4 ottobre 1995, una data importante per l'animazione giapponese. In quel giorno veniva infatti trasmesso, su alcune emittenti televisive giapponesi, il primo episodio di Evangelion della nuova era (Shinseiki Evangelion, meglio conosciuto in Occidente col titolo internazionale Neon Genesis Evangelion), una delle serie più importanti, famose e amate della storia dell'animazione giapponese.
 
Logo per i 25 anni di Evangelion
 
Sono passati ormai 15 anni dalla violenta catastrofe nota come "Second Impact" che provocò la morte di oltre 3 miliardi di persone. Questo incidente dalle cause non del tutto note portò le persone a rifugiarsi in alcune città tecnologicamente avanzate, tra cui Neo Tokyo-3. Proprio in questa città hanno inizio le vicende di uno studente molto introverso di nome Shinji Ikari, che verrà reclutato come pilota dell'Eva-01, un enorme robot costruito appositamente per combattere delle misteriose creature che attaccano continuamente le città minacciando di provocare una terza catastrofe.

Per celebrare l'anniversario, il nostro direttore editoriale Ironic74 parteciperà a una live organizzata da EvaImpact a partire dalle 16:00 sulla loro pagina facebook.

Il percorso che avrebbe portato a Evangelion iniziò nel 1981 al Caffè Solaris, quando ci fu il primo incontro tra un gruppo di ragazzi che avrebbero di lì a poco realizzato un breve corto animato da trasmettere al Daicon III, il festival fantascientifico di quell'anno. Grazie al grande apprezzamento, il gruppo venne richiamato due anni dopo in occasione del Daicon IV, per il quale realizzarono un nuovo video promozionale che superò in popolarità persino il precedente. Essendosi divertiti molto con la realizzazione del primo corto, questo gruppetto di giovani appassionati si era riunito sotto il nome Daicon Film, con cui realizzare una serie di live action amatoriali. Erano i primi passi di alcuni di quelli che successivamente avrebbero fondato il celebre Studio Gainax, nato inizialmente per realizzare un lungometraggio animato in collaborazione con Bandai, Le ali di Honneamise. Il film fu un fallimento, tuttavia questo non impedì al neonato studio d'animazione di farsi conoscere e ricevere una nuova proposta da parte di Bandai. Questa si concretizzò, dopo tante discussioni e modifiche, nella serie in 6 OVA Punta al Top! (Gunbuster), inizialmente parodia del classico sportivo Punta all'Ace! (Jenny la tennista) per poi evolvere in un'epopea fantascientifica epica e drammatica. Nonostante il grande apprezzamento dei fan, gli anime Gainax non incassavano molto, a differenza della sezione dedicata ai videogiochi che aveva sfornato il grande successo Princess Maker.
 
La Gainax prima di Evangelion: Honneamise, Gunbuster e Nadia

Molta era la tensione nell'azienda, tanto che ci furono scontri per la decisione del nuovo presidente, contrasti che portarono la Gainax ad accettare un lavoro che normalmente avrebbe rifiutato in quanto troppo oneroso in termini economici: Nadia nel mare delle meraviglie. Si trattava della prima trasmissione televisiva dello studio, ispirata ai romanzi di Jules Verne e ad un vecchio progetto di Miyazaki abbandonato nei magazzini Toho. L'anime ebbe un buon successo, donando alla Gainax una notorietà prima impensabile, possibile solo grazie a una trasmissione quasi annuale su una TV nazionale. Tuttavia, l'impegno si era rivelato troppo pesante per il piccolo studio, che si ritrovò con un debito di 80 milioni di yen.
Il periodo successivo alla produzione di Nadia non fu particolarmente positivo per la Gainax, senza alcun progetto a cui lavorare e impossibilitata persino a pagare gli stipendi dei dipendenti. Molti di questi, tra cui anche alcuni che facevano parte del gruppo sin dai tempi del DAICON, decisero di lasciare la compagnia, mentre chi restò fu costretto a diversi sacrifici. Lo staff rimasto si mise al lavoro su una nuova serie animata, con la speranza, questa volta, di riuscire a risolvere tutti i problemi finanziari da cui erano afflitti.

