Le Bizzarre Avventure di JoJo: Vento Aureo
Vento Aureo è la quinta parte de “Le Bizzarre Avventure di JoJo” pubblicata originariamente tra il 1995 e il 1999. Per molti anni ho sempre visto questa parte di storia come una delle meno brillanti del manga, pur non considerandola mai brutta. Ma dopo averla riletta di recente devo ammettere di averla rivalutata e ad oggi la considero, con qualche sfumatura, allo stesso livello delle precedenti.
Ci sono comunque molti aspetti che ho sempre apprezzato, come la trama. Quest’ultima è interessante fin da subito e si mantiene tale per tutte le vicende della storia. Sicuramente è stata un’ottima idea ricostruire la struttura narrativa di JoJo, riproponendo una trama in continua evoluzione, piuttosto che una che veniva portata avanti a intermittenza come in “Diamond is Unbreakable”. Anche i personaggi sono molto riusciti, in particolare i protagonisti, caratterizzati e gestiti egregiamente. Su questo piano sono stato deluso solo per quanto riguarda l’antagonista principale, molto meno carismatico dei precedenti. Naturalmente le varie ambientazioni sono state ricostruite in modo intelligente e creano uno sfondo perfetto per le avventure di Giorno e compagnia. Tra gli aspetti che ho rivalutato maggiormente vi è senza dubbio il ritmo della lettura, molto più rapido ed energico di quanto ricordassi. Anche i disegni mi sono piaciuti decisamente di più, Hiroiko Araki matura uno stile decisamente più personale e ricercato.
Tra gli elementi che non mi convincono cito sicuramente gli Stand. Naturalmente questa è una considerazione generale, visto che di stand singoli interessanti e originali ce ne sono anche in questa serie. Tuttavia se presi per intero, li ho trovati meno ispirati, ma soprattutto meno utili ai fini delle battaglie rispetto alle due serie precedenti. Questo fondamentalmente perché sono davvero particolari e alcuni poteri sono talmente contorti che non riescono a rendere alcune battaglie avvincenti come in passato. Un esempio su tutte, quella finale, davvero troppo confusa ed eccessivamente articolata. Gli stand che si erano visti in passato permettevano una comprensione migliore delle lotte che qui finiscono anche per sacrificare, almeno in parte, la strategia e il fattore “intelligenza” tipico di JoJo.
Ma tolto qualche problema qua e là, questa quinta parte risulta estremamente godibile e accattivante, con una storia interessante e degli ottimi personaggi.
Ci sono comunque molti aspetti che ho sempre apprezzato, come la trama. Quest’ultima è interessante fin da subito e si mantiene tale per tutte le vicende della storia. Sicuramente è stata un’ottima idea ricostruire la struttura narrativa di JoJo, riproponendo una trama in continua evoluzione, piuttosto che una che veniva portata avanti a intermittenza come in “Diamond is Unbreakable”. Anche i personaggi sono molto riusciti, in particolare i protagonisti, caratterizzati e gestiti egregiamente. Su questo piano sono stato deluso solo per quanto riguarda l’antagonista principale, molto meno carismatico dei precedenti. Naturalmente le varie ambientazioni sono state ricostruite in modo intelligente e creano uno sfondo perfetto per le avventure di Giorno e compagnia. Tra gli aspetti che ho rivalutato maggiormente vi è senza dubbio il ritmo della lettura, molto più rapido ed energico di quanto ricordassi. Anche i disegni mi sono piaciuti decisamente di più, Hiroiko Araki matura uno stile decisamente più personale e ricercato.
Tra gli elementi che non mi convincono cito sicuramente gli Stand. Naturalmente questa è una considerazione generale, visto che di stand singoli interessanti e originali ce ne sono anche in questa serie. Tuttavia se presi per intero, li ho trovati meno ispirati, ma soprattutto meno utili ai fini delle battaglie rispetto alle due serie precedenti. Questo fondamentalmente perché sono davvero particolari e alcuni poteri sono talmente contorti che non riescono a rendere alcune battaglie avvincenti come in passato. Un esempio su tutte, quella finale, davvero troppo confusa ed eccessivamente articolata. Gli stand che si erano visti in passato permettevano una comprensione migliore delle lotte che qui finiscono anche per sacrificare, almeno in parte, la strategia e il fattore “intelligenza” tipico di JoJo.
Ma tolto qualche problema qua e là, questa quinta parte risulta estremamente godibile e accattivante, con una storia interessante e degli ottimi personaggi.
Attenzione possibili spoiler!
Haruno Shiobana italianizzato in Giorno Giovanna è il classico personaggio che, anche essendo un ladruncolo di quartiere suscita subito simpatia o almeno a me.
Nel manga si scopre che è il figlio di Dio Brando e che tuttavia ha ereditato lo spirito di giustizia dei Joestar.
Dopo vari scontri iniziali si va al nocciolo della questione, il suo sogno è quello di diventare una "Gangstar" misto fra gangster e star, lo scopo sarà quello di arrivare alla vetta di un organizzazione mafiosa chiamata Passione e diventarne il boss.
Dopo la prova di ammissione verrà affidato a una gang capeggiata da Bruno Bucciarati che ha lo stesso desiderio di Giorno, arrivare al vertice di Passione per eliminare la droga,gli altri componenri della gang sono:Fugo Pannacotta, Guido Mista, Leone Abbacchio e Narancia Ghirga.
Qui una cosa che ho trovato un po' banale da parte di Araki è il voler eliminare la droga dall'organizzazione, come se fosse la piaga sociale più grande e lasciare tranquillamente altri reati come l'estorsione e l'omicidio, ma vabbè!
Araki in questa avventura tutta italiana ha voluto giocare molto sui nomi dei personaggi prendendoli dalla cucina italiana, quindi i nomi risultano un po' semplici ma simpatici.
I combattimenti sono molto ben gestiti e accurati, in questa serie gli Stand a mio avviso hanno poteri veramente bizzarri, come per esempio il Gold Experience di Giorno, che ha il potere di riflettere l'attacco ricevuto sul nemico con molta più forza e il potere assurdo di dare vita a gli oggetti che tocca.
Ad esempio può trasformare un bagaglio in una rana o un accendino in una rosa, questo potere può essere usato anche per curare se stesso e gli altri visto che può trasformare gli oggetti in organi.
Mi limito a dire senza troppo spoilerare che per sconfiggere i nemici di turno Giorno e compagni avranno sempre idee geniali molto strategiche durante il susseguirsi degli scontri pieni di suspense nel bellissimo viaggio in Italia..
Le tavole sono veramente ben realizzate, tuttavia anche qui come in Stone Ocean, la serie successiva, bisogna starci un po' incollati sopra per capire bene gli avvenimenti.
La serie come anche le altre è infarcita di riferimenti musicali nei nomi degli Stand, potrebbe sembrare uno spin-off, ma verso la fine del manga ci sarà un collegamento diretto con la terza serie, ovvero il ritorno di Polnareff, in sedia a rotelle che ha già incontrato e combattuto il boss, Diavolo, venendo quasi ucciso ed è l'unico a sapere come sconfiggerlo definitivamente.
Qui Araki ha avuto un idea veramente fantastica, ha voluto dare un nuovo power up attraverso la freccia molto riuscito anche se oggettivamente talmente O-P da non essere stato preso in considerazione in Stone Ocean, l'ultimo combattimento è davvero fantastico assurdo e studiato nei minimi dettagli, sia per le influenze nelle pose e nel character design, che risulta una gioia per gli occhi e per gli avvenimenti, ovvero il concetto di schiavi del destino che mi è piaciuto molto. Un 9 se lo merita tutto!
Haruno Shiobana italianizzato in Giorno Giovanna è il classico personaggio che, anche essendo un ladruncolo di quartiere suscita subito simpatia o almeno a me.
Nel manga si scopre che è il figlio di Dio Brando e che tuttavia ha ereditato lo spirito di giustizia dei Joestar.
Dopo vari scontri iniziali si va al nocciolo della questione, il suo sogno è quello di diventare una "Gangstar" misto fra gangster e star, lo scopo sarà quello di arrivare alla vetta di un organizzazione mafiosa chiamata Passione e diventarne il boss.
Dopo la prova di ammissione verrà affidato a una gang capeggiata da Bruno Bucciarati che ha lo stesso desiderio di Giorno, arrivare al vertice di Passione per eliminare la droga,gli altri componenri della gang sono:Fugo Pannacotta, Guido Mista, Leone Abbacchio e Narancia Ghirga.
Qui una cosa che ho trovato un po' banale da parte di Araki è il voler eliminare la droga dall'organizzazione, come se fosse la piaga sociale più grande e lasciare tranquillamente altri reati come l'estorsione e l'omicidio, ma vabbè!
Araki in questa avventura tutta italiana ha voluto giocare molto sui nomi dei personaggi prendendoli dalla cucina italiana, quindi i nomi risultano un po' semplici ma simpatici.
I combattimenti sono molto ben gestiti e accurati, in questa serie gli Stand a mio avviso hanno poteri veramente bizzarri, come per esempio il Gold Experience di Giorno, che ha il potere di riflettere l'attacco ricevuto sul nemico con molta più forza e il potere assurdo di dare vita a gli oggetti che tocca.
Ad esempio può trasformare un bagaglio in una rana o un accendino in una rosa, questo potere può essere usato anche per curare se stesso e gli altri visto che può trasformare gli oggetti in organi.
Mi limito a dire senza troppo spoilerare che per sconfiggere i nemici di turno Giorno e compagni avranno sempre idee geniali molto strategiche durante il susseguirsi degli scontri pieni di suspense nel bellissimo viaggio in Italia..
Le tavole sono veramente ben realizzate, tuttavia anche qui come in Stone Ocean, la serie successiva, bisogna starci un po' incollati sopra per capire bene gli avvenimenti.
La serie come anche le altre è infarcita di riferimenti musicali nei nomi degli Stand, potrebbe sembrare uno spin-off, ma verso la fine del manga ci sarà un collegamento diretto con la terza serie, ovvero il ritorno di Polnareff, in sedia a rotelle che ha già incontrato e combattuto il boss, Diavolo, venendo quasi ucciso ed è l'unico a sapere come sconfiggerlo definitivamente.
Qui Araki ha avuto un idea veramente fantastica, ha voluto dare un nuovo power up attraverso la freccia molto riuscito anche se oggettivamente talmente O-P da non essere stato preso in considerazione in Stone Ocean, l'ultimo combattimento è davvero fantastico assurdo e studiato nei minimi dettagli, sia per le influenze nelle pose e nel character design, che risulta una gioia per gli occhi e per gli avvenimenti, ovvero il concetto di schiavi del destino che mi è piaciuto molto. Un 9 se lo merita tutto!
Innegabilmente "Vento Aureo" testimonia l'evoluzione di Araki.
Dal punto di vista artistico ed estetico, questo cambiamento è palese ed immediato: gli omaccioni bitorzoluti gonfi e vistosi cui siamo stati abituati per almeno tre capitoli della saga di JoJo, in puro rimando anni '80, vengono definitivamente accantonati lasciando spazio a figure più snelle e lineari, addirittura femminili secondo alcuni.
Non si riduca però solamente a questo lo sforzo di Araki. Da un punto di vista narrativo trama ed intreccio danno un senso di maggior completezza e cura al lettore, diventando non solo piccole caratterizzazioni spurie ma un vero e proprio legame che unisce le sotto-trame e fornisce stabilità alla narrazione. L'originalità dell'incipit, quella rincorsa al trono dei gangster del protagonista per cambiare le cose, finisce per essere un bell'inizio ed un interessante intermezzo su cui montare combattimenti serrati ed emozionanti intervallati da momenti più introspettivi e di ricerca personale. Il tema del viaggio, che si poteva apprezzare al suo apice in "Stardust Crusaders" per poi vedere affossato in "Diamond is Unbreakable", torna ad essere un filo conduttore piuttosto cercato e sostenuto, in un'epopea che porta i personaggi a viaggiare tutta l'Italia.
