Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con gli anime 0,5 mm, Oregairu e Syomin Sample.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
0,5 mm
7.0/10
Sawa è un'infermiera molto attenta e scrupolosa specializzata nella cura degli anziani. I suoi modi sono enigmatici e misteriosi, e conduce uno stile di vita alquanto anomalo: non ha una casa propria, di volta in volta prende di mira soggetti anziani soli e bisognosi, e, con piccoli ricatti, subdolamente si insinua nella loro vita quotidiana, entrando in simbiosi con le loro abitudini e la loro personalità. Dietro questo atteggiamento apparentemente opportunista e calcolatore sembra in realtà celarsi in Sawa una sorta di affetto e una reale vicinanza alle persone di cui ella si prende cura, ognuna delle quali le lascia una piccola eredità, che si tratti di beni materiali o di insegnamenti morali. Il suo traslocare da una casa all'altra porterà Sawa a rincontrare uno strano ragazzo, schivo e introverso, già conosciuto in una precedente dimora, con cui sembra instaurare un rapporto particolarmente empatico.
Scritto e diretto da Momoko Ando, "0,5mm" è stato presentato al pubblico del diciassettesimo Far East Film Festival dalla stessa attrice protagonista Sakura Ando (in concorso anche con "100 Yen Love") presente in sala durante la proiezione. Il film è un affresco intenso e drammatico che, negli intensi 196 minuti di pellicola, mette a fuoco in maniera a volte cruda e disturbante, a volte cupamente umoristica, alcune recondite pieghe del Giappone contemporaneo. Su una colonna sonora poco invadente, affidata a un quartetto d'archi e a tocchi minimali di piano solo, la visione non risulta mai pesante, malgrado il ritmo lento di una narrazione abilmente intessuta e la lunga durata. Si rimane subito catturati dal mistero che avvolge le motivazioni della protagonista e dal ritratto dei personaggi comprimari, apparentemente anonimi, in realtà a tratti patetici, a tratti profondi e affascinanti. Sakura Ando offre un'eccellente prova interpretativa muovendosi con disinvoltura nei panni di Sawa e trasformandosi abilmente da meticolosa infermiera a scroccona professionista e viceversa. Sullo sfondo una riflessione sulla società giapponese e sulla sua bassa natalità, che vede la condizione precaria di molti giovani giapponesi, che sopravvivono con lavori provvisori, convivere con quella altrettanto drammatica della massa di anziani bisognosi di cure in numero sempre crescente.
La storia salta incongruamente da un episodio all'altro, così come la protagonista si sposta da una dimora all'altra, in una struttura da road movie che alla fine sembra chiudere il ciclo e i fili conduttori sui temi trattati si intrecciano saldamente nel quadro generale. Pur senza dare una risposta univoca ai vari interrogativi lasciati in sospeso dalla visione, rimane la domanda centrale che aleggia per tutto il film: chi è veramente Sawa?
Scritto e diretto da Momoko Ando, "0,5mm" è stato presentato al pubblico del diciassettesimo Far East Film Festival dalla stessa attrice protagonista Sakura Ando (in concorso anche con "100 Yen Love") presente in sala durante la proiezione. Il film è un affresco intenso e drammatico che, negli intensi 196 minuti di pellicola, mette a fuoco in maniera a volte cruda e disturbante, a volte cupamente umoristica, alcune recondite pieghe del Giappone contemporaneo. Su una colonna sonora poco invadente, affidata a un quartetto d'archi e a tocchi minimali di piano solo, la visione non risulta mai pesante, malgrado il ritmo lento di una narrazione abilmente intessuta e la lunga durata. Si rimane subito catturati dal mistero che avvolge le motivazioni della protagonista e dal ritratto dei personaggi comprimari, apparentemente anonimi, in realtà a tratti patetici, a tratti profondi e affascinanti. Sakura Ando offre un'eccellente prova interpretativa muovendosi con disinvoltura nei panni di Sawa e trasformandosi abilmente da meticolosa infermiera a scroccona professionista e viceversa. Sullo sfondo una riflessione sulla società giapponese e sulla sua bassa natalità, che vede la condizione precaria di molti giovani giapponesi, che sopravvivono con lavori provvisori, convivere con quella altrettanto drammatica della massa di anziani bisognosi di cure in numero sempre crescente.
