Le bizzarre avventure di JoJo OAV (1993)
Questi OAV risalgono al 1993 e io li considero un vero e proprio capolavoro, sono la trasposizione cinematografica animata della fine della terza serie di "JoJo".
La storia ci introduce al rito atzeco, con la maschera di pietra, ovvero l'inizio di "Phantom Blood", per poi collegarlo alla terza serie che vede subito Jotaro & Co. in Egitto (quindi alle prese con le nove divinità egizie del manga), introducendo Iggy, un boston terrier che diventerà alleato dei nostri eroi, portatore dello stand The Fool.
Nella trasposizione degli OAV le divinità trasposte sono solo due su nove, ma sono trasposte magistralmente a mio avviso, sia per il chara di Junichi Hayama ("Hokuto no Ken") che per l'atmosfera ipnotica e un'animazione veramente eccelsa che trasuda di Shonen Jump anni '90, grazie alla regia di Hiroyuki Kitakubo, per più tocchi di classe, come i disegni di base, la coreografia e gli storyboard di Satoshi Kon nel cast, e gli effetti della Skywalker di George Lucas, insieme alle ottime musiche dell'italiano Marco D'Ambrosio.
Questi OAV Araki li ha richiesti per "emozionare un pubblico generico", infatti ci sono delle belle rielaborazioni, per esempio - piccolo spoiler - nessun rullo compressore ma un camion cisterna che esplode, molto più cinematografico!
Anche se gli OAV sono pensati per incuriosire un pubblico generico, per poi magari recuperare il manga, come ha affermato Hayama sensei stesso, alla fine hanno creato un prodotto per i fanatici del manga e, per me, sono superiori al manga nel character design e vantano un animazione eccellente.
Note dolenti: un errore grossolano nel trucco del second deal di D'Arby nel suo OAV, che è praticamente stato fatto al contrario; la rielaborazione del manga, dove, in alcuni casi come nell'OAV di Vanilla Ice, hanno dovuto tagliare e riadattare cambiando alcune situazioni - tuttavia alcune cose per me sono migliori nell'OAV; terzo punto è il calo/cambio di chara evidente negli ultimi tre OAV.
Io mi sono sempre chiesto perché Araki abbia deciso di adattare gli OAV di "JoJo" partendo dall'arrivo dei Crusaders in Egitto e soprattutto dalla terza serie, forse per il successo riscontrato all'epoca da quest'ultimo, ma, se fosse partito da "Phantom Blood", a quest'ora avremmo tutta la serie di "JoJo" in versione OAV.
Comunque, questi OAV li guardo e li riguardo e non mi stancano mai, il voto è 9,5!
La storia ci introduce al rito atzeco, con la maschera di pietra, ovvero l'inizio di "Phantom Blood", per poi collegarlo alla terza serie che vede subito Jotaro & Co. in Egitto (quindi alle prese con le nove divinità egizie del manga), introducendo Iggy, un boston terrier che diventerà alleato dei nostri eroi, portatore dello stand The Fool.
Nella trasposizione degli OAV le divinità trasposte sono solo due su nove, ma sono trasposte magistralmente a mio avviso, sia per il chara di Junichi Hayama ("Hokuto no Ken") che per l'atmosfera ipnotica e un'animazione veramente eccelsa che trasuda di Shonen Jump anni '90, grazie alla regia di Hiroyuki Kitakubo, per più tocchi di classe, come i disegni di base, la coreografia e gli storyboard di Satoshi Kon nel cast, e gli effetti della Skywalker di George Lucas, insieme alle ottime musiche dell'italiano Marco D'Ambrosio.
Questi OAV Araki li ha richiesti per "emozionare un pubblico generico", infatti ci sono delle belle rielaborazioni, per esempio - piccolo spoiler - nessun rullo compressore ma un camion cisterna che esplode, molto più cinematografico!
Anche se gli OAV sono pensati per incuriosire un pubblico generico, per poi magari recuperare il manga, come ha affermato Hayama sensei stesso, alla fine hanno creato un prodotto per i fanatici del manga e, per me, sono superiori al manga nel character design e vantano un animazione eccellente.
Note dolenti: un errore grossolano nel trucco del second deal di D'Arby nel suo OAV, che è praticamente stato fatto al contrario; la rielaborazione del manga, dove, in alcuni casi come nell'OAV di Vanilla Ice, hanno dovuto tagliare e riadattare cambiando alcune situazioni - tuttavia alcune cose per me sono migliori nell'OAV; terzo punto è il calo/cambio di chara evidente negli ultimi tre OAV.