Carota e bastone, esistono anche aspetti negativi di questa evoluzione.
Personalmente, trovo che la gestione dei villain abbia lasciato a desiderare più che in altre situazioni. I minor hanno spesso e volentieri sviluppato stand concepiti solo e solamente per il misero frangente in cui sono stati chiamati in causa, in maniera funzionale sì ma quasi poco studiata e sviluppata. Il main, invece, finisce per essere un deus-ex-machina onnipotente cui spetta una fine un po' tirata per i capelli. Beninteso, il modo in cui si nasconde la sua identità è lodevole e davvero piacevole, ma il modo in cui si liquida questa figura dopo averla gonfiata a tal modo di potere non mi ha soddisfatto in maniera particolare.
Tiriamo le somme: personalmente reputo "Vento Aureo" un ottimo manga. Non mi ha emozionato quanto "Stardust Crusaders", per il quale nutro una stima enorme aumentata anche da una componente emotiva d'infanzia non trascurabile, ma resta ugualmente un prodotto di qualità. E' però un manga da apprezzarsi in maniera differente dal solito: se nei precedenti capitoli veniva esaltata la componente d'azione, spinta gratuita e brutale come nei migliori film d'azione, in "Vento Aureo" viene preferita la narrazione e la caratterizzazione dei personaggi. Sta al lettore decidere se apprezzare di più una o l'altra situazione, allo stesso modo della veste grafica definitivamente rinnovata.
Voto sicuramente positivo, ma per quanto detto continuo a preferirgli il terzo capitolo della saga
Dal punto di vista artistico ed estetico, questo cambiamento è palese ed immediato: gli omaccioni bitorzoluti gonfi e vistosi cui siamo stati abituati per almeno tre capitoli della saga di JoJo, in puro rimando anni '80, vengono definitivamente accantonati lasciando spazio a figure più snelle e lineari, addirittura femminili secondo alcuni.
Non si riduca però solamente a questo lo sforzo di Araki. Da un punto di vista narrativo trama ed intreccio danno un senso di maggior completezza e cura al lettore, diventando non solo piccole caratterizzazioni spurie ma un vero e proprio legame che unisce le sotto-trame e fornisce stabilità alla narrazione. L'originalità dell'incipit, quella rincorsa al trono dei gangster del protagonista per cambiare le cose, finisce per essere un bell'inizio ed un interessante intermezzo su cui montare combattimenti serrati ed emozionanti intervallati da momenti più introspettivi e di ricerca personale. Il tema del viaggio, che si poteva apprezzare al suo apice in "Stardust Crusaders" per poi vedere affossato in "Diamond is Unbreakable", torna ad essere un filo conduttore piuttosto cercato e sostenuto, in un'epopea che porta i personaggi a viaggiare tutta l'Italia.
Carota e bastone, esistono anche aspetti negativi di questa evoluzione.
Personalmente, trovo che la gestione dei villain abbia lasciato a desiderare più che in altre situazioni. I minor hanno spesso e volentieri sviluppato stand concepiti solo e solamente per il misero frangente in cui sono stati chiamati in causa, in maniera funzionale sì ma quasi poco studiata e sviluppata. Il main, invece, finisce per essere un deus-ex-machina onnipotente cui spetta una fine un po' tirata per i capelli. Beninteso, il modo in cui si nasconde la sua identità è lodevole e davvero piacevole, ma il modo in cui si liquida questa figura dopo averla gonfiata a tal modo di potere non mi ha soddisfatto in maniera particolare.
Tiriamo le somme: personalmente reputo "Vento Aureo" un ottimo manga. Non mi ha emozionato quanto "Stardust Crusaders", per il quale nutro una stima enorme aumentata anche da una componente emotiva d'infanzia non trascurabile, ma resta ugualmente un prodotto di qualità. E' però un manga da apprezzarsi in maniera differente dal solito: se nei precedenti capitoli veniva esaltata la componente d'azione, spinta gratuita e brutale come nei migliori film d'azione, in "Vento Aureo" viene preferita la narrazione e la caratterizzazione dei personaggi. Sta al lettore decidere se apprezzare di più una o l'altra situazione, allo stesso modo della veste grafica definitivamente rinnovata.
Voto sicuramente positivo, ma per quanto detto continuo a preferirgli il terzo capitolo della saga
Dopo anni di lontananza dai battle shonen, genere del più ampio target shonen da me di solito evitato, ho deciso di intraprendere la visione e la conseguente lettura di tutte le serie de "Le Bizzarre Avventure di JoJo", presentatomi spesso come uno dei capostipiti degli shonen moderni.
In questa sede prenderò in esame la quinta serie, Vento Aureo, ovvero la prima che ho deciso di leggere in versione manga, in quanto l'anime non è ancora stato prodotto.
Lungi da me voler fare confronti con gli stili di disegno precedenti a Vento Aureo, mi limiterò solamente a commentare questa quinta serie dal punto di vista analitico. Serie che, ahimè, dopo le quattro precedenti, finora mi è sembrata la peggiore.
Inizio parlando con l'introduzione stessa della serie, che ci viene presentata come un sequel al pari delle precedenti, ma di sequel non ha essenzialmente nulla. Tant'è che può essere benissimo vista come uno spinoff a sé stante, tale è la mancanza di collegamenti.
Solo nei primi capitoli ci viene mostrato Jotaro alla ricerca del protagonista, Giorno, ma questo aspetto non verrà mai approfondito e il nostro caro nipote di Joseph verrà perduto nei meandri della narrazione.
Lo stesso Giorno, in quanto a caratterizzazione, si rivela essere un personaggio piatto, che non subisce mai una vera e propria evoluzione. Al contrario, invece di risultare il collante dei vari membri di Passione, viene spesso e volentieri oscurato da essi per favorire la presenza di altri personaggi, soprattutto Mista e Bucciarati.
Questi ultimi, infatti, sono gli unici con una caratterizzazione degna di essere chiamata tale, e Bruno forse l'unico che riesce ad avere un'evoluzione lenta e ragionata attraverso tutto l'arco narrativo.
A differenza di Stardust Crusaders, simile a Vento Aureo per la linearità della trama e la tematica del viaggio, al lettore risulta difficile empatizzare con i personaggi e affezionarsi ad essi, proprio per colpa di questo scarso approfondimento. Personaggi che, di punto in bianco, potranno anche uscire di scena, con una spiegazione ridotta all'osso, senza tornare mai più, inducendo il lettore a pensare che Araki abbia voluto togliere volontariamente di mezzo personaggi con poteri troppo forti e difficili da gestire in combattimenti a lunga durata.
I combattimenti sono l'unica cosa che salverei di questa serie manga: piuttosto ragionati e geniali in quanto a strategia, che in alcuni casi (rari, a dire il vero) però sfocierà quasi nella forzatura. Ad essi si accompagnano, sfortunatamente, tavole parecchio confusionarie, in cui è difficile comprendere cosa sta realmente accadendo. Io stessa, nonostante le tante riletture, ancora adesso non capisco le mosse o i colpi andati a segno negli scontri.
Nemmeno il finale è esente da difetti, accelerato, con power-up decisamente troppo overpowered, e uno stand nemico con un potere rimasto incomprensibile a molti.
Che dire, sono rimasta piuttosto delusa da Vento Aureo, come si può notare. Non è insufficiente, ma aveva un buon potenziale che è stato sprecato per far spazio ad una caratterizzazione scarna e ad una trama talmente lineare da risultare a tratti ripetitiva e noiosa.
In questa sede prenderò in esame la quinta serie, Vento Aureo, ovvero la prima che ho deciso di leggere in versione manga, in quanto l'anime non è ancora stato prodotto.
Lungi da me voler fare confronti con gli stili di disegno precedenti a Vento Aureo, mi limiterò solamente a commentare questa quinta serie dal punto di vista analitico. Serie che, ahimè, dopo le quattro precedenti, finora mi è sembrata la peggiore.
Inizio parlando con l'introduzione stessa della serie, che ci viene presentata come un sequel al pari delle precedenti, ma di sequel non ha essenzialmente nulla. Tant'è che può essere benissimo vista come uno spinoff a sé stante, tale è la mancanza di collegamenti.
Solo nei primi capitoli ci viene mostrato Jotaro alla ricerca del protagonista, Giorno, ma questo aspetto non verrà mai approfondito e il nostro caro nipote di Joseph verrà perduto nei meandri della narrazione.
Lo stesso Giorno, in quanto a caratterizzazione, si rivela essere un personaggio piatto, che non subisce mai una vera e propria evoluzione. Al contrario, invece di risultare il collante dei vari membri di Passione, viene spesso e volentieri oscurato da essi per favorire la presenza di altri personaggi, soprattutto Mista e Bucciarati.
Questi ultimi, infatti, sono gli unici con una caratterizzazione degna di essere chiamata tale, e Bruno forse l'unico che riesce ad avere un'evoluzione lenta e ragionata attraverso tutto l'arco narrativo.
A differenza di Stardust Crusaders, simile a Vento Aureo per la linearità della trama e la tematica del viaggio, al lettore risulta difficile empatizzare con i personaggi e affezionarsi ad essi, proprio per colpa di questo scarso approfondimento. Personaggi che, di punto in bianco, potranno anche uscire di scena, con una spiegazione ridotta all'osso, senza tornare mai più, inducendo il lettore a pensare che Araki abbia voluto togliere volontariamente di mezzo personaggi con poteri troppo forti e difficili da gestire in combattimenti a lunga durata.
I combattimenti sono l'unica cosa che salverei di questa serie manga: piuttosto ragionati e geniali in quanto a strategia, che in alcuni casi (rari, a dire il vero) però sfocierà quasi nella forzatura. Ad essi si accompagnano, sfortunatamente, tavole parecchio confusionarie, in cui è difficile comprendere cosa sta realmente accadendo. Io stessa, nonostante le tante riletture, ancora adesso non capisco le mosse o i colpi andati a segno negli scontri.
Nemmeno il finale è esente da difetti, accelerato, con power-up decisamente troppo overpowered, e uno stand nemico con un potere rimasto incomprensibile a molti.
Che dire, sono rimasta piuttosto delusa da Vento Aureo, come si può notare. Non è insufficiente, ma aveva un buon potenziale che è stato sprecato per far spazio ad una caratterizzazione scarna e ad una trama talmente lineare da risultare a tratti ripetitiva e noiosa.
"Le Bizzarre Avventure di JoJo" (anche se in questo caso sarebbe più corretto dire di GioGio) si spostano in Italia. Una serie che scalda dunque il cuore del pubblico del Bel Paese immortalando paesaggi caratteristici e cercando di offrire un focus sui nostri usi e costumi. Araki si cimenta nel raccontare la sua seconda casa, un amore che non ha mai tenuto nascosto, dato che anche nei capitoli precedenti c'era un forte richiamo al nostro Paese. Tralasciando questo aspetto, che per alcuni potrebbe risultare irrilevante, "Vento Aureo" mantiene il trend qualitativo già espresso in "Stardust Crusaders" e "Diamond is Unbreakable". Il protagonista Giorno Giovanna ricalca perfettamente il prototipo prediletto da Araki: serafico, acuto e carismatico. Un ragazzo pieno di buoni propositi e colmo di ambizione, che punta a diventare il gangster numero uno dell'organizzazione "Passione". Un antieroe in pratica, affiancato da coprotagonisti di tutto rispetto. Probabilmente nella caratterizzazione dei personaggi (sia sul fronte narrativo che su quello estetico) "Vento Aureo" aggiunge qualcosa di nuovo delineando dei profili dettagliati e regalando al lettore dei flashback costanti che raccontano la genesi di ognuno di loro. Il richiamo al mondo musicale di Araki diventa ancora più esplicito con un andirivieni di stand come "Aerosmith", "Spice Girl", "Metallica" ecc. che richiamano gruppi ben noti con tanto di poteri che ne ricalcano il nome. La sfida a colpi di stand si fa più adrenalinica, sfoggiando dei poteri sempre più particolari e rendendo i duelli sempre più imprevedibili e appassionati. Il villain è contorto, risoluto e sadico, riuscendo a non sfigurare dinanzi ai suoi predecessori che ritengo superbi. I disegni come sempre sono unici nel loro genere, dando forma a figure improbabili a cavallo tra l'umoristico e il grottesco che costituiscono un marchio di fabbrica inconfondibile. Un'altra perla che un appassionato del fumetto giapponese non può lasciarsi scappare... quindi... leggetelo!!!
