Da ferventi appassionati del Giappone qual molti di noi si proclamano, sarà certamente capitata a più di qualcuno la tendenza a curiosare nei dettagli di tante serie manga ed anime, osservando come quest'ultime spesso lascino intravedere molto della cultura e della società nipponica sullo sfondo. Poco importa che in certi casi gli adattamenti e i doppiaggi in lingua italiana ci abbiano condotto su false piste, proponendoci ad esempio delle 'frittate' al posto degli okonomiyaki, nella celeberrima serie Kiss me Licia; la "giapponesità", infatti, si percepisce in ogni caso con forza e con schiettezza.
A maggior ragione quest'espressione oltremodo intensa della cultura giapponese spicca da una serie animata come Super GALS! Tre ragazze alla moda, andato in onda su Rai Due nel 2003 per una durata parziale di 26 episodi sui 52 complessivi.
L'anime è tratto dallo shōjo manga Gals! di Mihona Fujii e ispirato alla sotto-cultura urbana popolare delle "gal", o "gyaru", nell'ambito dei quartieri più trendy di Tokyo, di cui esprime dunque i costumi, il linguaggio e le specifiche ritualità.
Le "Gal" o kogal o gyaru per l'appunto, dalla translitterazione del termine inglese 'girl', sono adolescenti che adottano capigliature decolorate, abbigliamento acceso, accessori alla moda e una pelle del viso talora forzatamente scurita. Si tratta dunque quasi di un distinto marchio di fabbrica che queste ragazze intendono far valere, e che in una storia come quella di Super Gals! diventa interamente protagonista di un modo di essere, di fare e di porsi nella vita.
L'anime racconta le vicende di Ran Kotobuki, "la gal più grande del mondo", determinata a vivere secondo questo stile lungo la sua intera esistenza a dispetto della provenienza da una famiglia di poliziotti 'incalliti', da cui tuttavia ha ereditato un forte senso di giustizia.
Nell'ambito di una serie esuberante dai colori frizzanti ed accesi, emergeva così in Italia -e probabilmente per la prima volta- uno spaccato quasi sociologico sulle culture giovanili giapponesi, a tratti piuttosto sottile ed acuto.
Da un lato vediamo infatti la protagonista cavalcare la celeberrima statua di Hachiko presso la stazione di Shibuya, mentre dall'altro la cara amica Miyu è una teppista di fama che maschera una fragilità di fondo; la terza protagonista è la compagna di scuola Aya che si da' alla controversa pratica dell'enjo-kōsai. Si tratta di un fenomeno sociale che vede le giovanissime frequentare uomini adulti in cambio di cospicue somme di denaro o regalie, ed accompagnarli così ad appuntamenti che possono prevedere solo visite a karaoke, bar o ristoranti, o includere anche rapporti sessuali in determinati casi.
Non sono ragazze ordinarie, quelle di Super Gals!, bensì figure che rimangono impresse allo spettatore in misura non indifferente, e sembra quasi sconvolgente che l'anime sia stato trasmesso 'addirittura' sulle reti nazionali in orario non notturno.
In effetti, come sopra accennato, l'anime di Studio Pierrot andato in onda tra l'1 aprile 2001 e il 31 marzo 2002 su TV Tokyo non è pervenuto in Italia per intero, bensì soltanto per metà con 26 episodi; vi è la presenza di un ventisettesimo doppiato sempre per la cura di Dynamic Italia, eppure mai trasmesso né raccolto in VHS né DVD. La prima proiezione risale al luglio 2003 su Rai Due senza alcuna censura, interrotta tuttavia dopo soli sei episodi per la presenza di "termini non adatti alla fascia protetta".
A due anni di distanza la serie viene riproposta con un nuovo doppiaggio censurato, il quale maschera sia determinati termini specifici come quello delle 'ganguro', definite semplicemente 'ragazze abbronzate', sia i dialoghi relativi a pratiche come il sopra-citato enjo kōsai, fatto passare per una semplice mania per lo shopping sfrenato.
In seguito, la serie con doppiaggio originale è stata resa disponibile attraverso i DVD e le VHS pubblicate da Dynamic Italia, oltre che sul sito VVVVID.
Oltre all'anime, fra i mesi di febbraio 2003 e settembre 2004 Dynamic Italia ha pubblicato anche il manga originale composto di dieci volumetti, in questo caso senza alcun tipo di censura. Rimane invece ad oggi inedito nel nostro Paese il sequel cartaceo che Mihona Fujii ha avviato nel 2019, serializzato sulla app Manga Mee di Shueisha, e che riprende le vicende a partire proprio da dove si era conclusa la serie principale.
In patria il titolo ha anche ispirato un cameo crossover manga con la longeva serie KochiKame dal titolo Kochira Katsushika-ku Kameari Kōen-mae Hashutsujo, e ben tre videogiochi creati per Konami.
