Sin dalla sua uscita in volume Arte sembrò una scommessa, un titolo così impegnativo e altisonante unito a un'ambientazione storica fortemente connotata presagivano un seguito di pochi intemerati lettori. Invece, vuoi per il passaparola sul web (complice anche la comunità di AnimeClick che l'ha amato da subito), vuoi per il suo reale valore come fumetto, Arte ha conquistato nel tempo i cuori di sempre più appassionati fino a raggiungere il fatidico traguardo della prima ristampa. La notizia dell'approdo alla serie anime, prodotta dalla Seven Arcs, è stata una felice conferma dell'interesse per questo titolo ed è stata salutata con calore dai fan italiani. Ora la che prima serie è terminata, lanciata in contemporanea col Giappone sul canale Youtube di Yamato Video, facciamo un bilancio analizzandola insieme.
Il primo approccio è stato sospettoso, come sempre quando si parla di trasposizioni che devono superare l'esame dell'occhio critico e la pedanteria del lettore di manga. Ma i timori sono evaporati già sulle note della solare sigla di apertura e con le prime sequenze animate che ci restituiscono i nostri amati personaggi intatti (o quasi) nella loro affascinante ambientazione storica. Da subito si rivivono quindi le stesse emozioni e le stesse avventure cartacee ma stavolta in una veste più sontuosa, grazie al calore delle voci dei doppiatori e ai colori brillanti della fotografia, che esaltano al massimo i costumi e i fondali scenografici, con la meraviglia dei tetti di Firenze dominati dalla cupola brunelleschiana. Il setting storico non pesa sul racconto che ingrana con la stessa leggerezza e disinvoltura del manga, conservando il giusto equilibrio tra toni da commedia e racconto di formazione.
La riproduzione della Firenze del XVI secolo (e di Venezia) è piuttosto accurata, anche se siamo lontani dalla ricerca storiografica di altre opere ambientate nello stesso periodo, si nota però una certa attenzione nel disegno dei costumi, delle texture, delle architetture, degli oggetti di scena. L’ambientazione in generale risulta plausibile e non presenta svarioni o anacronismi particolarmente stridenti. Più che sull'attendibilità filologica Arte punta su un approccio leggero (ma non superficiale) all'argomento artistico, indirizzandosi a un pubblico più ampio rispetto ai soli appassionati. Pone l’accento sui rapporti tra classi sociali e sulla vita quotidiana dell'epoca, illustrando con un minimo di approssimazione l'apprendistato delle maestranze artigianali e le dinamiche del mercato dell'arte, non senza qualche licenza: come nell'episodio che ci dà una vaga idea su come dovevano funzionare le grandi commissioni pubbliche, con i grandi maestri all'opera fianco a fianco; oppure quando si descrivono sommariamente le tecniche di pittura ad affresco; o ancora quando, di tanto in tanto, i veri capolavori del Quattrocento fanno capolino alle pareti, diventando quasi un giocoso esercizio didattico.
Il vero punto di forza dell'anime è il personaggio principale e la sua parabola di crescita personale e professionale. Al di là del contesto storico, Arte è una figura che cattura subito la simpatia dello spettatore e rappresenta uno dei personaggi femminili più solari e positivi visti negli ultimi tempi. Difficile trovare esempi con le sue stesse caratteristiche in fatto di forza di volontà, onestà, coraggio, abnegazione, perseveranza e tutta una gamma di belle qualità che si possono rintracciare in una giovane donna, esaltate dalla sua natura gentile e indipendente.
Il suo nome allude (o si ispira) in maniera più o meno evidente al personaggio realmente esistito di Artemisia Gentileschi. In effetti non abbiamo dichiarazioni ufficiali da parte dell’autrice, inoltre Artemisia sarebbe vissuta circa un secolo dopo, ma è innegabile che i punti di contatto tra il personaggio di fantasia e la pittrice di scuola caravaggesca siano molteplici: a cominciare dal nome, fin troppo facile ricondurre Arte a un diminutivo di Artemisia; l’imprinting artistico di entrambe è stato dato dal padre come primo maestro; hanno perso i genitori in tenera età (Artemisia la madre, Arte il padre); hanno viaggiato durante la loro carriera con una tappa in comune (Venezia); esteticamente il vestito verde di Arte richiama quello del famoso autoritratto di Artemisia. Insomma, sembrerebbe solo un vezzo ma il paragone fra Arte e Artemisia non è del tutto infondato e ci fornisce un'interessante chiave di lettura in senso femminista: le vicende di entrambe infatti si svolgono in una società dove la donna riveste un ruolo di sottomissione, e solo grazie alla loro indole fiera e risoluta riescono a fronteggiare svariati ostacoli e a far emergere il loro talento.