ATTENZIONE! IL SEGUENTE ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU EVANGELION (FINALE COMPRESO)!
 
La lavorazione di Evangelion fu molto travagliata, a causa di problematiche sia interne che esterne. Molte furono le idee che si avvicendarono nella mente del regista Hideaki Anno e del resto dello staff: dall'ambizione iniziale di di fare qualcosa che potesse superare Yamato e Gundam al desiderio del Character Designer Yoshiyuki Sadamoto di avere, dopo Noriko e Nadia, un protagonista maschio, dalla speranza di aumentare il numero degli otaku a quella di dare una scossa all'animazione robotica diventata, a loro avviso, troppo ripetitiva. Lo sponsor King Records aveva inoltre posto una pesante condizione: gli adulti potevano morire, i bambini no.
 
Evangelion Proposal

Il soggetto originale cambiò più volte, tanto che una delle prime stesure della serie prevedeva l'esistenza di due razze aliene primordiali: la prima che aveva creato gli EVA e ne era stata distrutta, la seconda che aveva creato la lancia di Longinus in grado di contenerli e misteriose creature per evitarne la resurrezione.
Anni dopo l'uscita della serie sarebbe stata venduta al pubblico l'Evangelion Proposal, una delle versioni originali proposte dallo staff Gainax ai potenziali sponsor della serie. Essa prevedeva un piano dell'opera, completo di introduzione, descrizione di mecha e personaggi ed un breve riassunto della storia di tutti e 26 gli episodi, tra cui compariva una battaglia in cui dodici nemici discesi dalla Luna avevano vaporizzato l'EVA06 e l'intero continente nordamericano.
E infine, di fondamentale importanza per la definizione finale della serie fu un evento che sconvolse il Giappone intero: il 20 marzo 1995, la setta religiosa Aum Shinrikyo organizzò un attentato terroristico spargendo del letale gas sarin in diverse entrate della metropolitana di Tokyo, uccidendo 12 persone e intossicandone oltre 6000. Dal momento che le vicende dell'Aum erano molto simili ad alcuni degli aspetti presenti nella precedente versione di Evangelion, Anno decise di operare alcune modifiche, in quanto riteneva che l'eccessiva aderenza al reale potesse minare il potere immaginifico dell'animazione. Considerando inoltre il peculiare periodo storico, in cui l'animazione e gli otaku erano stati più volte associati all'Aum (che aveva usato tali mezzi in sede di marketing ed elevato autori di manga post-apocalittici come Miyazaki e Otomo al rango di profeti), molti giornalistici e critici associarono Evangelion all'ideologia dell'Aum, con Anno che si limitò a constatare come fossero tutti figli della stessa società e dello stesso humus culturale, con alcuni che erano riusciti a sopprimere il proprio lato Aum, mentre altri purtroppo no.
 

La lavorazione della serie iniziò quindi con un soggetto originale modificato più volte e con un finale ancora completamente da decidere. Hideaki Anno decise di creare un'opera profondamente personale, che raccontasse la sua stessa parabola esistenziale, quella di un otaku hikikomori che aveva trovato la forza di non fuggire.
Evangelion trae inoltre ispirazione dal romanzo Il fascismo dell'amore e della fantasia (Ai to gensou no fascism) di Murakami Ryu. Secondo Anno, tra lui e Murakami ci sono molte somiglianze: entrambi vuoti, entrambi patetici; lo stesso tra le due opere, entrambe storie sul complesso di Edipo.
Il desiderio di Anno era mettere in scena un complesso di Edipo strutturato su più livelli: Shinji anela alla madre ed è in contrapposizione col padre; tuttavia la figura materna non è unica... vi è la madre biologica divenuta robot gigante, ma anche una madre sua coetanea, anch'ella carica di un contrasto col padre biologico; ma nemmeno il padre è unico, in quanto accanto a quello biologico vi è Adam, legato a Rei e all'EVA.

