A Sapporo, capoluogo della prefettura di Hokkaidō, un tribunale ha dichiarato che la scelta del governo di non riconoscere i matrimoni omosessuali sia fortemente “anticostituzionale”. Si tratta di una sentenza di grande importanza per la comunità LGBTQ del Sol Levante, dato che il Giappone è attualmente l’unico paese del G7, quindi del gruppo degli Stati più avanzati del pianeta, a non permettere il matrimonio alle coppie dello stesso sesso.
La Corte Distrettuale di Sapporo è stata protagonista, infatti, di una causa portata avanti da tre coppie omosessuali che richiedevano a testa 1 milione di yen (7.683 euro) di risarcimento psicologico. Il danno alla persona dichiarato dai querelanti era riferito proprio alla colpa del governo di non abolire la legge che gli impediva di sposarsi. Il tribunale ha dovuto però rifiutare di pagare il risarcimento perché, come enunciato dal giudice Tomoko Takebe, non era stata violata alcuna legge di risarcimento danni, facendo notare il mancato interesse del Parlamento giapponese sulla questione.
Il giudice, però, si è schierato in favore delle coppie, che avevano tentato di registrare il loro matrimonio il gennaio 2019, per essere poi respinte “dato che il matrimonio omosessuale non ha nessun status legale”. I querelanti facevano parte di un gruppo di 13 coppie che nel 2019, a San Valentino, avevano presentato cause a Sapporo, Tokyo, Osaka e Nagoya. A queste si sono aggiunte, nel settembre dello stesso anno, altre tre coppie di Fukuoka.
Takebe ha sostenuto le coppie, che hanno accusato il governo di violare l’articolo 14 della Costituzione, garante del diritto all'uguaglianza e definendo come "discriminatoria" l'incapacità del governo di attuare misure legali per offrire "almeno" i benefici coniugali alle coppie dello stesso sesso. La causa verteva anche sull'interpretazione del matrimonio nell'articolo 24 della Costituzione che stabilisce: "Il matrimonio si basa solo sul consenso reciproco di entrambi i sessi e si mantiene attraverso la cooperazione reciproca, con gli stessi diritti per il marito e la moglie a farne da fondamenta". Il giudice ha allora affermato che non si stava violando l’articolo 24, dato che parla di coppie eterosessuali, ma gli avvocati delle parti lese hanno risposto spiegando che l’articolo era nato con l’intento di difendere l’uguaglianza di genere e il rispetto dell’individuo, non precludendo quindi i matrimoni omosessuali. L’interpretazione del governo, invece, rende l’articolo applicabile esclusivamente alle coppie eterosessuali. Ha anche indicato che il "marito e moglie" utilizzati nel diritto civile e nel diritto di registrazione della famiglia si riferiscono a un uomo e una donna, quindi non può accettare richieste di matrimonio da coppie dello stesso sesso.
Il governo ha poi ribadito che la propria interpretazione della legge civile non viola la Costituzione. "Le nostre richieste non sono state accettate in questa sentenza", ha dichiarato il suo portavoce, il Capo Segretario Katsunobu Kato, in una conferenza stampa, aggiungendo che il Ministero della Giustizia dovrà analizzare i dettagli della sentenza, nonché altre cause portate avanti in altre parti del paese.
Il processo ha attirato oltre 153 persone che hanno circondato l’esterno del tribunale, infatti nonostante l’esito attuale, la corte ha dimostrato interesse per la comunità LGBTQ, "considerandola seriamente per la prima volta", come ha detto in lacrime Ryosuke Kunimi, uno delle parti lese. “È come un sogno, ora il governo deve solo agire” ha detto un’altra coppia, davanti ai buoni intenti della corte di Sapporo.
In Giappone le persone appartenenti alla comunità LGBTQ non posseggono gli stessi benefici delle coppie etero, come la possibilità di prendere decisioni a livello medico per il proprio partner o le detrazioni fiscali sponsali. Per permettere alle coppie omossessuali di accedere agli stessi benefici delle coppie eterosessuali 74 municipi del Giappone hanno iniziato a rilasciare degli attestati di coppia, venendo già incontro ad oltre 1.500 coppie secondo Nijiiro Diversity, un gruppo pro-LGBTQ. Gli attestati rimangono, però, senza alcuna valenza legale, lasciando le coppie a rischio. Sapporo ha iniziato a rilasciare gli attestati nel 2017, diventando la prima grande città a partecipare all’iniziativa.
L’opinione pubblica sembra iniziare a muoversi verso una maggiore consapevolezza ed accettazione delle minoranze sessuali, anche se rimane ben presente la difficoltà per le persone appartenenti alla comunità LGBTQ dichiararsi in quanto tali in una società altamente conservativa come quella giapponese. Masayuki Tanamura, un professore di diritto famigliare all’università Waseda, ha definito la sentenza innovativa, ritenendo il giudizio adatto con il cambiamento sociale che il Giappone sta vivendo, dimostrato per esempio dalle agevolazioni che alcune aziende garantiscono a coppie omosessuali.