Una delle scene più significative dei primi episodi ne sottolinea in modo emblematico il carattere, quando Arte sta trasportando un grosso carico di legname su di un carretto trascinato a fatica, a un certo punto incontra Angelo che vuole aiutarla. In quel momento un flash ci mostra i pensieri della protagonista e tutto ciò che ha dovuto subire negli ultimi tempi (i continui rifiuti alle sue richiesta di diventare apprendista e finalmente l’ingresso nella bottega di Leo). Arte rifiuta gentilmente la proposta decidendo di farcela con le proprie forze e persuadendo Angelo (e noi spettatori) della sua determinazione. Ma il fatto che Arte riesca a fare tutto ciò che un uomo può fare non sempre significa che debba vedere questi ultimi come antagonisti o che non possa fare degli errori in un campo dominato dai maschi: la vediamo fallire, cadere, ma anche accettare con umiltà i consigli (non solo da parte del maestro), rialzarsi e riprovare con rinnovata tenacia. Inoltre non disdegna la galanteria degli uomini né si rifiuta di vestirsi elegantemente o di comportarsi con maniere aggraziate. L’autrice infonde al suo personaggio un carattere di ferro (e un pizzico di sfrontatezza) senza mai sacrificare il suo lato più femminile.
Per quasi tutta la serie Arte deve lottare: per migliorare la sua tecnica, per guadagnare l’accettazione della corporazione dei pittori, per reprimere i suoi sentimenti verso il maestro, per conquistare la fiducia di Catarina, per il tormento di una crisi che la porta vicino alla depressione. Le tensioni sono cruciali per la crescita/caratterizzazione del personaggio, probabilmente senza di esse risulterebbe piatto e incolore: una viziosa nobildonna che cerca di attirare l’attenzione comportandosi da eccentrica artista. Invece, anche dopo essere stata accettata dal suo maestro, Arte continua ad avere dei dubbi sulle sue capacità di pittrice, fino a considerarsi un fardello per lui. Ma non si arrende, non smette mai di crederci e di lavorare sodo, con quell'incrollabile forza d’animo che aggiunge fascino al personaggio. Angelo e gli altri apprendisti rimangono esterrefatti dalle sue capacità e dal suo impegno. Vedere Arte respinta dagli altri maestri, trascinata nel fango, costretta a trasportare pesanti carichi etc., spinge gli spettatori a tifare per lei, e quando finalmente diventa la più talentuosa artista di Firenze, capace di sostituire il suo stesso maestro e guadagnare la stima e il rispetto delle altre botteghe, sentiamo che è un risultato che si è guadagnata pienamente.
In una storia di emancipazione femminile c’è sempre il rischio che il personaggio principale possa trasformarsi in una specie di super eroina, un essere perfetto, infallibile, nobile, ideale in tutti i sensi e che non ha bisogno dell’aiuto degli uomini. Invece Arte ne ha bisogno eccome e di tutto l’aiuto possibile, non si potrebbe certo dire che le sue conquiste siano dovute solo a sé stessa. Arte ha molto talento ma anche molto da imparare, sa bene che nessuno le deve niente ed è per questo che apprezza sinceramente ogni piccolo aiuto che riesce ad ottenere dal suo prossimo. Si perde il conto a elencare le volte in cui lei pronuncia la parola “Grazie!” durante tutta la serie: al suo maestro, ai suoi clienti, ai colleghi apprendisti, alla piccola Catarina, persino al fornaio! La strada in salita è dura ma non significa che non si possa ricevere un po’ di aiuto da parte degli altri.
Arte non è una spumeggiante ragazza stereotipata, ha slancio e ambizione ma anche numerosi punti deboli: è una maniaca del lavoro, il che la porta a trascurare sé stessa e la sua salute, spesso ficca il naso negli affari altrui, non riesce a dominare le proprie emozioni e a volte esplode di rabbia. In effetti ogni personaggio (maschio o femmina che sia) ha la sua buona dose di problemi e i suoi piccoli grandi drammi nell'arco della serie, tuttavia i comprimari non sono altrettanto sfaccettati, dividendosi genericamente tra personaggi gentili e personaggi ostili. In pochi riescono a emergere (Leo, Veronica, Catarina), il resto del cast è un po’ oscurato dalla protagonista, comunque sottodimensionato rispetto al manga originale che da questo punto di vista risulta più coerente.
In uno dei capitoli più riusciti (quello della crisi) Arte incontra un maestro della scuola veneta che le dimostra quanto in fondo la sua vicenda non sia stata poi così avversa dal destino: dopotutto proviene da una famiglia benestante e anche da artista la sua educazione la aiuta ad ottenere il consenso (e le commissioni), qualsiasi altro artista di estrazione più umile non avrebbe mai raggiunto i suoi stessi traguardi professionali. Arte quindi non è l’unica a lottare per affermarsi nel mondo, tutti lottano nella vita, donne e uomini, e il suo essere donna non è sempre un ostacolo. Arte ha ancora tanto da imparare, e molti difetti da correggere, ma questo ce la fa sentire molto vicina a noi.