Il protagonista Shinji non è altro che Anno stesso, riflette tutte le sue paure e il suo desiderio di fuggire, i suoi dubbi, il suo disagio esistenziale, tanto che durante un incontro di produzione su uno degli ultimi episodi un membro dello staff criticò il comportamento di Shinji, giudicandolo troppo mascolino e ritenendo che Anno non si sarebbe mai comportato in quel modo. Shinji ha 14 anni per poter rappresentare un'età di transizione, in cui non si è più bambini ma non ancora adulti.
Anche gli altri personaggi della serie rappresentano diverse parti della personalità del regista; diverso è invece il discorso per quanto riguarda Rei Ayanami. Anno ha sempre fatto molta fatica a capire il personaggio di Rei, e non l'ha mai amato. Ha ammesso sinceramente di essersene dimenticato più volte durante la storia (motivo per cui in un episodio non compare nemmeno in una scena), e che in realtà a suoi occhi lei aveva smesso di avere senso già dall'episodio in cui sorride a Shinji. Nel momento in cui Rei e Shinji riescono a comunicare sinceramente, agli occhi di Anno Rei aveva esaurito il suo ruolo.
 
IIl sorriso di Rei a Shinji

Successivamente, Anno si trovò in difficoltà nella stesura di un monologo di Rei. Dal momento che la sua intenzione era di rendere Rei un personaggio schizofrenico, gli venne consigliato di leggere un libro sulle malattie mentali, in cui trovò una poesia scritta da un pazzo che lo colpì nel profondo, rendendolo inoltre in grado di scrivere il monologo in un attimo. La cosa tuttavia peggiorò la già instabile psiche del regista, contribuendo alla sua successiva depressione che avrebbe profondamente segnato la seconda parte dell'opera. Con un Anno sempre più in difficoltà sia nella lavorazione della serie che nella lotta contro i propri demoni interiori (Sadamoto ci racconta di come negli ultimi tempi ogni volta che lo incontrava lo sentiva mormorare che non ce la faceva più e voleva farla finita) l'atmosfera dell'anime s'incupì sempre più, diventando sempre più pesante e sperimentale. Evangelion diventò sempre più una manifestazione del malessere psicologico del suo regista, quasi uno stream of consciousness affascinante e decisamente particolare, seppur al costo di sacrificarne la coerenza narrativa.

Nel frattempo, l'incapacità di Anno di realizzare gli storyboard degli episodi con costanza distrusse la scaletta di marcia, mentre una cattiva gestione dei fondi portò a numerosi problemi di budget, obbligando gli animatori e tutti gli altri membri della produzione a uno sforzo titanico per riuscire a completare gli episodi in tempo coi pochi mezzi a disposizione. Il canale televisivo aveva inoltre ricevuto diverse lamentele dalla PTA per l'eccessiva violenza di alcune scene. Ci fu anche chi si chiese se avesse davvero senso portare avanti la serie in quelle condizioni.
 
Shinji (e Anno) nel momento più buio

Fu una Gainax priva di tempo, soldi e libertà creative a completare l'opera. L'episodio 24 fu realizzato in tre settimane; l'episodio 26 non era pronto, e non c'era tempo per farlo. Anno pensò quindi di fare un episodio interamente scritto, senza animazioni: erano sufficienti i dialoghi per trasmettere il suo messaggio. Tuttavia l'idea non venne accettata, e fu quindi necessario mettere insieme le poche immagini a disposizione in modo da dare una minima parvenza grafica all'episodio. L'episodio 26 venne ultimato in soli tre giorni.

