, e sono felice che sia successo, seppur con tanta sofferenza che per lui non avrei mai voluto.
Inoltre, Taichi, secondo me è il personaggio meglio scritto della storia, e non è poco dato che parliamo di una serie con tantissimi personaggi meravigliosi. Forse sono un po' influenzata dal fatto che so come proseguono le cose ma penso che Taichi sia tanto debole quanto umano quanto resiliente. E ci sta impiegando un po' per capirlo e agire di conseguenza ma dobbiamo pure capire che, al contrario di Chihaya e Arata, lui non ha mai avuto quello sprone che hanno loro due sin da bambini, quella promessa, quell'amicizia, per lui non hanno lo stesso valore vitale che hanno per i due amici. Loro sanno cosa fare basandosi su quei giorni di gioventù, lui no, è come se loro avessero avuto la strada da seguire già tracciata mentre lui ci ha provato a fare come loro ma non va, e giustamente la frustrazione aumenta non riuscendo ad eccellere come Arata e non avendo neanche l'amore di Chihaya. Che comunque anche quello non gli servirebbe come ora, Taichi lo ha detto dall'inizio "non mi interessa essere un classe A, voglio essere una persona che non fugge" e anche se pare una cosa facile, credo sia molto più facile diventare un classe A che diventare la persona che lui vuol essere. E questa cosa lo tormenta, ora lo incoraggia e ora lo scoraggia, come penso capiti un po' a tutte le persone molto riflessive, molto razionali e molto autocritiche. Taichi è un severissimo giudice di se stesso. Ribadisco il suo cattivo tempismo ma è una persona coraggiosa che si mette in gioco, nella partita con Arata ha puntato tutto su quella carta Chihaya, io ci ho visto più in gioco il suo essere che non una carta o una partita. Ma per tutti questi motivi è un personaggio in costante crescita e cambiamento, credo che il suo percorso sia meraviglioso e spero che altrettanto sarà il suo epilogo.
Dopo questo pippone su Taichi, aggiungo e ribadisco che la serie è stata meravigliosa e per quanto mi dispiaccia davvero tanto il poco o nullo spazio per Komano, Kana, Tsukuba, Sumire (che è stata comunque meravigliosa, la sua scena del regalo di San Valentino è una delle cose più belle che io abbia mai visto in ambito sentimentale) e Nishida, ho apprezzato infinitamente il focus sul maestro Harada e perfino su Inokuma, che di suo non è che mi stia simpaticissima. A proposito di quest'ultima, quando ho rivisto le puntate una seconda volta, l'ho apprezzata ancora di più in quei momenti in cui era palesemente stanca e in difficoltà nel coniugare il gioco con le esigenze dei figli, l'allattamento e tutto il resto, c'è una scena in particolare in cui deve dare il latte al bimbo ma non riesce a disimpicciarsi dal kimono e quasi si mette a piangere (e poi arriva la fantastica signora Ooe)... ecco, in quel momento l'ho vista così incredibilmente umana e così terribilmente vicina come donna, nonostante io non sia madre come lei, e penso che sia un modo bellissimo di dipingere i proprio personaggi e offrirli al pubblico, non è una cosa da tutti.
Direi che mi fermo altrimenti scrivo un'altra rece! XD Come tutti, spero solo che annuncino al più presto una quarta stagione, c'è davvero ancora tanta roba da mostrare!
E sì, la seconda serie si chiudeva abbastanza "fremente", con tanto da cui potevamo e dovevamo attenderci "grandi cose."
Nella terza serie tutto questo l'abbiamo avuto, nel bene e nel male, e proprio come aveva promesso il team tecnico, il risultato visivo è stato una gioia per gli occhi: ho ancora vivide in testa tante scene di quest'ultima ventina di episodi, non necessariamente le scene più "epiche" ma anche, 'paradossalmente', tanti momenti 'qualunque' animati con una grazia, una cura e un amore palesissimi e impagabili.
Se il mio primo ringraziamento va quindi ad Arashi per la bellissima recensione, il secondo di sicuro va a Madhouse per averci donato un nuovo lungo capitolo per questo gioiellino di storia.
