Quando una storia d'amore finisce è sempre doloroso, ancora di più se si è costruito una famiglia. Purtroppo non sempre tutto fila liscio e a volte l'affidamento dei figli può diventare una vera e propria guerra. A volte invece si riesce a mantenere buoni rapporti con l'altra parte, e l'affidamento condiviso non è una chimera ma una realtà quotidiana e civile.
Ma se l'affidamento condiviso non fosse nemmeno previsto dalla legge? Se uno dei due genitori sparisce portando con sè la prole e la legge non prevede sanzioni per questo gesto o non le applica? Questo è quello che succede in Giappone, dove sono tantissimi i genitori, soprattutto padri, che da un giorno all'altro non vedono più i loro figli e a volte non sanno nemmeno dove siano finiti. E se i casi più eclatanti riguardano padri stranieri, non pensiate che quelli nipponici ne siano esenti.
Secondo la legge giapponese infatti nel momento in cui due persone decidono di divorziare, la famiglia così com'era non esiste più.
Considerando che il padre è da decenni considerato come colui che va a lavorare e sostenta la famiglia ma senza occuparsi fattivamente dell'educazione dei figli e che nel Sol Levante l'affidamento condiviso non è quasi mai contemplato perché si pensa che sia più opportuno per il bambino evitargli stress nella vita quotidiana (come ad esempio andare nel weekend a stare nella casa dell'altro genitore), questo si traduce nell'80% dei casi a vivere senza il padre accanto. Se poi il padre è straniero, le cose si fanno ancora più complicate.
Si parla ad esempio di centinaia di bambini americani rapiti e portati in Giappone in barba alle convenzioni internazionali, ma le cose non cambiano se entrambi i genitori vivono nell'arcipelago: centinaia di migliaia di bambini giapponesi subiscono di fatto rapimenti da parte dei genitori.
La sottrazione di minore è una gravissima violazione dei diritti umani. Il Giappone, nonostante abbia aderito alla convenzione dei diritti del fanciullo dal 1994 e sia membro del G7 e di una lunga lista di convenzioni e accordi internazionali, conta, secondo l’associazione giapponese Kizuna ("legame") per i diritti dei minori, circa 150.000 minori sottratti ogni anno dal padre o dalla madre.
Dall'entrata in vigore della Convenzione dell'Aia sui rapimenti nel 1983, che ha lo scopo di facilitare il rientro dei minori allontanati dalla loro "residenza abituale" in violazione degli accordi di affidamento, un totale di 98 paesi hanno aderito.
In base al trattato, quando si verifica una sottrazione di minori da parte di un genitore, le autorità dei paesi coinvolti sono tenute a tenere colloqui per risolvere il caso.
Se i colloqui non riescono a risolvere il caso, la questione viene portata in tribunale nel paese in cui il minore è stato portato.
Sotto la pressione degli Stati Uniti e di altri paesi, Tokyo ha finalmente aderito al trattato solo nel 2014, anche a causa del forte aumento dei matrimoni internazionali che di conseguenza ha anche aumentato le controversie sull'affidamento ponendo il Giappone in una posizione scomoda.
Le storie di questi genitori sono strazianti: Randy Collins di Santa Ana, in California, ha visto per l'ultima volta suo figlio, Keisuke Christian Collins, che allora aveva 5 anni, nel giugno 2008. Tre giorni dopo che un tribunale della California aveva stabilito per la terza volta che suo figlio "non doveva essere portato via dalla contea di Orange, dallo stato della California o dagli Stati Uniti", la sua ex moglie, Reiko Nakata Greenberg Collins, è fuggita con il figlio in Giappone.
Solo nel 2015 Collins è riuscito a scoprire dov'era suo figlio ed è volato in Giappone per cercare di vederlo. Purtroppo senza successo. Il governo giapponese infatti ha segnalato il passaporto di Collins all'ingresso nel paese e ha informato Reiko della presenza dell'ex marito. Ovviamente la donna si è dileguata.
