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9.0/10
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Cosa farei se trovassi un quaderno col quale poter uccidere le persone semplicemente scrivendo il loro nome sopra di esso?

Il grande successo di Death Note si basa in buona parte su questa domanda, instillata improvvisamente nella testa di schiere di ragazzini che leggendo lo Weekly Shonen Jump avevano quasi sempre trovato storie di lealtà, amicizia ed eroi senza macchia e senza paura.

In qualche modo questa popolarità esagerata ne ha svelato le luci e le ombre, e diversi appassionati di manga si sono spesso trovati a parlar male di Death Note, non tanto per l'opera in sé, quanto per causa di tutta una nuova categoria d'utenza che ha riempito forum su forum asserendo che questo fosse il più bel manga di sempre senza averne mai letti altri.
E infatti Death Note non è così originale come vuol far credere, ma è comunque abbastanza atipico per essere su Jump, e sicuramente ben realizzato e trascinante. Dopotutto se ha avuto tutto questo successo dei motivi sensati ci saranno. La storia è incalzante e ricca di suspense, i volumi sono talmente pieni di dialoghi e ragionamenti che ci vuole quasi il doppio del tempo per leggerli rispetto ad un normale tankobon, e l'idea del protagonista che in realtà è il villain della storia rimane sempre affascinante.

Un'altra stranezza è che manca completamente l'immedesimazione nei personaggi: è praticamente impossibile mettersi nei panni di Light Yagami o L, troppo fuori dall'ordinarietà per suscitare empatia. Anche la maggior parte degli altri comprimari sono o troppo intelligenti o troppo stupidi per riuscire in questo scopo.
E quindi il lettore si trova più che altro ad essere spettatore, e ciò che si porta a casa è solamente la domanda: ma che farei io se fossi al suo posto?
Che però, se si parla di lettori in età tipica di Jump, tutto sommato non è poi così scontata.

Per quanto riguarda i disegni, il tratto di Takeshi Obata è fantastico nella sua cura dei dettagli e nel realismo del disegno, non per niente è uno dei più famosi sulla piazza, e questa collaborazione con Tsugumi Ohba alla scrittura ha portato certamente buoni risultati.

Sicuramente il grande difetto di Death Note è la sua seconda saga. Nonostante sia comunque breve nei suoi 12 volumi, la storia aveva già dato il tutto per tutto nello scontro tra Light ed L, e se fosse terminata con loro sarebbe veramente stata ottima. Veramente un peccato, perché la seconda parte ripete le stesse meccaniche ma con personaggi meno carismatici e toglie definitivamente alla serie quell'aria di perfezione narrativa che si percepisce leggendo i primissimi volumi.

Ritengo comunque giusto dare a Death Note un voto molto alto, considerato anche che sembra sia riuscito dove moltissimi falliscono: avvicinare nuovi lettori (italiani). Tantissimi si sono approcciati al mondo dei manga con quest'opera, e questo è strabiliante. Il passare ad opere più mature viene dopo.