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Trattandosi di uno special non mi aspettavo granché da questo "Hanamonogatari", ma mi son dovuto ricredere completamente. Sono un estimatore delle "Monogatari series", per via delle tante particolarità che le caratterizzano, ma con "Hanamonogatari" ho avuto sensazioni più profonde del solito: mi ha molto colpito, devo ammetterlo; tuttavia, dall'altra parte, questo capitolo ha aperto nella mia mente un dubbio esistenziale. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto, "Hanamonogatari: Suruga Devil" narra delle vicende che avvengono dopo il diploma di Araragi, Senjougahara e Hanekawa: questi non ci sono più, avendo preso ognuno la propria strada, mentre Suruga Kanbaru è ora al terzo e ultimo anno di liceo, Karen è al 1° anno e Tsukihi all'ultimo anno di medie. Questa storia vede come protagonista proprio Kanbaru, al punto che tutti gli altri personaggi principali, che abbiamo conosciuto lungo le serie (Koyomi, Oshino, Hitagi, Tsubasa, Sengoku, Mayoi, Shinobu, Yotsugi e le "fire sisters") non compaiono affatto o appaiono in poche scene lungo tutto l'arco dei 5 episodi; Kaiki invece, pur comparendo anche lui per poco tempo, rivestirà un ruolo centrale nella narrazione. Kanbaru si ritroverà ad affrontare praticamente da sola un'anomalia che riguarda il suo braccio sinistro, "il braccio di scimmia" (che ricordiamo è un demone che avvera i desideri), in cui sarà coinvolta una sua rivale nel basket ai tempi delle medie, Numachi Rouka.
Questa, in estrema sintesi, la trama, o meglio l'incipit della storia, e qui mi fermerò per non fare spoiler. Ho affermato in precedenza che questo capitolo mi ha molto sorpreso positivamente, lasciandomi però di conseguenza con quesiti un po' amari riguardo le serie dei "Monogatari"; anzitutto, Suruga Kanbaru è, tra i personaggi principali, uno dei più riusciti e vivaci, e questo forse già avrebbe alzato il livello di una storia in cui lei fosse stata protagonista. La regia, le animazioni, il chara design, l'ambientazione, la fotografia e le luci in questo capitolo sono esattamente le stesse di "Monogatari series: second series", il che è un enorme punto di forza: lo stile destrutturato di Shinbou/Shaft, unico e riconoscibile, insieme ai lunghi dialoghi che caratterizzano l'opera di Nisio Isin, sono gli elementi che conferiscono alla serie "Monogatari" l'originalità e la suggestione che l'hanno resa una pietra miliare dell'animazione degli anni recenti. Ma questi elementi ancora non spiegano totalmente perché questo capitolo in particolare è così bello e ben riuscito.
Innanzitutto, con Araragi uscito di scena e Kanbaru unica protagonista, si perde un elemento caratterizzante delle altre saghe di "Monogatari": l'Harem, oltre all'80% dell'ecchi, presente, per come lo conosciamo, in un'unica scena su 5 episodi, guarda caso proprio in uno dei pochi momenti in cui Araragi compare. La stessa Kanbaru, senza Koyomi, sveste i panni, (in una-due scene totali letteralmente), della kouhai sportiva yuri, erotomane, yaoista, sboccata e vivace che abbiamo imparato a conoscere nelle serie e assume la parte di personaggio dall'enorme profondità; non che la solita Kanbaru fosse un brutto personaggio, anzi, la considero dopo Hitagi e Oshino il personaggio migliore di "Bakemonogatari" e uno dei migliori tra le varie serie; eppure qui, in versione decisamente "seria", si riesce ad apprezzarla ancora di più; in generale, durante tutto l'arco dei 5 episodi, di gag e di situazioni comiche e paradossali non ce ne saranno praticamente mai; i lunghi dialoghi che caratterizzavano le serie ci sono sempre, ma mentre lì i discorsi seri si alternavano a chiacchiere inutili (ma brillanti), in un flusso di coscienza dal carattere paradossale, in questo capitolo le parti comiche sono quasi assenti il che è un altro elemento di differenziazione dalle serie.