Io mi sono sempre chiesto perché Araki abbia deciso di adattare gli OAV di "JoJo" partendo dall'arrivo dei Crusaders in Egitto e soprattutto dalla terza serie, forse per il successo riscontrato all'epoca da quest'ultimo, ma, se fosse partito da "Phantom Blood", a quest'ora avremmo tutta la serie di "JoJo" in versione OAV.
Comunque, questi OAV li guardo e li riguardo e non mi stancano mai, il voto è 9,5!
Questa serie OAV del 1993, basata sulla parte finale di "Stardust Crusaders", mi è piaciuta parecchio sotto tutti gli aspetti. Premettiamo una cosa: questa serie è consigliata solo a chi ha letto il manga oppure abbia almeno visto la serie OAV "Le Bizzarre Avventure di JoJo - Prequel" del 2000 che, con altri sette episodi, tenta di spiegare qualcosa di più su quello che succede in precedenza.
Si potrebbe stare a parlare di tutti gli aspetti positivi, dalla qualità ottima del disegno alle musiche, dalla caratterizzazione eccellente dei personaggi alla qualità della storia. Ma ci sarebbe troppo da parlare. Quindi parlerò dell'aspetto negativo di questa serie. Il problema è la gestione: la storia parte in un punto imprecisato dell'Egitto con i nostri cinque protagonisti che aspettano un "rinforzo", per il resto non sappiamo nulla di loro. Per assurdo, il primo personaggio che viene "approfondito" nella serie è appunto il sesto ed ultimo che arriva, Iggy the Fool. Per quanto riguarda il resto, i combattimenti mi sono piaciuti tutti: N'Dour e il suo stand d'acqua, Daniel J. D'Arby e la partita di poker, e la battaglia finale contro Vanilla Ice e Dio sono veramente fatte bene. Ma resta il fatto che per far star tutto questo in sei episodi si finisce per tagliare una quantità incredibile di storia e personaggi, rovinando cosi il tutto.
Non c'è molto altro da dire (senza finire per parlare della storia, cosa che non amo fare) tranne un'ultima considerazione: con un migliore impegno, e per impegno intendo che ci doveva essere la voglia per fare una serie più lunga, gli autori avrebbero potuto sfornare un capolavoro. Invece ci troviamo ad avere un prodotto con una potenzialità grandiosa ma inespressa.
Io sto aspettando impaziente il nuovo adattamento, che uscirà e che, purtroppo, molto probabilmente perderà alcune scene abbastanza violente, però ci guadagnerà sotto il punto di vista narrativo.
Tirando le somme, un otto è più che meritato anche se si poteva, e si doveva, fare molto di più per una serie tratta da uno dei capolavori del genere Shounen.
Si potrebbe stare a parlare di tutti gli aspetti positivi, dalla qualità ottima del disegno alle musiche, dalla caratterizzazione eccellente dei personaggi alla qualità della storia. Ma ci sarebbe troppo da parlare. Quindi parlerò dell'aspetto negativo di questa serie. Il problema è la gestione: la storia parte in un punto imprecisato dell'Egitto con i nostri cinque protagonisti che aspettano un "rinforzo", per il resto non sappiamo nulla di loro. Per assurdo, il primo personaggio che viene "approfondito" nella serie è appunto il sesto ed ultimo che arriva, Iggy the Fool. Per quanto riguarda il resto, i combattimenti mi sono piaciuti tutti: N'Dour e il suo stand d'acqua, Daniel J. D'Arby e la partita di poker, e la battaglia finale contro Vanilla Ice e Dio sono veramente fatte bene. Ma resta il fatto che per far star tutto questo in sei episodi si finisce per tagliare una quantità incredibile di storia e personaggi, rovinando cosi il tutto.
Non c'è molto altro da dire (senza finire per parlare della storia, cosa che non amo fare) tranne un'ultima considerazione: con un migliore impegno, e per impegno intendo che ci doveva essere la voglia per fare una serie più lunga, gli autori avrebbero potuto sfornare un capolavoro. Invece ci troviamo ad avere un prodotto con una potenzialità grandiosa ma inespressa.
Io sto aspettando impaziente il nuovo adattamento, che uscirà e che, purtroppo, molto probabilmente perderà alcune scene abbastanza violente, però ci guadagnerà sotto il punto di vista narrativo.
Tirando le somme, un otto è più che meritato anche se si poteva, e si doveva, fare molto di più per una serie tratta da uno dei capolavori del genere Shounen.
