Raoh - Il Conquistatore del Cielo
"Fist of the North Star: The Conquering King of the Heavens - Raoh's Story" è un'opera che promette molto, ma è tutto fumo ma niente arrosto. Il titolo stesso, incentrato su un personaggio iconico e carismatico come Raoh, crea aspettative elevate che la storia non riesce a soddisfare.
Un problema risiede nella trama, che risulta essere banale e poco coinvolgente. La narrazione procede in modo lineare e prevedibile, priva di colpi di scena o di momenti che possano lasciare il lettore a bocca aperta. Raoh, il protagonista indiscusso, viene presentato come un colosso inarrestabile che si limita a schiacciare i suoi avversari senza mostrare alcuna evoluzione o complessità psicologica.
La presenza di volti noti del manga come Souther, Yuda, Jagi, non aggiunge nulla di significativo alla storia. Questi personaggi vengono utilizzati in modo superficiale, senza approfondire quasi nulla. Anche i nuovi personaggi introdotti sono sacrificati sull'altare della potenza bruta del protagonista.
La caratterizzazione di Raoh è un aspetto abbastanza deludente, in questo "Raoh's Story", viene ridotto a una caricatura di se stesso, un guerriero sanguinario e spietato, privo di qualsiasi sfumatura(cosa che non è nel manga di "Hokuto no Ken").
In conclusione, "Raoh Gaiden" è un'occasione persa, la storia è debole, i personaggi sono piatti e l'azione, pur presente, non riesce a compensare le lacune.
Un problema risiede nella trama, che risulta essere banale e poco coinvolgente. La narrazione procede in modo lineare e prevedibile, priva di colpi di scena o di momenti che possano lasciare il lettore a bocca aperta. Raoh, il protagonista indiscusso, viene presentato come un colosso inarrestabile che si limita a schiacciare i suoi avversari senza mostrare alcuna evoluzione o complessità psicologica.
La presenza di volti noti del manga come Souther, Yuda, Jagi, non aggiunge nulla di significativo alla storia. Questi personaggi vengono utilizzati in modo superficiale, senza approfondire quasi nulla. Anche i nuovi personaggi introdotti sono sacrificati sull'altare della potenza bruta del protagonista.
La caratterizzazione di Raoh è un aspetto abbastanza deludente, in questo "Raoh's Story", viene ridotto a una caricatura di se stesso, un guerriero sanguinario e spietato, privo di qualsiasi sfumatura(cosa che non è nel manga di "Hokuto no Ken").
In conclusione, "Raoh Gaiden" è un'occasione persa, la storia è debole, i personaggi sono piatti e l'azione, pur presente, non riesce a compensare le lacune.
In occasione del venticinquesimo anniversario della pubblicazione in Giappone del manga "Hokuto no Ken", da noi conosciuto come "Ken il guerriero", è stata prodotta una serie di film anime dal titolo "La leggenda del vero salvatore" che ripercorrono i momenti salienti della prima parte della storia del manga.
Sulla scia di questo rinnovato interesse per i personaggi di "Hokuto no Ken", è iniziata la pubblicazione di diversi manga spin-off, affidati sempre ad autori diversi, incentrati di volta in volta su alcuni dei personaggi secondari che hanno incrociato la sanguinosa strada di Kenshiro.
Tra i tanti personaggi a cui è stato dedicato un manga, quello in questione, è sicuramente quello degno di maggior attenzione: "Ten no Haou - Raoh Gaiden" è infatti il manga che ha per protagonista Raoh, il maggiore dei tre fratelli di Hokuto, e avversario principale del protagonista.
Il manga si pone come prequel a quello che è narrato nel manga originale, ed è incentrato sull'ascesa e la conquista del potere da parte di Raoh, mostrando quindi come è diventato "Ken-Oh" il "Re del Pugno".