Amazing. Strambo. Eccentrico. Non c'è molto da dire su un fumetto che si chiama "Le bizzarre avventure di JoJo". Si punta tutto sul sentimento della stranezza, sulla sorpresa che scaturisce da accostamenti improbabili e dettagli che richiamano l'esotico. Mi sono accostato a questo manga con l'intenzione di comprarlo, ma poi ci ho rinunciato perchè vi ho trovato delle cose che per me sono insopportabili in un manga: non mi sono piaciuti i nomi (semplicemente inadeguati e ridicoli, soprattutto quelli che richiamano gruppi musicali rock mediocri (Green Day, Oasis, Sex Pistols), non mi sono piaciuti i disegni (che in un manga vi assicuro fanno il 60 % del lavoro, essendo questa un'arte visiva) confusionari, caricaturali, circensi ed effeminati (nonchè colorati molto male); sembrano il risultato di specchi deformanti circolari. Bah. E comunque più del tatto non mi è piaciuto il soggetto del disegno, la scelta di 'come' riempire la pagina bianca. Non mi è piaciuta -per niente- la storia molto superficialotta e rapida. Non mi è piaciuta la profondità dei personaggi che praticamente non esiste. A questo hanno contribuito molto dei dialoghi miseri, inverosimili, incoerenti. Infine l'ambientazione italiana è gestita come peggio non si può. Araki non è all'altezza dell'arte italiana e riesce a rappresentarla solo tramite icone, per nulla espressive. Insomma JoJo è un opera che manca di tante cose e piena di incoerenze. Tuttavia nonostante queste mancanze non mi sento di dare l'insufficienza a quest'opera. Perchè? Cosa resta tolto questo?
Resta quell'elemento di cui parlavo all'inizio, la stramberia, la stranezza, le bizzarrie (come dice il titolo) che pervadono con la loro presenza tutte le pagine. JoJo è un'opera dunque che si basa sui combattimenti con superpoteri 'strani' - detti Stand- e solo questo rimane nella mente dopo la lettura. Credo che dei ragazzi difficilmente riuscirebbero a trovare nei personaggi di JoJo degli eroi in cui rispecchiarsi o degli idoli da adorare, e questo mi fa pensare che lo shounen di Araki sia rivolto ad un pubblico di adulti rimasti bambini. Non c'è niente di male in questo ma non ne vale poi così tanto la pena.
Resta quell'elemento di cui parlavo all'inizio, la stramberia, la stranezza, le bizzarrie (come dice il titolo) che pervadono con la loro presenza tutte le pagine. JoJo è un'opera dunque che si basa sui combattimenti con superpoteri 'strani' - detti Stand- e solo questo rimane nella mente dopo la lettura. Credo che dei ragazzi difficilmente riuscirebbero a trovare nei personaggi di JoJo degli eroi in cui rispecchiarsi o degli idoli da adorare, e questo mi fa pensare che lo shounen di Araki sia rivolto ad un pubblico di adulti rimasti bambini. Non c'è niente di male in questo ma non ne vale poi così tanto la pena.
Che serie! Addirittura qualcuno mi ha parlato molto male di questa serie definendola la peggiore, mentre io l'ho trovata una delle migliori! Cominciamo ad analizzare le varie caratteristiche insieme ai pregi e ai difetti, questi ultimi pochi, di questa serie. Primo punto da segnalare, è ambientata in Italia, quindi ci troveremo al cospetto di edifici dall'architettura molto affascinante, e ci troveremo a visitare molte località visto che i protagonisti viaggeranno da una parte all'altra dell'Italia per diversi scopi, quindi l'ambientazione, almeno personalmente, mi è piaciuta moltissimo. Poi ci sono i personaggi: qui si passa ad uno stile di disegno dei personaggi ben differente dalle scorse serie, oltre che migliorato, come solitamente accade di serie in serie. Si passa da energumeni tutti muscoli a ragazzi magrolini ed un pò effemminati in alcuni casi. A molte persone questa cosa non è andata a genio, a me invece sì e spiego subito il perché: bisogna vedere i personaggi di Araki sotto un'ottica diversa rispetto alla solita che utilizziamo per i personaggi di altri manga. Qui regna il pacchiano, lo stiloso, l'appariscente, il bizzarro e soprattutto il memorabile. Insomma, questi personaggi, disegnati in questo modo, con queste pose ambigue, dall'aspetto strano, dai vestiti sgargianti, truccati e agghindati in modo quasi femminile, secondo me riescono nel loro intento, ovvero rendere il tutto più bizzarro agli occhi di chi legge, rifacendosi appunto al nome del manga stesso. Quindi l'atmosfera di bizzarria tipica dell'intera opera qui si amplifica ancora di più, proprio grazie a questo cast così figo ma allo stesso tempo così strambo, di personaggi che la contraddistingue. E' impossibile non soffermarsi su certi dettagli e sugli abbigliamenti dei personaggi, su alcuni loro strani gadget sui vestiti, e tanto altro, quindi per tutti i motivi che ho elencato, questo nuovo stile di realizzazione dei personaggi mi piace molto di più di quello di prima. Però c'è un difetto presente in questi personaggi, e sicuramente non è il loro abbigliamento, come ho già detto, ma il loro essere poco caratterizzati. Su questo punto, Araki non ha dato il meglio di sè in questa serie, visto che alcuni personaggi, soprattutto gli antagonisti, sono piuttosto piatti e non hanno esclamazioni ricorrenti, gesti particolari o dei caratteri che li contraddistinguono in modo deciso tra loro, come non citare in questo caso l'antagonista finale, molto inferiore caratterialmente agi scorsi antagonisti. Questo è un peccato, però ci sono anche un bel pò di personaggi molto validi su questo punto, come soprattutto alcuni dei protagonisti. Invece, il più grande punto di forza di tutta la serie secondo me sono le battaglie. Sono tantissime, e all'interno di esse accade praticamente di tutto, persone che si rimpiccioliscono, cerniere che si aprono nell'ambiente circostante, secondi saltati, oggetti trasformati in esseri viventi, aerei in miniatura in grado di sparare, invecchiamento precoce, canne da pesca in grado di attraversare gli oggetti e tantissimo altro. Insomma, anche stavolta, riguardo agli stand, Araki si è sbizzarrito, regalando battaglie tra le più strategiche che ho letto in Jojo, appassionanti, imprevedibili e ricche di colpi di scena e suspance, così come tecniche segrete stupende. Quindi questa è una delle mie serie preferite, avvincente, entusiasmante e bellissima!
La quinta serie del manga generazionale "Le bizzarre avventure di Jojo", si sposta stavolta dal Giappone, alla nostra amata Italia. Abbiamo un nuovo protagonista, Giovanna Giorno, nelle cui vene scorre sia il sangue di Dio Brando che di Jonathan Joestar (Poiché è stato concepito con il corpo di quest'ultimo). Naturalmente anche lui viene soprannominato anche lui, come tutti i suoi predecessori con il nomignolo Jojo. La quinta serie "Vento Aureo", ci viene portata in Italia dall'editore Star Comics, al prezzo di 6 euro, che ci presenta un'edizione pari alle serie precedenti , con oltre 300 pagine e una sovra-copertina, per un totale di 10 numeri.
La storia è ambientata nella nostra Italia, precisamente a Napoli, città dove la criminalità purtroppo la fa da padrona e lo Stato il più delle volte risulta assente. Giovanna Giorno, cresciuto da una madre menefreghista e da un padre violento, anche nella vita di tutti i giorni subisce atti di bullismo di ogni tipo. Il tutto cambia quando il ragazzo un giorno salva la vita ad un mafioso e quest'ultimo, per ringraziare il giovane, gli risolve tutti i problemi che si ritrovava nella sua vita. Giorno quindi cresce nel mito della mafia, tanto che il suo sogno personale, è diventare capo di un organizzazione criminale di nome" Passione". Grazie al suo stand Gold Exeperience (che trasforma gli oggetti inanimati, in animate) e al solito gruppo che si crea, deve affrontare tante avventure, combattimenti, viaggi (si passa da Napoli a Venezia, sino ad arrivare in Sardegna e poi infine nella città eterna, Roma). Rispetto alla terza e alla quarta serie, in "Vento Aureo", finalmente Araki inserisce una trama portante che non sia un mero pretesto per fare mazzate, inoltre i personaggi sono tutti quanti caratterizzati. Oltre al già citato Giovanna Giorno, il gruppo dei comprimari, composto da emarginati sociali, che come il protagonista nella mafia hanno trovato un appiglio sicuro, sono tutti caratterizzati. Abbiamo Bruno Bucciarati,leader di questo gruppo, che pur non avendo uno Stand potente, con Stincky Fingers riesce ad inventarsi strategie versatili, tanto che molte volte con il suo carisma, oscura persino il protagonista. Anche gli altri personaggi come, Narancia, Guido Mista, Fugo Pannacotta, Leone Abbacchio e Trish, hanno tutti un loro background. I combattimenti tra stand sono sempre più ingegnosi e la loro durata cresce sempre di più, tanto che avremo volumi dove i nostro combattono contro un solo avversario. Purtroppo, non tutti i combattimenti sono chiari nel loro svolgimento ed inoltre alcuni stand come Gold Exeperience, ad un certo punto non si capisce più che poteri abbiano. Lo scontro finale con il boss, risente molto di questa pecca , tanto da risultare indecifrabile e lasciato per lo più all'intuizione del lettore vista la mancanza di spiegazioni.Nota di merito comunque, è il fatto che Araki finalmente ci eviti come nella quarta serie, il solito clicchè del mondo da salvare.
Il disegno ha un ulteriore evoluzione rispetto alla quarta serie "Diamond is Unbreakable". Si abbandonano definitivamente i corpi muscolosi e tozzi, per lasciar spazio a corpi longilinei e dalle fattezze più femminili che maschili. I paesaggi e le varie località sono perfettamente rappresentate, tanto che persino il sottoscritto ve ne può dare diretta conferma, ad esempio il combattimento tra Bruno Bucciarati e Giovanna Giorno, avviene all'interno della vecchia funicolare di Montesanto. Ritrovarsi nel fumetto, queste "fotografie", dei luoghi reali che abitualmente di frequentano, contribuiscono ad immergere sempre di più il lettore all'interno della narrazione.
In definitiva, la quinta serie di Jojo, non delude le aspettative, dimostrandosi la migliore delle tre serie con gli stand (in attesa della lettura della sesta serie). Il protagonista è uno dei migliori Jojo, che purtroppo non è stato capito e per questo, viene molto bistrattato dai fan e lettori della serie, ma il suo carattere è coerente con le esperienze di vita vissute. Purtroppo è anche vero, che Araki si dimostra il più delle volte incapace di gestire un personaggio dal tale potenziale, facendolo il più delle volte oscurare da Bucciaratti. Non mancano le consuete citazioni alla musica, ai film (in netto aumento qui) e alla moda (anche se i mafiosi sono vestiti in modo sin troppo stravagante e assurdo).Questa serie è la più slegata dalle precedenti, visto che gli unici 3 rimandi (Jotaro, Freccia e un personaggio della terza serie), sono effimeri e di non rilevante importanza. Se avete letto le precedenti serie e vi sono piaciute, anche "Vento Aureo", deve essere assolutamente letta.