La storia salta incongruamente da un episodio all'altro, così come la protagonista si sposta da una dimora all'altra, in una struttura da road movie che alla fine sembra chiudere il ciclo e i fili conduttori sui temi trattati si intrecciano saldamente nel quadro generale. Pur senza dare una risposta univoca ai vari interrogativi lasciati in sospeso dalla visione, rimane la domanda centrale che aleggia per tutto il film: chi è veramente Sawa?
Recensione di skywatcher
-
"Yahari Ore no Seishun Rabukome wa Machigatte Iru" è una serie speciale. E' speciale perché in un quadro che soddisfa in modo sfacciato tutti gli stereotipi più classici degli anime scolastici riesce a creare comunque un'alchimia unica e originale tra i suoi personaggi principali, i quali sono caratterizzati in modo veramente perfetto. Le interazioni e gli scambi dialettici tra i personaggi riescono a rendere la serie sempre interessante e stimolante, nonostante di fatto non succeda quasi nulla durante i tredici episodi della stagione.
Penso di non esagerare se affermo che il protagonista Hachiman è uno dei personaggi meglio riusciti degli anime degli ultimi anni. Disilluso dalle esperienze passate, Hachiman rifugge la compagnia e i rapporti col prossimo vedendo come essi si basino quasi sempre sulla falsità e l'apparenza. Le sue prove tecniche per isolarsi e rimanere al sicuro nel suo mondo solitario vengono però messe a dura prova quando una delle sue professoresse lo costringe ad entrare nel club di volontariato, condotto dalla perspicace quanto scostante e cinica Yukino, una sorta di "controparte" femminile di Hachiman.
Le tensioni e le interazioni tra Hachiman e Yukino sono il vero motore della narrazione. Tra loro si inserisce Yui, una ragazza molto più ingenua e solare, la cui debolezza è quella di non riuscire a comunicare e far rispettare le sue idee: come Hachiman e Yukino anche lei è, alla fine, sebbene non per sua volontà, una persona isolata. Yui si ritroverà a metà strada tra i due, fungendo a suo modo (e suo malgrado...) da tramite tra di loro.
Il triangolo che si crea funziona incredibilmente bene, nel suo equilibrio assai instabile, con quella componente sentimentale che rimane irrisolta in sottofondo. L'interazione "forzata" con Yui e Yukino spingerà Hachiman nel corso delle puntate a liberarsi almeno in parte di alcuni dei suoi "blocchi" di comunicazione, ma il nostro protagonista rimarrà sempre fedele a sé stesso, il che gli varrà spesso una reputazione da "odioso" agli occhi degli altri.
Le risate non mancheranno in questa commedia brillante e intelligente. Nei monologhi del protagonista, che sono tra i momenti migliori, c'è tutta la genialità e la schiettezza di questa serie: pungenti, taglienti, coerenti, divertenti e mai, mai banali. L'incipit dell'anime è da manuale e rende subito chiara la linea di pensiero di Hachiman: se vi piacciono i primi due minuti guardate la serie e non ve ne pentirete.
Come detto, la trama orizzontale è piuttosto statica e poco sviluppata, il che fa sì che la sottile "tensione di fondo" che si instaura tra i protagonisti non si risolva mai. Ciò potrebbe essere visto da molti come un forte limite, ma a mio parere questa lentezza di base ha l'effetto positivo di lasciare spazio alla definizione del carattere dei personaggi, della loro psicologia e dei loro rapporti. E il punto forte della serie è proprio qui, in questa interazione/schermaglia dialettica, più o meno esplicitata, tra i due "atipici" Hachiman e Yukino. Ci sarà tempo nella seconda stagione per vedere uno sviluppo più marcato della trama.
Il reparto tecnico è di buon livello e anche le musiche risultano gradevoli. Il voto per me è un otto (tendente comunque al nove): vedremo se la seconda stagione continuerà su questa buonissima strada... Assolutamente consigliato.
Penso di non esagerare se affermo che il protagonista Hachiman è uno dei personaggi meglio riusciti degli anime degli ultimi anni. Disilluso dalle esperienze passate, Hachiman rifugge la compagnia e i rapporti col prossimo vedendo come essi si basino quasi sempre sulla falsità e l'apparenza. Le sue prove tecniche per isolarsi e rimanere al sicuro nel suo mondo solitario vengono però messe a dura prova quando una delle sue professoresse lo costringe ad entrare nel club di volontariato, condotto dalla perspicace quanto scostante e cinica Yukino, una sorta di "controparte" femminile di Hachiman.