Narrativamente parlando la serie potrebbe rivelarsi a tratti eccessivamente semplice e lineare, con i capitoli che alla lunga si susseguono in modo poco originale e molto prevedibile, concentrandosi sui fatti ordinari (ma non banali) della vita quotidiana, al cui confronto la vera vita di Artemisia Gentileschi appare di gran lunga più drammatica e degna di un romanzo di appendice. Il ritmo dell’azione di Arte è così piatto e generico che si intuisce subito dove andrà a parare l’episodio molto prima dei titoli di coda (soprattutto se si è già letto il manga). Non essendo improntato all’azione non c’è molto lavoro per gli animatori, ma un po’ di vivacità ci viene data dalle gag comiche in super deformed che spezzano la monotonia dei dialoghi. La colonna sonora, che riprende motivi e strumenti musicali medievaleggianti, è discreta, mai invadente e si limita a fare da tappezzeria alle immagini. La serie si può dividere in periodo fiorentino (formazione) e periodo veneziano (maturità), con la puntata finale che ritorna a Firenze e lascia aperta l’ipotesi ad un’eventuale seconda serie.
Essere confinata in casa però non salvò Artemisia della tragedia che segnò la sua vita. Orazio ebbe il torto di fidarsi di un collega pittore, Agostino Tassi, personaggio dai burrascosi precedenti (anche penali) talmente prepotente da essere soprannominato “lo smargiasso”. Questo figuro frequentava assiduamente casa Gentileschi per impartire lezioni di prospettiva ad Artemisia e tentò più volte di sedurre la ragazza ricevendo sempre un fermo rifiuto, fino al maggio 1611 quando approfittò dell'assenza di Orazio per prendere con la forza ciò che non gli era concesso. A soli diciotto anni, questo evento e il successivo drammatico processo segnarono per sempre la vita e l'arte di Artemisia: la pittrice dipingerà molti personaggi biblici femminili (Giuditta, Betsabea, Ester…) che lottano e vincono contro un nemico forte ma soprattutto uomo. Ma prima di diventare l'artista apprezzata alle corti di Firenze, Napoli e Londra, Artemisia dovette compiere un percorso doloroso e umiliante.
Inizialmente, la ragazza decise di dare credito al Tassi che promise un matrimonio riparatore e per quasi un anno Artemisia si "fidanzò" (sottostando anche alle richieste sessuali), fino a quando non scoprì che il pittore aveva già una moglie e non poteva contrarre nuove nozze. Allorché Orazio decise finalmente di denunciare il gaglioffo per aver forzatamente sverginato sua figlia e iniziò un processo di sette mesi che finì per mettere sotto accusa la stessa Artemisia, ma la ragazza dimostrò una forza e un coraggio insospettabili. Tassi tentò di ribaltare le carte in tavola accusando Artemisia di essere una donna promiscua e non più illibata, contando sul fatto che la denuncia fosse stata fatta molti mesi dopo lo stupro. Senza darsi per vinta Artemisia accettò di testimoniare sotto tortura (era considerato un modo per accelerare il procedimento) sottoponendosi al "supplizio dei sibilli”, una morsa metallica che stringeva sempre di più i pollici e avrebbe potuto fratturare le falangi (una vera sciagura per un artista). Mentre le guardie le legavano i pollici la coraggiosa Artemisia gridò allo smargiasso: “questo è l'anello che mi dai e queste le promesse!”. La ragazza sopportò stoicamente e alla fine ebbe una giustizia formale ma non una vera vittoria. Tassi fu condannato per la violenza carnale con la possibilità di scegliere tra cinque anni di reclusione o l’esilio perpetuo da Roma: scelse l'esilio ma in realtà non lasciò mai Roma grazie alla protezione di alcuni suoi potenti clienti, mentre Artemisia veniva bollata come una “puttana bugiarda”.
Fu invece Artemisia ad andarsene, il giorno dopo la fine del processo sposò Pierantonio Schiattesi, pittore di poco talento e si trasferì a Firenze. Anche se non fu certo un matrimonio d'amore, le nozze consentirono alla ragazza di recuperare una certa onorabilità. Nel corso degli anni Artemisia si spostò a Roma, Napoli, Londra, Venezia e Genova, inseguendo quelle commesse che le consentissero di mantenere il marito e i suoi quattro figli. Per molto tempo Artemisia Gentileschi è stata ignorata dal mondo dell'arte e il suo talento è stato messo spesso in secondo piano rispetto alle sue vicende biografiche che poi l'hanno fatta considerare una specie di femminista ante litteram. Il primo storico dell'arte a riabilitarla come artista è stato Roberto Longhi (1890-1970) che dice di lei: “era una pittora, anzi l'unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa significa pittura, colore, impasto e simili essenzialità”.