La storia inizia con Raoh che insieme ai suoi amici, Souga e Reina, due nuovi personaggi originali (creati in occasione dei film cinematografici citati all'inizio), conquista la fortezza di un guerriero, e decide che da lì partirà la sua conquista del mondo.
Nel corso del fumetto, si assiste alla progressiva trasformazione di Raoh, che pian piano diventa sempre più ambizioso e spietato, nonché ad altri avvenimenti importanti e significativi come ad esempio l'incontro con il possente destriero Re Nero, la conquista della città di Cassandra, con lo scontro con Uighur, o quello con Ryuga.
Leggendo il manga la cosa che subito salta all'occhio è lo stile di disegno usato. L'autore che si è occupato di questo spin-off è "Yuko Osada", autore famoso anche in Italia per la miniserie "Toto", che ha uno stile molto differente da quello del maestro Tetsuo Hara.
Lo stile di disegno di Osada è molto più leggero, infantile, quasi cartoonesco, e non si sposa bene con i personaggi e le ambientazioni di "Hokuto no Ken". Non dico che i disegni siano brutti, perché non lo sono, solo che davvero si fa fatica a prendere tutto sul serio. Serviva uno stile di disegno diverso, più realistico, questo non rende per niente bene la violenza che dovrebbe esserci. Nemmeno i combattimenti sono chissà che. Già nel manga originale gli scontri erano poca cosa, Kenshiro toccava gli tsubo, e la gente esplodeva. Raoh non fa nemmeno quello: un gigantesco pugno, uno solo, basta per battere tutti i suoi nemici, che vengono disintegrati all'istante, in due vignette, siano essi i classici punk teppisti o maestri esperti in vari stili di arti marziali.
Il problema maggiore di "Raoh Gaiden" è però il nome che porta. Per un manga incentrato su un personaggio come Raoh, le aspettative erano alte e, purtroppo, vengono invece deluse. La storia è banale, poco interessante, senza nessun colpo di scena o picchi narrativi. Raoh è un personaggio abbastanza piatto, che si limita a calpestare, nel vero senso della parola, grazie al suo cavallo, tutti quelli che gli si parano sulla strada. Servono a poco personaggi come Souga e Reina, o le varie comparsate di personaggi importanti quali Souther, Yuda e Jagi. Nemmeno i nuovi personaggi introdotti riescono a lasciare qualche segno, anche perché si vedono per poco tempo, e Raoh con un pugno li polverizza.
Si arriva alla fine per inerzia, e anche la fine risulta abbastanza anonima. Come la storia di Raoh si concluderà, è una cosa che i lettori già sanno, e quello è narrato nel manga originale. Sapere cosa Raoh ha fatto prima di incrociare i pugni con Kenshiro non serve davvero a nulla.
I capitoli finali, incentrati sul figlio Ryu sono ancora più inutili, e sembrano solo un riempitivo usato per raggiungere il numero di pagine minime richieste per il volume.
La storia in sé non è malvagia, ma non funziona come dovrebbe. Arrivati alla fine, il manga si rivela essere un prodotto di scarso valore, che oltre al titolo offre poco altro, soprattutto ai fan di "Hokuto no Ken". Tra i vari spin-off usciti, questo insieme al volume unico su Yuria, è il peggiore, e non rende per niente giustizia al personaggio.
Sulla scia di questo rinnovato interesse per i personaggi di "Hokuto no Ken", è iniziata la pubblicazione di diversi manga spin-off, affidati sempre ad autori diversi, incentrati di volta in volta su alcuni dei personaggi secondari che hanno incrociato la sanguinosa strada di Kenshiro.
Tra i tanti personaggi a cui è stato dedicato un manga, quello in questione, è sicuramente quello degno di maggior attenzione: "Ten no Haou - Raoh Gaiden" è infatti il manga che ha per protagonista Raoh, il maggiore dei tre fratelli di Hokuto, e avversario principale del protagonista.