La cura che la serie animata presenta è ben visibile attraverso la cura delle animazioni, la pienezza dei personaggi e la brillantezza del colore; la regia è del compianto Tsuneo Kobayashi, già conosciuto per opere quali La Maschera di Vetro o Victorian Romance Emma - (Emma, una storia romantica).
Anche sul fronte del doppiaggio va menzionato il ruolo di Megumi Toyoguchi che presta la voce a Ran Kotobuki in originale: suoi i ruoli di Winry Rockbell nella prima serie di Fullmetal Alchemist, Hikari in Pokémon e Cure Beat in Suite Precure. Il doppiaggio italiano è di tutto rispetto, con Cinzia de Carolis alla direzione di voci del calibro di Ilaria Latini, Letizia Scifoni, Francesca Manicone, Simone d'Andrea, Davide Perino e Domitilla d'Amico, per citarne solo alcuni.
Pregevolissima inoltre la scelta di tradurre nella lingua italiana alcuni modi di dire e verbi modificati a slang giovanile urbano che caratterizzano appieno la serie e ne contestualizzano immediatamente l'atmosfera, come ad esempio le voci dei verbi 'supersonnellare' o 'pedinseguire.'
Sul fronte musicale, le sigle originali "A☆i☆tsu" ('Quello') di dicot e "Dakishimetai" ('Voglio abbracciarti') di Jungle Smile sono state sostituite da un'unica, vivace sigla italiana interpretata dai Raggi Fotonici con testo di Fabrizio Mazzotta e Mirko Fabbreschi: la melodia di "Super GALS!" riprende il medesimo arrangiamento della sigla iniziale giapponese, e può vantare quindi la cura di uno dei gruppi musicali italiani maggiormente specializzati in colonne sonore e sigle di cartoni animati.
La "cartoon band" è attiva da oltre vent'anni, la più longeva nella storia delle sigle TV italiane partendo da titoli come Super Doll Rika-chan per Rai Due alla colonna sonora per le pellicole dedicati a grandi classici come Vicky il vichingo del 2009, L'ape Maia - Il film del 2014, sino al lungometraggio 'in stile Ghibli' In questo angolo di mondo del 2017.
Super GALS! Tre ragazze alla moda è dunque molto più di una serie apparentemente frivola e leggera, che oltre ad ipnotizzare lo spettatore con la Para Para Dance dagli echi Eurobeat, sa essere piacevole e curiosa sia esteticamente parlando che a livello dei gradevoli spunti offerti su tematiche sociali moderne.
Che ad attirare la vostra attenzione sia l'iperattività del brulicante quartiere di Shibuya, ottimo doppiaggio sia italico che nipponico, il mirabile colore applicato dallo Studio Pierrot o una molto più semplice curiosità sulle adolescenti alla moda del Paese del Sol Levante, Super Gals! sa essere in tal senso un affresco sentito e pulito sulle gal e sul loro coloratissimo e vivace mondo.
Una serie cui guardare con occhi attenti, e magari riscoprire.
A maggior ragione quest'espressione oltremodo intensa della cultura giapponese spicca da una serie animata come Super GALS! Tre ragazze alla moda, andato in onda su Rai Due nel 2003 per una durata parziale di 26 episodi sui 52 complessivi.
L'anime è tratto dallo shōjo manga Gals! di Mihona Fujii e ispirato alla sotto-cultura urbana popolare delle "gal", o "gyaru", nell'ambito dei quartieri più trendy di Tokyo, di cui esprime dunque i costumi, il linguaggio e le specifiche ritualità.
Le "Gal" o kogal o gyaru per l'appunto, dalla translitterazione del termine inglese 'girl', sono adolescenti che adottano capigliature decolorate, abbigliamento acceso, accessori alla moda e una pelle del viso talora forzatamente scurita. Si tratta dunque quasi di un distinto marchio di fabbrica che queste ragazze intendono far valere, e che in una storia come quella di Super Gals! diventa interamente protagonista di un modo di essere, di fare e di porsi nella vita.
L'anime racconta le vicende di Ran Kotobuki, "la gal più grande del mondo", determinata a vivere secondo questo stile lungo la sua intera esistenza a dispetto della provenienza da una famiglia di poliziotti 'incalliti', da cui tuttavia ha ereditato un forte senso di giustizia.
Nell'ambito di una serie esuberante dai colori frizzanti ed accesi, emergeva così in Italia -e probabilmente per la prima volta- uno spaccato quasi sociologico sulle culture giovanili giapponesi, a tratti piuttosto sottile ed acuto.