In un sondaggio del 2018, condotto da Dentsu Inc., circa una persona su undici tra i 20 e i 59 anni si è identificata come appartenente alla comunità LGBTQ. Il sondaggio ha anche mostrato come il 78,4% dei partecipanti fosse a favore dell’approvazione dei matrimoni omosessuali. Però il 65,1% degli intervistati appartenenti ad una minoranza sessuale, ha dichiarato di aver nascosto a tutti la propria identità di genere.
Fonte Consultata:
The Mainichi
La Corte Distrettuale di Sapporo è stata protagonista, infatti, di una causa portata avanti da tre coppie omosessuali che richiedevano a testa 1 milione di yen (7.683 euro) di risarcimento psicologico. Il danno alla persona dichiarato dai querelanti era riferito proprio alla colpa del governo di non abolire la legge che gli impediva di sposarsi. Il tribunale ha dovuto però rifiutare di pagare il risarcimento perché, come enunciato dal giudice Tomoko Takebe, non era stata violata alcuna legge di risarcimento danni, facendo notare il mancato interesse del Parlamento giapponese sulla questione.
Il giudice, però, si è schierato in favore delle coppie, che avevano tentato di registrare il loro matrimonio il gennaio 2019, per essere poi respinte “dato che il matrimonio omosessuale non ha nessun status legale”. I querelanti facevano parte di un gruppo di 13 coppie che nel 2019, a San Valentino, avevano presentato cause a Sapporo, Tokyo, Osaka e Nagoya. A queste si sono aggiunte, nel settembre dello stesso anno, altre tre coppie di Fukuoka.
Takebe ha sostenuto le coppie, che hanno accusato il governo di violare l’articolo 14 della Costituzione, garante del diritto all'uguaglianza e definendo come "discriminatoria" l'incapacità del governo di attuare misure legali per offrire "almeno" i benefici coniugali alle coppie dello stesso sesso. La causa verteva anche sull'interpretazione del matrimonio nell'articolo 24 della Costituzione che stabilisce: "Il matrimonio si basa solo sul consenso reciproco di entrambi i sessi e si mantiene attraverso la cooperazione reciproca, con gli stessi diritti per il marito e la moglie a farne da fondamenta". Il giudice ha allora affermato che non si stava violando l’articolo 24, dato che parla di coppie eterosessuali, ma gli avvocati delle parti lese hanno risposto spiegando che l’articolo era nato con l’intento di difendere l’uguaglianza di genere e il rispetto dell’individuo, non precludendo quindi i matrimoni omosessuali. L’interpretazione del governo, invece, rende l’articolo applicabile esclusivamente alle coppie eterosessuali. Ha anche indicato che il "marito e moglie" utilizzati nel diritto civile e nel diritto di registrazione della famiglia si riferiscono a un uomo e una donna, quindi non può accettare richieste di matrimonio da coppie dello stesso sesso.
Il governo ha poi ribadito che la propria interpretazione della legge civile non viola la Costituzione. "Le nostre richieste non sono state accettate in questa sentenza", ha dichiarato il suo portavoce, il Capo Segretario Katsunobu Kato, in una conferenza stampa, aggiungendo che il Ministero della Giustizia dovrà analizzare i dettagli della sentenza, nonché altre cause portate avanti in altre parti del paese.
Il processo ha attirato oltre 153 persone che hanno circondato l’esterno del tribunale, infatti nonostante l’esito attuale, la corte ha dimostrato interesse per la comunità LGBTQ, "considerandola seriamente per la prima volta", come ha detto in lacrime Ryosuke Kunimi, uno delle parti lese. “È come un sogno, ora il governo deve solo agire” ha detto un’altra coppia, davanti ai buoni intenti della corte di Sapporo.
In Giappone le persone appartenenti alla comunità LGBTQ non posseggono gli stessi benefici delle coppie etero, come la possibilità di prendere decisioni a livello medico per il proprio partner o le detrazioni fiscali sponsali. Per permettere alle coppie omossessuali di accedere agli stessi benefici delle coppie eterosessuali 74 municipi del Giappone hanno iniziato a rilasciare degli attestati di coppia, venendo già incontro ad oltre 1.500 coppie secondo Nijiiro Diversity, un gruppo pro-LGBTQ. Gli attestati rimangono, però, senza alcuna valenza legale, lasciando le coppie a rischio. Sapporo ha iniziato a rilasciare gli attestati nel 2017, diventando la prima grande città a partecipare all’iniziativa.
L’opinione pubblica sembra iniziare a muoversi verso una maggiore consapevolezza ed accettazione delle minoranze sessuali, anche se rimane ben presente la difficoltà per le persone appartenenti alla comunità LGBTQ dichiararsi in quanto tali in una società altamente conservativa come quella giapponese. Masayuki Tanamura, un professore di diritto famigliare all’università Waseda, ha definito la sentenza innovativa, ritenendo il giudizio adatto con il cambiamento sociale che il Giappone sta vivendo, dimostrato per esempio dalle agevolazioni che alcune aziende garantiscono a coppie omosessuali.