Il manga si pone come prequel a quello che è narrato nel manga originale, ed è incentrato sull'ascesa e la conquista del potere da parte di Raoh, mostrando quindi come è diventato "Ken-Oh" il "Re del Pugno".
La storia inizia con Raoh che insieme ai suoi amici, Souga e Reina, due nuovi personaggi originali (creati in occasione dei film cinematografici citati all'inizio), conquista la fortezza di un guerriero, e decide che da lì partirà la sua conquista del mondo.
Nel corso del fumetto, si assiste alla progressiva trasformazione di Raoh, che pian piano diventa sempre più ambizioso e spietato, nonché ad altri avvenimenti importanti e significativi come ad esempio l'incontro con il possente destriero Re Nero, la conquista della città di Cassandra, con lo scontro con Uighur, o quello con Ryuga.
Leggendo il manga la cosa che subito salta all'occhio è lo stile di disegno usato. L'autore che si è occupato di questo spin-off è "Yuko Osada", autore famoso anche in Italia per la miniserie "Toto", che ha uno stile molto differente da quello del maestro Tetsuo Hara.
Lo stile di disegno di Osada è molto più leggero, infantile, quasi cartoonesco, e non si sposa bene con i personaggi e le ambientazioni di "Hokuto no Ken". Non dico che i disegni siano brutti, perché non lo sono, solo che davvero si fa fatica a prendere tutto sul serio. Serviva uno stile di disegno diverso, più realistico, questo non rende per niente bene la violenza che dovrebbe esserci. Nemmeno i combattimenti sono chissà che. Già nel manga originale gli scontri erano poca cosa, Kenshiro toccava gli tsubo, e la gente esplodeva. Raoh non fa nemmeno quello: un gigantesco pugno, uno solo, basta per battere tutti i suoi nemici, che vengono disintegrati all'istante, in due vignette, siano essi i classici punk teppisti o maestri esperti in vari stili di arti marziali.
Il problema maggiore di "Raoh Gaiden" è però il nome che porta. Per un manga incentrato su un personaggio come Raoh, le aspettative erano alte e, purtroppo, vengono invece deluse. La storia è banale, poco interessante, senza nessun colpo di scena o picchi narrativi. Raoh è un personaggio abbastanza piatto, che si limita a calpestare, nel vero senso della parola, grazie al suo cavallo, tutti quelli che gli si parano sulla strada. Servono a poco personaggi come Souga e Reina, o le varie comparsate di personaggi importanti quali Souther, Yuda e Jagi. Nemmeno i nuovi personaggi introdotti riescono a lasciare qualche segno, anche perché si vedono per poco tempo, e Raoh con un pugno li polverizza.
Si arriva alla fine per inerzia, e anche la fine risulta abbastanza anonima. Come la storia di Raoh si concluderà, è una cosa che i lettori già sanno, e quello è narrato nel manga originale. Sapere cosa Raoh ha fatto prima di incrociare i pugni con Kenshiro non serve davvero a nulla.
I capitoli finali, incentrati sul figlio Ryu sono ancora più inutili, e sembrano solo un riempitivo usato per raggiungere il numero di pagine minime richieste per il volume.
La storia in sé non è malvagia, ma non funziona come dovrebbe. Arrivati alla fine, il manga si rivela essere un prodotto di scarso valore, che oltre al titolo offre poco altro, soprattutto ai fan di "Hokuto no Ken". Tra i vari spin-off usciti, questo insieme al volume unico su Yuria, è il peggiore, e non rende per niente giustizia al personaggio.
Tutte le serie di successo, prima o poi, dovranno fare i conti con la presenza di spin-off: storie parallele, alternative o riempitive che si prefiggono il compito di ampliarne il mondo narrativo.
E' il caso anche di Raoh, il conquistatore del cielo, pubblicato da Planet manga come primo titolo della collana "Ken la leggenda".