Gli ultimi due episodi sono la conclusione estrema del percorso subito da Anno durante la lavorazione, in cui ci si disinteressa completamente delle vicende esterne per giungere al cuore del messaggio dell'opera: la storia di un fallito che fa pace con se stesso e col mondo, impara ad aprirsi e ad accettare le inevitabili ferite che ognuno, anche involontariamente, causa agli altri. Insomma, esattamente quello che Anno voleva raccontare fin dall'inizio, tanto che l'ultimo episodio sembra quasi urlare agli otaku giapponesi (ma non solo): "Se persino io* sono riuscito a smettere di fuggire, allora potete farcela anche voi (spettatori)".

*Anno è Shinji, ricordiamocelo!

Per quanto riguarda invece tutto il contorno, Anno ha scelto di non fornire alcuna risposta, in modo che fosse ogni spettatore a trovare la propria, riflettendo personalmente sull'opera senza andare in cerca di manuali o lasciare che fossero altri e rispondere per lui. A volersi focalizzare su quest'aspetto, si può anche dire che Evangelion non abbia alcun significato, per cui ognuno può trovarci quello che più preferisce, in quanto è un'opera che Anno ha creato unicamente per se stesso, in cui ha inserito tutto se stesso, la sua vita, la sua personalità. Evangelion è la vita di Anno stesso, tanto che dopo la sua conclusione il regista entrò in un profondo stato depressivo: aveva messo talmente tanto di se stesso dentro Evangelion, da non essergli più rimasto niente. Anno si sentiva vuoto, si fece visitare da uno psichiatra e pensò più volte al suicidio; famoso l'aneddoto in cui si appostò sul tetto della Gainax per capire se davvero voleva continuare a vivere: fortunatamente, sappiamo quale fu la sua scelta.
 
Nemici indefinibili, come la società moderna

Significativa in tal senso è anche la definizione grafica degli avversari che i protagonisti si trovano ad affrontare nel corso dei vari episodi: piramidi, anelli di DNA, sfere, virus informatici... tutte figure indistinte, indefinite, a rappresentare l'incapacità di Anno di capire la società e la sua visione del nemico. Si tratta, secondo Anno, di una caratteristica di tutta la sua generazione, che ha vissuto in una società priva di nemici ben definitivi e visibili, carica di un'ansia e un dolore indefinito e che avvertiva la presenza di una minaccia senza tuttavia essere in grado di identificarla.

Ed è forse questa genuinità di Anno nel raccontare il proprio disagio interiore uno dei segreti del grande apprezzamento dell'opera da parte di una nuova generazione di ragazzi senza sicurezze, colpita in pieno della crisi economica e senza alcuna certezza nel futuro. Lo shock culturale causato da Evangelion sancì la nascita di una nuova generazione di appassionati di animazione, che si rivedeva in Shinji e che portò in trionfo Rei come nuovo feticcio otaku (come Clarisse de Cagliostro e Lynn Minmay erano state per la generazione precedente).
Tuttavia, l'incitamento di Anno ad aprirsi andò perso. Complice forse anche la pessima situazione sociale dell'epoca, col panico otaku scaturito in seguito agli eventi di Tsutomu Miyazaki e rafforzato dai recenti attentati dell'Aum Shinrikyo, la nuova generazione di appassionati che glorificava Evangelion si chiuse in se stessa, nelle confortevoli pareti della proprie camerette, accrescendo le proprie barriere dell'animo, il proprio AT-Field, per lasciare fuori quella società e quella realtà che tanto li disprezzava, che li considerava criminali, pedofili, terroristi solo per amare ancora anime e manga. Una generazione che si scervellava sui possibili significati nascosti dell'opera, lamentandosi della mancanza di organicità e coerenza della sceneggiatura (cosa che porterà alla realizzazione di versioni migliorate degli episodi finali e persino di un finale alternativo - ma di questo parleremo in un'altra occasione), riempiendosi di gadget di ogni tipo e sancendo il successo di un sacco di prodotti collaterali dell'opera (in particolare dojinshi erotiche dei vari personaggi).
 