Il dipartimento dello sceriffo della contea di Orange ha emesso un mandato di arresto per Reiko, inserita anche nelle liste dell'FBI per "rapimenti parentali" e in quelle dell'Interpol. Ma Tokyo tace.
"Anche se si nasconde in bella vista, il governo giapponese non farà nulla. Non vedo né sento Keisuke da oltre 10 anni e mezzo. Tutto quello che ho sempre voluto è poter avere una relazione ed essere un padre per il mio unico figlio" ha detto Collins. "Il Giappone deve essere ritenuto responsabile per il suo mancato rispetto dei diritti genitoriali fondamentali e per il suo continuo sostegno a questi rapimenti illegali".
Sostegno che Jeffery Morehouse, direttore esecutivo di "Bring Abducted Children Home", associazione fondata nel 2011, ha dimostrato con una registrazione audio ottenuta a Parigi nel 2018 durante un seminario pubblico organizzato dal Ministero degli Affari Esteri giapponese e dalla Federazione giapponese degli avvocati. In questo file si sente il relatore istruire i presenti su come rapire i loro figli in Giappone e su come impedire il loro ritorno.
"Organizzando un seminario che consigliava ai potenziali rapitori come aggirare un ordine di restituzione (conforme alle convenzioni), il governo del Giappone ha mostrato uno scioccante e palese disprezzo per questo accordo internazionale" ha detto Morehouse.
Jeffery Morehouse d'altronde parla perché toccato in prima persona: nel 2007 aveva ottenuto dallo Stato di Washington la custodia esclusiva del figlio "Mochi" Atomu Imoto Morehouse di 6 anni e mezzo. Nel giugno 2010 lo ha lasciato alla madre per quella che doveva essere una visita di una settimana. Quella è stata l'ultima volta che lo ha visto.
"Sei giorni dopo, ho ricevuto dalla polizia la telefonata che nessun genitore vorrebbe ricevere: mio figlio e la mia ex moglie erano scomparsi. Ho capito subito cosa era successo. Aveva rapito nostro figlio e lo aveva portato in Giappone. In quel momento, la mia vita è finita".
Ciò è stato possibile perché la donna, quando il Consolato giapponese di Seattle ha negato la sua richiesta di passaporto, si è semplicemente recata al consolato giapponese a Portland, che gliene ha rilasciato uno, violando tutte le restrizioni stabilite. Morehouse non riesce a darci pace, nonostante alcuni gli dicano che in fondo il bambino starà bene perché è comunque con la madre.
"Non può stare bene. Immagina di essere un bambino e tua madre ti porta via in un paese straniero e poi ti dice che tuo padre non ti vuole più, o che è morto. Tutta la tua vita sarà costruita sulle bugie. Questo non è ciò che fa un genitore sano e premuroso. È un abuso sui minori."
Morehouse ci tiene a sottolineare che non sono solo i genitori internazionali a soffrire. A causa delle leggi nazionali e dell'applicazione o della loro mancanza di applicazione, migliaia di giapponesi sono vittime di separazioni forzate. L'affidamento congiunto rimane illegale secondo le leggi giapponesi sul divorzio.
Anche quando a un genitore giapponese viene concessa la custodia di un figlio, l'altro genitore spesso si rifiuta di obbedire. E la polizia è impotente.
Quando un genitore prende con sè il figlio e si rifiuta poi di riportarlo all'ex partner le autorità giapponesi hanno mezzi molto limitati per far rispettare l'ordine.
Il problema è enorme. "Le statistiche del Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare indica che circa 150.000 bambini all'anno perdono i contatti con uno dei due genitori dopo che la coppia si è separata" ha dichiarato John Gomez, presidente dell'ONG Kizuna Child-Parent Reunion. "In 20 anni, sono un totale di circa tre milioni di bambini".