Il problema di questi spinoff è che gli autori originali, Buronson e Tetsuo Hara, c'entrano poco o nulla. Ecco quindi che Yuko Osada (autore di Toto!) mette in scena la sua versione di Hokuto no Ken. Il disegno è anche abbastanza caratterizzato, ma per nulla pertinente alla serie originale. Le espressioni dei personaggi non lasciano trasparire sentimenti, emozioni e stati d'animo, che erano invece il centro dell'espressione caratteriale di ogni singolo individuo.
Meno spazio viene dato inoltre al maniacale studio anatomico dei corpi sia in posizione statica che dinamica, sostituito da visioni a tratti caricaturali. Ovviamente ogni disegnatore ha il proprio stile, e se Yuko Osada si lascia apprezzare particolarmente nelle opere di sua creazione, altrettanto non fa in una serie come HnK dove si tende a ricercare il massimo della verosimilità.
La storia riempie abbastanza bene l'arco narrativo pre-scontro fratricida tra Ken e Raoh, incentrandosi su come quest'ultimo abbia man mano costruito la propria ascesa al potere. Interessante inoltre la parte dedicata a Ryu, un personaggio che ha avuto poco spazio ed a mio avviso importantissimo nell'economia della serie, in quanto vero e proprio successore del protagonista.
Male l'edizione Planet manga, in leggero sovrapprezzo e qualitativamente non delle migliori.
Un manga non imprescindibile, ma consigliato ai fan della serie originale già solo per il fatto di leggere qualcosa in più sul mondo di Ken.
E' il caso anche di Raoh, il conquistatore del cielo, pubblicato da Planet manga come primo titolo della collana "Ken la leggenda".
Il problema di questi spinoff è che gli autori originali, Buronson e Tetsuo Hara, c'entrano poco o nulla. Ecco quindi che Yuko Osada (autore di Toto!) mette in scena la sua versione di Hokuto no Ken. Il disegno è anche abbastanza caratterizzato, ma per nulla pertinente alla serie originale. Le espressioni dei personaggi non lasciano trasparire sentimenti, emozioni e stati d'animo, che erano invece il centro dell'espressione caratteriale di ogni singolo individuo.
Meno spazio viene dato inoltre al maniacale studio anatomico dei corpi sia in posizione statica che dinamica, sostituito da visioni a tratti caricaturali. Ovviamente ogni disegnatore ha il proprio stile, e se Yuko Osada si lascia apprezzare particolarmente nelle opere di sua creazione, altrettanto non fa in una serie come HnK dove si tende a ricercare il massimo della verosimilità.
La storia riempie abbastanza bene l'arco narrativo pre-scontro fratricida tra Ken e Raoh, incentrandosi su come quest'ultimo abbia man mano costruito la propria ascesa al potere. Interessante inoltre la parte dedicata a Ryu, un personaggio che ha avuto poco spazio ed a mio avviso importantissimo nell'economia della serie, in quanto vero e proprio successore del protagonista.
Male l'edizione Planet manga, in leggero sovrapprezzo e qualitativamente non delle migliori.
Un manga non imprescindibile, ma consigliato ai fan della serie originale già solo per il fatto di leggere qualcosa in più sul mondo di Ken.
Quando un titolo ha avuto un successo stratosferico, non è raro che, a distanza di anni, gli si dia nuova linfa con un sequel, un prequel, uno spin off o una side story. La maggior parte delle volte, però, queste operazioni non sono granché riuscite, vuoi perché queste nuove storie finiscono per essere decontestualizzate o fuori dal tempo, vuoi perché la mano degli autori originali è molto labile se non assente.
Nel mondo del cinema se n'è avuta la prova con i tanto tardivi quanto brutti Blues Brothers 2000 o Indiana Jones 4, mentre nel Sol Levante diversi shounen manga degli anni '80 hanno visto un proliferare di nuove storie ad essi legate, come Saint Seiya o Ken il guerriero.
"La leggenda di Raoh, il dominatore del cielo" è, appunto, uno dei progetti collaterali dedicati a Ken il guerriero, e come molti suoi simili non sfugge alla regola, presentando un prequel-spin off non propriamente riuscito.
