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    La Storia è quella che riferiscono i libri, fatta di grandi imprese e di grandi uomini, delle loro nascite e dei loro crolli in mezzo a guerre e sconvolgimenti. È quella tramandata ai posteri per rendergli conto su cosa è accaduto fino al loro oggi. House of Five Leaves invece riporta l’oggi del passato, fatto di storie perdute con i propri protagonisti, attori di una quotidianità inesistente nelle cronache.
    Composto, delicato, "House of Five Le1 [ continua a leggere]
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    Una realtà artefatta nasce dalla voglia d’idealizzare i fenomeni sovraesponendone alcuni aspetti, tipo l’eleganza e la poesia, o ricreandoli di sana pianta. Veicolata in rappresentazione, un’operazione del genere inscena l’illusione e dell’immagine originale sviluppa una caricatura. E se non la si porta all’eccesso, consapevoli della finzione con la quale si dovrebbe giocare, la costruzione finisce per prendersi sul serio, e diventa patetica. Ma1 [ continua a leggere]

    4.0/10
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    Sai, ogni tanto ti viene in testa di tirare fuori qualche titolo dalla ganga dell’animazione seriale; potrebbe succederti di trovare una gemma sfuggita ai più. A volte capita. Ma non è il caso di Jyu Oh Sei.
    Nessuno avrebbe pianto se il relativo manga non fosse stato trasposto in dodici emblemi di pura entropia progettuale. Jyu Oh Sei rappresenta un grandissimo esempio da non seguire per scrivere una sceneggiatura. Nel plot è stato sbattuto dent1 [ continua a leggere]

    7.0/10
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    Spesso si trova scritto di Durarara!! come dell’ultima creazione degli autori di Baccano!, e non a torto. Le mani che hanno partecipato ai due progetti sono le stesse e in entrambi gli anime si occupano dei medesimi ambiti, eccetto per un caso: la sceneggiatura.
    Noburo Takagi in questa circostanza si è contenuto alla stesura di soli sette episodi sui ventiquattro complessivi. La scrittura dei restanti è andata divisa all’interno del consorzio Ai1 [ continua a leggere]
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    La Storia ritorna sempre e anche Saint Seiya ripete sempre se stesso, d’altronde la ciclicità della guerra sacra contro Hades sembra fatta apposta per quello. The Lost Canvas è figlio di ciò e della pratica – in auge da eoni, ogni volta comoda ma a elevatissimo rischioso fail – di proporre, in maniera più o meno esplicita, storie vecchie per nuovi anime. Con la sua manina al soggetto, un Kurumada cronicamente incapace di reinventare non dico se1 [ continua a leggere]

    9.0/10
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    Certo che Mitsuo Iso l’ha imparata, la lezione; l’ha imparata eccome. E dopo anni di collaborazioni con Oshii e Anno o veniva fuori un disturbato visionario estraniato, oppure un regista dalla sensibilità sviluppatissima e dal tocco vivificante come pochi ultimamente se ne sono visti. È venuta fuori la seconda, è venuto fuori un autore altissimo.
    Perché Dennou Coil è molto più di una classica storiella scolastica di bambini, degli hackeraggi dis1 [ continua a leggere]
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    A ’sto punto tanto valeva continuare sulla falsa riga del 1.11. Se il risultato di una rielaborazione deve essere il declassamento a puro intrattenimento fracassone, allora sarebbe stato meglio rimettere insieme un’altra fetta di episodi, magari un po’ più piccola di quella fagocitata da Evangelion 2.22: You Can (Not) Advance, e riprogettarne soltanto l’apparato grafico, inserendo in aggiunta le solite enigmatiche piccole varianti dall’opera ori1 [ continua a leggere]
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    Cosa vuole Hideaki Anno, realmente? È già un nome scolpito nella storia dell’animazione, ha scolpito la storia dell’animazione, è venerato da orde di fan acclamanti e con la sua serie cult ha guadagnato, e continua a guadagnare, barche di soldi, il che è sempre una buona cosa – non di sola aria vive l’uomo. Ce ne sarebbe abbastanza da essere soddisfatti per due vite. Eppure nel 2006 viene dato l’annuncio: Rebuild. Si ricostruisce Evangelion. Il1 [ continua a leggere]
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    A volte ci sono delle serie che passano e nessuno se ne accorge, che in mezzo al mare magnum della produzione animata nipponica finiscono per non ricevere attenzione, perché nel rumore dei titoli nuovi il loro non è così risonante o la pubblicità loro dedicata non è così ossessiva. Perché queste opere non fanno marketing e non fanno tendenza. Perché le contingenze che concorrono all’attenzione sono imperscrutabili.
    Bounen no Xamdou - Xam’d Lost1 [ continua a leggere]
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    Come piccola premessa, per restare in parallelismi “spaziali”, la condizione di Matsumoto mi sembra la stessa di quella di Lucas: le cose migliori nate dalle sue idee sono quelle in cui non ha messo mano. D’altronde la stessa postilla all’inizio di ogni episodio ribadisce che The Endless Odyssey è un Herlock versione Rintaro. E meno male. Con tutta la buona volontà di questo mondo, il primo Harlock degli anni ’70 sarà anche rimasto nella storia,1 [ continua a leggere]
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    Miodio! Mettendo da parte tutti i possibili perché che potrebbero spingere alla visione del Tenkai Hen, non ti viene proprio altro da esclamare dopo la fine (?) del film. Miodio! Tuttavia, al di là dell’indecenza del film in sé, fa ancora più specie leggere alcuni degli osanna a esso rivolti. Siamo seri, su.
    Ma lasciamo perdere. Anzi, sarebbe meglio lasciare perdere tutto quanto, film in primis. Non che l'universo Saint Seiya in generale sia tu1 [ continua a leggere]

    8.0/10
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    «Bigger. Better. Darker». Questi tre termini si potrebbero applicare al Summer Wars di Mamoru Hosoda, il quale ingigantisce, migliora e per certi versi incupisce molto di ciò che si era visto nel suo precedente "La ragazza che saltava nel tempo". Eppure Summer Wars> non ricalca né gli schemi né i temi del film che l’ha preceduto, ma ne mantiene l’estetica e lo stile per raccontare qualcosa di molto diverso e di molto, molto più articolato, am1 [ continua a leggere]