Nel luglio 2018, lo Yomiuri Shimbun, il più grande quotidiano giapponese, ha riportato in prima pagina un articolo in cui si riferiva che il governo stava valutando l'introduzione dell'affidamento congiunto per prevenire battaglie per la custodia e azioni equivalenti al rapimento di bambini da parte di un coniuge.
In tutto questo ciò che è palesemente assente dal dibattito sono le voci dei bambini colpiti. Jeffrey Morehouse ha raccontato che durante la sua battaglia legale in Giappone, al figlio, che all'epoca aveva 13 anni, è stato chiesto dagli avvocati se pensasse mai al padre. "Mentre le lacrime gli scorrevano sul viso, ha risposto: 'A volte lo sogno di notte'."
Il rapporto del Dipartimento di Stato americano sottolinea che molti di questi casi che coinvolgono genitori giapponesi rimangono irrisolti molto tempo dopo che i tribunali hanno emesso gli ordini di rimpatrio. Le inadeguatezze delle leggi nazionali giapponesi per far rispettare il trattato internazionale sono in parte la causa di ciò.
La legge giapponese vieta l'uso della forza per prelevare i bambini dai genitori rapitori, quindi eseguire gli ordini del tribunale è difficile se i genitori giapponesi o i figli coinvolti si rifiutano di collaborare.
L'attuale legge nazionale riflette le visioni tradizionali giapponesi dei ruoli familiari. In Giappone, l'opinione predominante è che quando una coppia divorzia, uno dei genitori, tipicamente la madre, dovrebbe essere l'unico ad occuparsi dei figli. Ma il Giappone non può spazzare via le critiche internazionali semplicemente adducendo la scusa delle differenze culturali.
N.d.A: Un doveroso ringraziamento va a Loris Usai per i consigli ricevuti e per il suo bell'articolo che vi invito a leggere. Per chi volesse approfondire maggiormente, consiglio il sito Japan Child Abduction (il link è fra le fonti) dove potrete trovare un'ampia rassegna stampa in diverse lingue.
Fonti consultate:
AsiaTimes
AsiaNikkei
JapanChildAbduction
RorisuInJapan
Ma se l'affidamento condiviso non fosse nemmeno previsto dalla legge? Se uno dei due genitori sparisce portando con sè la prole e la legge non prevede sanzioni per questo gesto o non le applica? Questo è quello che succede in Giappone, dove sono tantissimi i genitori, soprattutto padri, che da un giorno all'altro non vedono più i loro figli e a volte non sanno nemmeno dove siano finiti. E se i casi più eclatanti riguardano padri stranieri, non pensiate che quelli nipponici ne siano esenti.
Secondo la legge giapponese infatti nel momento in cui due persone decidono di divorziare, la famiglia così com'era non esiste più.
Considerando che il padre è da decenni considerato come colui che va a lavorare e sostenta la famiglia ma senza occuparsi fattivamente dell'educazione dei figli e che nel Sol Levante l'affidamento condiviso non è quasi mai contemplato perché si pensa che sia più opportuno per il bambino evitargli stress nella vita quotidiana (come ad esempio andare nel weekend a stare nella casa dell'altro genitore), questo si traduce nell'80% dei casi a vivere senza il padre accanto. Se poi il padre è straniero, le cose si fanno ancora più complicate.
Si parla ad esempio di centinaia di bambini americani rapiti e portati in Giappone in barba alle convenzioni internazionali, ma le cose non cambiano se entrambi i genitori vivono nell'arcipelago: centinaia di migliaia di bambini giapponesi subiscono di fatto rapimenti da parte dei genitori.
La sottrazione di minore è una gravissima violazione dei diritti umani. Il Giappone, nonostante abbia aderito alla convenzione dei diritti del fanciullo dal 1994 e sia membro del G7 e di una lunga lista di convenzioni e accordi internazionali, conta, secondo l’associazione giapponese Kizuna ("legame") per i diritti dei minori, circa 150.000 minori sottratti ogni anno dal padre o dalla madre.