Protagonista della storia è, come da titolo, Raoh, l'antagonista principale della storia anni '80. Questa miniserie racconta di come il "Re di Hokuto" costituisca l'esercito che lo affiancherà nella storia originale. Al suo fianco, i due fratelli Souga e Reina, visti nella pentalogia celebrativa per il venticinquesimo anniversario della serie.
La struttura della serie cade, però, quasi subito nel ripetitivo e nel poco interessante. Raoh, personaggio splendido e dal controverso carisma nella serie originale, non è portato per un ruolo da protagonista, che lo appiattisce e banalizza. Il Raoh di questa miniserie è un personaggio piatto e noioso, che spara frasi ad effetto di quando in quando e che si scontra con molti avversari, assoggettandoli tutti senza alcuna difficoltà.
Ciò che a Raoh accadrà in futuro è già noto, dunque il finale di questo prequel non può che essere aperto e inconcludente, ma anche ciò che è narrato prima non è interessantissimo. Di tanto in tanto, compare qualche personaggio della vecchia serie, ma si tratta generalmente dei meno interessanti: era davvero necessario ripescare il noiosissimo Ryuga e il pacchiano Yuda, che risultano scialbi e antipatici anche in questa versione?
In poche, rare, eccezioni, si amplia la backstory di qualche vecchio personaggio in maniera interessante: è il caso del gigantesco cavallo Re Nero, di cui viene qui narrata l'origine, e del mastodontico capocarceriere Uighur, personaggio fra i più azzeccati della serie storica, di cui qui conosciamo un po' il passato, arricchendo di fascino e simpatia questo possente e particolare personaggio.
Si tratta comunque di poche mosche bianche, in quanto la maggior parte dei vecchi personaggi fa esattamente quel che faceva nella vecchia serie, senza nulla aggiungere alla sua caratterizzazione (Raoh spacca tutto, Yuda fa il narcisista, Souther se la tira, Juza va a donne...).
Sono abbastanza interessanti i capitoli finali, dove viene introdotto il piccolo Ryu, il figlio di Raoh visto di sfuggita nella serie originale, ma il racconto si limita a restare al livello "fanfiction", senza brillare particolarmente.
Probabilmente il maggior difetto di quest'opera sta nello stile scelto per disegnarla e raccontarla, affidato a Yuko Osada, autore scarsamente affidabile e decisamente poco adatto a narrare di Ken il guerriero. Il suo stile è infatti giovanile, fresco, caricaturale, e non ha nulla della bellezza, del realismo e della sobrietà di quello originale di Tetsuo Hara. I personaggi femminili han tutti l'aspetto di ragazzine maschiaccio, lontanissimi dalle stangone disegnate da Hara, e dunque anche il personaggio di Reina (il cui character design originale è di un certo Tsukasa Hojo) viene appiattito e da donna guerriera dal fascino mozzafiato e dal cuore pieno di tormenti che era nel film cinematografico è qui diventata una ragazzina con la spada non molto affascinante.
Non mancano, inoltre, continue smorfie e gags che stroncano sul nascere la serietà e il dramma che una serie come Ken il guerriero dovrebbe sempre mantenere. Persino lo stesso Raoh risulta ridicolo in molti frangenti: si veda l'incipit dove prende alla lettera la sua massima "Il mio cammino non conosce deviazioni" camminando sempre dritto e sfasciando palazzi in una serie di gags rubate a Otoko Juku totalmente fuori contesto rispetto alla solennità del personaggio.
L'atmosfera, dunque, è totalmente diversa dalla storia originale e anche quando si tenta di dare un po' di epicità a certi eventi, le smorfie dei personaggi rovinano tutto.