In un sondaggio del 2018, condotto da Dentsu Inc., circa una persona su undici tra i 20 e i 59 anni si è identificata come appartenente alla comunità LGBTQ. Il sondaggio ha anche mostrato come il 78,4% dei partecipanti fosse a favore dell’approvazione dei matrimoni omosessuali. Però il 65,1% degli intervistati appartenenti ad una minoranza sessuale, ha dichiarato di aver nascosto a tutti la propria identità di genere.
Fonte Consultata:
The Mainichi
Conta che quei manga sono fatti ad uso e consumo di lettori eterosessuali a cui favorisce le loro fantasie.
Allora pongo una questione leggermente fuori tema: perché negli anime tutti i personaggi hanno colori dei capelli strani quando in Giappone bisogna avere lo stesso colore dei capelli e non sono consentite tinte eccentriche? Escludendo la questione del character design, credo che sia un modo per ribellarsi agli schemi della società giapponese, così come gli yuri e gli yaoi impongono la loro voce in un paese ancora chiuso sotto quel punto di vista.
BOYS'LOVE e Yuri sono prodotti di pura fantasia nati per un pubblico etero femminile. Realtà e immaginario sono due cose ben diverse.
Assolutamente vero sono sempre stato di questa idea anch'io, un modo sottile per far capire che la serietà di una persona, di come questa possa crescere e chi diventare in futuro non ha nulla a che vedere da come si presenta a livello fisico.
"l'incapacità del governo di attuare misure legali per offrire "almeno" i benefici coniugali alle coppie dello stesso sesso"..... incapacità... proprio incompetenza, questo è il punto.
Che possa essere ben fatta anche una storia d'amore omosessuale non ci piove, però a mio avviso le espressioni "boys love" o "yuri" ci stanno eccome. Sia per chi va in cerca di quelle tematiche, sia per chi preferisce evitarle.
In gran parte è così: ad esempio, anche le leggi indiane attualmente in vigore che puniscono i rapporti omosessuali sono state adottate al tempo della dominazione britannica sull'India (per ironia della sorte, oggi invece nel Regno Unito gli omosessuali possono sposarsi). Se t'interessa l'argomento, ti consiglio di guardare anche il film Tabù - Gohatto di Nagisa Oshima.
"Ni" ti risponderei, nel senso per carità capisco il discorso, e sembra sicuramente corretto. Ma ricordiamoci anche che esistono molti manga dove al contempo ci sono storie d'amore etero, yuri e BL. Non solo sono spesso capolavori del genere, (a volte anche storie poco conosciute) ma soprattutto trattano tutte le storie con lo stesso rispetto. Per riprendere le tue parole chi va in cerca di quelle tematiche per me non dovrebbe auto-limitarsi.
Penso che il motivo sia proprio quello. Essere inquadrati allo stesso modo aumenta la volontà di evasione e di distinguersi dagli altri, quasi a compensare l'intento con cui nascono certe regole. Quindi capelli colorati o anche modificare leggermente la divisa (che nonostante il suo fascino è un'imposizione non ben vista da molti). Sincermente non so come giudicare certe regole dato che hanno contribuito al fascino di un immaginario di opere con cui siamo cresciti e che nelle stesse a volte è anche celebrato. Però sicuramente le opere creative permettono di esplorare tematiche di qualunque tipo senza conseguenze nel modo reale e per me è una cosa fondamentale. È come vivere vite diverse.
Non ne farei però un discorso di imporsi come protesta, semplicemente esplorare ciò che nella realtà non è permesso o non è comune: yuri, yaoi, loli, omicidi, violenze. Penso che l'opera creativa non dovrebbe avere limiti, ci dovrebbe essere spazio per tutto, l'importante è avvertire correttamente il potenziale acquirente ed eventualmente porre un limite di età per alcuni contenuti.
Non sono d'accordo. Il non voler vedere differenze è la causa dell'esasperazione che si è creata in questi anni che è sta opprimendo tutti e creando maltrattamenti di ogni tipo oltre a voler forzare un punto di vista sulle persone. Le differenze vanno viste, non c'è nulla di male, sono una cosa interessante e fonte di ricchezza. Il problema è negare diritti fondamentali o la libertà sulla base di esse. Ma sappiamo bene che certe differenze sono solo un pretesto, si troverebbero in ogni caso ragioni per limitare qualcuno.
"boys love" e "yuri" sono categorie nate spontaneamente e che rendono ben chiaro al lettore a cosa vanno incontro. Toglierle sarebbe un disservizio in quanto si renderebbe difficile cercare qualcosa che rientra nei propri gusti. Se una persona vuole leggere "boys love" ma non è interessata agli "yuri" per motivi suoi, dovrebbe poterlo fare e non avere l'inconvenienza di non poter discriminare il genere che gli interessa perché si è preferito usare altri termini. E soprattutto non si deve sentire in colpa per i propri gusti. Poi entrambe le categorie possono contenere la categoria "sentimentale", "romantico", "storie d'amore", ma io non credo siano sufficienti.