La storia è ambientata nella nostra Italia, precisamente a Napoli, città dove la criminalità purtroppo la fa da padrona e lo Stato il più delle volte risulta assente. Giovanna Giorno, cresciuto da una madre menefreghista e da un padre violento, anche nella vita di tutti i giorni subisce atti di bullismo di ogni tipo. Il tutto cambia quando il ragazzo un giorno salva la vita ad un mafioso e quest'ultimo, per ringraziare il giovane, gli risolve tutti i problemi che si ritrovava nella sua vita. Giorno quindi cresce nel mito della mafia, tanto che il suo sogno personale, è diventare capo di un organizzazione criminale di nome" Passione". Grazie al suo stand Gold Exeperience (che trasforma gli oggetti inanimati, in animate) e al solito gruppo che si crea, deve affrontare tante avventure, combattimenti, viaggi (si passa da Napoli a Venezia, sino ad arrivare in Sardegna e poi infine nella città eterna, Roma). Rispetto alla terza e alla quarta serie, in "Vento Aureo", finalmente Araki inserisce una trama portante che non sia un mero pretesto per fare mazzate, inoltre i personaggi sono tutti quanti caratterizzati. Oltre al già citato Giovanna Giorno, il gruppo dei comprimari, composto da emarginati sociali, che come il protagonista nella mafia hanno trovato un appiglio sicuro, sono tutti caratterizzati. Abbiamo Bruno Bucciarati,leader di questo gruppo, che pur non avendo uno Stand potente, con Stincky Fingers riesce ad inventarsi strategie versatili, tanto che molte volte con il suo carisma, oscura persino il protagonista. Anche gli altri personaggi come, Narancia, Guido Mista, Fugo Pannacotta, Leone Abbacchio e Trish, hanno tutti un loro background. I combattimenti tra stand sono sempre più ingegnosi e la loro durata cresce sempre di più, tanto che avremo volumi dove i nostro combattono contro un solo avversario. Purtroppo, non tutti i combattimenti sono chiari nel loro svolgimento ed inoltre alcuni stand come Gold Exeperience, ad un certo punto non si capisce più che poteri abbiano. Lo scontro finale con il boss, risente molto di questa pecca , tanto da risultare indecifrabile e lasciato per lo più all'intuizione del lettore vista la mancanza di spiegazioni.Nota di merito comunque, è il fatto che Araki finalmente ci eviti come nella quarta serie, il solito clicchè del mondo da salvare.
Il disegno ha un ulteriore evoluzione rispetto alla quarta serie "Diamond is Unbreakable". Si abbandonano definitivamente i corpi muscolosi e tozzi, per lasciar spazio a corpi longilinei e dalle fattezze più femminili che maschili. I paesaggi e le varie località sono perfettamente rappresentate, tanto che persino il sottoscritto ve ne può dare diretta conferma, ad esempio il combattimento tra Bruno Bucciarati e Giovanna Giorno, avviene all'interno della vecchia funicolare di Montesanto. Ritrovarsi nel fumetto, queste "fotografie", dei luoghi reali che abitualmente di frequentano, contribuiscono ad immergere sempre di più il lettore all'interno della narrazione.
In definitiva, la quinta serie di Jojo, non delude le aspettative, dimostrandosi la migliore delle tre serie con gli stand (in attesa della lettura della sesta serie). Il protagonista è uno dei migliori Jojo, che purtroppo non è stato capito e per questo, viene molto bistrattato dai fan e lettori della serie, ma il suo carattere è coerente con le esperienze di vita vissute. Purtroppo è anche vero, che Araki si dimostra il più delle volte incapace di gestire un personaggio dal tale potenziale, facendolo il più delle volte oscurare da Bucciaratti. Non mancano le consuete citazioni alla musica, ai film (in netto aumento qui) e alla moda (anche se i mafiosi sono vestiti in modo sin troppo stravagante e assurdo).Questa serie è la più slegata dalle precedenti, visto che gli unici 3 rimandi (Jotaro, Freccia e un personaggio della terza serie), sono effimeri e di non rilevante importanza. Se avete letto le precedenti serie e vi sono piaciute, anche "Vento Aureo", deve essere assolutamente letta.
Giorno Giovanna è un ragazzo decisamente strano, che ha sempre vissuto di espedienti, sconfinando spesso e volentieri nell'illegalità, ma che in realtà è buono e ha un profondo senso di giustizia. Ha misteriosi legami con la famiglia Joestar e possiede, anche se non sa ancora cos'è, uno Stand dal nome Gold Experience, che gli dà il potere di dare e togliere la vita agli oggetti, trasformandoli in piante, animali o parti del corpo umano a suo piacimento.
Il sogno di Giorno è quello di far carriera all'interno della malavita, diventando uno dei capi della gang mafiosa Passione, che spadroneggia nella città dove vive, e cambiare l'organizzazione dall'interno, sfruttando il rispetto di cui essa gode presso la gente per punire le ingiustizie, piuttosto che causarle.
Il ragazzo comincia insieme ai compagni Bruno Bucciarati, Fugo Pannacotta, Leone Abbacchio, Guido Mista e Narancia Ghirga un lungo e travagliato viaggio che lo porterà in lungo e in largo per l'Italia, nel tentativo di raggiungere il boss a capo di Passione e svelare i suoi segreti. Un viaggio guidato dal destino, quello stesso destino di cui tutti i Joestar fanno parte, e che li porta in un modo o nell'altro ad avere a che fare con Stand, archi e frecce, vampiri millenari, leggende, misteri e ferocissime battaglie.
C'è un proverbio che dice "Non giudicare un libro (o un manga, nel nostro caso) dalla copertina", il quale si dimostra decisamente adatto per Vento aureo, quinta parte della grande saga di Jojo firmata da Hirohiko Araki.
A vederla da fuori, infatti, questa quinta serie non si presenta certo nel migliore dei modi, ma, una volta addentratisi nella vicenda e fatte proprie le "regole del gioco", si rivela invece essere una lettura sorprendente.
Ciò che apparentemente non va, in Vento aureo, si può facilmente notare anche solo con una semplice occhiata a qualche illustrazione o descrizione della trama.
E' una serie dove già il protagonista ha un nome da donna, i bigodini biondi, un fisico magrissimo e indossa una tutina aderente, spesso e volentieri di colore rosa nelle illustrazioni, decorata con cuoricini a profusione e spillette sbrilluccicose a forma di coccinella.
I suoi compagni di viaggio, che condividono il suo stesso fisico magrissimo e il suo stesso improbabile stilista, si presentano con caschetti, spillette, rossetti, labbroni, top, abiti a fantasie leopardate, cuoricini, frecce, reticoli, cuciture, tutine attillate, ombelichi sporgenti e altri abiti, acconciature e accessori il meno virili possibile. Insomma, più che un manga per ragazzi pare una bizzarra rivista di moda di pessimo gusto, a metà fra la copertina di un disco rock degli anni '80 e una sfilata in passerella un po' sui generis.
A peggiorare la situazione ci si mette anche il fatto che la serie è interamente ambientata in Italia e i personaggi sono tutti di nazionalità italiana e, perciò, giustamente, con nomi italiani.
Peccato che non si tratti, salvo rare eccezioni, di comuni nomi propri, ma di termini pescati a casaccio da un vocabolario d'italiano o da un libro di cucina, spesso e volentieri anche storpiati, mal adattati dal katakana o provenienti dal latino invece che dall'italiano.
Avremo dunque gente che si chiama Prosciutto, Risotto, Pesci, Melone, Ghiaccio, Illuso, Cioccolata, Sorbetto, Secco, Polpo, Pericolo e altri termini del genere a far da nome proprio ai personaggi, che già sono abbastanza improponibili graficamente e con questa scelta hanno ricevuto la mazzata finale alla loro credibilità.
D'accordo, naturalmente i lettori giapponesi non si sono posti il problema e anzi saranno rimasti piacevolmente colpiti da questi nomi dal fascino esotico, ma per noi italiani il problema sussiste ed è un po' fastidioso, almeno finché non si entra nel gioco e si decide di ignorarlo o di prenderla a ridere.
Assodato che non sarà mai possibile prendere troppo sul serio e definire credibili dei mafiosi italiani secchissimi, che si vestono e pettinano al buio e che hanno nomi senza senso, in realtà, i personaggi di Vento aureo non sono poi così male come sembrano e, proseguendo nella lettura, si riesce quantomeno ad accettarli. L'autore riesce a creare delle buone dinamiche di gruppo, condendole col suo consueto umorismo un po' dozzinale, e leggere delle bizzarre avventure di questi mafiosi sui generis riesce a far sorridere e, perché no, talvolta anche ad emozionare.
La struttura della storia ricorda un po' quella della terza serie Stardust Crusaders, con la costituzione di un gruppo di personaggi che viaggia in lungo e in largo alla ricerca del suo obbiettivo, affrontando gli attacchi di diversi avversari in ogni tappa toccata dal suo cammino fino a giungere alla battaglia finale contro il villain principale.
Ognuno dei membri del gruppo avrà un suo più o meno grande flashback che spiegherà al lettore il suo passato, le sue motivazioni e i suoi sogni, cosa che riesce a caratterizzarli un pochino, anche se il loro sviluppo non sarà costante per tutti e alcuni di loro risaltano più di altri, che invece possono sembrare un po' piatti, inutili per la storia o non piacere al lettore per via del loro aspetto o di una caratterizzazione un po' traballante.
Ancora una volta, la storia è narrata attraverso combattimenti molto serrati. Rispetto a terza e quarta serie, gli scontri sono di minor numero ma di maggior durata. Nulla cambia, invece, per quanto riguarda la violenza e l'inventiva dell'autore nel creare variabili, escamotages, colpi di scena e trovate assurde e geniali che caratterizzano combattimenti sempre imprevedibili, avvincenti, splatter e sul filo del rasoio. La fantasia dell'autore non ha perso colpi neppure nel creare poteri stravaganti e originali, fra cerniere che si aprono in qualsiasi spazio, proiettili viventi, invecchiamenti precoci, tartarughe lontane parenti del T.A.R.D.I.S. del Dottor Who, aeroplanini telecomandati, rimpicciolimenti, manipolazioni del tempo e della materia, creazione di mondi aldilà degli specchi, assurde canne da pesca, controllo del ghiaccio, dell'acqua, dei metalli o della lingua delle persone.
Poteri talmente assurdi da sfuggire, talvolta, anche al controllo del loro autore, che non riesce ad impiegarli come vorrebbe, deve inventarsi trovate al limite dell'incredibile per riuscire ad usarli o è costretto a non usarli o far uscire di scena i loro possessori perché complicati da gestire.
Anche stavolta, dunque, la grande varietà e le geniali trovate degli scontri riescono a calamitare l'attenzione del lettore e a salvarlo dall'eventuale noia dovuta allo scarso interesse per i personaggi. Di contro, come già nelle serie precedenti, non c'è una grande caratterizzazione dei cattivi, che, salvo qualche rara eccezione, sono dei bambolotti psicopatici che suscitano odio o indifferenza ma tendono a venir dimenticati.
Discorso diverso per il villain principale, coperto fino alle ultime battute da un perenne velo di mistero ed estremamente affascinante nella sua malvagità e nell'ambiguità dei suoi poteri, nonché salvato, almeno lui, da un nome italiano coerente col suo carattere e decisamente d'impatto.
Gli scontri fanno da collante ad una trama di base assai interessante, capace di sviluppare sottotrame, misteri, sentimenti e un certo approfondimento dei personaggi.
La storia di Vento aureo è più serrata rispetto a quella di Diamond is unbreakable, che aveva delle atmosfere generalmente più rilassate dovute al fatto di mostrare molto la vita quotidiana dei personaggi nella loro città e sviluppare la trama in maniera molto lenta, ma è anche meno lineare rispetto a quella di Stardust Crusaders, cui somiglia strutturalmente.