Grazie a una petizione firmata dai numerosi fan del famosissimo manga di Hirohiko Araki abbiamo potuto gustarci questa serie anche nella nostra Italia e, per questo, dobbiamo ringraziare Yamato Video per aver corrisposto al bisogno del pubblico.
Questa seconda parte della storia definita "sequel" è stata realizzata nel lontano 1993 e ripercorre la fine del viaggio del nostro gruppo che si scontra con il malvagio e mitico Dio Brando.
Questo "sequel" riesce a essere leggermente migliore del "prequel" per via della presenza di personaggi maggiormente carismatici e per gli scontri più emozionanti e avvincenti, tra cui spicca lo scontro finale, il quale risulta davvero stupendo e spettacolare.
Comunque il difetto resta tale e quale a quello degli altri 7 OAV, infatti, si è troppo sintetizzata la storia rispetto al manga, escludendo così personaggi e situazioni davvero ben realizzati dal geniale Araki. Ma se "Stardust Crusaders" tendeva a essere dispersivo per via dei numerosi volumi - a mio avviso troppi - questa serie OAV riesce a essere più concentrata e potrà essere apprezzata senza riserve dai non lettori del manga. Inoltre, personalmente, lo scontro finale mi ha entusiasmato e appassionato più in questa versione animata che nel manga, ma ovviamente sono gusti personali.
Per quanto riguarda il lato tecnico, la qualità di questi OAV è superiore alla media degli anime di metà anni '90; questo grazie a una coproduzione nipponico-americana che ha coinvolto addirittura lo Skywalker Sound Studio di G. Lucas per il missaggio del suono; possiamo vantare anche una soundtrack italiana, a opera di Marco D'Ambrosio.
Invece, per quanto riguarda l'adattamento italiano, la Yamato Video è da elogiare su ogni fronte. Il doppiaggio scelto è insuperabile e non ha nulla da invidiare al doppiaggio giapponese, anzi lo trovo superiore. Nomi come Ivo De Palma, Claudio Moneta, Gianluca Iacono e altri ancora non si trovano in giro tutti i giorni, eppure questo eccezionale cast è stato radunato tutto per noi. A parte questo, anche l'adattamento generale è rimasto fedele all'originale, cosa che apprezzo molto.
Per concludere, consiglio la visione di quest'anime, che è unico, molto originale e coinvolgente, seppure storpiato per via di molti tagli rispetto al manga, ma prima è necessaria la visione del "prequel", che consiglio.
Preparatevi ad atmosfere horror-splatter e a scontri strategici mozza-fiato!
Il voto finale che do è un bel 8 e se non avessi letto il manga avrei dato di più - lo stesso vale per il "prequel" -, ma nonostante tutto resta un'emozionante serie da vedere, rivedere e gustarsi ogni volta che se ne sente il bisogno.
Questa seconda parte della storia definita "sequel" è stata realizzata nel lontano 1993 e ripercorre la fine del viaggio del nostro gruppo che si scontra con il malvagio e mitico Dio Brando.
Questo "sequel" riesce a essere leggermente migliore del "prequel" per via della presenza di personaggi maggiormente carismatici e per gli scontri più emozionanti e avvincenti, tra cui spicca lo scontro finale, il quale risulta davvero stupendo e spettacolare.
Comunque il difetto resta tale e quale a quello degli altri 7 OAV, infatti, si è troppo sintetizzata la storia rispetto al manga, escludendo così personaggi e situazioni davvero ben realizzati dal geniale Araki. Ma se "Stardust Crusaders" tendeva a essere dispersivo per via dei numerosi volumi - a mio avviso troppi - questa serie OAV riesce a essere più concentrata e potrà essere apprezzata senza riserve dai non lettori del manga. Inoltre, personalmente, lo scontro finale mi ha entusiasmato e appassionato più in questa versione animata che nel manga, ma ovviamente sono gusti personali.
Per quanto riguarda il lato tecnico, la qualità di questi OAV è superiore alla media degli anime di metà anni '90; questo grazie a una coproduzione nipponico-americana che ha coinvolto addirittura lo Skywalker Sound Studio di G. Lucas per il missaggio del suono; possiamo vantare anche una soundtrack italiana, a opera di Marco D'Ambrosio.
Invece, per quanto riguarda l'adattamento italiano, la Yamato Video è da elogiare su ogni fronte. Il doppiaggio scelto è insuperabile e non ha nulla da invidiare al doppiaggio giapponese, anzi lo trovo superiore. Nomi come Ivo De Palma, Claudio Moneta, Gianluca Iacono e altri ancora non si trovano in giro tutti i giorni, eppure questo eccezionale cast è stato radunato tutto per noi. A parte questo, anche l'adattamento generale è rimasto fedele all'originale, cosa che apprezzo molto.