Da un lato vediamo infatti la protagonista cavalcare la celeberrima statua di Hachiko presso la stazione di Shibuya, mentre dall'altro la cara amica Miyu è una teppista di fama che maschera una fragilità di fondo; la terza protagonista è la compagna di scuola Aya che si da' alla controversa pratica dell'enjo-kōsai. Si tratta di un fenomeno sociale che vede le giovanissime frequentare uomini adulti in cambio di cospicue somme di denaro o regalie, ed accompagnarli così ad appuntamenti che possono prevedere solo visite a karaoke, bar o ristoranti, o includere anche rapporti sessuali in determinati casi.
Non sono ragazze ordinarie, quelle di Super Gals!, bensì figure che rimangono impresse allo spettatore in misura non indifferente, e sembra quasi sconvolgente che l'anime sia stato trasmesso 'addirittura' sulle reti nazionali in orario non notturno.
In effetti, come sopra accennato, l'anime di Studio Pierrot andato in onda tra l'1 aprile 2001 e il 31 marzo 2002 su TV Tokyo non è pervenuto in Italia per intero, bensì soltanto per metà con 26 episodi; vi è la presenza di un ventisettesimo doppiato sempre per la cura di Dynamic Italia, eppure mai trasmesso né raccolto in VHS né DVD. La prima proiezione risale al luglio 2003 su Rai Due senza alcuna censura, interrotta tuttavia dopo soli sei episodi per la presenza di "termini non adatti alla fascia protetta".
A due anni di distanza la serie viene riproposta con un nuovo doppiaggio censurato, il quale maschera sia determinati termini specifici come quello delle 'ganguro', definite semplicemente 'ragazze abbronzate', sia i dialoghi relativi a pratiche come il sopra-citato enjo kōsai, fatto passare per una semplice mania per lo shopping sfrenato.
In seguito, la serie con doppiaggio originale è stata resa disponibile attraverso i DVD e le VHS pubblicate da Dynamic Italia, oltre che sul sito VVVVID.
Oltre all'anime, fra i mesi di febbraio 2003 e settembre 2004 Dynamic Italia ha pubblicato anche il manga originale composto di dieci volumetti, in questo caso senza alcun tipo di censura. Rimane invece ad oggi inedito nel nostro Paese il sequel cartaceo che Mihona Fujii ha avviato nel 2019, serializzato sulla app Manga Mee di Shueisha, e che riprende le vicende a partire proprio da dove si era conclusa la serie principale.
In patria il titolo ha anche ispirato un cameo crossover manga con la longeva serie KochiKame dal titolo Kochira Katsushika-ku Kameari Kōen-mae Hashutsujo, e ben tre videogiochi creati per Konami.
La cura che la serie animata presenta è ben visibile attraverso la cura delle animazioni, la pienezza dei personaggi e la brillantezza del colore; la regia è del compianto Tsuneo Kobayashi, già conosciuto per opere quali La Maschera di Vetro o Victorian Romance Emma - (Emma, una storia romantica).
Anche sul fronte del doppiaggio va menzionato il ruolo di Megumi Toyoguchi che presta la voce a Ran Kotobuki in originale: suoi i ruoli di Winry Rockbell nella prima serie di Fullmetal Alchemist, Hikari in Pokémon e Cure Beat in Suite Precure. Il doppiaggio italiano è di tutto rispetto, con Cinzia de Carolis alla direzione di voci del calibro di Ilaria Latini, Letizia Scifoni, Francesca Manicone, Simone d'Andrea, Davide Perino e Domitilla d'Amico, per citarne solo alcuni.
Pregevolissima inoltre la scelta di tradurre nella lingua italiana alcuni modi di dire e verbi modificati a slang giovanile urbano che caratterizzano appieno la serie e ne contestualizzano immediatamente l'atmosfera, come ad esempio le voci dei verbi 'supersonnellare' o 'pedinseguire.'
Sul fronte musicale, le sigle originali "A☆i☆tsu" ('Quello') di dicot e "Dakishimetai" ('Voglio abbracciarti') di Jungle Smile sono state sostituite da un'unica, vivace sigla italiana interpretata dai Raggi Fotonici con testo di Fabrizio Mazzotta e Mirko Fabbreschi: la melodia di "Super GALS!" riprende il medesimo arrangiamento della sigla iniziale giapponese, e può vantare quindi la cura di uno dei gruppi musicali italiani maggiormente specializzati in colonne sonore e sigle di cartoni animati.
La "cartoon band" è attiva da oltre vent'anni, la più longeva nella storia delle sigle TV italiane partendo da titoli come Super Doll Rika-chan per Rai Due alla colonna sonora per le pellicole dedicati a grandi classici come Vicky il vichingo del 2009, L'ape Maia - Il film del 2014, sino al lungometraggio 'in stile Ghibli' In questo angolo di mondo del 2017.