Se, infatti, la terza serie fissava sin da subito il suo obbiettivo finale e rimaneva su quella linea, questa quinta serie cambia e stravolge più volte, nel corso del suo svolgimento, diversi elementi e obbiettivi della trama, modificando direzione e tagliando fuori qualche personaggio nel corso del suo svolgimento, in attesa di stabilizzarsi definitivamente lungo il cammino che perseguirà fino alla fine. E' il caso di alcuni personaggi delle serie precedenti introdotti nell'incipit e poi semplicemente accantonati senza alcuna spiegazione, o di un personaggio principale che da un certo punto in poi sparisce di scena con una scusa mal gestita, senza che se ne faccia più menzione.
Nonostante qualche imperfezione e qualche punto poco chiaro, la trama non manca d'interessare il lettore, che riceve anche, con un certo piacere, diverse informazioni relative a fatti, persone, eventi ed elementi delle serie precedenti, arricchendo la "cronistoria" della saga di Jojo di nuovi, interessanti, risvolti, anche in questo episodio che pareva, sulle prime, slegato e differente dagli altri.
Dai succitati flashback si evince a chiare lettere ciò che accomuna ognuno dei protagonisti della storia: un forte spirito di giustizia e la volontà di cambiare una società ingiusta, in cui sono all'ordine del giorno soprusi, cattiverie, inganni e violenze, che tutti loro hanno subito in gioventù, giungendo a maturare il sogno di un futuro migliore.
Questa quinta serie di Jojo racconta, appunto, di un gruppo di ragazzi alla ricerca della giustizia e di un mondo che, grazie a loro e al loro eroismo, comincerà a cambiare in meglio. Ragazzi che vivono, si sacrificano, lottano contro un destino apparentemente incontrovertibile, portando con sé uno spirito incrollabile, un vento dorato che soffia spazzando via dal mondo i soprusi e le ingiustizie.
"We were young and strong, we were runnin' against the wind" o "The wind of change blows straight into the face of time, like a stormwind that will ring the freedom bell", potremmo dire, giocando sul titolo della serie, per dirla come l'autore a cui piace, e lo sappiamo, giocare con la musica.
Ecco dunque che, dietro ai loro look e nomi improponibili, i personaggi di Vento aureo nascondono, a sorpresa, una certa profondità.
A gettare una nuova luce sull'opera tutta arrivano il suo finale, intriso di una certa poesia, e la postfazione dell'autore in coda all'ultimo volume. E' qui che Hirohiko Araki si rivela dotato di un'inaspettata sensibilità, grazie a profonde riflessioni sui suoi personaggi, sul messaggio della sua opera e su come questo si possa applicare nella vita reale.
Cardine di Vento aureo, rivela, è, appunto, il destino e il ruolo che questo gioca nella vita delle persone. A volte queste ne sono dominate, diventando cattive o andando incontro alla morte che era stata scritta per loro; altre volte, invece, ne possono prendere le redini e cambiarlo, superando difficoltà che parevano eterne e insormontabili.
Giorno e compagni, dunque, alla fine della fiera si rivelano essere indubbiamente degli eroi, anche se abbastanza particolari. Unici nel loro essere esteticamente di pessimo gusto, hanno in realtà dentro di sé ideali e forza d'animo da vendere, sono sempre pronti a lottare a rischio della vita in nome della loro giustizia, come i protagonisti di ogni manga per ragazzi che si rispetti.
Lo stile di disegno di Hirohiko Araki si è, ancora una volta, modificato. Sono ormai lontani i tempi dei colossi ombrosi in stile anni '80 delle prime serie. Vento aureo, scritto nella seconda metà degli anni '90, è il regno dei personaggi magri, effeminati, vestiti in maniera improponibile e dettagliatissimi in ogni particolare del loro pacchianissimo look, dalle spille alle cerniere, dalle cuciture degli abiti ai fermagli dei capelli, dalle decorazioni sulle magliette alle ormai consolidate pose da contorsionisti che sono capaci di assumere. Può piacere o meno, ma lo stile di per sé è molto curato e personale. Inoltre, a furia di rendere sempre più effeminati i suoi personaggi, Araki è finito per disegnare anche dei bellissimi personaggi femminili, di cui potremo avere un assaggio già qui in Vento aureo, in attesa della sesta serie, dove debutterà direttamente una protagonista femminile.
La serie è ambientata interamente in Italia. Giorno e i suoi compagni girano in lungo e in largo per lo Stivale, viaggiando da Napoli a Roma, da Venezia alla Sardegna. Araki rappresenta l'Italia con grande realismo, in tavole paesaggistiche di grande impatto in cui sarà possibile riconoscere scorci di luoghi realmente esistenti, dal Vomero di Napoli al Colosseo di Roma, passando per i canali di Venezia, stazioni ferroviarie, alberghi, ristoranti, campanili e campagne.
Non manca, neanche in questa serie, l'ormai assodato divertimento dell'autore e del lettore, ossia il gioco delle innumerevoli citazioni cinematografiche (Il Padrino) e musicali (Rolling Stones, Greatful Dead, King Crimson, Metallica, Mr. President, Aerosmith, Notorius B.I.G., Clash, Green Day, Beach Boys, Black Sabbath, Jimi Hendrix, Sex Pistols, Spice Girls, fra i tanti) sparse qua e là fra le pagine del manga.
Vento aureo è senza dubbio un manga strano e difficile.
E' un manga per ragazzi, che ha determinate caratteristiche dei manga per ragazzi come i personaggi eroici, lo spirito di sacrificio, l'esaltazione della giustizia e dei sentimenti, i viaggi, le lotte e i potenziamenti. D'altra parte, però, i personaggi non sono sempre limpidi e, soprattutto, nessun ragazzo sceglierebbe mai come suo eroe personale un ragazzetto coi bigodini e la tutina attillata coi cuoricini.
E' normale, dunque, che il lettore tenda a tenersi lontano da questo manga e a guardarlo con sospetto, preferendogli, ad esempio, le avventure del più robusto e virile Jotaro Kujo.
Bisognerebbe, forse, essere un po' più grandi del tipico target da shounen manga per riuscire ad apprezzare questa quinta avventura di Jojo.
Guardando più in profondità, quella di Vento aureo si rivela essere una storia interessante, avvincente, emozionante e tutt'altro che vuota. Una sorta di stramba prova d'autore, che non sempre incontra i gusti del grande pubblico, ma risulta essere decisamente personale e sentita da parte di chi l'ha scritta e che, anche se magari non gli resterà nel cuore come altre, può essere una bella esperienza per chi la legge.
Il sogno di Giorno è quello di far carriera all'interno della malavita, diventando uno dei capi della gang mafiosa Passione, che spadroneggia nella città dove vive, e cambiare l'organizzazione dall'interno, sfruttando il rispetto di cui essa gode presso la gente per punire le ingiustizie, piuttosto che causarle.
Il ragazzo comincia insieme ai compagni Bruno Bucciarati, Fugo Pannacotta, Leone Abbacchio, Guido Mista e Narancia Ghirga un lungo e travagliato viaggio che lo porterà in lungo e in largo per l'Italia, nel tentativo di raggiungere il boss a capo di Passione e svelare i suoi segreti. Un viaggio guidato dal destino, quello stesso destino di cui tutti i Joestar fanno parte, e che li porta in un modo o nell'altro ad avere a che fare con Stand, archi e frecce, vampiri millenari, leggende, misteri e ferocissime battaglie.
C'è un proverbio che dice "Non giudicare un libro (o un manga, nel nostro caso) dalla copertina", il quale si dimostra decisamente adatto per Vento aureo, quinta parte della grande saga di Jojo firmata da Hirohiko Araki.
A vederla da fuori, infatti, questa quinta serie non si presenta certo nel migliore dei modi, ma, una volta addentratisi nella vicenda e fatte proprie le "regole del gioco", si rivela invece essere una lettura sorprendente.
Ciò che apparentemente non va, in Vento aureo, si può facilmente notare anche solo con una semplice occhiata a qualche illustrazione o descrizione della trama.
E' una serie dove già il protagonista ha un nome da donna, i bigodini biondi, un fisico magrissimo e indossa una tutina aderente, spesso e volentieri di colore rosa nelle illustrazioni, decorata con cuoricini a profusione e spillette sbrilluccicose a forma di coccinella.
I suoi compagni di viaggio, che condividono il suo stesso fisico magrissimo e il suo stesso improbabile stilista, si presentano con caschetti, spillette, rossetti, labbroni, top, abiti a fantasie leopardate, cuoricini, frecce, reticoli, cuciture, tutine attillate, ombelichi sporgenti e altri abiti, acconciature e accessori il meno virili possibile. Insomma, più che un manga per ragazzi pare una bizzarra rivista di moda di pessimo gusto, a metà fra la copertina di un disco rock degli anni '80 e una sfilata in passerella un po' sui generis.
A peggiorare la situazione ci si mette anche il fatto che la serie è interamente ambientata in Italia e i personaggi sono tutti di nazionalità italiana e, perciò, giustamente, con nomi italiani.
Peccato che non si tratti, salvo rare eccezioni, di comuni nomi propri, ma di termini pescati a casaccio da un vocabolario d'italiano o da un libro di cucina, spesso e volentieri anche storpiati, mal adattati dal katakana o provenienti dal latino invece che dall'italiano.
Avremo dunque gente che si chiama Prosciutto, Risotto, Pesci, Melone, Ghiaccio, Illuso, Cioccolata, Sorbetto, Secco, Polpo, Pericolo e altri termini del genere a far da nome proprio ai personaggi, che già sono abbastanza improponibili graficamente e con questa scelta hanno ricevuto la mazzata finale alla loro credibilità.
D'accordo, naturalmente i lettori giapponesi non si sono posti il problema e anzi saranno rimasti piacevolmente colpiti da questi nomi dal fascino esotico, ma per noi italiani il problema sussiste ed è un po' fastidioso, almeno finché non si entra nel gioco e si decide di ignorarlo o di prenderla a ridere.
Assodato che non sarà mai possibile prendere troppo sul serio e definire credibili dei mafiosi italiani secchissimi, che si vestono e pettinano al buio e che hanno nomi senza senso, in realtà, i personaggi di Vento aureo non sono poi così male come sembrano e, proseguendo nella lettura, si riesce quantomeno ad accettarli. L'autore riesce a creare delle buone dinamiche di gruppo, condendole col suo consueto umorismo un po' dozzinale, e leggere delle bizzarre avventure di questi mafiosi sui generis riesce a far sorridere e, perché no, talvolta anche ad emozionare.
La struttura della storia ricorda un po' quella della terza serie Stardust Crusaders, con la costituzione di un gruppo di personaggi che viaggia in lungo e in largo alla ricerca del suo obbiettivo, affrontando gli attacchi di diversi avversari in ogni tappa toccata dal suo cammino fino a giungere alla battaglia finale contro il villain principale.
Ognuno dei membri del gruppo avrà un suo più o meno grande flashback che spiegherà al lettore il suo passato, le sue motivazioni e i suoi sogni, cosa che riesce a caratterizzarli un pochino, anche se il loro sviluppo non sarà costante per tutti e alcuni di loro risaltano più di altri, che invece possono sembrare un po' piatti, inutili per la storia o non piacere al lettore per via del loro aspetto o di una caratterizzazione un po' traballante.
Ancora una volta, la storia è narrata attraverso combattimenti molto serrati. Rispetto a terza e quarta serie, gli scontri sono di minor numero ma di maggior durata. Nulla cambia, invece, per quanto riguarda la violenza e l'inventiva dell'autore nel creare variabili, escamotages, colpi di scena e trovate assurde e geniali che caratterizzano combattimenti sempre imprevedibili, avvincenti, splatter e sul filo del rasoio. La fantasia dell'autore non ha perso colpi neppure nel creare poteri stravaganti e originali, fra cerniere che si aprono in qualsiasi spazio, proiettili viventi, invecchiamenti precoci, tartarughe lontane parenti del T.A.R.D.I.S. del Dottor Who, aeroplanini telecomandati, rimpicciolimenti, manipolazioni del tempo e della materia, creazione di mondi aldilà degli specchi, assurde canne da pesca, controllo del ghiaccio, dell'acqua, dei metalli o della lingua delle persone.