Per concludere, consiglio la visione di quest'anime, che è unico, molto originale e coinvolgente, seppure storpiato per via di molti tagli rispetto al manga, ma prima è necessaria la visione del "prequel", che consiglio.
Preparatevi ad atmosfere horror-splatter e a scontri strategici mozza-fiato!
Il voto finale che do è un bel 8 e se non avessi letto il manga avrei dato di più - lo stesso vale per il "prequel" -, ma nonostante tutto resta un'emozionante serie da vedere, rivedere e gustarsi ogni volta che se ne sente il bisogno.
Questa serie di OAV è la prima trasposizione animata del manga “Le Bizzarre Avventure di Jojo”, in particolare, solo la parte finale della terza serie: Stardust Crusaders.
Presi da soli questi OAV sono abbastanza inutili, in quanto sbattono la storia in faccia allo spettatore senza spiegazioni, presentazione dei personaggi, nulla.
Per capirci qualcosa bisogna avere per forza letto il manga. Vero è che nel 2001 hanno creato degli episodi che partono dall’inizio e si ricollegano a questi, meglio tardi che mai.
Comunque, si rischia di capirci poco, se non sono visti nell’ordine giusto.
Questi OAV si aprono con una sequenza che vede un popolo dell’America Centrale, Maya, Aztechi o quello che sono, che offre un sacrificio alla maschera di pietra, elemento cardine della prima serie, l’oggetto da cui è dipeso il corso della storia narrata nel manga. Oltre a questo però, non viene spiegato altro, e già questa sequenza può essere confusionaria per lo spettatore: cosa c’entra con il viaggio dei personaggi in Egitto?
I sei OAV propongono solo una minima parte degli eventi finali, cambiando alcune cose, per adattare la storia alla mancanza di alcuni personaggi e situazioni.
I primi due OAV sono incentrati sulla battaglia contro N’Dour e il suo stand d’acqua, e l’ingresso nel gruppo del boston terrier Iggy.
Il successivo anima quella che è per me, insieme alla battaglia finale, la parte migliore del manga: la partita a poker contro D’Arby the Gambler.
Gli ultimi tre OAV ci catapultano immediatamente alla battaglia contro Dio Brando, con il primo di questi incentrato sullo scontro con Vanilla Ice, e gli ultimi dedicati interamente allo scontro finale contro Dio e The World.
Gli episodi sono, sì, molto belli, ma è davvero poco. Tantissimo è stato saltato tra un episodio e l’altro. Si poteva e si doveva fare di più.
I disegni sono a mio avviso molto belli, abbastanza simili a quelli del manga originale, e per me superiori a quelli degli OAV più recenti. I personaggi e le battaglie sono ottimi, l’episodio incentrato sulla partita a poker è straordinario, il migliore fra tutti, merito anche dell’ottimo doppiaggio.
Ho trovato un doppiaggio di altissimo livello che, nell’edizione italiana, è curatissimo, e visto che l’anime è stato editato insieme al prequel come se fosse un'unica serie, presenta le stesse voci, che hanno svolto un ottimo lavoro. In questi episodi ho particolarmente apprezzato Corbetta su D’Arby e Marco Balzarotti su Dio Brando, a cui riesce a dare un tono cattivo al punto giusto e sprezzante come si deve nei suoi dialoghi.
Anche le musiche sono buone, particolarmente coinvolgente e dal ritmo ipnotico quella della sequenza iniziale del sacrificio, e alla conclusione un’inquietante versione di “Nessun Dorma”.
Questa serie è consigliata a chi ha letto il manga, a chi ha visto la serie del 2001, di cui questa è la conclusione, e a chi apprezza gli anime di lotta stile Hokuto No Ken.
Pur con i suoi difetti, riesce a essere davvero bella e coinvolgente, ma comunque di molto inferiore al manga da cui è tratta.
La visione è sconsigliata ai più piccoli, in quanto è presente molta violenza e sangue, più di quel che ricordavo.
Presi da soli questi OAV sono abbastanza inutili, in quanto sbattono la storia in faccia allo spettatore senza spiegazioni, presentazione dei personaggi, nulla.
Per capirci qualcosa bisogna avere per forza letto il manga. Vero è che nel 2001 hanno creato degli episodi che partono dall’inizio e si ricollegano a questi, meglio tardi che mai.
Comunque, si rischia di capirci poco, se non sono visti nell’ordine giusto.