"Super GALS!" - Sigla completa
Super GALS! Tre ragazze alla moda è dunque molto più di una serie apparentemente frivola e leggera, che oltre ad ipnotizzare lo spettatore con la Para Para Dance dagli echi Eurobeat, sa essere piacevole e curiosa sia esteticamente parlando che a livello dei gradevoli spunti offerti su tematiche sociali moderne.
Che ad attirare la vostra attenzione sia l'iperattività del brulicante quartiere di Shibuya, ottimo doppiaggio sia italico che nipponico, il mirabile colore applicato dallo Studio Pierrot o una molto più semplice curiosità sulle adolescenti alla moda del Paese del Sol Levante, Super Gals! sa essere in tal senso un affresco sentito e pulito sulle gal e sul loro coloratissimo e vivace mondo.
Una serie cui guardare con occhi attenti, e magari riscoprire.
Spero che la Dynit porti il nuovo manga e ristampi il manga originale.
Vorrei riuscire a recuperare la serie inedita, mi spiace che l'anime sia rimasto monco in Italia.
E' una serie fuori di testa, che immagino avrà fatto penare tantissimo traduttori e adattatori, ma che in realtà non era granché adatta al pubblico occidentale, dato il suo stretto legame con le sottoculture giovanili del Giappone anni novanta, con un sacco di cose che vanno spiegate al pubblico dei bambini occidentali oppure cambiate con qualcosa di più fruibile (come poi è stato fatto, di fatto ammazzando la serie), data la presenza di uno slang tutto suo da reinventare da zero in italiano. Personalmente ne ho amato la grafica tipicamente da shoujo anni novanta con occhioni luminosi, bocche a triangolo e colori sparaflashatissimi, ne ho amato la colonna sonora eurobeat e la sigla tanto bella quanto assolutamente impossibile da cantare al karaoke (ci ho provato, fallendo miseramente ). Ho amato la protagonista fuori di testa ma con uno spiccato senso di giustizia tutto suo (e in questo non stupisce il crossover con Kochikame), che se ne fregava dei fighetti di turno (al contrario di Aya e della sua lagnosissima storia d'amore con l'insopportabile fighetto Otohata) e aveva come fidanzato Tatsukichi che era più fuori di lei, e ho amato come dietro la patina di occhioni, sbrillucchichii, umorismo e vestiti alla moda si trattassero anche temi seri come il bullismo, l'autolesionismo, i rapporti genitori-figli e i problemi della scuola e della società giapponese. Da questo punto di vista, si è rivelato essere il perfetto contraltare al femminile di GTO, pubblicato nello stesso periodo sempre da Dynit, e uno primi specchi verso la società giapponese degli anni novanta in tutte le sue assurde sottoculture.
E' una serie che sarebbe sicuramente da riscoprire oggi che ho (e in generale tutti abbiamo) una visione più chiara di quello che è il Giappone, la sua lingua, la sua cultura, la sua società, la sua capitale con le sue millemila follie. Ho passato mesi a lavorare a Shibuya e perciò vedere/fotografare Hachiko e i suoi assurdi travestimenti (una volta lo conciavano da pompiere, una volta da giocatore di rugby, una volta da Babbo Natale, una volta aveva la fascetta elettorale al collo, una volta un gatto dormiva ai suoi piedi...) tutti i giorni, perciò mi chiedo che effetto mi farebbe rivedere Gals, magari interamente e in lingua originale, ora che ho questa consapevolezza. Magari un giorno ci proverò.
Le ganguro sono sempre gals, solo abbronzate, ecco perché erano presenti.
E niente, ti quoto tutto (tranne la parte del "ho lavorato a Shibuya", di quello purtroppo non posso quotarti, sigh), che ti devo dire XD?
Ovviamente visto che stavo con mio fratello (due maschi) tutte ci guardavano e sorridevano, ma chi se ne frega.
Nell'estate 2007 comprai l'intero manga e tutt'ora rimane uno dei miei preferiti. L'anime in Italia non è concluso ma la versione giapponese ha una storia diversa dal cartaceo e sinceramente non ho mai avuto molta voglia di recuperarlo.
Gli anime Dynamic italia raramente sono finiti integrali su raidue, giusto i primi episodi di Strange Dawn e la prima trasmissione de Il cammino dell'eroe
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Serie davvero carina e spumeggiante, mi piaceva molto e infatti mi buttai sul manga che ho riletto in tempi recenti.
Ran oltre alla simpatia è provvista di un innato carisma, l'unica cosa che potrei contestarle è il trattamento spesso crudele riservato a Numero 2 e pure a Tatsukichi!
D'accordo con Kotaro sulla storia d'amore lagnosissima di Aya, anche se per me più che la storia è Aya a essere lagnosa
Però la coppia meglio assortita era formata dai detective delle medie e se ben ricordo avevano il loro "stacchetto musicale" quando arrivavano.
Chi la pace di Shibuya difenderà?
Noi detective delle medie!!!"
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