Rinascimento Pop
L'anime ci catapulta a Firenze, la culla del Rinascimento, agli inizi del XVI secolo, con la prima scena che ci presenta subito la protagonista, di nome Arte, giovane rampolla di una nobile casata decaduta con l’innata passione per la pittura, osteggiata però dai familiari che vorrebbero per lei un buon partito da sposare o, in alternativa, il convento. In uno slancio di orgoglio, la fanciulla decide di lasciare la casa natia per vivere autonomamente, ma le sue aspirazioni di emanciparsi e diventare artista vengono messe duramente alla prova dalle consuetudini e dalle convenzioni della società dell’epoca. Arte riceve infatti una lunga serie di rifiuti dalle botteghe artigiane più rinomate della città solo perché donna, fino a quando non viene notata da Leo, un maestro solitario e senza apprendisti, che vede nella sorte della ragazza il sé stesso da giovane. Leo deciderà quindi di prendere Arte come sua assistente, accogliendola in casa sua e iniziandola al duro apprendistato della bottega d’arte.Il primo approccio è stato sospettoso, come sempre quando si parla di trasposizioni che devono superare l'esame dell'occhio critico e la pedanteria del lettore di manga. Ma i timori sono evaporati già sulle note della solare sigla di apertura e con le prime sequenze animate che ci restituiscono i nostri amati personaggi intatti (o quasi) nella loro affascinante ambientazione storica. Da subito si rivivono quindi le stesse emozioni e le stesse avventure cartacee ma stavolta in una veste più sontuosa, grazie al calore delle voci dei doppiatori e ai colori brillanti della fotografia, che esaltano al massimo i costumi e i fondali scenografici, con la meraviglia dei tetti di Firenze dominati dalla cupola brunelleschiana. Il setting storico non pesa sul racconto che ingrana con la stessa leggerezza e disinvoltura del manga, conservando il giusto equilibrio tra toni da commedia e racconto di formazione.
La riproduzione della Firenze del XVI secolo (e di Venezia) è piuttosto accurata, anche se siamo lontani dalla ricerca storiografica di altre opere ambientate nello stesso periodo, si nota però una certa attenzione nel disegno dei costumi, delle texture, delle architetture, degli oggetti di scena. L’ambientazione in generale risulta plausibile e non presenta svarioni o anacronismi particolarmente stridenti. Più che sull'attendibilità filologica Arte punta su un approccio leggero (ma non superficiale) all'argomento artistico, indirizzandosi a un pubblico più ampio rispetto ai soli appassionati. Pone l’accento sui rapporti tra classi sociali e sulla vita quotidiana dell'epoca, illustrando con un minimo di approssimazione l'apprendistato delle maestranze artigianali e le dinamiche del mercato dell'arte, non senza qualche licenza: come nell'episodio che ci dà una vaga idea su come dovevano funzionare le grandi commissioni pubbliche, con i grandi maestri all'opera fianco a fianco; oppure quando si descrivono sommariamente le tecniche di pittura ad affresco; o ancora quando, di tanto in tanto, i veri capolavori del Quattrocento fanno capolino alle pareti, diventando quasi un giocoso esercizio didattico.
Un personaggio ben scritto
Il vero punto di forza dell'anime è il personaggio principale e la sua parabola di crescita personale e professionale. Al di là del contesto storico, Arte è una figura che cattura subito la simpatia dello spettatore e rappresenta uno dei personaggi femminili più solari e positivi visti negli ultimi tempi. Difficile trovare esempi con le sue stesse caratteristiche in fatto di forza di volontà, onestà, coraggio, abnegazione, perseveranza e tutta una gamma di belle qualità che si possono rintracciare in una giovane donna, esaltate dalla sua natura gentile e indipendente.Il suo nome allude (o si ispira) in maniera più o meno evidente al personaggio realmente esistito di Artemisia Gentileschi. In effetti non abbiamo dichiarazioni ufficiali da parte dell’autrice, inoltre Artemisia sarebbe vissuta circa un secolo dopo, ma è innegabile che i punti di contatto tra il personaggio di fantasia e la pittrice di scuola caravaggesca siano molteplici: a cominciare dal nome, fin troppo facile ricondurre Arte a un diminutivo di Artemisia; l’imprinting artistico di entrambe è stato dato dal padre come primo maestro; hanno perso i genitori in tenera età (Artemisia la madre, Arte il padre); hanno viaggiato durante la loro carriera con una tappa in comune (Venezia); esteticamente il vestito verde di Arte richiama quello del famoso autoritratto di Artemisia. Insomma, sembrerebbe solo un vezzo ma il paragone fra Arte e Artemisia non è del tutto infondato e ci fornisce un'interessante chiave di lettura in senso femminista: le vicende di entrambe infatti si svolgono in una società dove la donna riveste un ruolo di sottomissione, e solo grazie alla loro indole fiera e risoluta riescono a fronteggiare svariati ostacoli e a far emergere il loro talento.
Una delle scene più significative dei primi episodi ne sottolinea in modo emblematico il carattere, quando Arte sta trasportando un grosso carico di legname su di un carretto trascinato a fatica, a un certo punto incontra Angelo che vuole aiutarla. In quel momento un flash ci mostra i pensieri della protagonista e tutto ciò che ha dovuto subire negli ultimi tempi (i continui rifiuti alle sue richiesta di diventare apprendista e finalmente l’ingresso nella bottega di Leo). Arte rifiuta gentilmente la proposta decidendo di farcela con le proprie forze e persuadendo Angelo (e noi spettatori) della sua determinazione. Ma il fatto che Arte riesca a fare tutto ciò che un uomo può fare non sempre significa che debba vedere questi ultimi come antagonisti o che non possa fare degli errori in un campo dominato dai maschi: la vediamo fallire, cadere, ma anche accettare con umiltà i consigli (non solo da parte del maestro), rialzarsi e riprovare con rinnovata tenacia. Inoltre non disdegna la galanteria degli uomini né si rifiuta di vestirsi elegantemente o di comportarsi con maniere aggraziate. L’autrice infonde al suo personaggio un carattere di ferro (e un pizzico di sfrontatezza) senza mai sacrificare il suo lato più femminile.