Dall'entrata in vigore della Convenzione dell'Aia sui rapimenti nel 1983, che ha lo scopo di facilitare il rientro dei minori allontanati dalla loro "residenza abituale" in violazione degli accordi di affidamento, un totale di 98 paesi hanno aderito.
In base al trattato, quando si verifica una sottrazione di minori da parte di un genitore, le autorità dei paesi coinvolti sono tenute a tenere colloqui per risolvere il caso.
Se i colloqui non riescono a risolvere il caso, la questione viene portata in tribunale nel paese in cui il minore è stato portato.
Sotto la pressione degli Stati Uniti e di altri paesi, Tokyo ha finalmente aderito al trattato solo nel 2014, anche a causa del forte aumento dei matrimoni internazionali che di conseguenza ha anche aumentato le controversie sull'affidamento ponendo il Giappone in una posizione scomoda.
Le storie di questi genitori sono strazianti: Randy Collins di Santa Ana, in California, ha visto per l'ultima volta suo figlio, Keisuke Christian Collins, che allora aveva 5 anni, nel giugno 2008. Tre giorni dopo che un tribunale della California aveva stabilito per la terza volta che suo figlio "non doveva essere portato via dalla contea di Orange, dallo stato della California o dagli Stati Uniti", la sua ex moglie, Reiko Nakata Greenberg Collins, è fuggita con il figlio in Giappone.
Solo nel 2015 Collins è riuscito a scoprire dov'era suo figlio ed è volato in Giappone per cercare di vederlo. Purtroppo senza successo. Il governo giapponese infatti ha segnalato il passaporto di Collins all'ingresso nel paese e ha informato Reiko della presenza dell'ex marito. Ovviamente la donna si è dileguata.
Il dipartimento dello sceriffo della contea di Orange ha emesso un mandato di arresto per Reiko, inserita anche nelle liste dell'FBI per "rapimenti parentali" e in quelle dell'Interpol. Ma Tokyo tace.
"Anche se si nasconde in bella vista, il governo giapponese non farà nulla. Non vedo né sento Keisuke da oltre 10 anni e mezzo. Tutto quello che ho sempre voluto è poter avere una relazione ed essere un padre per il mio unico figlio" ha detto Collins. "Il Giappone deve essere ritenuto responsabile per il suo mancato rispetto dei diritti genitoriali fondamentali e per il suo continuo sostegno a questi rapimenti illegali".
Sostegno che Jeffery Morehouse, direttore esecutivo di "Bring Abducted Children Home", associazione fondata nel 2011, ha dimostrato con una registrazione audio ottenuta a Parigi nel 2018 durante un seminario pubblico organizzato dal Ministero degli Affari Esteri giapponese e dalla Federazione giapponese degli avvocati. In questo file si sente il relatore istruire i presenti su come rapire i loro figli in Giappone e su come impedire il loro ritorno.
"Organizzando un seminario che consigliava ai potenziali rapitori come aggirare un ordine di restituzione (conforme alle convenzioni), il governo del Giappone ha mostrato uno scioccante e palese disprezzo per questo accordo internazionale" ha detto Morehouse.
Jeffery Morehouse d'altronde parla perché toccato in prima persona: nel 2007 aveva ottenuto dallo Stato di Washington la custodia esclusiva del figlio "Mochi" Atomu Imoto Morehouse di 6 anni e mezzo. Nel giugno 2010 lo ha lasciato alla madre per quella che doveva essere una visita di una settimana. Quella è stata l'ultima volta che lo ha visto.
"Sei giorni dopo, ho ricevuto dalla polizia la telefonata che nessun genitore vorrebbe ricevere: mio figlio e la mia ex moglie erano scomparsi. Ho capito subito cosa era successo. Aveva rapito nostro figlio e lo aveva portato in Giappone. In quel momento, la mia vita è finita".