Questi OAV si aprono con una sequenza che vede un popolo dell’America Centrale, Maya, Aztechi o quello che sono, che offre un sacrificio alla maschera di pietra, elemento cardine della prima serie, l’oggetto da cui è dipeso il corso della storia narrata nel manga. Oltre a questo però, non viene spiegato altro, e già questa sequenza può essere confusionaria per lo spettatore: cosa c’entra con il viaggio dei personaggi in Egitto?
I sei OAV propongono solo una minima parte degli eventi finali, cambiando alcune cose, per adattare la storia alla mancanza di alcuni personaggi e situazioni.
I primi due OAV sono incentrati sulla battaglia contro N’Dour e il suo stand d’acqua, e l’ingresso nel gruppo del boston terrier Iggy.
Il successivo anima quella che è per me, insieme alla battaglia finale, la parte migliore del manga: la partita a poker contro D’Arby the Gambler.
Gli ultimi tre OAV ci catapultano immediatamente alla battaglia contro Dio Brando, con il primo di questi incentrato sullo scontro con Vanilla Ice, e gli ultimi dedicati interamente allo scontro finale contro Dio e The World.
Gli episodi sono, sì, molto belli, ma è davvero poco. Tantissimo è stato saltato tra un episodio e l’altro. Si poteva e si doveva fare di più.
I disegni sono a mio avviso molto belli, abbastanza simili a quelli del manga originale, e per me superiori a quelli degli OAV più recenti. I personaggi e le battaglie sono ottimi, l’episodio incentrato sulla partita a poker è straordinario, il migliore fra tutti, merito anche dell’ottimo doppiaggio.
Ho trovato un doppiaggio di altissimo livello che, nell’edizione italiana, è curatissimo, e visto che l’anime è stato editato insieme al prequel come se fosse un'unica serie, presenta le stesse voci, che hanno svolto un ottimo lavoro. In questi episodi ho particolarmente apprezzato Corbetta su D’Arby e Marco Balzarotti su Dio Brando, a cui riesce a dare un tono cattivo al punto giusto e sprezzante come si deve nei suoi dialoghi.
Anche le musiche sono buone, particolarmente coinvolgente e dal ritmo ipnotico quella della sequenza iniziale del sacrificio, e alla conclusione un’inquietante versione di “Nessun Dorma”.
Questa serie è consigliata a chi ha letto il manga, a chi ha visto la serie del 2001, di cui questa è la conclusione, e a chi apprezza gli anime di lotta stile Hokuto No Ken.
Pur con i suoi difetti, riesce a essere davvero bella e coinvolgente, ma comunque di molto inferiore al manga da cui è tratta.
La visione è sconsigliata ai più piccoli, in quanto è presente molta violenza e sangue, più di quel che ricordavo.
Questa serie OAV di sei episodi, datata 1993, è il primo adattamento in animazione dell'opera di Hirohiko Araki. La particolarità sta nel fatto che la parte presa in esame non solo non è l'incipit dell'opera, ma la sua terza parte. Oltretutto questa parte non comincia a essere narrata
neppure dall'inizio di questa terza serie, ma da circa metà fino alla conclusione della vicenda, con una particolare attenzione agli eventi degli ultimissimi volumi.
Gli spettatori degli anni '90 che non leggevano il manga originale da cui la serie è tratta devono avere capito davvero poco di questa serie OAV. Fortunatamente, qualche anno dopo, è stato realizzato un "prequel" animato di sette puntate che spiega e racconta l'inizio e le prime vicende della terza serie, raccordandosi dunque con quanto narrato in questi sei episodi.
Dal momento che nella versione italiana le due serie OAV sono state raccolte insieme e montate secondo l'ordine cronologico delle vicende e non quello di realizzazione, il problema di base di questo "Le bizzarre avventure di Jojo" è stato arginato. Possiamo dunque goderci tranquillamente anche questa seconda miniserie, una volta concluse le vicende del "Prequel".
Il viaggio di Jotaro Kujo, Joseph Joestar, Noriaki Kakyoin, Mohammad Abdul e Jean Pierre Polnareff giunge finalmente a un punto di svolta, poiché il gruppo raggiunge finalmente l'Egitto, dove si nasconde il loro arcinemico Dio Brando. Ad aiutarli nelle ultime battute del loro viaggio c'è Iggy, un cagnolino decisamente fuori dal comune, poiché portatore dello Stand del Matto. Il malefico avversario, tuttavia, non sta a guardare. Sconfitti quasi tutti i portatori degli Stand dei Tarocchi, infatti, sarà la volta degli Stand basati sulle divinità egizie, i servitori più fedeli e temibili di Dio...