Le tensioni e le interazioni tra Hachiman e Yukino sono il vero motore della narrazione. Tra loro si inserisce Yui, una ragazza molto più ingenua e solare, la cui debolezza è quella di non riuscire a comunicare e far rispettare le sue idee: come Hachiman e Yukino anche lei è, alla fine, sebbene non per sua volontà, una persona isolata. Yui si ritroverà a metà strada tra i due, fungendo a suo modo (e suo malgrado...) da tramite tra di loro.
Il triangolo che si crea funziona incredibilmente bene, nel suo equilibrio assai instabile, con quella componente sentimentale che rimane irrisolta in sottofondo. L'interazione "forzata" con Yui e Yukino spingerà Hachiman nel corso delle puntate a liberarsi almeno in parte di alcuni dei suoi "blocchi" di comunicazione, ma il nostro protagonista rimarrà sempre fedele a sé stesso, il che gli varrà spesso una reputazione da "odioso" agli occhi degli altri.
Le risate non mancheranno in questa commedia brillante e intelligente. Nei monologhi del protagonista, che sono tra i momenti migliori, c'è tutta la genialità e la schiettezza di questa serie: pungenti, taglienti, coerenti, divertenti e mai, mai banali. L'incipit dell'anime è da manuale e rende subito chiara la linea di pensiero di Hachiman: se vi piacciono i primi due minuti guardate la serie e non ve ne pentirete.
Come detto, la trama orizzontale è piuttosto statica e poco sviluppata, il che fa sì che la sottile "tensione di fondo" che si instaura tra i protagonisti non si risolva mai. Ciò potrebbe essere visto da molti come un forte limite, ma a mio parere questa lentezza di base ha l'effetto positivo di lasciare spazio alla definizione del carattere dei personaggi, della loro psicologia e dei loro rapporti. E il punto forte della serie è proprio qui, in questa interazione/schermaglia dialettica, più o meno esplicitata, tra i due "atipici" Hachiman e Yukino. Ci sarà tempo nella seconda stagione per vedere uno sviluppo più marcato della trama.
Il reparto tecnico è di buon livello e anche le musiche risultano gradevoli. Il voto per me è un otto (tendente comunque al nove): vedremo se la seconda stagione continuerà su questa buonissima strada... Assolutamente consigliato.
Syomin Sample
6.0/10
Il titolo originale sarebbe "Ore ga Ojousama Gakkou ni "Shomin Sample" Toshite Gets Sareta Ken", ma, per semplicizzare le cose e rendere il tutto un po' più umanamente concepibile, accettiamo pure il titolo abbreviato: "Shomin Sample". L'anime, uscito nel 2015 e composto da dodici episodi, mostrava una trama piuttosto accattivante, che pronosticava sviluppi divertenti e interessanti. Tuttavia, dopo averne affrontato la visione, non posso che affermare come sia rimasto terribilmente deluso. La storia si fossilizza immediatamente in un condizione di immobilità e insensatezza, e anche i personaggi non riescono a catturare l'attenzione, rimanendo mere figure bidimensionali, privi di una propria psicologia.
Ma andiamo con ordine e raccontiamo l'inizio di questa avventura, ovvero quando Kimito Kagurazaka, a causa di alcuni pettegolezzi da parte della sua amica d'infanzia, viene scambiato per un ragazzo amante dei muscoli e dei corpi maschili. Proprio per questo motivo viene preso a forza e condotto in una prestigiosa scuola femminile, in cui ragazze aristocratiche ricevono un'istruzione adeguata al loro status.
Ma cosa gli servirà mai un cittadino così comune e normale? In effetti Kimito è stato "sequestrato" proprio per questa sua normalità. Un problema riscontrato dalle fanciulle ivi presenti è quello di non sapersi rapportare con il mondo circostante. Una volta uscite da scuola, si ritrovano catapultate in una dimensione completamente estranea... disperse e spaurite. Ecco allora la soluzione: portare un cittadino comune nell'istituto e fare in modo che questo istruisca le varie ragazze. Non si prevedono problemi, in quanto Kimito non prova, almeno secondo loro, alcuna attrazione per il fascino femminile.