Per quasi tutta la serie Arte deve lottare: per migliorare la sua tecnica, per guadagnare l’accettazione della corporazione dei pittori, per reprimere i suoi sentimenti verso il maestro, per conquistare la fiducia di Catarina, per il tormento di una crisi che la porta vicino alla depressione. Le tensioni sono cruciali per la crescita/caratterizzazione del personaggio, probabilmente senza di esse risulterebbe piatto e incolore: una viziosa nobildonna che cerca di attirare l’attenzione comportandosi da eccentrica artista. Invece, anche dopo essere stata accettata dal suo maestro, Arte continua ad avere dei dubbi sulle sue capacità di pittrice, fino a considerarsi un fardello per lui. Ma non si arrende, non smette mai di crederci e di lavorare sodo, con quell'incrollabile forza d’animo che aggiunge fascino al personaggio. Angelo e gli altri apprendisti rimangono esterrefatti dalle sue capacità e dal suo impegno. Vedere Arte respinta dagli altri maestri, trascinata nel fango, costretta a trasportare pesanti carichi etc., spinge gli spettatori a tifare per lei, e quando finalmente diventa la più talentuosa artista di Firenze, capace di sostituire il suo stesso maestro e guadagnare la stima e il rispetto delle altre botteghe, sentiamo che è un risultato che si è guadagnata pienamente.
Una principessa imperfetta
In una storia di emancipazione femminile c’è sempre il rischio che il personaggio principale possa trasformarsi in una specie di super eroina, un essere perfetto, infallibile, nobile, ideale in tutti i sensi e che non ha bisogno dell’aiuto degli uomini. Invece Arte ne ha bisogno eccome e di tutto l’aiuto possibile, non si potrebbe certo dire che le sue conquiste siano dovute solo a sé stessa. Arte ha molto talento ma anche molto da imparare, sa bene che nessuno le deve niente ed è per questo che apprezza sinceramente ogni piccolo aiuto che riesce ad ottenere dal suo prossimo. Si perde il conto a elencare le volte in cui lei pronuncia la parola “Grazie!” durante tutta la serie: al suo maestro, ai suoi clienti, ai colleghi apprendisti, alla piccola Catarina, persino al fornaio! La strada in salita è dura ma non significa che non si possa ricevere un po’ di aiuto da parte degli altri. Arte non è una spumeggiante ragazza stereotipata, ha slancio e ambizione ma anche numerosi punti deboli: è una maniaca del lavoro, il che la porta a trascurare sé stessa e la sua salute, spesso ficca il naso negli affari altrui, non riesce a dominare le proprie emozioni e a volte esplode di rabbia. In effetti ogni personaggio (maschio o femmina che sia) ha la sua buona dose di problemi e i suoi piccoli grandi drammi nell'arco della serie, tuttavia i comprimari non sono altrettanto sfaccettati, dividendosi genericamente tra personaggi gentili e personaggi ostili. In pochi riescono a emergere (Leo, Veronica, Catarina), il resto del cast è un po’ oscurato dalla protagonista, comunque sottodimensionato rispetto al manga originale che da questo punto di vista risulta più coerente.
In uno dei capitoli più riusciti (quello della crisi) Arte incontra un maestro della scuola veneta che le dimostra quanto in fondo la sua vicenda non sia stata poi così avversa dal destino: dopotutto proviene da una famiglia benestante e anche da artista la sua educazione la aiuta ad ottenere il consenso (e le commissioni), qualsiasi altro artista di estrazione più umile non avrebbe mai raggiunto i suoi stessi traguardi professionali. Arte quindi non è l’unica a lottare per affermarsi nel mondo, tutti lottano nella vita, donne e uomini, e il suo essere donna non è sempre un ostacolo. Arte ha ancora tanto da imparare, e molti difetti da correggere, ma questo ce la fa sentire molto vicina a noi.
Narrativamente parlando la serie potrebbe rivelarsi a tratti eccessivamente semplice e lineare, con i capitoli che alla lunga si susseguono in modo poco originale e molto prevedibile, concentrandosi sui fatti ordinari (ma non banali) della vita quotidiana, al cui confronto la vera vita di Artemisia Gentileschi appare di gran lunga più drammatica e degna di un romanzo di appendice. Il ritmo dell’azione di Arte è così piatto e generico che si intuisce subito dove andrà a parare l’episodio molto prima dei titoli di coda (soprattutto se si è già letto il manga). Non essendo improntato all’azione non c’è molto lavoro per gli animatori, ma un po’ di vivacità ci viene data dalle gag comiche in super deformed che spezzano la monotonia dei dialoghi. La colonna sonora, che riprende motivi e strumenti musicali medievaleggianti, è discreta, mai invadente e si limita a fare da tappezzeria alle immagini. La serie si può dividere in periodo fiorentino (formazione) e periodo veneziano (maturità), con la puntata finale che ritorna a Firenze e lascia aperta l’ipotesi ad un’eventuale seconda serie.