Come nel caso del "Prequel", anche stavolta, purtroppo, la trasposizione delle vicende cartacee non è fedelissima. Quel che c'è è un'ottima trasposizione del manga, certo, ma le sei puntate ci mostrano soltanto una minima parte di tutte le vicende, presentando i punti più salienti della narrazione e dimenticando, purtroppo, numerosi scontri e avversari presenti nel manga.
Va detto che questo non è un problema grandissimo, è più che altro un fastidio che proveranno i lettori del manga. Chi si avvicina a questa serie animata senza averne letto l'origine cartacea non si farà problemi, poiché la narrazione, salvo qualche piccolo problemino (ad esempio manca completamente la ben precisa classificazione degli Stand presente nel manga), scorrerà liscia e senza forzature o mancanze.
La scelta di tagliare diversi combattimenti purtroppo limiterà un po' le trame. Ciò non darà una piena dimostrazione del grande talento creativo dell'autore - mancano, ad esempio, alcuni tra gli episodi a mio avviso più originali - ma già da questo si possono evincere alcune caratteristiche peculiari della serie di Jojo: l'azione sfrenata, sanguinolenta, adrenalinica, ma mai fine a sé stessa, quasi mai mero sfoggio di potenza, ma sempre ragionata, ricca di strategie, variabili e trovate geniali.
Fra ciechi capaci di manovrare le acque e uomini capaci di teletrasportarsi e apparire/scomparire nel nulla, di certo Jojo non ci fa annoiare. Ciononostante la parte del leone la fanno lo scontro contro il giocatore D'Arby The Gambler - una serie di partite a vari giochi d'azzardo, dove anche un semplice giochetto può trasformarsi in uno scontro mozzafiato - e soprattutto gli ultimi due episodi comprensivi dello scontro finale.
Il combattimento contro Dio Brando si rivela essere ottimamente animato, coinvolgente, mai noioso, adrenalinico, esaltante e decisamente la punta di diamante dell'intera miniserie. Probabilmente, escluso qualche piccolo, ma in qualche modo significativo, taglio di un paio di scene, lo scontro risulta addirittura più coinvolgente in animazione che nella sua originale forma su carta.
Questa prima versione animata delle bizzarre avventure di Jotaro e compagni si presenta al suo spettatore con una veste grafica fluida e di ottimo livello e con una colonna sonora decisamente d'effetto, che aumenta il fattore coinvolgimento. I complimenti maggiori, tuttavia, vanno ancora una volta, come nel caso del già elogiato Prequel, al doppiaggio italiano, eseguito da Yamato Video, che riconferma ancora una volta il grande talento della nostra scuola di doppiaggio milanese. Ritornano per l'occasione Ivo De Palma, Enrico Bertorelli, Riccardo Lombardo, Marco Balbi e Diego Sabre, già ascoltati nel Prequel. A loro si aggiungono grandissimi nomi del calibro di Gianluca Iacono, Lorenzo Scattorin, Riccardo Peroni e Oliviero Corbetta (a mio avviso veramente sensazionale nel ruolo di D'Arby). La migliore interpretazione è però quella di Marco Balzarotti, che riesce a donare enormi carisma, potenza e perfidia a un secondo me magnifico Dio Brando: sicuramente è di miglior effetto rispetto all'inflessione effeminata che aveva nella versione giapponese.
Allo spettatore che ha già visto e apprezzato il Prequel non resta altro da fare che gettarsi nella visione di questi ultimi sei episodi, che gli regaleranno un'esperienza adrenalinica e coinvolgente, sicuramente da ricordare. Allo spettatore che ha già letto il manga rimane il rammarico della mancata trasposizione di più di metà dell'opera, ma è un difetto cui decisamente non penserà più, al primo "Horahorahorahora!!!" "E' inutile! Inutile-inutile-inutile-inutile-inutileeee!!! The world!!!" che si troverà davanti, facendogli brillare occhi che gli sarà impossibile staccare dallo schermo.
neppure dall'inizio di questa terza serie, ma da circa metà fino alla conclusione della vicenda, con una particolare attenzione agli eventi degli ultimissimi volumi.
Gli spettatori degli anni '90 che non leggevano il manga originale da cui la serie è tratta devono avere capito davvero poco di questa serie OAV. Fortunatamente, qualche anno dopo, è stato realizzato un "prequel" animato di sette puntate che spiega e racconta l'inizio e le prime vicende della terza serie, raccordandosi dunque con quanto narrato in questi sei episodi.