Dedica di Yoshiyuki Sadamoto ad AnimeClick.it in occasione dei Sadamoto Days

In Occidente le cose andarono un po' diversamente. L'amore per Evangelion fu il medesimo, ma le differenze rispetto alla società giapponesi impedirono il raggiungimento di tali estremi. Il messaggio taumaturgico dell'opera fu recepito meglio rispetto che in patria, tuttavia anche da noi si preferì concentrarsi sugli altri aspetti dell'opera, aggiungendo inoltre una (per gli autori) inaspettata attenzione agli elementi religiosi inseriti nell'opera. Per differenziarsi dalle opere precedenti e per inserire elementi "fighi" ed esoterici per il pubblico giapponese, infatti, la Gainax aveva inserito numerosi riferimenti e citazioni - più o meno importanti ai fini della trama - alla religione cristiana e soprattutto a quella ebraica. Complice una certa componente psicologica e filosofica presente nell'opera, quelli che erano stati pensati solo come citazioni e particolari di poco conto vennero accolti da alcuni fan occidentali come la vera chiave per decodificare i significati più profondi di Evangelion, dando il via a infinite discussioni sulla cabala ebraica, cercando di individuare i momenti precisi dell'ascesa sefirotica di Shinji fino al raggiungimento di Keter o arrivando a tirare in ballo i piani di non manifestazione e di esistenza negativa per giustificare l'ombra di Leliel.
Se indubbiamente è apprezzabile l'attenzione ai dettagli avuta, per esempio, nel decidere che per sconfiggere Israfel, essere tradizionalmente associato alla musica, fosse necessario che i piloti si sincronizzassero ascoltando una canzone, restano comunque elementi completamente slegati dal focus tematico e contenutistico dell'opera, tanto che gli stessi autori si stupirono del grande interesse verso questi elementi da parte di noi occidentali. Da un lato l'assistente alla regia Kazuya Tsurumaki ammise che se l'avessero saputo forse non avrebbero inserito tali elementi, dall'altro Anno, più ruvidamente, rispose che avendo sempre disprezzato la cultura occidentale non si era fatto alcun problema a trattare superficialmente tali elementi, nonostante le critiche di un dipendente occidentale della Gainax che l'aveva rimproverato al riguardo.
 
Immagine promozionale del primo film

In ogni caso, qualunque fosse il motivo, il successo di Evangelion fu epocale. Non solo vendette tantissimo, risolvendo i problemi finanziari della Gainax (evasioni fiscali a parte), ma generò, insieme al Mononoke di Miyazaki, un vero e proprio nuovo Anime Boom: vendite di DVD e gadget alle stelle, numerose opere correlate di vario successo e la creazione di nuovi titoli in stile Evangelion (finale a parte, ovviamente).
Si racconta infatti che negli anni successivi fosse diventata consuetudine, negli incontri di produzione degli anime, sentire discorsi del tipo “Quindi, che tipo di progetto sarebbe, esattamente?” “La storia è molto simile a Evangelion” “Davvero? Sembra fantastico. Il fatto è... la storia non può finire come Evangelion” “Certamente. Il finale è molto diverso.” “Bene, non vediamo l'ora di vederlo”.
Ma la rivoluzione non fu solo narrativa, ma anche distributiva e produttiva. L'esplosione di Evangelion, infatti, avvenne un paio di anni dopo, con le repliche della serie in orario notturno. All'epoca gli slot notturni erano dei veri e propri tappabuchi, con uno share risibile e a cui nessuno prestava attenzione. Evangelion, invece, che era stato accolto tiepidamente alla prima trasmissione (essendo per di più stato trasmesso solo in parte della nazione), acquisì sempre maggior notorietà col passaparola, arrivando a con le repliche far segnare dati di ascolto sensazionali per uno slot notturno. Si aprì quindi un nuovo mondo per l'animazione giapponese, una nuova tipologia distributiva che permetteva un nuovo approccio alla narrazione e alla struttura della serie.
 