Non sappiamo se sia incompetenza, ma sicuramente è chiaro che non gli viene data priorità e questo è il problema. Non so cosa implichi legiferare in materia (all'atto pratico intendo). Personalmente sono per dare un nome diverso a certe unioni ma solo per non cambiare il significato alla parola matrimonio nel senso con cui è sempre stato utilizzato. A parte questo non vedo quale sia il problema nel garantire le stesse tutele dal punto di vista legale e non credo possa essere così complicato da attuare dato che tali tutele saranno le stesse garantite dal matrimonio. Io sinceramente da questo punto di vista lo userei come strumento anche al di fuori della coppia, in modo da garantire dei diritti e delle tutele anche a persone non in relazione amorosa (e quindi che si identifichino nel senso stretto del termine coppia) ma che per qualche ragione o vivono assieme o sono in rapporto di fiducia tale da voler delegare all'altra (o alle altre) persona di poter decidere per suo conto.
Chiaramente questo a livello legale, le questioni religiose se le smazzano le diverse credenze e le loro liturgie. Può benissimo essere che in alcune non sia permesso e ci si può fare poco, sarebbe assurdo cambiare delle regole che non sono decise in modo democratico ma in genere imposte dall'alto (dei cieli).
Ricordo di averlo visto molto tempo fa. Ai tempi mi era sembrato un po' troppo spinto, come anche il film l'impero dei sensi. Ma forse rappresentava la realtà dell'epoca meglio di quanto io riesca ad immaginarla.
Da troppo tempo quel posto vacante viene colmato dalla magistratura che si vede costretta a colmare le lacune sociali che gli stati fan finta di non vedere.
Tutto questo è angosciante, ma allo stesso tempo pone le basi per la speranza che tali minoranze riescono un giorno ad avere gli stessi diritti che una costituzione occidentale (facente parte del G7) riconosce, come il terzo articolo della nostra Costituzione:
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."
Non aggiungo altro, sono contento per quelle coppie che vedono finalmente una luce in fondo al tunnel.
Su questo sono in totale dissenso. La magistratura dovrebbe limitarsi ad applicare le leggi che sono votate dal parlamento, senza intervenire a crearne, di fatto, delle nuove dove alcuni loro esponenti ritengono che ce ne sia bisogno. Altrimenti si tratta di un'intromissione del potere giudiziario nel potere legislativo.
Se poi il potere legislativo decide volontariamente di non occuparsi di certe questioni, ciò fa parte dei giochi democratici. Quando la parola torna ai cittadini (mediante le elezioni politiche o i referendum) questi ne traggono le loro considerazioni.
Dici cose giustissime ma forse non nel modo più giusto, mi spiego: siamo tutti diversi, tutti abbiamo delle differenze che ci rendono speciali, unici, interessanti. Ognuno di noi ha una storia di raccontare, ma il raggruppare in una categoria proprio per questo non ha mai senso, siamo molto più diversi di quanto vogliamo credere. Il voler categorizzare gli altri, risponde ad un bisogno psicologico proprio di tranquillità (per farla facile, ma per quanto affascinate il discorso diventa off topic). Per il resto vale quanto detto sopra al buon Giona: se cerchi solo Yuri o BL molte cose che ti piacerebbero non le vedresti in quanto ti sei auto-limitato.
Tornando in tema anche io non vedo quale sia il problema nel garantire le stesse tutele dal punto di vista legale, per questo parlavo di incompetenza, poi sicuramente la questione sarà più complicata all'atto pratico di quanto immagino/immaginiamo.
Hai travisato completamente il mio discorso, ed oltretutto nel mio commento non parlo da nessuna parte del fatto che la magistratura si debba arrogare il diritto di legiferare nuove norme senza rispettare gli apparati governativi.
Ho solamente evidenziato, come in questo eclatante caso, come la magistratura si ritrovi a dar voce a quelle minoranze che la politica ha abbandonato, rispettando e rimanendo entro i cardini ovviamente di una costituzione.
Pertanto mi lascia alquanto perplesso come tu sia arrivato a trarre questa conclusione dal mio commento, magari prossima volta rileggi prima di commentare di pancia.
Ormai la politica si è fossilizzata un po' ovunque e non solo su quest'argomento, ma su qualsiasi cosa ormai, basti pensare al fatto che nessuno faccia nulla sulla questione cinese oppure che non si cerchi un modo per collaborare sul covid a livello globale.
Ormai non mi sorprende più questo fatto.
Non so come funzioni in Giappone, ma in molti paesi occidentali, come in Italia, quando si parla di leggi la politica non stila filo per segno cosa si debba fare in ogni specifico caso.
Quando si sente che il reato TOT è punito da x anni a y anni è perchè la legge non può prevedere i casi specifici e quindi dovrà essere il giudice che dovrà interpretarla e decidere il da farsi.
In questo caso poi a SAPPORO non hanno deciso se i le unioni civili fossero legali oppure no, ma come si debba interpretare una particolare legge e se quest'ultima rispettasse la loro costituzione.
