Recensione
Danguard A
7.0/10
Un bel giorno capito in fumetteria e, din don dan-guard'un po', di lato c'è una copia di un fumetto nell'edizione economica in due volumi della Panini: Danguard a 2,99 euro. Faccio due conti e decido che, anche se costa troppo (sono i 9 centesimi che proprio non mi vanno giù), l'edizione della D/Visual non potrà che costare almeno tre volte tanto, sempre che arrivi un giorno o l'altro: meglio sincerarsi che valga la pena. E allora via.
La trama richiama alcuni elementi di altre opere di Matsumoto, che per inciso ha la brutta abitudine di riciclare i nomi di cose e persone rendendo le storie ancora più complicate di quanto non siano già: il pianeta Prometeo si avvicina alla terra, trama che richiama quella de "La Regina dei Mille Anni" (il cui nome alieno è Lah Andromeda Prometeum, che è anche il nome della madre di Maeter, regina del pianeta Andromeda, come si ricorderà da Galaxy Express, quindi un bel guazzabuglio). Il fatto che il pianeta sia accompagnato in realtà dal proprio sole, è un particolare menzionato molto tardi, quindi all'inizio sembra proprio che Prometeo sia il decimo pianeta del sistema solare come nell'altra opera di Matsumoto, ma non è così. Ad ogni modo, il pianeta suscita il desiderio del dottor Oedo e di un nazistoide chiamato Doppler. Il primo intende sfruttarlo per garantire un futuro all'umanità, il secondo ne vuole fare la patria di una razza di eletti selezionati con criteri eugenetici e "prestazionali", abbandonando la Terra al suo destino che non appare affatto roseo.
Il manga non dà soddisfazione a chi gioisce per i combattimenti tra robottoni. Infatti, è totalmente incentrato sull'interazione tra i personaggi: oltre ai deliri di Doppler, è da ricordare principalmente il desiderio di riscatto del protagonista, Takuma, che vive con profondo dolore la fama di traditore del padre. Quest'ultimo, infatti, è ricordato da tutti come il sabotatore della prima missione di colonizzazione del pianeta Prometeo ed è perciò oggetto del disprezzo del mondo intero. Disprezzo che ricade sul figlio, in certi casi.
Il motore della narrazione è però un altro: Takuma entra quasi subito in conflitto con colui che dovrebbe addestrarlo per pilotare il Danguard, un certo Capitano Dan, il quale nasconde il viso dietro ad una maschera... Lascio a chi avrà il piacere di leggere il compito di capire chi ha citato chi.
I disegni sono di qualità a volte inferiore ad altri manga dello stesso autore, un po' meno evocativi. In compenso si tratta di un'opera molto fruibile da un punto di vista narrativo.
Ritengo interessante ricordare che Matsumoto venne chiamato a creare una serie robotica in seguito al divorzio tra Go Nagai e la Toei, e se ne uscì con Danguard. A voler essere maliziosi, si potrebbe pensare che il finale sia un velato sfottò proprio nei confronti di Go Nagai. Non posso dire perché, sarebbe uno spoiler micidiale, ma il fatto che il padre di Takuma si chiami Dantetsu puzza abbastanza (vedi Mao Dante e, in generale, il ruolo del poeta fiorentino nella produzione di Go Nagai). Oltretutto, è probabile che a Matsumoto l'intera faccenda dei robottoni desse a noia, e che da questo derivi il taglio particolare del racconto.
In conclusione, si può dire che Danguard sia un'opera minore, per quanto unica nel suo genere. Non troverei sorprendente se, proprio a causa del finale, il lettore medio cominciasse a tirare porconi dopo l'ultima pagina. Ma che si può fare? Matsumoto è Matsumoto. Lui fa così.
La trama richiama alcuni elementi di altre opere di Matsumoto, che per inciso ha la brutta abitudine di riciclare i nomi di cose e persone rendendo le storie ancora più complicate di quanto non siano già: il pianeta Prometeo si avvicina alla terra, trama che richiama quella de "La Regina dei Mille Anni" (il cui nome alieno è Lah Andromeda Prometeum, che è anche il nome della madre di Maeter, regina del pianeta Andromeda, come si ricorderà da Galaxy Express, quindi un bel guazzabuglio). Il fatto che il pianeta sia accompagnato in realtà dal proprio sole, è un particolare menzionato molto tardi, quindi all'inizio sembra proprio che Prometeo sia il decimo pianeta del sistema solare come nell'altra opera di Matsumoto, ma non è così. Ad ogni modo, il pianeta suscita il desiderio del dottor Oedo e di un nazistoide chiamato Doppler. Il primo intende sfruttarlo per garantire un futuro all'umanità, il secondo ne vuole fare la patria di una razza di eletti selezionati con criteri eugenetici e "prestazionali", abbandonando la Terra al suo destino che non appare affatto roseo.
Il manga non dà soddisfazione a chi gioisce per i combattimenti tra robottoni. Infatti, è totalmente incentrato sull'interazione tra i personaggi: oltre ai deliri di Doppler, è da ricordare principalmente il desiderio di riscatto del protagonista, Takuma, che vive con profondo dolore la fama di traditore del padre. Quest'ultimo, infatti, è ricordato da tutti come il sabotatore della prima missione di colonizzazione del pianeta Prometeo ed è perciò oggetto del disprezzo del mondo intero. Disprezzo che ricade sul figlio, in certi casi.
Il motore della narrazione è però un altro: Takuma entra quasi subito in conflitto con colui che dovrebbe addestrarlo per pilotare il Danguard, un certo Capitano Dan, il quale nasconde il viso dietro ad una maschera... Lascio a chi avrà il piacere di leggere il compito di capire chi ha citato chi.
I disegni sono di qualità a volte inferiore ad altri manga dello stesso autore, un po' meno evocativi. In compenso si tratta di un'opera molto fruibile da un punto di vista narrativo.
Ritengo interessante ricordare che Matsumoto venne chiamato a creare una serie robotica in seguito al divorzio tra Go Nagai e la Toei, e se ne uscì con Danguard. A voler essere maliziosi, si potrebbe pensare che il finale sia un velato sfottò proprio nei confronti di Go Nagai. Non posso dire perché, sarebbe uno spoiler micidiale, ma il fatto che il padre di Takuma si chiami Dantetsu puzza abbastanza (vedi Mao Dante e, in generale, il ruolo del poeta fiorentino nella produzione di Go Nagai). Oltretutto, è probabile che a Matsumoto l'intera faccenda dei robottoni desse a noia, e che da questo derivi il taglio particolare del racconto.
In conclusione, si può dire che Danguard sia un'opera minore, per quanto unica nel suo genere. Non troverei sorprendente se, proprio a causa del finale, il lettore medio cominciasse a tirare porconi dopo l'ultima pagina. Ma che si può fare? Matsumoto è Matsumoto. Lui fa così.