L'anime Arte non è indirizzato solo agli amanti delle serie in costume o agli appassionati di storia dell’arte anzi, probabilmente questi ultimi rimarranno un po’ delusi dalla superficialità con cui viene trattata la materia. D'altro canto, per chi fosse completamente digiuno o avesse solo un vago interesse per l’arte antica, potrebbe essere una visione stimolante e un’ottima occasione per un primo basilare approccio. Oltre il topic artistico Arte rimane un ottimo josei/slice of life, tutto incentrato sul tema della crescita individuale e sullo spirito di sacrificio che donano all'anime uno sfondo educativo e motivazionale, solo che al posto di un liceo giapponese siamo nella bottega di un maestro d’arte nell'Italia del ’500. Arte ruba la scena con il suo esempio brillante di protagonista femminile forte e la sua realistica lotta per l’affermazione, ed è soprattutto in questo che risiede il fascino di una serie formativa e propositiva che prova a suo modo (a volte un po’ ingenuo ma teneramente sincero) a seminare nel cuore degli spettatori il germe dell’amore per l’arte.
Chi era la vera Arte?
Artemisia Gentileschi era sicuramente una donna coraggiosa, fortificata dalle numerose prove che dovette affrontare nella vita. Siamo nei primi anni del ‘600 e la scelta di dedicarsi alla pittura era inconsueta per una ragazza in un campo di competenza esclusivamente maschile. A 12 anni provò il suo primo grande dolore rimanendo orfana di madre, tuttavia questo evento luttuoso le consentì di avvicinarsi al padre Orazio Gentileschi, pittore molto apprezzato a Roma in anni di grande fermento artistico. La giovane Artemisia, già occupata a gestire la casa e i suoi fratelli minori, rimase affascinata dal lavoro del padre il quale, quando si accorse del talento della figlia, lo favorì con il classico apprendistato di ogni aspirante pittore. Questo però dovette avvenire entro le mura domestiche perché a una giovane donna non era consentito frequentare un mondo popolato solo da uomini, spesso poco raccomandabili come il contemporaneo Caravaggio che tanto influenzò la pittura di Orazio Gentileschi e di conseguenza quella di Artemisia.Autoritratto come allegoria della Pittura (1638-1639). Giuditta che decapita Oloferne (1612-1613).
Essere confinata in casa però non salvò Artemisia della tragedia che segnò la sua vita. Orazio ebbe il torto di fidarsi di un collega pittore, Agostino Tassi, personaggio dai burrascosi precedenti (anche penali) talmente prepotente da essere soprannominato “lo smargiasso”. Questo figuro frequentava assiduamente casa Gentileschi per impartire lezioni di prospettiva ad Artemisia e tentò più volte di sedurre la ragazza ricevendo sempre un fermo rifiuto, fino al maggio 1611 quando approfittò dell'assenza di Orazio per prendere con la forza ciò che non gli era concesso. A soli diciotto anni, questo evento e il successivo drammatico processo segnarono per sempre la vita e l'arte di Artemisia: la pittrice dipingerà molti personaggi biblici femminili (Giuditta, Betsabea, Ester…) che lottano e vincono contro un nemico forte ma soprattutto uomo. Ma prima di diventare l'artista apprezzata alle corti di Firenze, Napoli e Londra, Artemisia dovette compiere un percorso doloroso e umiliante.
Inizialmente, la ragazza decise di dare credito al Tassi che promise un matrimonio riparatore e per quasi un anno Artemisia si "fidanzò" (sottostando anche alle richieste sessuali), fino a quando non scoprì che il pittore aveva già una moglie e non poteva contrarre nuove nozze. Allorché Orazio decise finalmente di denunciare il gaglioffo per aver forzatamente sverginato sua figlia e iniziò un processo di sette mesi che finì per mettere sotto accusa la stessa Artemisia, ma la ragazza dimostrò una forza e un coraggio insospettabili. Tassi tentò di ribaltare le carte in tavola accusando Artemisia di essere una donna promiscua e non più illibata, contando sul fatto che la denuncia fosse stata fatta molti mesi dopo lo stupro. Senza darsi per vinta Artemisia accettò di testimoniare sotto tortura (era considerato un modo per accelerare il procedimento) sottoponendosi al "supplizio dei sibilli”, una morsa metallica che stringeva sempre di più i pollici e avrebbe potuto fratturare le falangi (una vera sciagura per un artista). Mentre le guardie le legavano i pollici la coraggiosa Artemisia gridò allo smargiasso: “questo è l'anello che mi dai e queste le promesse!”. La ragazza sopportò stoicamente e alla fine ebbe una giustizia formale ma non una vera vittoria. Tassi fu condannato per la violenza carnale con la possibilità di scegliere tra cinque anni di reclusione o l’esilio perpetuo da Roma: scelse l'esilio ma in realtà non lasciò mai Roma grazie alla protezione di alcuni suoi potenti clienti, mentre Artemisia veniva bollata come una “puttana bugiarda”.