Tornando a noi, non è che questa serie sia stata per me come Heidi quando gode di un prato verde fiorito: purtroppo, appunto, di alcuni episodi ho percepito una terribile pesantezza, pur scorrendo per assurdo lisci come non mai. Si tratta di episodi in cui perlopiù viene mostrato (troppo, per i miei poveri gusti) il personaggio di Arata e la sua fastidiosa immobilità nel tempo; è vero che poi a fine serie qualcosa sembra volersi muovere pure sotto questo punto di vista, ma per me, ecco, il bilancio su di lui è un secco "no" ribadito a voce alta. Di contro, Komano si è visto infinitamente di meno ma quelle due scene che ha avuto valgono per me l'intera serie XD
Salvo Arata, i personaggi mi sono piaciuti tutti! Da Chihaya e Taichi, esplorati in un certo senso così a fondo che ora non sappiamo più chi siano né cosa cerchino e vogliono, al maestro Harada, a Shinobu, Sumire e alla Sakurazawa. Quasi protagonisti sono stati poi la Inokuma e Suo: non amo nessuno dei due, ma è indubbio che abbiano regalato tantissimo a questa serie
Il capitolo dei miei feels: distrutti, annientati, ridotti in brandelli come mai avrei immaginato. Certi episodi hanno illuso, altri han fatto addirittura di peggio. Ci ho sofferto, eppur li ho persino riguardati, perché troppo belli, troppo intensi, troppo ben curati, troppo tutto. Ma averne, di serie così.
Quanto alle musiche, devo dire che l'opening non mi aveva preso molto, invece poi mi ha conquistata♥
Ma il mio vero, grandissimo amore a prima vista (cit.) è stata la splendida Hitomebore (traducibile per l'appunto in "colpo di fulmine"), che oltre ad essere stata graficamente eccellente quando accostata alle immagini della sigla, mi ha proprio rapita... inchiodata... la vorrei cantare, anche se è tanto difficile ♥o♥
Conclusione: penso che siamo tutti d'accordo nel pretendere che le cose non finiscano così... primo, perché non sono finite affatto, pertanto il finale fa doppiamente male. Secondo, perché sarebbe davvero ingiusto. Come la S2 ci prospettava un ampio ventaglio di spiragli di cui abbiamo ora potuto vedere in concreto gli accadimenti, la S3 in un certo senso fa lo stesso, ma al contempo richiede con ancora più forza un proseguimento. Non può, e non deve, finire così. Per il bene di tre stagioni meravigliose, per tutti i personaggi che amiamo, e anche per i nostri poveri feels, ci mancherebbe. Ma avendoci donato il Fujisan nel finale, lo voglio (debbo) prendere come un segnale di speranza. Mi raccomando, eh?!
Nota: approfitto di questo (troppo lungo) post anche per segnalare a chi non se lo fosse ancora gustato l'episodio "extra" dedicato al dietro le quinte di Chihaya... che fa rimanere a bocca aperta per l'impegno e la meticolosità che creare un anime richiede. Davvero splendido da vedere.
Lo sviluppo dei personaggi è incredibile e il Karuta è semplicemente affascinante.
Mi ha travolto emotivamente
Chissà se arriverà una 4 stagione, lo spero tanto
Quando vedo una serie che ha il pregio (e l'onere) di avere tantissimi personaggi è questo quello che voglio vedere: crescita, rimpianti, dolori, gioie. Di più personaggi possibili almeno.
Per quanto ci siano punti focali ben precisi basta davvero poco ad una Sumire per rubare lo spazio e prenderle quello che le spetta, ma lei come praticamente tutti altri come la mia amatissima Rion. Forse io non avrei neanche messo quel contro, ma forse è perché sono così inebriato che non posso essere totalmente obiettivo.
Il karuta mostratoci è di livelli altissimi, non ho praticamente mai azzeccato l'esito di uno scontro importante ma va benissimo così. Come dice la recensione è fantastico dato a Suo (anche se mi permetterei di mettere Taichi accanto a lui come mattatori di questa stagione), un personaggio che per 2 stagioni veniva solo citato raramente e ora invece abbiamo motivi per rispettarlo e magari amarlo.
Non fateci aspettare troppo, vi prego.
Ma soprattutto non fateci aspettare in eterno e invano!
complimenti per questa recensione
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