Ciò è stato possibile perché la donna, quando il Consolato giapponese di Seattle ha negato la sua richiesta di passaporto, si è semplicemente recata al consolato giapponese a Portland, che gliene ha rilasciato uno, violando tutte le restrizioni stabilite. Morehouse non riesce a darci pace, nonostante alcuni gli dicano che in fondo il bambino starà bene perché è comunque con la madre.
"Non può stare bene. Immagina di essere un bambino e tua madre ti porta via in un paese straniero e poi ti dice che tuo padre non ti vuole più, o che è morto. Tutta la tua vita sarà costruita sulle bugie. Questo non è ciò che fa un genitore sano e premuroso. È un abuso sui minori."
Morehouse ci tiene a sottolineare che non sono solo i genitori internazionali a soffrire. A causa delle leggi nazionali e dell'applicazione o della loro mancanza di applicazione, migliaia di giapponesi sono vittime di separazioni forzate. L'affidamento congiunto rimane illegale secondo le leggi giapponesi sul divorzio.
Anche quando a un genitore giapponese viene concessa la custodia di un figlio, l'altro genitore spesso si rifiuta di obbedire. E la polizia è impotente.
Quando un genitore prende con sè il figlio e si rifiuta poi di riportarlo all'ex partner le autorità giapponesi hanno mezzi molto limitati per far rispettare l'ordine.
Il problema è enorme. "Le statistiche del Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare indica che circa 150.000 bambini all'anno perdono i contatti con uno dei due genitori dopo che la coppia si è separata" ha dichiarato John Gomez, presidente dell'ONG Kizuna Child-Parent Reunion. "In 20 anni, sono un totale di circa tre milioni di bambini".
Nel luglio 2018, lo Yomiuri Shimbun, il più grande quotidiano giapponese, ha riportato in prima pagina un articolo in cui si riferiva che il governo stava valutando l'introduzione dell'affidamento congiunto per prevenire battaglie per la custodia e azioni equivalenti al rapimento di bambini da parte di un coniuge.
In tutto questo ciò che è palesemente assente dal dibattito sono le voci dei bambini colpiti. Jeffrey Morehouse ha raccontato che durante la sua battaglia legale in Giappone, al figlio, che all'epoca aveva 13 anni, è stato chiesto dagli avvocati se pensasse mai al padre. "Mentre le lacrime gli scorrevano sul viso, ha risposto: 'A volte lo sogno di notte'."
Il rapporto del Dipartimento di Stato americano sottolinea che molti di questi casi che coinvolgono genitori giapponesi rimangono irrisolti molto tempo dopo che i tribunali hanno emesso gli ordini di rimpatrio. Le inadeguatezze delle leggi nazionali giapponesi per far rispettare il trattato internazionale sono in parte la causa di ciò.
La legge giapponese vieta l'uso della forza per prelevare i bambini dai genitori rapitori, quindi eseguire gli ordini del tribunale è difficile se i genitori giapponesi o i figli coinvolti si rifiutano di collaborare.
L'attuale legge nazionale riflette le visioni tradizionali giapponesi dei ruoli familiari. In Giappone, l'opinione predominante è che quando una coppia divorzia, uno dei genitori, tipicamente la madre, dovrebbe essere l'unico ad occuparsi dei figli. Ma il Giappone non può spazzare via le critiche internazionali semplicemente adducendo la scusa delle differenze culturali.
N.d.A: Un doveroso ringraziamento va a Loris Usai per i consigli ricevuti e per il suo bell'articolo che vi invito a leggere. Per chi volesse approfondire maggiormente, consiglio il sito Japan Child Abduction (il link è fra le fonti) dove potrete trovare un'ampia rassegna stampa in diverse lingue.
Fonti consultate:
AsiaTimes
AsiaNikkei
JapanChildAbduction
RorisuInJapan
In effetti mi è capitato di notare che in alcuni manga/manga, se i genitori erano divorziati, uno dei due non veniva mai mostrato o menzionato
Oppure, cosa forse ancora più grave, i fratelli che vengono separati e non si sentono per anni. Nelle opere giapponesi è una cosa abbastanza comune (il primo caso che mi viene in mente sono Takeru e Yamato in Digimon) mentre nelle storie occidentali non si sente praticamente mai (Genitori in trappola ha una trama legalmente assurda e non vale).