Dal momento che nella versione italiana le due serie OAV sono state raccolte insieme e montate secondo l'ordine cronologico delle vicende e non quello di realizzazione, il problema di base di questo "Le bizzarre avventure di Jojo" è stato arginato. Possiamo dunque goderci tranquillamente anche questa seconda miniserie, una volta concluse le vicende del "Prequel".
Il viaggio di Jotaro Kujo, Joseph Joestar, Noriaki Kakyoin, Mohammad Abdul e Jean Pierre Polnareff giunge finalmente a un punto di svolta, poiché il gruppo raggiunge finalmente l'Egitto, dove si nasconde il loro arcinemico Dio Brando. Ad aiutarli nelle ultime battute del loro viaggio c'è Iggy, un cagnolino decisamente fuori dal comune, poiché portatore dello Stand del Matto. Il malefico avversario, tuttavia, non sta a guardare. Sconfitti quasi tutti i portatori degli Stand dei Tarocchi, infatti, sarà la volta degli Stand basati sulle divinità egizie, i servitori più fedeli e temibili di Dio...
Come nel caso del "Prequel", anche stavolta, purtroppo, la trasposizione delle vicende cartacee non è fedelissima. Quel che c'è è un'ottima trasposizione del manga, certo, ma le sei puntate ci mostrano soltanto una minima parte di tutte le vicende, presentando i punti più salienti della narrazione e dimenticando, purtroppo, numerosi scontri e avversari presenti nel manga.
Va detto che questo non è un problema grandissimo, è più che altro un fastidio che proveranno i lettori del manga. Chi si avvicina a questa serie animata senza averne letto l'origine cartacea non si farà problemi, poiché la narrazione, salvo qualche piccolo problemino (ad esempio manca completamente la ben precisa classificazione degli Stand presente nel manga), scorrerà liscia e senza forzature o mancanze.
La scelta di tagliare diversi combattimenti purtroppo limiterà un po' le trame. Ciò non darà una piena dimostrazione del grande talento creativo dell'autore - mancano, ad esempio, alcuni tra gli episodi a mio avviso più originali - ma già da questo si possono evincere alcune caratteristiche peculiari della serie di Jojo: l'azione sfrenata, sanguinolenta, adrenalinica, ma mai fine a sé stessa, quasi mai mero sfoggio di potenza, ma sempre ragionata, ricca di strategie, variabili e trovate geniali.
Fra ciechi capaci di manovrare le acque e uomini capaci di teletrasportarsi e apparire/scomparire nel nulla, di certo Jojo non ci fa annoiare. Ciononostante la parte del leone la fanno lo scontro contro il giocatore D'Arby The Gambler - una serie di partite a vari giochi d'azzardo, dove anche un semplice giochetto può trasformarsi in uno scontro mozzafiato - e soprattutto gli ultimi due episodi comprensivi dello scontro finale.
Il combattimento contro Dio Brando si rivela essere ottimamente animato, coinvolgente, mai noioso, adrenalinico, esaltante e decisamente la punta di diamante dell'intera miniserie. Probabilmente, escluso qualche piccolo, ma in qualche modo significativo, taglio di un paio di scene, lo scontro risulta addirittura più coinvolgente in animazione che nella sua originale forma su carta.
Questa prima versione animata delle bizzarre avventure di Jotaro e compagni si presenta al suo spettatore con una veste grafica fluida e di ottimo livello e con una colonna sonora decisamente d'effetto, che aumenta il fattore coinvolgimento. I complimenti maggiori, tuttavia, vanno ancora una volta, come nel caso del già elogiato Prequel, al doppiaggio italiano, eseguito da Yamato Video, che riconferma ancora una volta il grande talento della nostra scuola di doppiaggio milanese. Ritornano per l'occasione Ivo De Palma, Enrico Bertorelli, Riccardo Lombardo, Marco Balbi e Diego Sabre, già ascoltati nel Prequel. A loro si aggiungono grandissimi nomi del calibro di Gianluca Iacono, Lorenzo Scattorin, Riccardo Peroni e Oliviero Corbetta (a mio avviso veramente sensazionale nel ruolo di D'Arby). La migliore interpretazione è però quella di Marco Balzarotti, che riesce a donare enormi carisma, potenza e perfidia a un secondo me magnifico Dio Brando: sicuramente è di miglior effetto rispetto all'inflessione effeminata che aveva nella versione giapponese.
