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<b> Attenzione: spoiler! </b>

Devilman è un capolavoro assoluto. La sua ricchezza concettuale e la genialità con cui tutti gli elementi della trama e del disegno si intrecciano perfettamente ne hanno fatto un caposaldo della nona arte (non solo dei manga ma del fumetto in generale).
Qualunque seinen (e non solo) si è dovuto e si dovrà confrontare con esso; lo stesso Nagai nelle sue opere successive (e se vogliamo anche precedenti) ne è sempre stato fortemente influenzato.
Quindi non si può che comprendere l'autore Yuu Kinutani, quando alla fine del primo volume di Amon scrive: "Sin da bambino ho letto e riletto Devilman infinite volte […] è un fumetto incredibile, davvero incredibile. Mi propongo di disegnare questo Amon senza lasciarmi schiacciare dalla pressione o trasportare dalla gioia di dover dare un nuovo capitolo ad un'opera tanto importante!".
Il progetto è in sé tanto ambizioso quanto complesso. Infatti uno degli aspetti di maggiore fascino di Devilman è che nell'opera, durante lo svolgersi della vicenda, vengono presentati diversi contenuti, ma sono ancora di più quelli che non vengono detti. I possibili sviluppi e interpretazioni sono tantissimi e spesso lasciati all'immaginario del lettore.
Alla fine di questo Amon mi è sembrato di trovarmi di fronte non a un nuovo capitolo, ma più che altro a una di queste possibili interpretazioni.
Questo perché la vicenda inizialmente ci viene presentata come un excursus tra la morte di Miki e la guerra tra demoni e devilmen, successivamente evolve in una dettagliata genesi del demone Amon (dove vengono narrate anche le vicende di altri demoni della serie di Devilman), per poi diventare negli ultimi volumi un remake dell'ultima parte del manga di Nagai.
Quindi alla fine si ha la sensazione di qualcosa di sconnesso e poco incisivo, anzi spesso durante la lettura ho avuto la sensazione che il vero filo conduttore di tutta la storia non fosse il personaggio di Amon, ma quello di Satana. Il primo infatti è abbastanza statico e poco approfondito, mentre il secondo viene analizzato più in dettaglio.
In particolare la pena che gli viene inflitta per essersi ribellato a Dio, ovvero di rivivere infinitamente la perdita delle persone a lui care, non sarà spiccatamente innovativa, ma l'ho trovata molto calzante con la storia e con la vicenda originale.
Se quindi lo sviluppo della storia e le scelte narrative della serie sono affiancabili al Devilman di Nagai, i disegni sono un invece un chiaro punto di rottura. Il tratto è molto più maturo, i personaggi e i paesaggi sono ricchi di dettagli e rappresentati magistralmente.
Alla fine, nel bene e nel male, questo Amon lascia comunque una leggera traccia, perciò mi viene spontaneo consigliarlo almeno a tutti quelli che hanno letto e apprezzato Devilman; inoltre l'edizione curatissima della Dynit e i prezzi relativamente abbordabili sono senz'altro un ulteriore buon motivo per acquistarlo o almeno leggerlo.