Poveri bimbi!
Non sapevo di questa situazione, pero' e' consistente con la mentalita' giapponese.
Come detto da altri, cose del genere si vedono spesso in manga ed anime, mi torna in mente Wonder Egg Priority, con Ai che può tranquillamente vedere suo padre e Rika che ricorda a malapena il suo volto.
Non centra niente, questo trattamento lo subiscono anche i padri giapponesi.
Veramente no, è un fatto culturale ( in cui la stessa Italia non è che sia molto lontana ) la madre viene reputata l'unico membro della coppia adibito alla cura e crescita dei figli e di conseguenza con la separazione il padre semplicemente continua ciò che ha sempre fatto, lavorare per la famiglia e basta.
Inoltre stava per capitare la stessa cosa a un mio amico, ma per fortuna è riuscito a spuntarla e ha ottenuto lui l'affidamento (ed essendo gaijin, credo sia una cosa più unica che rara!)
Sono due forme diverse della stessa matrice culturale che vuole uomo e donna relegati a due ruoli distinti
Non è il contrario, è la stessa cosa. La donna sta a casa e si occupa dei figli, l'uomo lavora. In caso di separazione è " preferibile " rinunciare all'autorità paterna piuttosto che far sì che i figli non siano cresciuti in maniera ottimale cosa che per la mentalità solo una donna sa fare. E per lo stesso motivo dopo i venticinque anni le donne giapponesi subiscono mobbing per lasciare il lavoro perchè diventate " vecchie" ed ormai adatte solo al ruolo di madre.
Vero hai ragione, oltre all'esempio da te citato, a me viene in mente anche Koi Kaze, dove fratello e sorella non si vedevano da 10 anni(lasciamo stare poi il modo orribile in cui si sviluppa la trama) :/
Certo, esistono genitori mostruosi, ma casi estremi a parte... Padri, madri e figli dovrebbero essere liberi di vedersi quando si vuole.
Se una mia ipotetica moglie rapisse un mio eventuale figlio... no, non ci voglio nemmeno pensare...
Ottimo e spaventoso articolo.
Diciamo che questi problemi ci sono anche da noi, ho conosciuto diverse coppie divorziate in situazioni diverse ma sempre e costantemente con riflessi negativi sui figli, purtroppo (e non sempre ci sono padri o persino madri che vogliono avere cura dei propri bambini). In Giappone però poi vedo spesso una tendenza a "nascondere" il malessere psicologico, come se fosse una vergogna, mentre in occidente la terapia psicologica è una cosa abbastanza sdoganata e considerata normale. Questo fa sì che una coscienza dei problemi psicologici che vengono causati ai bambini (e non soltanto nel caso delle separazioni, ma anche al rapporto con la scuola "invasiva" per esempio) sia molto ridotta, con risultati come quello che viene illustrato nell'articolo. Senza contare che, a prescindere dal rapporto di coppia, i genitori hanno sicuramente un dovere importantissimo, ossia amare incondizionatamente i propri figli e cercare di fare sempre il meglio per loro (che sono innocenti).
il giappone sarà avanzato nella tecnologia ma nella mentalità è ancora nel medioevo
Braddock: Missing in Action III
[img]https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcR8gz9Qv9noJe2G7kX7_8xLxJIqffWSExkynA&usqp=CAU[/img]
Beh non è un caso che i giapponesi vengono chiamati la tribù tecnologica!
Ci sono stati casi anche in Italia, di donne giapponesi scappate con figli e lasciando il marito in Italia senza dare più notizie. Difficilmente si resta amici con un giapponese. Questo perchè la rabbia, o meglio il rancore che provano i jap. io non l'ho mai visto in altre persone.