"La magistratura dovrebbe limitarsi ad applicare le leggi che sono votate dal parlamento" Lo sai che esiste da noi la corte costituzionale che ha il compito di analizzare le leggi e capire se rispettano la nostra costituzione?
Un paese ideale i 3 poteri dello stato dovrebbero essere divisi e dovrebbero limitarsi reciprocamente.
Mi viene in mente tutta la pagliacciata che sta succedendo per la marijuana e l'eutanasia in cui ogni volta si deve esprimere la magistratura caso per caso perchè il legislatore non si da una mossa ad intervenire
Come ti ha fatto notare qualcuno non è così che sta andando. La magistratura che ha la funzione di applicare le leggi si trova a doverle interpretare per farlo. L'interpretabilità delle leggi è una grossa funzione perché permette di non essere troppo specifici ma ha anche il difetto di dover appunto capire per quale motivo è stata scritta la legge e come applicarla. Nel corso di questa funzione il magistrato può sottolineare l'incongruenza tra due leggi o l'incostituzionalità di una di queste e poi questa cosa sarà discussa da altri organi come la corte costituzionale da noi. Non so se c'è già un processo in corso come funzioni, se si aspetti una decisione dall'alto o se il magistrato può già intervenire, non sono del mestiere.
Il sunto è che qui c'è un problema tra una legge che è pensata per coppia uomo-donna e un articolo della costituzione che garantisce parità di diritti in base ad un certo numero di elementi (sesso, etnia, religione, stato sociale, ect.) e che quindi cozzano tra loro. Queste cause servono a portare alla luce questo dubbio perché anche il magistrato non sa bene come muoversi. Chiaramente se non concede il matrimonio rispetta la legge ed infatti a mio avviso il tentativo fatto dalle coppie dell'articolo è giusto sia andato in questo modo semplicemente perché la legge non permetteva quello che volevano fare. Ma credo sia stata più una forma di protesta per far notare la cosa.
Io non ne faccio molte: o si cambia il significato di matrimonio e si fa rientrare tutto nella stessa nomenclatura (mi sono già espresso su questo), oppure si istituisce un contratto simile tra persone generiche in rapporto generico aventi gli stessi effetti legali del matrimonio. Non vedo altri motivi per non permettere di correggere una situazione del genere solo perché prima questa esigenza in modo così preponderante. Una volta osservata la richiesta si dovrebbe pensare a risolverla nel modo che si crede più opportuno.
Ho capito cosa vuoi dire, ma qui non si parla di categorizzare le persone ma delle opere in base ai contenuti. E questo serve al lettore per scegliere quello che vuole secondo i propri gusti. Sta al lettore esporsi eventualmente, di sua volontà, ad altri contenuti (per interesse, passaparola, ect.). Non glielo si può imporre o propinare con una categorizzazione inefficiente. E se un certo contenuto non piace o non attira per le tematiche trattate rimane una decisione personale.
A tal proposito mi permetto questo piccolo OT, per chi volesse approfondire:
Non so ormai da quanti anni quell'associazione si sta muovendo eppure sono sempre loro a rischiare quando danno supporto a chi ne ha davvero necessità.
Il tutto è fermo non si sa perché anche se in realtà dei diritti sono stati riconosciuti ma non si arriva mai a nulla di pratico.
Really ?
Non voglio offendere nessuno, sia chiaro questo, ma uno dei motivi non politici
Detto ciò non aggiungo altro, visto che oltre ad essere OT, rischiamo di degenerare la discussione su contenuti che il regolamento del blog vieta. 🖖
Ok, il "non si sa perché" era implicitamente virgolettato. Correggo
Non con favore presumo.
Io il problema non me lo porrei. La religione può fare quello che vuole, è il credente che la sceglie e ci si deve adeguare alle sue regole non l'opposto. Non è un'imposizione ed è una libera scelta (beh, dovrebbe), si può uscirne o inventarne una nuova. Diverso è la legge che deve essere rispettata da tutti e con tutti deve essere giusta.
Non impedisce concretamente il miglioramento del loro status legale, ma può rallentare le cose a livello sociale.
E però che puoi fare? Cambi la religione che di per se è una cosa che va accettata per quello che è?
Per me bisogna arrivare al punto in cui la religione non ha peso sociale e politico, una scelta personale ma che non può dettare legge. E con questo intendo anche che nelle decisioni politiche non si possa usarle come argomentazioni per prendere decisioni. Mi sta bene che le persone vogliano cose diverse, ma se l'opposizione a qualcosa non ha fondamenti non andrebbe considerata.
Di sicuro non cambierei le religioni. Per me l'idea che quando c'è qualcosa che la propria religione non permette si cerca di cambiare le regole è assurda, perde totalmente il senso. Piuttosto si smetta di seguire tale credo e se ne cerchi uno che va bene.
Se una religione determina che l'unione di due persone dello stesso sesso sia immorale e si va all'inferno, e non ne è quindi ammesso (come funzione religiosa), va bene così. La religione è una scelta, non è un obbligo seguirla ed è una cosa completamente staccata dall'aspetto legale. Quest'ultimo invece non deve essere mai negato.