Giuditta e la sua ancella (1618-1619), particolare.
Fu invece Artemisia ad andarsene, il giorno dopo la fine del processo sposò Pierantonio Schiattesi, pittore di poco talento e si trasferì a Firenze. Anche se non fu certo un matrimonio d'amore, le nozze consentirono alla ragazza di recuperare una certa onorabilità. Nel corso degli anni Artemisia si spostò a Roma, Napoli, Londra, Venezia e Genova, inseguendo quelle commesse che le consentissero di mantenere il marito e i suoi quattro figli. Per molto tempo Artemisia Gentileschi è stata ignorata dal mondo dell'arte e il suo talento è stato messo spesso in secondo piano rispetto alle sue vicende biografiche che poi l'hanno fatta considerare una specie di femminista ante litteram. Il primo storico dell'arte a riabilitarla come artista è stato Roberto Longhi (1890-1970) che dice di lei: “era una pittora, anzi l'unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa significa pittura, colore, impasto e simili essenzialità”.
Pro
- Edificante racconto di formazione
- Protagonista femminile forte
- Le voci espressive dei doppiatori
- Gli sfondi ricercati dai colori caldi e brillanti
- Le due sigle cantate mettono di buon umore
- La leggerezza nel trattare i temi artistici potrebbe stimolare i neofiti
Contro
- Episodi poco originali e prevedibili
- Piattezza del ritmo narrativo
- Si perde qualche dettaglio nella trasposizione dal manga
- La leggerezza nel trattare i temi artistici potrebbe scoraggiare gli esperti.
Arte è a tutti gli effetti un racconto formativo, la storia di un personaggio femminile scritto veramente bene in un'ambientazione che poteva essere più accurata ed influire maggiormente sul corso degli eventi.
Una piacevole visione senza dubbio, salvo un paio di episodi verso il finale che avevano calato l'intensità del racconto in maniera drastica. Tecnicamente si poteva fare qualche piccolo sforzo in più.
Resta comunque una gradita sorpresa.
Comunque mi sembrano un po'pesanti i contro messi per poter dare 75
Non voglio negare comunque che, se fosse continuata, avrei anche guardato altri episodi di Arte perchè nella sua (esagerata) semplicità è una serie che sa anche farsi apprezzare in taluni momenti, però allo stesso tempo sapere che sia finita non mi lasci un particolare rammarico nè una voglia di continuare a vivere le sue avventure attraverso il manga, e penso che sia il riassunto migliore sull'effettivo gradimento per quest'anime alla fine.
P. S.: tra i secondari ho adorato anche Dafne, nonostante non si faccia riferimento al segreto che si porta dietro (chi ha letto o conosce il manga sa di che parlo e non aggiungo altro).
La stessa cosa si ripercuote nella personalità della protagonista e degli altri personaggi, che sicuramente non hanno nulla a che vedere con la società secolo in questione.
L'anime non l'ho ancora visto, ma conosco il manga.
Una differenza che ho notato ad occhio fra i due è la resa di sfondi e ambienti, che nel manga risultano più dettagliati.
La Firenze del manga ha un tono molto più fisico e palpabile.
Quella dell'anime sembra più uno sfondo da teatrino itinerante.
Inoltre non so da cosa derivino, ma le connessioni fra Arte e Artemisia Gentileschi sono abbastanza scarne.
Come esposto nella recensione sono notevoli le differenze biografiche fra i due personaggi.
Non solo periodo storico o ambiente culturale, ma soprattutto le vicende personali sono fatalmente divergenti.
Se la mangaka dovesse specificare che si è ispirata alla pittrice italiana dovrebbe anche spiegare le enormi differenze.
Soprattutto il peso dello stupro e del relativo processo fanno una bella differenza tematica nelle due situazioni.
Di Artemisia rimane davvero poco in "Arte" se il tutto si limita alla tappa veneziana, l'abito verde e l'assist paterno.
Mi è piaciuta, ben fatta, divertente ed appassionante in giusta misura. Ho passato delle mezz'ore di vero relax e distrazione seguendo una storia tanto lineare quanto stuzzicante.
Quest'opera, per quanto mi riguarda, ha raggiunto il suo obiettivo, distrarmi e farmi staccare dai problemi quotidiani. Lo ha fatto bene e facendomi anche intenerire nel vedere come hanno riprodotto (la mia) Firenze impiegando i monumenti più celebri e conosciuti.
Bella recensione, non avrei potuto scrivere di meglio!
Per me l'anime è stato poco più che sufficiente in quello che ha fatto vedere, era partito abbastanza bene ma poi si è dimostrata una narrazione pigra e scarna del materiale originale.