Allo spettatore che ha già visto e apprezzato il Prequel non resta altro da fare che gettarsi nella visione di questi ultimi sei episodi, che gli regaleranno un'esperienza adrenalinica e coinvolgente, sicuramente da ricordare. Allo spettatore che ha già letto il manga rimane il rammarico della mancata trasposizione di più di metà dell'opera, ma è un difetto cui decisamente non penserà più, al primo "Horahorahorahora!!!" "E' inutile! Inutile-inutile-inutile-inutile-inutileeee!!! The world!!!" che si troverà davanti, facendogli brillare occhi che gli sarà impossibile staccare dallo schermo.
Continua il viaggio di Jotaro, Abdul, Polnareff e compagni alla ricerca di Dio Brando, antagonista principale di questa terza serie del manga cult di Hirohiko Araki, adattata in modo abbastanza insolito nella versione animata: questa serie di sei OAV del 1993 non è altro che il sequel di altri sette episodi pubblicati ben sette anni dopo. Il risultato non cambia più di tanto perché, anche a distanza di molti anni, gli episodi qui presi in considerazione non sfigurano affatto di fronte a quelli datati 2000, anzi, si rivelano per certi versi migliori.
In una serie incentrata sui combattimenti, delle ottime animazioni sono proprio quello che ci vuole, e gli sviluppatori sembrano davvero accontentarci. Fanno una buonissima figura anche i personaggi, ripresi con cura dal manga, e quindi ottimamente caratterizzati nel design. Gli scontri, che siano duelli o in gruppo, sono alla base dell'intrattenimento proposto dall'opera, pertanto vi è riservata un'attenzione particolare, che li pervade con tantissime valide idee, rendendoli assolutamente godibili non solo dal punto di vista dinamico, ma soprattutto della creatività.
Dalla trama c'è invece ben poco da estrapolare. Somiglia strutturalmente a quella di un videogioco molto lineare: una serie di scontri in successione fino ad arrivare al duello finale tanto atteso. Inoltre, com'è anche logico che sia, non viene dato affatto spazio a una sorta di ripresentazione del gruppo di protagonisti descritti già nel prequel. L'unica presenza effettivamente nuova è quella di Iggy, un vivacissimo cagnolino portatore di stand, che oltretutto si fa apprezzare da subito. L'antecedente visione del prequel è comunque necessaria, al fine di non perdersi una sostanziosa prima metà della storia.
<i>Jojo's Bizzarre Adventures</i> è quanto di meglio si possa chiedere a uno shounen di combattimento "duro e puro", esplicito, ben realizzato, munito di buoni spunti e impreziosito dall'inossidabile carisma dei personaggi, e dal doppiaggio italiano a essi prestato.
In una serie incentrata sui combattimenti, delle ottime animazioni sono proprio quello che ci vuole, e gli sviluppatori sembrano davvero accontentarci. Fanno una buonissima figura anche i personaggi, ripresi con cura dal manga, e quindi ottimamente caratterizzati nel design. Gli scontri, che siano duelli o in gruppo, sono alla base dell'intrattenimento proposto dall'opera, pertanto vi è riservata un'attenzione particolare, che li pervade con tantissime valide idee, rendendoli assolutamente godibili non solo dal punto di vista dinamico, ma soprattutto della creatività.
Dalla trama c'è invece ben poco da estrapolare. Somiglia strutturalmente a quella di un videogioco molto lineare: una serie di scontri in successione fino ad arrivare al duello finale tanto atteso. Inoltre, com'è anche logico che sia, non viene dato affatto spazio a una sorta di ripresentazione del gruppo di protagonisti descritti già nel prequel. L'unica presenza effettivamente nuova è quella di Iggy, un vivacissimo cagnolino portatore di stand, che oltretutto si fa apprezzare da subito. L'antecedente visione del prequel è comunque necessaria, al fine di non perdersi una sostanziosa prima metà della storia.
<i>Jojo's Bizzarre Adventures</i> è quanto di meglio si possa chiedere a uno shounen di combattimento "duro e puro", esplicito, ben realizzato, munito di buoni spunti e impreziosito dall'inossidabile carisma dei personaggi, e dal doppiaggio italiano a essi prestato.
Per i cultori di Jojo è una pacchia: vedere gli stand animati è davvero evocativo, specie nel caso di Dio. In casi come questi l'anime aggiunge davvero tanto al manga. Nei primi tre episodi il disegno è un po' più curato, mentre viene semplificato negli ultimi tre (vedi la barba di Joseph); inoltre i personaggi ipermuscolosi sembrano dei tori estrogenati! Peccato per le musiche: poco varie e fatte col sintetizzatore, potevano davvero fare di meglio.