Una strada potrebbe essere quella di tentare un approccio anche con quel mondo, sondando le precise chiusure e le eventuali aperture.
Ovviamente non c'è alcuna garanzia di nulla, ma può essere una strategia che mira a colpire su più fronti a livello sociale. Forse con più chances rispetto a quanto si potrebbe fare con le religioni del libro. Dalle quali ab radice non si può cavare granché.
Ah ok, se parliamo di religioni in cui le regole sono stabilite da persone forse qualcosa si può fare. Ma per quelle che hanno un credo stabilito e di supposta origine divina sarebbe assurdo apportare modifiche.
In entrambi i casi comunque i proseguirei la strada laica e al tempo stesso limiterei la considerazione data alle religioni almeno in termini di giusto e sbagliato e moralmente accettabile. Perché il problema sta lì, la sovrapposizione di un giudizio esterno a quello laico che però va a creare regole di appartenenza che poi vengono imposte come unico modo.
Discorso complicato però. Credo che nel caso specifico di questo articolo dovrebbero solo darsi una mossa a livello legale e stabilire le tutele essenziali. Il resto è poco influente.
Gli yaoi e gli yuri sono tutto tranne che materiale considerabile "lgbt friendly" XD, basta farsi una ricerca su internet per capire che non sono nient'altro che storielle per ragazze strapiene di luoghi comuni.
Gli shonen-ai (boys' love, per l'appunto), invece, sono effettivamente storie romantiche omosessuali
Più che altro per un discorso a lungo termine, in quanto le persone possono essere più propense ad accettare ciò che ritengono essere giusto rispetto a ciò che sanno essere legale.
Appunto, proprio perché la pensiamo alle stesso modo, ti faccio un esempio esplicativo: Se cerco degli isekai faccio una ricerca e trovo tutti gli isekai, se mi piacciono le storie horror faccio una ricerca e trovo tutti gli horror, ma se cercassi tutti i bl in nessun modo troverei tutti i bl, in quanto molte delle storie, anche molto belle, a carattere bl sono comprese in manga non categorizzati in tal modo. E' una categoria inefficiente (ed è l'unica al pari della controparte femminile).
Mi accodo a chi non è d'accordo. Il motivo già lo hanno espresso in molti.
Una buona cosa, un po' più di equità per tutti a questo mondo non fa mai male (anzi).
Ovviamente era per generalizzare dicendo "storielle per ragazze", ma lo yaoi è proprio un target per ragazze che """"fetecizza"""" l'omosessualità (un'utente fece una descrizione molto dettagliata sull'argomento, cerco di ritrovarla). Ovviamente sono prodotti che possono piacere a tutti, ma se si cerca un racconto che tratti per bene tematiche lgbt, difficilmente le trovi in uno yuri/yaoi.
"Si tratta di un genere rivolto esclusivamente ad un pubblico femminile, ma apprezzato anche da alcuni maschi omosessuali, molto diffuso sia in oriente e recentemente anche in occidente. Al suo interno ci sono numerosi stereotipi, come ad esempio una differenza spesso anche grafica (uno più prestante, altro più femminile) tra colui che è attivo nell'atto sessuale (seme) e colui che è passivo (uke).
Shōnen'ai (少年愛, Shōnen'ai) (da shōnen, "ragazzo", e ai, "amore"), si riferisce a anime e manga che includono una relazione affettiva omosessuale tra adolescenti o giovani ragazzi, spesso bishōnen. In realtà, comunque, i manga Shōnen'ai non includono scene di sesso esplicito, come invece accade con lo yaoi. Questo particolare è conosciuto solo dagli esperti e spesso si tende a confondere i due generi.
Lo shōnen'ai (trascritto in italiano anche come Shoonen ai, Shonen ai o Shounen ai) è solitamente inteso come meno esplicito rispetto allo yaoi. È molto popolare in Giappone, specialmente tra studentesse e casalinghe, fa inoltre spesso parte di anime o manga shōjo. Il fenomeno si è esteso anche in Italia sia grazie ad alcuni manga, quali Card Captor Sakura ed altri lavori delle stesse autrici, le Clamp, sia grazie all'esteso fenomeno delle fanfiction."
C'è anche un video abbastanza recente di Violetta Rocks che spiega più o meno il concetto:
Questo però è un esempio di categoria assegnata male ad un prodotto (che quindi non appare nelle ricerche) piuttosto che ad una categoria inefficiente (che non rappresenta correttamente il contenuto dell'opera).
