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9.0/10
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Un film che merita un'analisi, una sintesi, un approfondimento, una disamina con tanto di ri-concettualizzazione, rielaborazione, riclassificazione, ri-categorizzazione, ricollocamento e riadattamento in termini di contenuti soprattutto psicologici, psichiatrici, sociali, politici, religiosi, culturali e ideologici ecc.

Si parla innanzitutto di "rivoluzione", concetto all'apparenza scontato, ma ahimè anche sottovalutato, dato per scontato, superficializzato, ma che pochi veramente hanno compreso veramente nel profondo, dal profondo, poiché esso necessita di una struttura, molto precisa, dalla quale poi scaturisce la forma che essa assume nel corso del tempo e che plasma anche il nostro modo di vedere, sentire, percepire, concepire e metterci a contatto con il nostro mondo interiore e poi con quello esterno; mondi che si completano a vicenda e che si alternano, fuori e dentro di noi, e che ci sconvolgono, distruggono e ricostruiscono. A tale concetto segue quello della guerra, con tutto il suo orrore, terrore e frutto dell'errore umano che distrugge, annienta, sconvolge, deturpa tutto ciò che siamo, abbiamo e facciamo, per poi essere sostituito dalla rivoluzione. Segue poi l'amore, altro concetto ahimè usato e "abusato", distorto, contorto, manipolato, manovrato, pilotato, se possiamo dire così, il quale ci distrugge e sconvolge e ci ricostruisce. Altra parentesi sulle idee che plasmano questi concetti i quali fanno parte dell'esistenza e della vita umana dagli albori della nostra specie.

Questa pellicola mette in risalto tutti gli aspetti della nostra esistenza e vita, mostrandocene i pregi, le qualità, i vizi, i difetti, il lato chiaro e il lato oscuro. Il tutto attraverso gli occhi dell'autrice, la quale ripercorre il suo vissuto da bambina e ci mostra il suo sviluppo, la sua crescita, frutto della sua mutazione, cambiamento e delle fasi che ha dovuto attraversare per compiere questi mutamenti e cambiamenti... La sua percezione, le sue idee, le sue esperienze, le sue posizioni, che via via vanno sempre più scemando e cedono il posto alla pace, alla tranquillità, alla calma e alla rassegnazione che si raggiungono con l'età matura.
"Persepolis" è questo ed altro, l'illusione e la conseguente disillusione derivata dalla visione e dall'udire i propri ideali traditi, sconvolti, devastati, distrutti e annientati. Una sorta di testamento contro tali ideali, movimenti, associazioni e contro ogni sistema, il cui primo fine è l'annientamento della coscienza individuale, poi di quella collettiva, il plagio, l'indottrinamento, la manipolazione, la sottomissione (spontanea e/o indotta), il condizionamento delle masse, l'egemonia ottenuta con la forza bruta, la persecuzione, l'umiliazione, la diffamazione, la calunnia, la maldicenza, la tortura, la coercizione e la censura di tutto ciò che è scomodo o che rappresenta una minaccia (in-)diretta per il sistema venuto a crearsi con il principio di autorità basato sull'ignoranza, la distrazione, la deferenza e il principio del "divide et impera", le false promesse, le ricompense provvisorie e a breve termine, che è alla base di ogni sistema totalitario e dittatoriale.

Questo è "Persepolis", il ricordo e la memoria storici, di vitale importanza, per capire il presente e costruire un futuro migliore, prima di tutto per sé stessi e poi, ipoteticamente, per il prossimo o la prossima. Tutto questo viene reso a mio dire perfettamente con la scelta della grafica in bianco e nero e poi dalle musiche metal (ottima scelta, eccezionale, oserei dire) e rock ("Eye of the Tiger") e dai dialoghi, irriverenti e pieni di turpiloquio, a riconferma dell'atmosfera tesa, violenta e cupa, drammatica e tragica che caratterizza la vicenda. I personaggi sono ben immersi nella vicenda e ne rappresentano l'espressione ora emotiva, ora apatica e inespressiva. Facendo un confronto con il fumetto, direi che la storia regge. Complimenti.