Per approfondire meglio l'impatto avuto da Evangelion sull'animazione giapponese successiva, vi riportiamo le parole del buon Jacopò Mistè, nel suo pregevole saggio Guida ai super e real robot - L'animazione robotica giapponese dal 1980 al 1999:

Ma la rivoluzione più importante la scatena sul piano dello stile di narrazione nell'animazione tout court. Il suo storytelling intellettuale e incentrato sulla continuity inaugura, insieme a quello di Utena e Lain, una vera nouvelle vague. Si creano i presupposti per la nascita di un nuovo tipo di storie televisive, trasmesse in fascia notturna o nei canali a pagamento, vicende dalla vocazione artistica, dai soggetti originali, dalla regia cinematografica, nelle quali i ragionamenti dei personaggi si volgono in psicanalisi o in flusso di coscienza e la chiarezza espositiva cede il posto a simbolismi e cripticità che stimolano le interpretazioni. L'obiettivo è insomma una visiona intellettualmente densa e autoriale. Niente che non si sia già sporadicamente visto prima - principalmente in certe opere negli anni Ottanta di Mamoru Oshii - ma adesso il pubblico apprezza. La seconda generazione di registi ha portato il proprio mondo nell'animazione televisiva, c'è riuscita dopo dieci anni, ed è l'inizio della fine degli OVA. Si spalancano le porte a un nugolo di registi, soggettisti e sceneggiatori cerebrali e autoriali come Anno, che diventano ufficialmente la terza generazione di registi: il citato Ikuhara, Yoshitoshi ABe, Chiaki Konaka, Masaaki Yuasa. [...]
Infine, il successo di Evangelion influenza la struttura della serie. Il ruolo centrale di storia e personaggi e la vocazione orientata a vedere non tanto modellini quanto laserdisc, VHS e DVD generano lavori che non nascono per durare tanto: nascono per durare il giusto. Tredici o ventisei episodi diventano le lunghezze standard, e la scelta si basa su quante puntate siano ritenute necessarie per raccontare una storia compiuta. La più grande vittoria della terza generazione di registi è il trionfo della narrazione pura.
L'opera di Gainax e Anno è l'ultima pietra miliare a influenzare in modo epocale il genere (robotico). Mazinger Z inventa il robottomono, Gundam inventa il robot realistico e le storie mature, Macross inventa gli otaku, i mecha trasformabili, e coincide con la nascita della seconda generazione di registi. Infine, Evangelion eleva la narrazione a livelli inediti e fonda la terza generazione di registi. Il processo è giunto a compimento: non ci saranno ulteriori rivoluzioni, e tutto ciò che uscirà dopo percorrerà una delle quattro strade tracciate.
 
 
Hideaki Anno e Hayao Miyazaki

Chiudiamo riportando un significativo dialogo tra Anno e Miyazaki:
 

Miyazaki: Ritengo sia stato un bene che tu abbia avuto successo con Evangelion, ti ha dato opportunità lavorative e una certa influenza, tuttavia devi assolutamente fuggire dal fantasma di Evangelion il prima possibile. Tu non puoi essere, tra 10 o 20 anni, ancora quell'Anno che ha fatto Evangelion.

Anno: Lo so!

Miyazaki: Penso allora che d'ora in poi tu non debba mai più avvicinarti ad Evangelion.


Anno: Non preoccuparti, lo “spirito maligno” è già scomparso, ora mi dedicherò agli shoujo manga (Karekano).


Col senno di poi, possiamo constatare come Anno non abbia seguito il consiglio di Miyazaki e abbia dedicato gli ultimi decenni quasi interamente ad una nuova versione della sua opera più famosa.