Poteri talmente assurdi da sfuggire, talvolta, anche al controllo del loro autore, che non riesce ad impiegarli come vorrebbe, deve inventarsi trovate al limite dell'incredibile per riuscire ad usarli o è costretto a non usarli o far uscire di scena i loro possessori perché complicati da gestire.
Anche stavolta, dunque, la grande varietà e le geniali trovate degli scontri riescono a calamitare l'attenzione del lettore e a salvarlo dall'eventuale noia dovuta allo scarso interesse per i personaggi. Di contro, come già nelle serie precedenti, non c'è una grande caratterizzazione dei cattivi, che, salvo qualche rara eccezione, sono dei bambolotti psicopatici che suscitano odio o indifferenza ma tendono a venir dimenticati.
Discorso diverso per il villain principale, coperto fino alle ultime battute da un perenne velo di mistero ed estremamente affascinante nella sua malvagità e nell'ambiguità dei suoi poteri, nonché salvato, almeno lui, da un nome italiano coerente col suo carattere e decisamente d'impatto.
Gli scontri fanno da collante ad una trama di base assai interessante, capace di sviluppare sottotrame, misteri, sentimenti e un certo approfondimento dei personaggi.
La storia di Vento aureo è più serrata rispetto a quella di Diamond is unbreakable, che aveva delle atmosfere generalmente più rilassate dovute al fatto di mostrare molto la vita quotidiana dei personaggi nella loro città e sviluppare la trama in maniera molto lenta, ma è anche meno lineare rispetto a quella di Stardust Crusaders, cui somiglia strutturalmente.
Se, infatti, la terza serie fissava sin da subito il suo obbiettivo finale e rimaneva su quella linea, questa quinta serie cambia e stravolge più volte, nel corso del suo svolgimento, diversi elementi e obbiettivi della trama, modificando direzione e tagliando fuori qualche personaggio nel corso del suo svolgimento, in attesa di stabilizzarsi definitivamente lungo il cammino che perseguirà fino alla fine. E' il caso di alcuni personaggi delle serie precedenti introdotti nell'incipit e poi semplicemente accantonati senza alcuna spiegazione, o di un personaggio principale che da un certo punto in poi sparisce di scena con una scusa mal gestita, senza che se ne faccia più menzione.
Nonostante qualche imperfezione e qualche punto poco chiaro, la trama non manca d'interessare il lettore, che riceve anche, con un certo piacere, diverse informazioni relative a fatti, persone, eventi ed elementi delle serie precedenti, arricchendo la "cronistoria" della saga di Jojo di nuovi, interessanti, risvolti, anche in questo episodio che pareva, sulle prime, slegato e differente dagli altri.
Dai succitati flashback si evince a chiare lettere ciò che accomuna ognuno dei protagonisti della storia: un forte spirito di giustizia e la volontà di cambiare una società ingiusta, in cui sono all'ordine del giorno soprusi, cattiverie, inganni e violenze, che tutti loro hanno subito in gioventù, giungendo a maturare il sogno di un futuro migliore.
Questa quinta serie di Jojo racconta, appunto, di un gruppo di ragazzi alla ricerca della giustizia e di un mondo che, grazie a loro e al loro eroismo, comincerà a cambiare in meglio. Ragazzi che vivono, si sacrificano, lottano contro un destino apparentemente incontrovertibile, portando con sé uno spirito incrollabile, un vento dorato che soffia spazzando via dal mondo i soprusi e le ingiustizie.
"We were young and strong, we were runnin' against the wind" o "The wind of change blows straight into the face of time, like a stormwind that will ring the freedom bell", potremmo dire, giocando sul titolo della serie, per dirla come l'autore a cui piace, e lo sappiamo, giocare con la musica.
Ecco dunque che, dietro ai loro look e nomi improponibili, i personaggi di Vento aureo nascondono, a sorpresa, una certa profondità.
A gettare una nuova luce sull'opera tutta arrivano il suo finale, intriso di una certa poesia, e la postfazione dell'autore in coda all'ultimo volume. E' qui che Hirohiko Araki si rivela dotato di un'inaspettata sensibilità, grazie a profonde riflessioni sui suoi personaggi, sul messaggio della sua opera e su come questo si possa applicare nella vita reale.
Cardine di Vento aureo, rivela, è, appunto, il destino e il ruolo che questo gioca nella vita delle persone. A volte queste ne sono dominate, diventando cattive o andando incontro alla morte che era stata scritta per loro; altre volte, invece, ne possono prendere le redini e cambiarlo, superando difficoltà che parevano eterne e insormontabili.
Giorno e compagni, dunque, alla fine della fiera si rivelano essere indubbiamente degli eroi, anche se abbastanza particolari. Unici nel loro essere esteticamente di pessimo gusto, hanno in realtà dentro di sé ideali e forza d'animo da vendere, sono sempre pronti a lottare a rischio della vita in nome della loro giustizia, come i protagonisti di ogni manga per ragazzi che si rispetti.
Lo stile di disegno di Hirohiko Araki si è, ancora una volta, modificato. Sono ormai lontani i tempi dei colossi ombrosi in stile anni '80 delle prime serie. Vento aureo, scritto nella seconda metà degli anni '90, è il regno dei personaggi magri, effeminati, vestiti in maniera improponibile e dettagliatissimi in ogni particolare del loro pacchianissimo look, dalle spille alle cerniere, dalle cuciture degli abiti ai fermagli dei capelli, dalle decorazioni sulle magliette alle ormai consolidate pose da contorsionisti che sono capaci di assumere. Può piacere o meno, ma lo stile di per sé è molto curato e personale. Inoltre, a furia di rendere sempre più effeminati i suoi personaggi, Araki è finito per disegnare anche dei bellissimi personaggi femminili, di cui potremo avere un assaggio già qui in Vento aureo, in attesa della sesta serie, dove debutterà direttamente una protagonista femminile.
La serie è ambientata interamente in Italia. Giorno e i suoi compagni girano in lungo e in largo per lo Stivale, viaggiando da Napoli a Roma, da Venezia alla Sardegna. Araki rappresenta l'Italia con grande realismo, in tavole paesaggistiche di grande impatto in cui sarà possibile riconoscere scorci di luoghi realmente esistenti, dal Vomero di Napoli al Colosseo di Roma, passando per i canali di Venezia, stazioni ferroviarie, alberghi, ristoranti, campanili e campagne.
Non manca, neanche in questa serie, l'ormai assodato divertimento dell'autore e del lettore, ossia il gioco delle innumerevoli citazioni cinematografiche (Il Padrino) e musicali (Rolling Stones, Greatful Dead, King Crimson, Metallica, Mr. President, Aerosmith, Notorius B.I.G., Clash, Green Day, Beach Boys, Black Sabbath, Jimi Hendrix, Sex Pistols, Spice Girls, fra i tanti) sparse qua e là fra le pagine del manga.
Vento aureo è senza dubbio un manga strano e difficile.
E' un manga per ragazzi, che ha determinate caratteristiche dei manga per ragazzi come i personaggi eroici, lo spirito di sacrificio, l'esaltazione della giustizia e dei sentimenti, i viaggi, le lotte e i potenziamenti. D'altra parte, però, i personaggi non sono sempre limpidi e, soprattutto, nessun ragazzo sceglierebbe mai come suo eroe personale un ragazzetto coi bigodini e la tutina attillata coi cuoricini.
E' normale, dunque, che il lettore tenda a tenersi lontano da questo manga e a guardarlo con sospetto, preferendogli, ad esempio, le avventure del più robusto e virile Jotaro Kujo.
Bisognerebbe, forse, essere un po' più grandi del tipico target da shounen manga per riuscire ad apprezzare questa quinta avventura di Jojo.
Guardando più in profondità, quella di Vento aureo si rivela essere una storia interessante, avvincente, emozionante e tutt'altro che vuota. Una sorta di stramba prova d'autore, che non sempre incontra i gusti del grande pubblico, ma risulta essere decisamente personale e sentita da parte di chi l'ha scritta e che, anche se magari non gli resterà nel cuore come altre, può essere una bella esperienza per chi la legge.
"Vento Aureo" è il titolo della quinta saga de "Le Bizzarre Avventure di Jojo", il manga generazionale scritto e disegnato da Hirohiko Araki. Si tratta di un manga che per noi lettori italiani ha un valore speciale dato che la storia si svolge interamente in Italia. Per l'occasione il titolo del fumetto diventa "Le Bizzarre Avventure di GioGio".
Oltre questo, il manga ha un'altra importante caratteristica: per la prima volta, dopo quattro serie il protagonista non è un discendente della famiglia Joestar. Anzi, per meglio dire non lo è propriamente, diciamo solo a metà. Giorno Giovanna, questo il nome del nostro protagonista è nientemeno che il figlio di quel Dio Brando, l'arci nemico dei Joestar fin dal 1800… Sapete tutti come ha fatto Dio a rimanere in vita alla fine della prima serie e a portare terrore in Egitto nelle terza, no? Dunque Giorno è un Joestar alla lontana ma allo stesso tempo quello con più sangue Joestar nelle vene…
La storia come detto, si svolge in Italia, precisamente si inizia da Napoli. Giorno è un piccolo delinquentello che vive di espedienti ma che ha un obiettivo: entrare nella più importante organizzazione criminale del paese, un gruppo chiamato "Passione". Dopo aver sostenuto e brillantemente superato una prova che serve a verificare se ha le carte in regola per far parte dell'organizzazione, le porte di Passione si aprono a Giorno, che viene assegnato al gruppo comandato da Bruno Bucciarati, un ragazzo che condivide lo stesso importante ideale di Giorno ovvero riformare la mafia dall'interno per far sì che bambini e innocenti non vengano coinvolti nelle sue attività come ad esempio lo spaccio di droga. I due si pongono come obiettivo quello di salire ai vertici ed eliminare l'attuale capo.
Dopo alcune missioni ben eseguite, il gruppo si guadagna la fiducia del boss e riceve un importante incarico: scortare e proteggere una ragazza, Trish, figlia del boss (di cui nessuno conosce l'identità) dai traditori di Passione, che per l'appunto vogliono rapirla per scoprire chi sia il loro capo per poterlo uccidere e prendere il controllo dell'organizzazione malavitosa.
Con obiettivo quella che sembra una riunione tra un padre e una figlia che non si sono mai visti, ma che in realtà è per Giorno l'occasione che aspettava per eliminare il boss, i protagonisti si mettono in cammino. E' l'inizio di un lungo viaggio che porta Giorno e compagni ad attraversare l'Italia da sud al nord (isole comprese) affrontando i molti sicari che attentano alla vita della giovane Trish.
Ovviamente, manco a dirlo, tutti i membri di Passione sono dotati di Stand dai poteri più disparati e daranno vita a tanti combattimenti adrenalinici ma sempre molto strategici e ragionati, come ormai Araki ci ha abituati.
Lo stile di disegno di Araki, sempre in costante evoluzione, in questa quinta serie si assesta su quello che mi sembra è quello definitivo (a giudicare dai suoi lavori più recenti). I personaggi non sono più nerboruti uomini come quelli della prima serie uscita sul finire degli anni '80, anzi tutto l'opposto. I ragazzi sono sempre più esili, longilinei, dai tratti quasi femminei.
Una caratteristica che non hanno perso è l'abbigliamento fin troppo pacchiano (davvero, se qualcuno va in giro vestito così in Italia finisce male) e il loro spararsi pose da fighi durante i vari combattimenti.
