Recensione
Steamboy
7.0/10
Recensione di MangAnimeEnthusiast
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Fin da quando ne ho sentito parlare, Steamboy mi ha sempre incuriosito per diversi fattori, dai più superficiali ai più critici, ma il tutto si riconduce a un solo nome: Katsuhiro Otomo.
Un nome è che è riuscito a rivoluzionare tanto il mondo manga che anime con un solo titolo, e proprio ciò è alla base dei maggiori dibattiti che ho trovato in tutto questo tempo, e che quindi ponevano il film in un'ottica molto complessa; ma ciò che realmente mi stordiva era riscontrare come nella natura di tali opinioni, più che criticare il film in sé, si volesse a tutti i costi rinfacciare un errore imperdonabile al regista, come se avesse commesso il più atroce crimine nei confronti dell'industria anime.
Ovvio che magari non fosse così per tutti, ed è più che normale provare delusione se certe aspettative originate da autori di un certo calibro non vengono rispettate.
Ma, detto ciò, occorre davvero prendersela così tanto, anche dopo vent'anni?
Allora... fin dalle prime immagini, il tratto di Otomo si staglia in tutta la sua inconfondibile maestria, e la scrupolosa attenzione ai dettagli si erge in tutta la sua chiarezza. Il misto tra il 2D e il 3D riesce a funzionare bene, anche se in alcuni frangenti risulta evidente il netto distacco, ma ciò non causa mai un effetto disturbante, soprattutto in tutto il climax finale, che sembra mischiare un racconto di Verne coi progetti di Leonardo Da Vinci.
Ma arriviamo all'altra metà fondamentale: la trama.
Questa è un'opera in perfetto stile Otomo, a cominciare dal dibattito che accende sul tema cardine delle sue opere: lo sfruttamento della tecnologia da parte dell'uomo in base ai diversi ideali che alimentano le lotte di ogni essere umano, proprio come il vapore che alimenta le macchine del film, e questo comporta anche il capire cosa la scienza e il progresso comportino nell'opprimente giogo del potere.
A conti fatti, vista l'epoca e i discorsi dei personaggi, questo può essere visto come un precursore a livello temporale dei discorsi più fantascientifici e sociopolitici affrontati nelle sue altre opere.
Ma è proprio per questo che tutti hanno sottolineato l'eccessiva linearità, così come la poca tridimensionalità data ai personaggi.
Ma è veramente un difetto?
Dopotutto, ciò che conta non è il cosa, ma il come racconti: cosa c'è di sbagliato nell'adoperare un approccio più semplice?
Infatti, il vero difetto qui non è tanto nella semplicità, quanto nel ritmo: momenti che avrebbero dovuto godere di maggior approfondimento non ricevono il giusto spazio, specie nel presentare questioni anche rilevanti, come il nuovo stato in cui versa il padre di Ray, o un minimo di analisi in più sul rapporto che ha con la sua famiglia, essendo l'idea di generazioni in conflitto tanto classica quanto vincente, in casi come questi.
"Steamboy" è meno ambizioso e completo di quanto ci si aspettasse, dunque? Immagino di sì.
Ma è anche così disastroso e imperdonabile? Non credo.
Se questo è veramente il peggio che gli anime o anche solo Otomo possono offrirci, allora possiamo decisamente tirare un sospiro di sollievo.
Un nome è che è riuscito a rivoluzionare tanto il mondo manga che anime con un solo titolo, e proprio ciò è alla base dei maggiori dibattiti che ho trovato in tutto questo tempo, e che quindi ponevano il film in un'ottica molto complessa; ma ciò che realmente mi stordiva era riscontrare come nella natura di tali opinioni, più che criticare il film in sé, si volesse a tutti i costi rinfacciare un errore imperdonabile al regista, come se avesse commesso il più atroce crimine nei confronti dell'industria anime.
Ovvio che magari non fosse così per tutti, ed è più che normale provare delusione se certe aspettative originate da autori di un certo calibro non vengono rispettate.
Ma, detto ciò, occorre davvero prendersela così tanto, anche dopo vent'anni?
Allora... fin dalle prime immagini, il tratto di Otomo si staglia in tutta la sua inconfondibile maestria, e la scrupolosa attenzione ai dettagli si erge in tutta la sua chiarezza. Il misto tra il 2D e il 3D riesce a funzionare bene, anche se in alcuni frangenti risulta evidente il netto distacco, ma ciò non causa mai un effetto disturbante, soprattutto in tutto il climax finale, che sembra mischiare un racconto di Verne coi progetti di Leonardo Da Vinci.
Ma arriviamo all'altra metà fondamentale: la trama.
Questa è un'opera in perfetto stile Otomo, a cominciare dal dibattito che accende sul tema cardine delle sue opere: lo sfruttamento della tecnologia da parte dell'uomo in base ai diversi ideali che alimentano le lotte di ogni essere umano, proprio come il vapore che alimenta le macchine del film, e questo comporta anche il capire cosa la scienza e il progresso comportino nell'opprimente giogo del potere.
A conti fatti, vista l'epoca e i discorsi dei personaggi, questo può essere visto come un precursore a livello temporale dei discorsi più fantascientifici e sociopolitici affrontati nelle sue altre opere.
Ma è proprio per questo che tutti hanno sottolineato l'eccessiva linearità, così come la poca tridimensionalità data ai personaggi.
Ma è veramente un difetto?
Dopotutto, ciò che conta non è il cosa, ma il come racconti: cosa c'è di sbagliato nell'adoperare un approccio più semplice?
Infatti, il vero difetto qui non è tanto nella semplicità, quanto nel ritmo: momenti che avrebbero dovuto godere di maggior approfondimento non ricevono il giusto spazio, specie nel presentare questioni anche rilevanti, come il nuovo stato in cui versa il padre di Ray, o un minimo di analisi in più sul rapporto che ha con la sua famiglia, essendo l'idea di generazioni in conflitto tanto classica quanto vincente, in casi come questi.
"Steamboy" è meno ambizioso e completo di quanto ci si aspettasse, dunque? Immagino di sì.
Ma è anche così disastroso e imperdonabile? Non credo.
Se questo è veramente il peggio che gli anime o anche solo Otomo possono offrirci, allora possiamo decisamente tirare un sospiro di sollievo.