In Italia esiste quello che si chiama "giudizio in via incidentale": un giudice, nel corso di un processo (di qualunque tipo, civile, penale, amministrativo, etc.) che si sta svolgendo innanzi a lui sospende il proprio giudizio e solleva d’ufficio (se ha lui un dubbio sulla costituzionalita' della legge) o su istanza di parte (se il dubbio viene sollevato da una delle parti) davanti alla Corte costituzionale la questione sulla legittimità costituzionale di una legge. A sua volta la Corte Costituzionale con una sentenza di accoglimento puo' dichiarare l’illegittimità costituzionale della legge. Le sentenze di accoglimento si rivolgono a tutti, hanno quella che si chiama efficacia "erga omnes", cioe' verso tutti i soggetti, e non soltanto quelli direttamente coinvolti dal processo principale da cui è sorta la questione in via incidentale. Tutti sono tenuti ad osservare queste sentenze della Corte. Con le sentenze di accoglimento è accertata l’illegittimità costituzionale delle disposizioni legislative sui cui in precedenza erano sorti i dubbi di costituzionalita'. L'effetto giuridico che consegue a questo accertamento e' il seguente: le norme dichiarate costituzionalmente illegittime dalla Corte non possono più trovare applicazione alcuna ne' nel processo in cui avrebbero dovute essere applicate ne' in nessun altro processo perche' sono radicalmente espunte dall’ordinamento giuridico. Queste disposizioni legislative dichiarate incostituzionali, infatti, non hanno piu' l’idoneità a produrre effetti giuridici vincolanti. Perciò tali norme non devono più essere applicate ne' dai giudici ne' dalla pubblica amministrazione, neppure in relazione a situazioni o rapporti giuridici sorti prima della sentenza medesima, sempre che questi ultimi siano ancora pendenti.
Il sistema giapponese, invece, e' completamente diverso. Iniziamo con il dire che loro non hanno una Corte Costituzionale ma hanno una Corte Suprema che un po' assomiglia alla Corte di Cassazione e un po' alla Corte Costituzionale. Poi dobbiamo aggiungere che loro non hanno il giudizio in via incidentale che prima ho descritto. Quindi nessun giudice "rimette" la questione alla Corte Suprema. Infine, dobbiamo anche dire che la Corte Suprema e' particolarmente conservatrice e dalla sua nascita fino a non troppi anni fa aveva dichiarato solo 9 volte una legge "incostituzionale". La differenza piu' grande, pero', sta nel fatto che anche se la legge viene dichiarata incostituzionale essa continua sia a produrre effetti sia ad essere applicata. Questo probabilmente perche' in Giappone la separazione dei poteri e' molto rigida e quello del matrimonio delle coppie omosessuali e' un problema piu' politico che giuridico. Di fatto, il giudice di Sapporo (oltre a non aver riconosciuto l'intera cifra richiesta come risarcimento dei danni) ha escluso che la legge in questione fosse incostituzionale relativamente a 2 articoli della Costituzione mentre ha detto che lo sarebbe riguardo a un solo articolo. Vediamoli in dettaglio:
《憲法24条1項》
婚姻は、両性の合意のみに基いて成立し、夫婦が同等の権利を有することを基本として、相互の協力により、維持されなければならない。
L'articolo 24 e' difficilmente attaccabile perche' usa due parole 夫婦 "fuufu" e 両性 "ryousei" che sembrano riferirsi a due sessi diversi (nel senso di maschile e femminile". Da questo punto di vista sembrerebbe che la Costituzione giapponese (e non una semplice legge preveda che il matrimonio e' solo quello tra uomo e donna).
《憲法13条》
すべて国民は、個人として尊重される。生命、自由及び幸福追求に対する国民の権利については、公共の福祉に反しない限り、立法その他の国政の上で、最大の尊重を必要とする。
Anche questo articolo e' inattaccabile perche' anche se contiene il "famigerato" diritto alla ricerca della felicita' 幸福追求 (koufuku tsuikyuu) pone anche una grossa limitazione quando dice 公共の福祉に反しない限り (piu' o meno "purche' non interferisca con il benessere pubblico)
E infatti il giudice ha detto che la disposizione in questione sarebbe in contrasto solo con l'articolo 14
《憲法14条1項》
すべて国民は、法の下に平等であつて、人種、信条、性別、社会的身分又(また)は門地により、政治的、経済的又は社会的関係において、差別されない。
praticamente l'articolo che proclama l'uguaglianza di tutti i cittadini e il divieto di ogni tipo di discriminazione. In realta', secondo il mio modesto parere, questo articolo di per se' potrebbe non essere sufficiente.
Non so se la questione arrivera' mai alla Corte Suprema ma quello che e' chiaro e' che se le cose cambieranno sara' solo perche' in Parlamento si decidera' di agire. In quale modo, pero', non ne ho la piu' pallida idea.
Scusate se sono stato prolisso
@Galvan73 Grazie per le spiegazioni. Non conoscendo il sistema giuridico giapponese è molto utile tutto quello che hai detto. Mi pare di capire che occorrerebbe modificare l'articolo 24 comma 1 e che solo la Corte Suprema potrebbe farlo, in quanto come giustamente dici il solo articolo 14 trova dei limiti. In ogni caso c'è un'incongruenza.
(Certo sarebbe facile, discutendo della volontà del legislatore, battersi sino a convincere, che quando riferisce di due sessi diversi in realtà si intendeva due entità diverse, proprio per non essere in contrasto con quanto riferito dall'altro articolo).