Un altro particolare che rimane impresso nel lettore italiano (almeno per me è stato così) è l'assurdità dei nomi dei molti personaggi del fumetto, a partire dai protagonisti per finire con tutti i vari nemici. Probabilmente l'autore ha scelto i nomi aprendo a caso un dizionario di Italiano, scegliendo nomi come Giorno, Abbacchio, Prosciutto, Polpo, Pannacotta, Gelato, Illuso, Ghiaccio, Risotto Nero e molti altri che non sto ad elencare. Discorso diverso invece per i nomi degli Stand, tutti legati al mondo della musica dato che hanno i nomi di cantanti e musicisti famosi o quelli di qualche album o canzoni molto note, come ad esempio Green Day, Oasis, Aerosmith, Purple Haze, Spice Girl, Man in the Mirror, e che hanno qualche collegamento al tipo di potere dello stand (ad esempio Sex Pistols che è appunto una pistola).
Adesso, nomi a parte, devo dire che tra le cinque serie di Jojo che ho letto finora, "Vento Aureo" è per me la peggiore. La storia intrattiene quanto basta ma manca d'epicità. Non c'è il mondo da salvare, non c'è un vero cattivo da sconfiggere. C'è solo un gruppo di ragazzi, e peraltro dei criminali (anche se mossi da nobili intenzioni) che si ritrovano invischiati in un guaio e cercano di rimanere vivi fino alla fine. Non sono eroi, non sono granché caratterizzati e lasciano poco al lettore che non riesce ad affezionarsi e a tifare per loro. Non basta qualche scena in cui uno o due personaggi muoiono sacrificandosi per permettere ai compagni di proseguire. Inoltre i collegamenti alle serie precedenti sono pochi e deboli, ad esempio il fatto che Giorno sia figlio di Dio Brando è solo accennato e non ha nessuna valenza nella storia. Qualche elemento importante fa la sua comparsa solo nei volumi finali, ma è davvero poca roba. L'unico aspetto positivo sono i combattimenti tra i vari portatori di Stand, sempre molto interessanti e imprevedibili, anche se ogni tanto c'è qualche scena confusa e delle spiegazioni non proprio chiare e alla lunga un manga di soli combattimenti stanca, senza contare che la battaglia finale è abbastanza deludente.
Rimane un manga da leggere per chi segue la saga di Jojo fin dall'inizio, ma bisogna farlo non aspettandosi molto.
Nota: I volumi letti sono 10 perchè mi riferisco alla versione con volumi più grossi pubblicati recentemente.
Oltre questo, il manga ha un'altra importante caratteristica: per la prima volta, dopo quattro serie il protagonista non è un discendente della famiglia Joestar. Anzi, per meglio dire non lo è propriamente, diciamo solo a metà. Giorno Giovanna, questo il nome del nostro protagonista è nientemeno che il figlio di quel Dio Brando, l'arci nemico dei Joestar fin dal 1800… Sapete tutti come ha fatto Dio a rimanere in vita alla fine della prima serie e a portare terrore in Egitto nelle terza, no? Dunque Giorno è un Joestar alla lontana ma allo stesso tempo quello con più sangue Joestar nelle vene…
La storia come detto, si svolge in Italia, precisamente si inizia da Napoli. Giorno è un piccolo delinquentello che vive di espedienti ma che ha un obiettivo: entrare nella più importante organizzazione criminale del paese, un gruppo chiamato "Passione". Dopo aver sostenuto e brillantemente superato una prova che serve a verificare se ha le carte in regola per far parte dell'organizzazione, le porte di Passione si aprono a Giorno, che viene assegnato al gruppo comandato da Bruno Bucciarati, un ragazzo che condivide lo stesso importante ideale di Giorno ovvero riformare la mafia dall'interno per far sì che bambini e innocenti non vengano coinvolti nelle sue attività come ad esempio lo spaccio di droga. I due si pongono come obiettivo quello di salire ai vertici ed eliminare l'attuale capo.
Dopo alcune missioni ben eseguite, il gruppo si guadagna la fiducia del boss e riceve un importante incarico: scortare e proteggere una ragazza, Trish, figlia del boss (di cui nessuno conosce l'identità) dai traditori di Passione, che per l'appunto vogliono rapirla per scoprire chi sia il loro capo per poterlo uccidere e prendere il controllo dell'organizzazione malavitosa.
Con obiettivo quella che sembra una riunione tra un padre e una figlia che non si sono mai visti, ma che in realtà è per Giorno l'occasione che aspettava per eliminare il boss, i protagonisti si mettono in cammino. E' l'inizio di un lungo viaggio che porta Giorno e compagni ad attraversare l'Italia da sud al nord (isole comprese) affrontando i molti sicari che attentano alla vita della giovane Trish.
Ovviamente, manco a dirlo, tutti i membri di Passione sono dotati di Stand dai poteri più disparati e daranno vita a tanti combattimenti adrenalinici ma sempre molto strategici e ragionati, come ormai Araki ci ha abituati.
Lo stile di disegno di Araki, sempre in costante evoluzione, in questa quinta serie si assesta su quello che mi sembra è quello definitivo (a giudicare dai suoi lavori più recenti). I personaggi non sono più nerboruti uomini come quelli della prima serie uscita sul finire degli anni '80, anzi tutto l'opposto. I ragazzi sono sempre più esili, longilinei, dai tratti quasi femminei.
Una caratteristica che non hanno perso è l'abbigliamento fin troppo pacchiano (davvero, se qualcuno va in giro vestito così in Italia finisce male) e il loro spararsi pose da fighi durante i vari combattimenti.
Un altro particolare che rimane impresso nel lettore italiano (almeno per me è stato così) è l'assurdità dei nomi dei molti personaggi del fumetto, a partire dai protagonisti per finire con tutti i vari nemici. Probabilmente l'autore ha scelto i nomi aprendo a caso un dizionario di Italiano, scegliendo nomi come Giorno, Abbacchio, Prosciutto, Polpo, Pannacotta, Gelato, Illuso, Ghiaccio, Risotto Nero e molti altri che non sto ad elencare. Discorso diverso invece per i nomi degli Stand, tutti legati al mondo della musica dato che hanno i nomi di cantanti e musicisti famosi o quelli di qualche album o canzoni molto note, come ad esempio Green Day, Oasis, Aerosmith, Purple Haze, Spice Girl, Man in the Mirror, e che hanno qualche collegamento al tipo di potere dello stand (ad esempio Sex Pistols che è appunto una pistola).
Adesso, nomi a parte, devo dire che tra le cinque serie di Jojo che ho letto finora, "Vento Aureo" è per me la peggiore. La storia intrattiene quanto basta ma manca d'epicità. Non c'è il mondo da salvare, non c'è un vero cattivo da sconfiggere. C'è solo un gruppo di ragazzi, e peraltro dei criminali (anche se mossi da nobili intenzioni) che si ritrovano invischiati in un guaio e cercano di rimanere vivi fino alla fine. Non sono eroi, non sono granché caratterizzati e lasciano poco al lettore che non riesce ad affezionarsi e a tifare per loro. Non basta qualche scena in cui uno o due personaggi muoiono sacrificandosi per permettere ai compagni di proseguire. Inoltre i collegamenti alle serie precedenti sono pochi e deboli, ad esempio il fatto che Giorno sia figlio di Dio Brando è solo accennato e non ha nessuna valenza nella storia. Qualche elemento importante fa la sua comparsa solo nei volumi finali, ma è davvero poca roba. L'unico aspetto positivo sono i combattimenti tra i vari portatori di Stand, sempre molto interessanti e imprevedibili, anche se ogni tanto c'è qualche scena confusa e delle spiegazioni non proprio chiare e alla lunga un manga di soli combattimenti stanca, senza contare che la battaglia finale è abbastanza deludente.
Rimane un manga da leggere per chi segue la saga di Jojo fin dall'inizio, ma bisogna farlo non aspettandosi molto.
Nota: I volumi letti sono 10 perchè mi riferisco alla versione con volumi più grossi pubblicati recentemente.
SPOILER WARNING
Per quanto mi riguarda "Vento Aureo" è la migliore serie di "Jojo" insieme a "Stardust Crusaders". L'ambientazione nostrana è sicuramente un punto forte dell'opera (vediamo infatti illustrate magnificamente Napoli, Capri, Roma, Venezia, Firenze...), ma il meglio è dato sicuramente dal cast stellare di protagonisti e nemici. Il nuovo Jojo è nientemeno che il figlio di Dio Brando (concepito con il corpo di Jonathan): Giorno Giovanna, giovane studente napoletano che desidera debellare la piaga della droga dalle strade. Per fare ciò creerà una sua gang per combattere Passione, la più grande organizzazione criminale esistente. Ad accompagnarlo ci saranno Bruno Bucciarati, Guido Mista e i suoi Sex Pistols, Leone Abbacchio, Narancia Ghirga e Fugo Pannacotta. I poteri stand sono ancora una volta geniali e complessi, offrendo degli scontri sensazionali. Il legame che c'è tra i componenti della gang è sensazionale, la sola iterazione tra di loro vale la lettura di questa saga. Il disegno, nonostante fosse già curatissimo in "Diamond is Unbreakable", migliora ulteriormente, a prova dello sconfinato talento di Hirohiko Araki. L'unica (ma davvero l'unica) nota negativa della serie è la gestione di due personaggi in particolare: Fugo Pannacotta e il boss finale. Per quanto riguarda il primo, Araki gli ha dato un potere stand troppo forte e, non sapendo come gestirlo, ha deciso di farlo uscire di scena di punto in bianco; riguardo il secondo invece, non l'ho trovato abbastanza caratterizzato, trovandolo un villain di molto inferiore a personaggi del calibro di Dio Brando e Kira Yoshikage. Ma, in definitiva, Araki non ha sbagliato neanche questa serie, confermando ancora una volta Jojo come il re degli shonen.
Per quanto mi riguarda "Vento Aureo" è la migliore serie di "Jojo" insieme a "Stardust Crusaders". L'ambientazione nostrana è sicuramente un punto forte dell'opera (vediamo infatti illustrate magnificamente Napoli, Capri, Roma, Venezia, Firenze...), ma il meglio è dato sicuramente dal cast stellare di protagonisti e nemici. Il nuovo Jojo è nientemeno che il figlio di Dio Brando (concepito con il corpo di Jonathan): Giorno Giovanna, giovane studente napoletano che desidera debellare la piaga della droga dalle strade. Per fare ciò creerà una sua gang per combattere Passione, la più grande organizzazione criminale esistente. Ad accompagnarlo ci saranno Bruno Bucciarati, Guido Mista e i suoi Sex Pistols, Leone Abbacchio, Narancia Ghirga e Fugo Pannacotta. I poteri stand sono ancora una volta geniali e complessi, offrendo degli scontri sensazionali. Il legame che c'è tra i componenti della gang è sensazionale, la sola iterazione tra di loro vale la lettura di questa saga. Il disegno, nonostante fosse già curatissimo in "Diamond is Unbreakable", migliora ulteriormente, a prova dello sconfinato talento di Hirohiko Araki. L'unica (ma davvero l'unica) nota negativa della serie è la gestione di due personaggi in particolare: Fugo Pannacotta e il boss finale. Per quanto riguarda il primo, Araki gli ha dato un potere stand troppo forte e, non sapendo come gestirlo, ha deciso di farlo uscire di scena di punto in bianco; riguardo il secondo invece, non l'ho trovato abbastanza caratterizzato, trovandolo un villain di molto inferiore a personaggi del calibro di Dio Brando e Kira Yoshikage. Ma, in definitiva, Araki non ha sbagliato neanche questa serie, confermando ancora una volta Jojo come il re degli shonen.