Lasciamo perdere, per un secondo, l'insensatezza di tale incipit; questo, infatti, sarebbe potuto essere un bell'inizio, tutto sommato, per la storia. Un ragazzo creduto gay, rinchiuso in una scuola piena di belle ragazze e con la paura di essere scoperto (pena il taglio dei propri organi genitali). Insomma, si sarebbe potuto anche chiudere un occhio sul sequestro di persona, classificandolo come un elemento demenziale.
Peccato che tale vena demenziale non si mantenga nel corso della serie, se non nella rappresentazione delle varie ragazze come gallinette prive di cervello, piuttosto sessista a dire il vero. Comprendo la necessità di realizzare fanciulle estranee al mondo comune, ma vedere tutte le volte la loro sorpresa per ogni piccolo dettaglio... alquanto noioso.
I personaggi principali, seppur simpatici, non hanno la forza espressiva capace di conquistare lo spettatore. Scelgono dei ruoli prestabiliti e poi non li abbandoneranno mai, quasi avessero paura ad azzardare. Il protagonista, Kimito, è il classico personaggio da harem; imbranato col gentil sesso, per nulla approfittatore e, diciamolo pure, particolarmente svampito. E' vero che questa volta ha una buona scusa per evitare approcci sessuali, ma non credo possa essere considerata un pretesto del tutto valido.
Le uniche a salvarsi sono Miyuki Kujou, la taciturna cameriera che sembra tutta distaccata nei confronti del giovane protagonista, ma che, sotto sotto, pare nascondere un segreto; ed Eri Hanae, l'amica d'infanzia di Kimito che, chissà per quale motivo, mi è stata simpatica fin da subito... forse per il semplice fatto di essere stata lasciata indietro da sola.
La grafica non splende in maniera eccessiva, o meglio, è tutto uno sfavillio di luci e brillantini che, con il tempo, stancano e annoiano. I personaggi sono stati rappresentati in maniera fanciullesca: occhioni spropositati e visini candidi e puliti. Il tutto per creare un effetto fiabesco e un'atmosfera rilassata, come se Kimito fosse stato catapultato in un altro mondo.
Il doppiaggio è buono e anche le musiche non sono male. Peccato per la regia che, a mio avviso, non ha saputo esaltare il materiale (seppur minimo) che aveva a disposizione. Un andamento lento, fin troppo, esasperato da movimenti farraginosi e poco naturali.
Dopo aver criticato ogni cosa possibile e immaginabile di "Shomin Sample", vorrei comunque precisare che, in fin dei conti, non rappresenta tutta questa mostruosità di anime. Non mi sono annoiato in maniera eccessiva e anche il divertimento è assicurato. Una serie semplice, che va presa con molta superficialità e senza aspettative eccessive.
Il finale fa storcere un po' il naso: finalmente la storia aveva un proprio scopo, peccato per questo ritorno ridondante della demenza e dell'umorismo forzato.
Voto finale: 6 meno (ma con una manica eccessivamente larga)
Ma andiamo con ordine e raccontiamo l'inizio di questa avventura, ovvero quando Kimito Kagurazaka, a causa di alcuni pettegolezzi da parte della sua amica d'infanzia, viene scambiato per un ragazzo amante dei muscoli e dei corpi maschili. Proprio per questo motivo viene preso a forza e condotto in una prestigiosa scuola femminile, in cui ragazze aristocratiche ricevono un'istruzione adeguata al loro status.
Ma cosa gli servirà mai un cittadino così comune e normale? In effetti Kimito è stato "sequestrato" proprio per questa sua normalità. Un problema riscontrato dalle fanciulle ivi presenti è quello di non sapersi rapportare con il mondo circostante. Una volta uscite da scuola, si ritrovano catapultate in una dimensione completamente estranea... disperse e spaurite. Ecco allora la soluzione: portare un cittadino comune nell'istituto e fare in modo che questo istruisca le varie ragazze. Non si prevedono problemi, in quanto Kimito non prova, almeno secondo loro, alcuna attrazione per il fascino femminile.
Lasciamo perdere, per un secondo, l'insensatezza di tale incipit; questo, infatti, sarebbe potuto essere un bell'inizio, tutto sommato, per la storia. Un ragazzo creduto gay, rinchiuso in una scuola piena di belle ragazze e con la paura di essere scoperto (pena il taglio dei propri organi genitali). Insomma, si sarebbe potuto anche chiudere un occhio sul sequestro di persona, classificandolo come un elemento demenziale.