L'Italia, come ben sappiamo, ha grossissimi problemi e lacune, ma in ambito minori ha delle leggi più attuali ed efficaci... poi sta ai giudici applicarle...
Grazie Hachi!
Che paese schifoso è l'Italia: mafia, bambini ammazzati in regolamenti di conti, stragi su funivie per puro guadagno... e manco la pizza sanno fare visto che le pizzerie sono tutte di egiziani e simili.
Bello vivere di luoghi comuni e basarsi su 1 cosa per generalizzarla a tutti vero?
Inoltre non pensare che In Italia i divorzi e gli affidamenti siano tanti diversi, mai sentito di padri costretti a vivere in auto senza mai vedere i figli perché dissanguati dalle ex-mogli?
Prima di scrivere certi commenti idioti, informati del mondo che ti circonda.
A completezza ricordo solo che il problema è anche da parte dei genitori stranieri verso i genitori Giapponesi.
Al consolato giapponese di Milano anni fa c'era infatti una locandina che informava i genitori giapponesi su come fare per poter riveder ei propri figli portati via dagli ex non giapponesi.
!! Chissà se anche questo cliché ha del vero... in caso, secondo me, un giorno o l'altro @hachi194 ce lo racconterà!
Per il liceo mia nipote si era trasferita da dove vive(va) (non lontano da Tokyo) ad Osaka.
infatti la parola mamma negativa come nonno e lo sai perché?
Comunque grazie per l'articolo davvero molto ma molto interessante.
in tanti per scelta personale stanno seguendo questa filosofia e dopo magari sono gli stessi che si lamentano degli immigrati che rubano lavoro agli italiani e delinquono
oppure vedo molti amici molto benestanti che si fermano al massimo al primo figlio dicendo che i figli costano troppo
viviamo in una società in cui conta solo il proprio benessere e l'adesso non c'è una sola strategia sul lungo termine fortunatamente l'europa ci sta proprio imponendo questo avere una visione sul lungo periodo perchè oggi puoi stare bene domani ma non sai se sarai ricco o benestante fino alla morte e avrai di sicuro bisogno di assistenza e se non ci sono figli per il futuro chi ti aiuta ?
Gli immigrati nerd
beh il maggior tiktoker italiano è un ragazzo nero immigrato e in via di richiesta della cittadinanza italiana ....
Ogni paese ha i suoi lati oscuri.
E' la doppia proposizione congiunzione avversativa ma ma con una emme di troppo, quindi i mammoni sono avversi alla crescita di natura! Loro sicuramente sarebbero persino in grado di sottoscrivere ad un proposta di legalizzazione dell'incesto, anche se è inutile visto che per queste cose basta andare in Francia.
Azzardo un'ipotesi più realistica. Le parole che indicano i familiari sono composte da poche semplici sillabe perché sono le prime parole che un bambino riesce a dire.
Oh, ma chi lo avrebbe mai detto!?
Infatti sei tu la regina in questo "gioco"
Il nesso tra figli e immigrati quale sarebbe?
Contenta tu!
Il commento ha senso fino ad un certo punto, perchè chi si lamenta degli immigrati perchè "rubano il lavoro e delinquono" difficilmente ha 2 sinapsi in croce per analizzare in maniera razionale il fenomeno.
E' soltanto un paragone
che ormai tanti ragionano per partito preso : come vedo la realtà io è quella vera e tutti gli altri sbagliano
avere maggiore apertura mentale ci permette di vedere e capire situazioni diverse dalle nostre
Continuo a non seguirti. Hai cercato di mettere insieme due argomenti che non c'entrano nulla.
no ho semplicemente seguito il tuo post basato e l'ho elaborato poi se non sai fare flame non cominciarli
Per chi ha Instagram, Loris ha intervistato un papà francese che ha iniziato lo sciopero della fame per protestare.
Mi sembrava giusto postarlo qui.
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