Una storia, dunque, diretta unicamente ai fans di Ken il guerriero, ma che rischia di scontentarli, perché li priva di tutti gli elementi caratteristici della vecchia serie. Non basta qualche teppista in armatura che scoppia qua e là per fare Ken il guerriero, non basta mettere paroloni finto-epici in bocca ai personaggi, se poi mancano il realismo maniacale dei disegni, il look splendidamente anni '80 dei personaggi, il dramma, il lirismo e gli eroi. Qui Raoh non è un eroe, è solo un folle che fa saltare teste e che assoggetta regni ed eserciti. Eroe lo sarà poi, nella serie originale, grazie al suo rapporto con Julia e con Kenshiro, personaggi qui completamente ignorati ma che han contribuito a rendere grande e affascinante l'(anti)eroe Raoh.
Si fa leggere più o meno scorrevolmente, ma annoia presto, visto che la storia è piuttosto labile e i personaggi non sono granché carismatici. C'è qualche punto d'interesse in corrispondenza con l'apparizione di qualche vecchio personaggio, ma non basta, si fa fatica a riconoscerli a causa dello stile troppo diverso.
Un manga solo per i maniaci di Ken il guerriero, che però otterranno solo un paio di sparute informazioni in più sulla serie che tanto amano, al prezzo di diversi assalti e combattimenti piuttosto noiosi e di uno stile di disegno e narrazione che all'universo drammatico in salsa anni '80 di Ken il guerriero non si confà poi granché.
In ultimo, bruttina, come quasi sempre, l'edizione targata Panini, che storpia in copertina il nome dell'autore in maniera incomprensibile e che ha pure venduto il manga in doppia versione, e vien da chiedersi quanto sia moralmente giusto spillare soldi ai molti fans di Ken il guerriero vendendo con sovraccoperta e sovrapprezzo una storiella sciocchina, inconcludente e assolutamente trascurabile come questa.
Nel mondo del cinema se n'è avuta la prova con i tanto tardivi quanto brutti Blues Brothers 2000 o Indiana Jones 4, mentre nel Sol Levante diversi shounen manga degli anni '80 hanno visto un proliferare di nuove storie ad essi legate, come Saint Seiya o Ken il guerriero.
"La leggenda di Raoh, il dominatore del cielo" è, appunto, uno dei progetti collaterali dedicati a Ken il guerriero, e come molti suoi simili non sfugge alla regola, presentando un prequel-spin off non propriamente riuscito.
Protagonista della storia è, come da titolo, Raoh, l'antagonista principale della storia anni '80. Questa miniserie racconta di come il "Re di Hokuto" costituisca l'esercito che lo affiancherà nella storia originale. Al suo fianco, i due fratelli Souga e Reina, visti nella pentalogia celebrativa per il venticinquesimo anniversario della serie.
La struttura della serie cade, però, quasi subito nel ripetitivo e nel poco interessante. Raoh, personaggio splendido e dal controverso carisma nella serie originale, non è portato per un ruolo da protagonista, che lo appiattisce e banalizza. Il Raoh di questa miniserie è un personaggio piatto e noioso, che spara frasi ad effetto di quando in quando e che si scontra con molti avversari, assoggettandoli tutti senza alcuna difficoltà.
Ciò che a Raoh accadrà in futuro è già noto, dunque il finale di questo prequel non può che essere aperto e inconcludente, ma anche ciò che è narrato prima non è interessantissimo. Di tanto in tanto, compare qualche personaggio della vecchia serie, ma si tratta generalmente dei meno interessanti: era davvero necessario ripescare il noiosissimo Ryuga e il pacchiano Yuda, che risultano scialbi e antipatici anche in questa versione?
In poche, rare, eccezioni, si amplia la backstory di qualche vecchio personaggio in maniera interessante: è il caso del gigantesco cavallo Re Nero, di cui viene qui narrata l'origine, e del mastodontico capocarceriere Uighur, personaggio fra i più azzeccati della serie storica, di cui qui conosciamo un po' il passato, arricchendo di fascino e simpatia questo possente e particolare personaggio.