Tutti gli appassionati di JoJo sanno come Araki ami particolarmente il nostro Bel Paese e, quindi, non sorprende più di tanto che abbia deciso di ambientarci questa quinta serie. Il quinto JoJo si chiama Giorno Giovanna, è italo-giapponese e figlio di Dio Brando! Rispetto alle serie precedenti qui la storia ha un'importanza maggiore: GioGio decide di unirsi ad un gruppo di mafiosi chiamato "Passione" per poi cercare di scoprire dall'interno chi sia il misterioso boss e poterlo uccidere per riuscire, quindi, a fermare il traffico di droga e tutte le attività illecite che il gruppo compie. Gli scontri tra stand come sempre restano il vero punto di forza anche di questa serie. Scontri tattici e appassionanti in cui i protagonisti riusciranno a cavarsela e a venir fuori da situazioni praticamente impossibili.
Se rispetto alla serie precedente la storia è più interessante così non si può dire della caratterizzazione dei personaggi che è sicuramente meno curata. A Mista, a Bucciarati, a narancia e agli altri compagni non ci si riesce ad affezionare quanto a Polnareff o a Rohan Kishibe per esempio.
Il tratto grafico subisce un ulteriore evoluzione ma stavolta direi non in meglio: i personaggi appaiono molto più snelli e effemminati anche se non siamo ancora a un livello estremo come sarà poi nella sesta serie.
Se rispetto alla serie precedente la storia è più interessante così non si può dire della caratterizzazione dei personaggi che è sicuramente meno curata. A Mista, a Bucciarati, a narancia e agli altri compagni non ci si riesce ad affezionare quanto a Polnareff o a Rohan Kishibe per esempio.
Il tratto grafico subisce un ulteriore evoluzione ma stavolta direi non in meglio: i personaggi appaiono molto più snelli e effemminati anche se non siamo ancora a un livello estremo come sarà poi nella sesta serie.
Ambientata nell'Italia del 2001, seguito della quarta parte di Diamond is Unbreakable, la storia ripercorre le avventure di Giorno Giovanna, figlio biologico di Dio Brando , alle prese con membri della misteriosa organizzazione mafiosa "Passione".
Il protagonista, nell'intento di fermare il traffico di droga che circola nelle strade, si unirà a Bucciarati, capo di una squadra di Passione, Narancia, Mista e Fugo con l'intento di svolgere le missioni assegnate indirettamente dal boss stesso nella speranza di scoprirne l'identità e ucciderlo.
I combattimenti li ho trovati a dir poco spettacolari, nonostante qualche personaggio sia stato scartato a causa dell'ingestibilità di alcuni poteri Stand (es.: Fugo Pannacotta)
Il disegno è praticamente una via di mezzo con il tratto assunto con "Diamond is Unbreakable" e che verso la fine della quinta parte dell'opera ritornerà nella sesta parte, "Stone Ocean".
Un manga piuttosto sottovalutato in Italia, ma consiglio caldamente ai fans degli shonen di dare almeno una possibilità a questa fantastica serie.
Il protagonista, nell'intento di fermare il traffico di droga che circola nelle strade, si unirà a Bucciarati, capo di una squadra di Passione, Narancia, Mista e Fugo con l'intento di svolgere le missioni assegnate indirettamente dal boss stesso nella speranza di scoprirne l'identità e ucciderlo.
I combattimenti li ho trovati a dir poco spettacolari, nonostante qualche personaggio sia stato scartato a causa dell'ingestibilità di alcuni poteri Stand (es.: Fugo Pannacotta)
Il disegno è praticamente una via di mezzo con il tratto assunto con "Diamond is Unbreakable" e che verso la fine della quinta parte dell'opera ritornerà nella sesta parte, "Stone Ocean".
Un manga piuttosto sottovalutato in Italia, ma consiglio caldamente ai fans degli shonen di dare almeno una possibilità a questa fantastica serie.
Questa quinta serie di JoJo è ambientata in Italia, fatto che di sicuro non ha stupito i lettori più appassionati, in quanto l'amore che l'autore Hirohiko Araki nutre per il nostro stato è un fatto ormai conosciuto e di cui ci ha dato prova numerose volte.
Il protagonista di questa saga è Giorno Giovanna, un giovanotto quindicenne figlio di Dio Brando, nell'epoca in cui era "fuso" col corpo di Jonathan Joestar.
Principalmente, la storia gravita intorno al fatto che Giorno vuole uccidere il boss mafioso del gruppo in cui entrerà a fare parte, per ucciderlo, prenderne il potere ed eliminare il traffico di droga. Ci troveremo quindi a girare molte città d'Italia con un gruppo di disertori mafiosi dotati di poteri Stand, che dovranno proteggersi dal fuoco incrociato di un altro gruppo di traditori malavitosi e dal boss stesso.
Araki ci spiega che i mafiosi italiani, diversamente dagli Yakuza, preferiscono non dare nell'occhio, nozione che ha subito modo di contraddire, presentando decine e decine di mafiosi vestiti con abiti particolarissimi ed elaborati e capigliature stranissime e arzigogolate, che darebbero nell'occhio pure durante il Gay Pride. Quello che potrebbe giustificare l'evoluzione anatomica dei personaggi di JoJo potrebbe essere il fatto che gli Stand donano un potere potentissimo dal nulla e non necessitano di una massa muscolare di fondo, che caratterizzava i primi JoJo.
Purtroppo per quanto mi riguarda, quello che non mi è piaciuto di questo capitolo sono i personaggi, che non sono riusciti a catturarmi come quelli delle precedenti serie, a cui sono più legato. Si tratta poi del capitolo più scollegato dagli altri - sebbene vengano date molte informazioni sull'arco e la freccia - e i collegamenti con la terza e la quarta serie sembrano abbastanza forzati; lo stesso collegamento padre-figlio tra Giorno e Dio Brando non ha nessuna ripercussione sulla trama.
Da questa serie la Star Comics ha finalmente deciso di adattare la lettura orientale, questa serie è quella dotata di meno humour, questa serie è quella dotata delle citazioni musicali più palesi, questa è la terza serie consecutiva in cui il "boss finale" ha il potere di controllare il tempo.
Nient'altro da dire, il manga si attesta su un livello qualitativo alto sebbene mi abbia lasciato un retrogusto in bocca tale da non farmelo apprezzare in pieno, a differenza delle precedenti serie, e ho ritenuto il disegno leggermente più confusionario durante le scene di combattimento.
Il protagonista di questa saga è Giorno Giovanna, un giovanotto quindicenne figlio di Dio Brando, nell'epoca in cui era "fuso" col corpo di Jonathan Joestar.
Principalmente, la storia gravita intorno al fatto che Giorno vuole uccidere il boss mafioso del gruppo in cui entrerà a fare parte, per ucciderlo, prenderne il potere ed eliminare il traffico di droga. Ci troveremo quindi a girare molte città d'Italia con un gruppo di disertori mafiosi dotati di poteri Stand, che dovranno proteggersi dal fuoco incrociato di un altro gruppo di traditori malavitosi e dal boss stesso.
Araki ci spiega che i mafiosi italiani, diversamente dagli Yakuza, preferiscono non dare nell'occhio, nozione che ha subito modo di contraddire, presentando decine e decine di mafiosi vestiti con abiti particolarissimi ed elaborati e capigliature stranissime e arzigogolate, che darebbero nell'occhio pure durante il Gay Pride. Quello che potrebbe giustificare l'evoluzione anatomica dei personaggi di JoJo potrebbe essere il fatto che gli Stand donano un potere potentissimo dal nulla e non necessitano di una massa muscolare di fondo, che caratterizzava i primi JoJo.
Purtroppo per quanto mi riguarda, quello che non mi è piaciuto di questo capitolo sono i personaggi, che non sono riusciti a catturarmi come quelli delle precedenti serie, a cui sono più legato. Si tratta poi del capitolo più scollegato dagli altri - sebbene vengano date molte informazioni sull'arco e la freccia - e i collegamenti con la terza e la quarta serie sembrano abbastanza forzati; lo stesso collegamento padre-figlio tra Giorno e Dio Brando non ha nessuna ripercussione sulla trama.
Da questa serie la Star Comics ha finalmente deciso di adattare la lettura orientale, questa serie è quella dotata di meno humour, questa serie è quella dotata delle citazioni musicali più palesi, questa è la terza serie consecutiva in cui il "boss finale" ha il potere di controllare il tempo.
Nient'altro da dire, il manga si attesta su un livello qualitativo alto sebbene mi abbia lasciato un retrogusto in bocca tale da non farmelo apprezzare in pieno, a differenza delle precedenti serie, e ho ritenuto il disegno leggermente più confusionario durante le scene di combattimento.
Di tutte le serie finora pubblicate di JoJo questa è quella per cui provo un affetto particolare (e tra l'altro insieme alla terza è quella più nota). Ho iniziato ad interessarmi a JoJo proprio perchè avevo sentito dire che era ambientato in Italia; anche se poi si è rivelata un informazione non del tutto veritiera, ringrazio ugualmente per aver avuto la possibilità di leggere questo capolavoro. Passiamo però a valutare la quinta serie delle avventure jojesche. Giorno Giovanna è un teppistello italo-giapponese, vive a Napoli ed il suo sogno è diventare una gangster (una sorta di camorrista/mafioso buono, va) ed entrare nell'organizzazione nota come Passione per diventarne il capo. Fin qui tutto normale... o almeno quasi se non fosse che Giorno (per gli amici GioGio) non è altri che il figlio di Dio Brando più noto come l'arcinemico della famiglia Joestar. Nel momento in cui GioGio si rende conto delle proprie capacità, inizia un incredibile viaggio attraverso le più belle città italiane (rappresentate tutte con minuziosa cura dato che Araki adora l'Italia) nel tentativo di proteggere la figlia del boss di Passione... di cui però nessun membro dell'organizzazione sa praticamente nulla. Durante il viaggio GioGio stringerà amicizia con molti altri membri di Passione, tutti intenti a proteggere Trish (la figlia del Boss) e decisi a distruggere Passione una volta intuitene le vere intenzioni.
Fin qui tutto ok, il tratto è quello solito arakiano...ma cos'ha di brutto questo "manga nel manga"? Be', partiamo dai disegni stessi. Araki in questa serie ha uno stile veramente bizzarro. Tralasciando la rappresentazione minuziosa delle città, ma molto spesso si fa fatica a capire se i personaggi siano maschi e femmine (è vero! ed è un problema ricorrente anche in Stone Ocean) e si crea molta confusione durante gli scontri a causa di tante linee convergenti. Un altro punto debole è la trama. Molti personaggi sono caratterizzati male e il finale è un po' troppo frettoloso. In definitiva Golden Wing è una delle serie migliori di JoJo, ma non la migliore. Naturalmente consiglio di leggerla, soprattutto a coloro che si sono appena affacciati al mondo di JoJo (sempre rispettando l'ordine cronologico), ma d'altra parte consiglio agli altri non appassionati di non leggerlo se non si è a conoscenza di alcune nozioni fondamentali alla base della serie (Golden Wing ha collegamenti con la prima e la terza serie).
Fin qui tutto ok, il tratto è quello solito arakiano...ma cos'ha di brutto questo "manga nel manga"? Be', partiamo dai disegni stessi. Araki in questa serie ha uno stile veramente bizzarro. Tralasciando la rappresentazione minuziosa delle città, ma molto spesso si fa fatica a capire se i personaggi siano maschi e femmine (è vero! ed è un problema ricorrente anche in Stone Ocean) e si crea molta confusione durante gli scontri a causa di tante linee convergenti. Un altro punto debole è la trama. Molti personaggi sono caratterizzati male e il finale è un po' troppo frettoloso. In definitiva Golden Wing è una delle serie migliori di JoJo, ma non la migliore. Naturalmente consiglio di leggerla, soprattutto a coloro che si sono appena affacciati al mondo di JoJo (sempre rispettando l'ordine cronologico), ma d'altra parte consiglio agli altri non appassionati di non leggerlo se non si è a conoscenza di alcune nozioni fondamentali alla base della serie (Golden Wing ha collegamenti con la prima e la terza serie).