Peccato che tale vena demenziale non si mantenga nel corso della serie, se non nella rappresentazione delle varie ragazze come gallinette prive di cervello, piuttosto sessista a dire il vero. Comprendo la necessità di realizzare fanciulle estranee al mondo comune, ma vedere tutte le volte la loro sorpresa per ogni piccolo dettaglio... alquanto noioso.
I personaggi principali, seppur simpatici, non hanno la forza espressiva capace di conquistare lo spettatore. Scelgono dei ruoli prestabiliti e poi non li abbandoneranno mai, quasi avessero paura ad azzardare. Il protagonista, Kimito, è il classico personaggio da harem; imbranato col gentil sesso, per nulla approfittatore e, diciamolo pure, particolarmente svampito. E' vero che questa volta ha una buona scusa per evitare approcci sessuali, ma non credo possa essere considerata un pretesto del tutto valido.
Le uniche a salvarsi sono Miyuki Kujou, la taciturna cameriera che sembra tutta distaccata nei confronti del giovane protagonista, ma che, sotto sotto, pare nascondere un segreto; ed Eri Hanae, l'amica d'infanzia di Kimito che, chissà per quale motivo, mi è stata simpatica fin da subito... forse per il semplice fatto di essere stata lasciata indietro da sola.
La grafica non splende in maniera eccessiva, o meglio, è tutto uno sfavillio di luci e brillantini che, con il tempo, stancano e annoiano. I personaggi sono stati rappresentati in maniera fanciullesca: occhioni spropositati e visini candidi e puliti. Il tutto per creare un effetto fiabesco e un'atmosfera rilassata, come se Kimito fosse stato catapultato in un altro mondo.
Il doppiaggio è buono e anche le musiche non sono male. Peccato per la regia che, a mio avviso, non ha saputo esaltare il materiale (seppur minimo) che aveva a disposizione. Un andamento lento, fin troppo, esasperato da movimenti farraginosi e poco naturali.
Dopo aver criticato ogni cosa possibile e immaginabile di "Shomin Sample", vorrei comunque precisare che, in fin dei conti, non rappresenta tutta questa mostruosità di anime. Non mi sono annoiato in maniera eccessiva e anche il divertimento è assicurato. Una serie semplice, che va presa con molta superficialità e senza aspettative eccessive.
Il finale fa storcere un po' il naso: finalmente la storia aveva un proprio scopo, peccato per questo ritorno ridondante della demenza e dell'umorismo forzato.
Voto finale: 6 meno (ma con una manica eccessivamente larga)
Ovviamente non ho intenzione di imparare il giapponese e spesso ci passo sopra alla pesantezza e ripetitività della maggior parte dei dialoghi delle commedie scolastiche. Secondo me il grande pregio degli anime doppiati è il fatto che rendono più sostenibili gran parte dei dialoghi.
Per dire, qualcuno di voi s'è l'è visto golden time? Bene, ci stanno alcuni sproloqui del protagonista, di nome tada banri, dove ad un certo punto si riferisce al se stesso del passato/presente/futuro in terza persona tipo 8000 volte. Una cosa tipo: "Il tada banri del passato è innamorato di tizia, ma il tada banri del presente ama caio, cosa succederà quando il tada banri del passato in futuro ritornerà? allora il tada banri del presente scomparirà..." E via così per intere puntate. Una cosa insostenibile. Ora ho tirato fuori questo esempio perché ne ho un ricordo più limpido di yahari e perché spero vi abbia fatto sorridere
Almeno in golden time si fidanzano. Non fanno mille giri di parole per non arrivare mai al punto.
Bravo, e noi siamo qui a dare il nostro diverso parere. Altrimenti disattivavano i commenti e ci facevano leggere le recensioni senza possibilità di replica.
Io di dialoghi di Yahari non li ho mai trovati particolarmente noiosi. Golden Time non l'ho visto, ma la scena che hai descritto mi sembra molto diversa da quelle che si trovano normalmente in Yahari. L'unico episodio che ho trovato pesante è stato quello in cui c'è l'aspirante scrittore con la chuunibyou (o come si scrive). Lui sì che è fastidioso
Comunque non ho ben capito perché parlare dei sottotitoli. Io credo che chiunque apprezzi i dialoghi di Yahari si concentri sul concetto che viene espresso, che ovviamente può essere condiviso o meno, ma di certo non sulla sintassi o sulla lingua. Nessuno si aspetta la concinnitas ciceroniana dalla traduzione di un anime...