Si tratta comunque di poche mosche bianche, in quanto la maggior parte dei vecchi personaggi fa esattamente quel che faceva nella vecchia serie, senza nulla aggiungere alla sua caratterizzazione (Raoh spacca tutto, Yuda fa il narcisista, Souther se la tira, Juza va a donne...).
Sono abbastanza interessanti i capitoli finali, dove viene introdotto il piccolo Ryu, il figlio di Raoh visto di sfuggita nella serie originale, ma il racconto si limita a restare al livello "fanfiction", senza brillare particolarmente.
Probabilmente il maggior difetto di quest'opera sta nello stile scelto per disegnarla e raccontarla, affidato a Yuko Osada, autore scarsamente affidabile e decisamente poco adatto a narrare di Ken il guerriero. Il suo stile è infatti giovanile, fresco, caricaturale, e non ha nulla della bellezza, del realismo e della sobrietà di quello originale di Tetsuo Hara. I personaggi femminili han tutti l'aspetto di ragazzine maschiaccio, lontanissimi dalle stangone disegnate da Hara, e dunque anche il personaggio di Reina (il cui character design originale è di un certo Tsukasa Hojo) viene appiattito e da donna guerriera dal fascino mozzafiato e dal cuore pieno di tormenti che era nel film cinematografico è qui diventata una ragazzina con la spada non molto affascinante.
Non mancano, inoltre, continue smorfie e gags che stroncano sul nascere la serietà e il dramma che una serie come Ken il guerriero dovrebbe sempre mantenere. Persino lo stesso Raoh risulta ridicolo in molti frangenti: si veda l'incipit dove prende alla lettera la sua massima "Il mio cammino non conosce deviazioni" camminando sempre dritto e sfasciando palazzi in una serie di gags rubate a Otoko Juku totalmente fuori contesto rispetto alla solennità del personaggio.
L'atmosfera, dunque, è totalmente diversa dalla storia originale e anche quando si tenta di dare un po' di epicità a certi eventi, le smorfie dei personaggi rovinano tutto.
Una storia, dunque, diretta unicamente ai fans di Ken il guerriero, ma che rischia di scontentarli, perché li priva di tutti gli elementi caratteristici della vecchia serie. Non basta qualche teppista in armatura che scoppia qua e là per fare Ken il guerriero, non basta mettere paroloni finto-epici in bocca ai personaggi, se poi mancano il realismo maniacale dei disegni, il look splendidamente anni '80 dei personaggi, il dramma, il lirismo e gli eroi. Qui Raoh non è un eroe, è solo un folle che fa saltare teste e che assoggetta regni ed eserciti. Eroe lo sarà poi, nella serie originale, grazie al suo rapporto con Julia e con Kenshiro, personaggi qui completamente ignorati ma che han contribuito a rendere grande e affascinante l'(anti)eroe Raoh.
Si fa leggere più o meno scorrevolmente, ma annoia presto, visto che la storia è piuttosto labile e i personaggi non sono granché carismatici. C'è qualche punto d'interesse in corrispondenza con l'apparizione di qualche vecchio personaggio, ma non basta, si fa fatica a riconoscerli a causa dello stile troppo diverso.
Un manga solo per i maniaci di Ken il guerriero, che però otterranno solo un paio di sparute informazioni in più sulla serie che tanto amano, al prezzo di diversi assalti e combattimenti piuttosto noiosi e di uno stile di disegno e narrazione che all'universo drammatico in salsa anni '80 di Ken il guerriero non si confà poi granché.
In ultimo, bruttina, come quasi sempre, l'edizione targata Panini, che storpia in copertina il nome dell'autore in maniera incomprensibile e che ha pure venduto il manga in doppia versione, e vien da chiedersi quanto sia moralmente giusto spillare soldi ai molti fans di Ken il guerriero vendendo con sovraccoperta e sovrapprezzo una storiella sciocchina, inconcludente e assolutamente trascurabile come questa.