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Mi riprometto molto spesso di macinare un po' la lunga serie di film giapponesi che ho da vedere. L'altra sera, giusto per caso, a tarda ora, mi sono imbattuto in Eien no Zero. E non sono riuscito a spegnere che ai titoli di coda.

Un film di guerra, duro e puro, che sa donare allo spettatore quel miscuglio di emozioni che contrastano tra di loro. Perché la guerra, con la sua crudeltà e brutalità, ma anche con le sue passioni e la sua umanità (nella disumanità), è combattuta da uomini.

La trama del film si snoda partendo dal Giappone contemporaneo di Kentaro e Keiko per poi tornare indietro fino agli anni '40, gli anni del conflitto. E' lì che Kyuzo, nonno dei ragazzi e pilota di caccia, affronta le battaglie aeree e le proprie battaglie interiori. Egli si sottrae ai rischi delle missioni perché convinto che sia più importante tornare sano a salvo a casa da sua moglie. E per queste convinzioni è ritenuto un codardo. E così lo ritengono anche i suoi nipoti, finché cominciano ad intravedersi motivazioni, sentimenti e scelte precise, diverse e per questo coraggiose.

Un film che ha tanto da raccontare e che mi sento di consigliare anche a chi non è appassionato del genere. E' uno di quei film che sa colpire in profondità lo spettatore. Se c'è una cosa accomuna tutti gli esseri umani, infatti, quale che sia la loro lingua, pelle o religione, sono proprio i sentimenti.