La mente andrebbe sempre aperta. Solo in questo caso credo che rimuovere delle categorie senza alternative valide porti solo ad un disservizio. Sicuramente ne nasceranno di nuove più specifiche per chi cerca un determinato prodotto.
Sul discorso di provare cose nuove, sono d'accordo, ma è sempre una scelta personale e non vi è giudizio sui gusti. Quello che si può fare è opera di divulgazione (articoli, video, ect.) che aiutino chi è interessato all'argomento e il passaparola per far conoscere quello che magari non si sa esistere. Io ad esempio ho amici che non sono patiti di anime e raramente ne vedono. Con loro ho selezionato alcuni film e serie più adatti ad un pubblico generalista da proporgli dato che non mi aspetto che siano interessati a tutto quello che interessa a me ma sono al tempo stesso convinto che ci siano cose che si siano persi che potrebbero essere di loro gradimento. In alcuni casi l'esperimento riesce e anche se non avremo mai gli stessi interessi c'è sicuramente stato un arricchimento. Credo che dei titoli introduttivi in qualunque ambito (manga, anime, film, videogiochi, giochi in scatola, ect.) possano essere un buon modo per avvicinare ad un mondo che non si conosce.
@Galvan73
Grazie, molto esaustivo. In effetti per quanto riguarda l'Italia avevo citato un funzionamento simile, ma sono poco ferrato in materia, quindi la tua precisazione è utilissima. Non sapevo niente invece di come era organizzato il Giappone.
A me comunque starebbe anche bene se confermassero che il matrimonio è solo tra uomo e donna, perché è così che è sempre stato inteso e ha un suo significato. La cosa però non dovrebbe essere un ostacolo perché sarebbe sufficiente accettare che possa esserci un contratto equivalente con altro nome che garantisca le stesse tutele tra due persone senza identificarne genere e tipo di rapporto. Non credo che ci si potrebbe lamentare con una soluzione del genere.
Io una cosa che mi chiedo sempre quando ci sono leggi in contrasto tra di loro è come vengono risolti i conflitti: se ognuno ha rispettato una legge, come si fa a dar loro una responsabilità solo perché tale legge è in contrasto con un'altra?
Non lo so, magari , e speriamo sia così, il Giappone alla fin fine riuscirà a mantenere la linea tradizionale.
Sulla definizione che hai postato, guarda di mio, personalmente, aggiornerei cancellando alcuni maschi omosessuali con alcuni lettori omosessuali in generale (ad esempio conosco diverse ragazze lesbiche che li apprezzano) e aggiungerei che oggi c’è anche una certa minoranza di maschi eterosessuali che li apprezza per i più vari motivi, magari anche perchè spaziano in altri generi e sperimentano maggiormente (e questa è una novità che al pari apprezzo anch'io da ragazza!).
La parte shonen-ai invece la trovo vetusta, è uno dei motivi per cui anche qui sul sito abbiamo fuso i generi shonen-ai e yaoi nel generico “Boys Love”. Capisco che quella distinzione possa tornare utile per distinguere le storie senza scene di sesso da quelle con scene di sesso, ma in realtà oggi ci sono diversi casi mooolto borderline (esempio Umibe no Etranger dove la scena è molto passionale e allo stesso tempo a malapena accennata e non è assolutamente il fulcro della storia, anzi io se dovessi usare la vecchia terminologia lo definirei “shonen-ai” per tutto il restante 99% della storia visto che parla molto dei sentimenti e ha l’elemento slice of life).
Che faccia parte dello shojo non sono d’accordo, è vero che è rivolto a ragazze ma shoujo è innanzitutto un target per cui si definiscono le riviste indirizzate a un pubblico di ragazze adolescenti in giappone. Le riviste che serializzano serie shoujo sono ancora largamente distinte da quelle che ospitano serie Boys Love.
Quel video lo avevo visto diverso tempo fa! Alcune cose sono giuste, ad esempio che abbiano preso piede anche perchè le protagoniste in molti manga shojo-smut erano delle zerbine insopportabili in cui in tante non ci rispecchiavamo, mentre nello yaoi, essendo con due protagonisti maschili, potevamo “scegliere” se il nostro pg preferito era il seme o l’uke. Sono anche sicuramente visti come qualcosa di trasgressivo, difatti in una ricerca tempo fa avevo proprio letto che sono particolarmente popolari in paesi con società di stampo piuttosto tradizionalista come quelle mediterranee o anche il sud-est asiatico (per non parlare, ovviamente, del Giappone XD).
Totalmente d'accordo, non è sicuramente il mio genere preferito ma ci sono sicuramente delle perle da recuperare. Per quanto riguarda il contesto "shounen/shojo/seinen", beh... quelli non sono nient'altro che target e non generi effettivi XD (come prova: qualche mese fa acquistai "blue flag" che, anche se definito shounen, era una storia romantica senza combattimenti o altre robe), anche se qui in occidente sta ottenendo quel significato per pura comodità (un po' come chiamare prodotti animati giapponesi "anime" e non cartoni animati, anche se sono la stessa cosa)
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