Nei contro avete scritto "si perde qualche dettaglio", dal mio punto di vista, si sono persi diversi dettagli importanti, ma soprattutto non sono stati gestiti al meglio i tempi e le informazioni sui secondari. Se avessi visto solo l'anime, penso che il giorno dopo non mi sarei neppure più ricordato chi era chi. Inoltre non ho apprezzato che abbiano esagerato con "la commedia" e le facce buffe... si, ok, sono divertenti, ma viste cosi reiterate ed esagerate rispetto il materiale originale, mi hanno fatto sorgere il dubbio che la produzione, di Arte, non ci aveva capito niente. Mi hanno dato l'idea che si siano concentrati più a far sorridere lo spettatore, che mostrargli la crescita e maturazione di Arte. Io di racconto di formazione, nell'anime, ne ho visto ben poco ma soprattutto mal gestito sul lungo periodo. Cosi come la figura della donna nella società, a parte la solita frase trita e ritrita, questa disparità non s'è vista, se non nei primi episodi.
Aggiungo solo che sono prima di essere lettore sono uno spettatore, preferisco l'animazione al manga, purtroppo però questa è una di quelle volte in cui dire "il manga è meglio", è la verità. Se questa serie vi ha incuriosito, il mio consiglio è quello di recuperare il manga, non resterete delusi, anzi apprezzerete ancora di più Arte e tutti i comprimari. Ha pure degli ottimi disegni
Le mie sensazioni hanno trovato conferma nel tuo commento, pertanto non posso che constatare che è stata una trasposizione che non ha reso il manga come doveva.
Il comportato tecnico inoltre ha avuto dei cali ragguardevoli, per non parlare di sfondi, fondali e color design che non sono riusciti a rendere la bellezza rinascimentale di Firenze/Venezia, in alcune parti sono sembrati persino totalmente anonimi.
Non so poi se la risicata accuratezza storica provenga dall'opera originale, ma buona parte di certe scene stonava con il contesto culturale dell'epoca.
Detto questo è una trasposizione che si lascia comunque guardare, anche perché il plot spinge sull'empatizzazione delle vicissitudini della protagonista, ma da sole non bastano a sollevare una così modesta produzione.
Un vero peccato, un'occasione sprecata.
Semplicemente è solo una commedia (manco tanto innovativa) con sfondo la Firenze del XVI secolo.
abbiamo visto 2 anime diversi
Davvero un enorme peccato.
Non fraintendete, non intendo sparare a zero, ho atteso ed apprezzato ogni singolo episodio, ma quoto il voto non eccessivamente alto della recensione, perché credo che avrebbero potuto osare di più non necessariamente mostrando stupri e torture.
Da un lato vorrei recuperare il manga, ma è migliore?
Di gran lunga.
Come è possibile che la caratteristica: "la leggerezza nel trattare temi artistici" (come scritto sopra) sia allo stesso tempo un pro ed un contro?
Sarebbe come dire che le Dolomiti sono belle perchè sono delle montagne stupende, ma deluderebbero gli amanti del mare....
Lo stesso discorso si potrebbe allora portare anche sulle sigle che, sempre per esempio, potrebbero mettere di buon umore, ma potrebbero risultare scontate per chi è avvezzo a questo tipo di musica.
Ci ho pensato un'attimo e credo che quel pro/contro non sia dovuto all'anime in se ma forse più alle aspettative che uno si crea.
E niente volevo solo sollevare una critica spero costruttiva.
Visto che negli ultimi tempi mi sembra di aver capito che chi gestisce il sito cerca suggerimenti, mi viene da suggerire, quando si posta una recensione di un'anime, di postarne due diverse, magari più soggettive. In modo da avere punti di vista differenti. Messa cosi, sembra quasi che quello sopra sia IL voto definitivo.
O forse sono io che non ho capito nulla di questa rubrica.
se poi li bilanci a quei patetici "pro", quel 75 è praticamente regalato, ma chissà perchè.....
OOOOOOOOOOH ESATTO!
io ci vivo da ste parti! Siena, e a Firenze ci so stato mille volte, boia hane.
maremma lurida deh gli sfondi so risicati un poco quant'enniente!
scherzi a parte, la qualità degli esterni è spesso deludente. e il fatto che sia talvolta la parte artistica a deludere in Arte, è quasi grottesco.
Penso che si possa chiosare qui sui giudizi sul lato tecnico della trasposizione animata, se persino un toscano asserisce che non sono state per niente rese bene da sfondi e fondali le bellezze di quel territorio direi che il giudizio non può che essere negativo.
Sull'ultima frase non posso che mestamente darti ragione, non ci avevo proprio ragionato, ma la trasposizione ha mancato e non di poco il main theme che la doveva caratterizzare.
Fosse stata prodotta da un altro studios forse avremmo visto un lavoro migliore e magari più fedele al manga.
Insomma, credo valga la pena recuperare!
Grazie a Bob bel la bellissima recensione!
Per quanto ho capito da tutti i pareri letti, direi che sia più interessante il manga. Personalmente ho solo visto l'anime e non mi è dispiaciuto, anche se mi sarebbe piaciuta un maggiore cura in po tutto.
Veramente mi son sentito come ai tempi in cui andavo a fare il tirocinio in centro dietro alla Cupola del Brunelleschi... e comunque per sentirsi in Toscana bastava seguire i sottotitoli che ci hanno regalato un "grulla" e un "bischeraccio".
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