E ora veniamo al punto della situazione: mancando del tutto l'elemento Harem e quasi totalmente le gag e l'ecchi (che, a parte in "Nisemonogatari", non è comunque mai stato eccessivo nelle "Monogatari series"), che cosa accade? Semplice, accade che a prendersi tutto lo spazio è la storia in sé, la narrazione degli eventi da una parte e la caratterizzazione dei personaggi dall'altra, con un risultato quasi ovvio: che la qualità complessiva dell'anime salga, e di parecchio anche. C'è da dire che la storia narrata qui sarebbe già di per sé complessa e particolarmente profonda, ma con la svolta "seriosa" del personaggio di Kanbaru e mancando le gag create da Koyomi con il suo "Harem", questa storia molto profonda assume connotati di rara drammaticità, a tratti quasi lirici, e le due protagoniste (Suruga e Rouka) si caricano di sfaccettature, interrogativi, riflessioni, complessità e profondità tali che forse non ne avevamo ancora visti di simili in tutte le "Monogatari series", a cui si aggiungono altri importanti dettagli che arricchiscono la storia e i rapporti di altri personaggi secondari facendoceli conoscere sotto una luce nuova o quantomeno diversa (basti pensare a Kaiki e Tooe Gaen, la madre di Suruga). Per tutti questi elementi, non posso non pensare a "Hanamonogatari" come al capitolo forse più riuscito delle "Monogatari series" (e battere l'ultimo arco delle "Monogatari series II", quello con Kaiki protagonista che affronta Nadeko Medusa, era davvero difficile).

E quindi eccomi ora qui, dopo tanto entusiasmo per questo "Hanamonogatari", a dover tirar fuori le considerazioni dolenti, quelle che mi hanno attanagliato alla fine della visione di questi cinque episodi: e cioè accorgersi che Koyomi Araragi è uno dei punti forti ma è anche il punto debole delle "Monogatari series"; uno dei punti forti in quanto è il protagonista, attorno a lui si creano le vicende, e in sua presenza si creano le gag e l'Harem e gran parte di quegli elementi che hanno reso famose le serie di Nisio Isin; ma lui è anche il punto debole delle serie, proprio a causa dell'elemento Harem, del conseguente ecchi (sfociato in soft-porno/siscon in "Nisemonogatari"), e di una caratterizzazione che, rispetto a quasi tutti gli altri personaggi, è carente: non tanto per demerito suo, ma anche per merito degli altri personaggi, caratterizzati tutti molto bene; a me Araragi non sta certo antipatico, (anzi è con lui che nascono quasi tutte le gag), né penso che sia fatto male come personaggio: ne apprezzo molto lo spirito altruista che lo caratterizza, così come trovo molto affascinante il suo legame con Shinobu; ma, ripensandoci ora, se fra tutte le saghe di Monogatari le due migliori per me sono state quelle in cui non è apparso quasi mai, forse c'è un perché: il confronto con Kaiki (protagonista assoluto dell'arco "Nadeko Medusa") è a dir poco imbarazzante in termini di caratterizzazione e carisma; ma anche la Kanbaru "seria", complessa e profonda di "Hanamonogatari" si rivela essere una protagonista di gran lunga migliore; e come ho già detto, mancando lui viene a mancare l'harem e l'ecchi, con il risultato che 1) la qualità non scade, e 2) la narrazione degli eventi e la psicologia dei personaggi trovano più spazio e risaltano di più (e la qualità tende a guadagnarci). A questo punto mi viene persino da chiedermi se e quanto migliorerebbero le prossime serie se fossero gli altri personaggi, ognuno nei propri archi, ad essere i veri protagonisti con Araragi relegato a personaggio secondario. Non essendo io un detrattore di Araragi, ed essendo un estimatore della serie, si capisce il perché queste considerazioni mi lascino un po' l'amaro in bocca. Meglio non pensarci più.
"Hanamonogatari" si è dimostrato un vero gioiellino, per cui il mio voto è 9 pieno.