Comunque la bellezza dei dialoghi di Yahari sta nel concetto che i protagonisti esprimono, ovvero il loro modo di comportarsi e di vivere, e non su particolari costruzioni linguistiche o sintattiche...de gustibus
Non parlo di sintassi. Alcuni dialoghi sono troppo costruiti e artificiosi. Non me la prendo con chi fa i sottotitoli. Probabilmente si limitano a riportare fedelmente il senso delle frasi. Come anche è giusto che sia da chi lo fa gratis e per hobby personale. Nella traduzione e doppiaggio c'è un lavoro di adattamento che serve anche a rendere più fruibile i dialoghi tra i personaggi nella nostra lingua.
Per riprendere l'esempio che ho fatto, magari in Giappone è normale che una persona si riferisca a se stessa in terza persona e usando nome e cognome. Nel momento che lo riporti in italiano invece fa un pò ridere.
Questo ora è un piccolo esempio banale, non è che stavo criticando golden time per questo.
Nel caso specifico di yahari, visto che la storia si basa tutto su lunghi dialoghi tra i protagonisti, ecco, la mancanza di un buon adattamento si sente.
Un altro piccolo appunto, se guardo anime e non leggo romanzi è perché io le cose le voglio vedere, non sentirle dire. Un anime deve riuscire a comunicare con le immagini più che con le parole. Visti poi tutti i problemi di comunicazione quando passi da una lingua e una cultura ad un'altra molto distanti. Ma questo purtroppo è un difettuccio comune a tutti gli anime scolastici tratti da light novel. Non mi sorprende che qui in Italia ne arrivino pochi.
Poi basta, ci sarebbe da fare Flame per pagine e pagine ed io non ne ho voglia, dico solo però che anche per alcuni anime doppiati in italiano sono stati usati i dialoghi americani e non quelli giapponesi (non faccio i nomi), quindi è sbagliata anche l'affermazione che è stata fatta dall'utente Toshi92, inoltre concludo dicendo che molti fansub si sono avvalsi dell'aiuto di J-Checker ossia persone che sanno la lingua giapponese perchè la studiano, alcuni da diversi anni ormai!
Bye bye xD
Hachiman, disilluso e cinico, è sicuramente un personaggio che si distingue dalla massa.
Sei serio? Sono due commedie scolastiche.
Io sono sempre serio! Anche se sono dello stesso genere, sono completamete diverse in quanto una si riferisce alla vita scolastica del protagonista e dei suoi amici, l'altra invece si riferisce alla vita sentimentale di uno studente universitario... come diavolo fanno ad essere uguali? Avanti... illuminami!
non so se sia un bene o un male. da una parte direi che per le castronate che vengono sparate potrebbero anche togliere le recensioni che farebbero solo bene, visto che tanto il più delle volte sono spoiler gratis o stupidate prive di senso. così come molti commenti. dall' altra però lasciare che la gente dica la sua senza offendere, non avviene quasi mai, o repilcare, senza offendere e nemmeno qua avviene quasi mai, è segno di civiltà e un invito giusto a scambiarsi idee o opinioni... anche se il più delle volte sono stupidate o offese a seconda o tutt' e due...
per non contare lo spoiler della recensione su shomin sample... vabbè... su yahari poi dopo che qualche tempo fa è volata una "recensione" contraria... ora una buona... decidetevi...
Presente. Golden Time mi è piaciuto così tanto che ad un certo punto l'ho rinominato in "Sempre Peggio".
E Tada Banri mi ispirò così tanto che creai quest'immagine su di lui: http://i.imgur.com/357rIsG.jpg
Una parla della vita scolastica del protagonista e dei suoi amici e l'altra pure. Dai solo perché in una il protagonista si fidanza e nell'altra gira intorno alla cosa non significa che c'è tutta sta differenza.
Comunque la discussione è nata da piccoli esempi che ho fatto su golden time. Non ho fatti sti paragoni pesanti tra le serie. Se vuoi il mio parere entrambi non mi sono dispiaciuti ma entrambi hanno parecchie puntate noiose. Non è comunque mio interesse fare una disanima su chi è più o meno bello tra i due.
si certo come no... nel paese di bengodi forse.
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.