Sanpei - Ragazzo Pescatore
Quando Takao Yaguchi riprende dopo molti anni Sanpei lo fa perché vuole dedicarne un volume al maestro Shotaro Ishimori (morto il 28 gennaio 1998) di cui era un grande fan.
La prima serie (di sessanta volumi ripubblicata da Kodansha in più di trenta volumi poco prima dell'inizio di questa serie) si era conclusa con la morte del nonno Ippei… la cui importanza è tale da ricomparire in questa serie mediante il ricordo: compaiono invece gli amici del protagonista, che abbiamo conosciuto nella serie tv (Gyoshin, Yuri, Masaharu, ecc...) e come e forse più che nella serie tv c'è l'ambientalismo il cui tema è l'estinzione dei pesci ma l'inquinamento è presente solo con delle terme acide di Tamagawa e con la storia della diga sorta negli anni 40... per il resto compaiono solo poche macchine e non si vede nessuna città inquinata di qui i bellissimi fondali irrealistici perché sembra tutto immerso nel verde. Per il resto la trama è semplice come la personalità dei protagonisti di Sanpei; si può dire che bastano delle sagome che nuotano e gli occhi iniziano a brillargli. Com'è semplice la personalità dei personaggi lo è anche il tratto: i disegni sanno di vecchio. Solo i pesci sono ben disegnati. Purtroppo le spiegazioni ittologiche sono noiose ma sono da apprezzare i miti popolari e soprattutto le spiegazioni gastronomiche (sake, osmunda, caviale, tonburi...)
In Italia sono arrivati solo i primi 4 volumi dei 12 di cui la serie è composta: ciò significa che i risultati di vendita devono essere stati scadenti... e pensare che io come tanti della mia generazione abbiamo un bel ricordo dell'anime passato molte volte su Telecity/Italia 7.
La prima serie (di sessanta volumi ripubblicata da Kodansha in più di trenta volumi poco prima dell'inizio di questa serie) si era conclusa con la morte del nonno Ippei… la cui importanza è tale da ricomparire in questa serie mediante il ricordo: compaiono invece gli amici del protagonista, che abbiamo conosciuto nella serie tv (Gyoshin, Yuri, Masaharu, ecc...) e come e forse più che nella serie tv c'è l'ambientalismo il cui tema è l'estinzione dei pesci ma l'inquinamento è presente solo con delle terme acide di Tamagawa e con la storia della diga sorta negli anni 40... per il resto compaiono solo poche macchine e non si vede nessuna città inquinata di qui i bellissimi fondali irrealistici perché sembra tutto immerso nel verde. Per il resto la trama è semplice come la personalità dei protagonisti di Sanpei; si può dire che bastano delle sagome che nuotano e gli occhi iniziano a brillargli. Com'è semplice la personalità dei personaggi lo è anche il tratto: i disegni sanno di vecchio. Solo i pesci sono ben disegnati. Purtroppo le spiegazioni ittologiche sono noiose ma sono da apprezzare i miti popolari e soprattutto le spiegazioni gastronomiche (sake, osmunda, caviale, tonburi...)
In Italia sono arrivati solo i primi 4 volumi dei 12 di cui la serie è composta: ciò significa che i risultati di vendita devono essere stati scadenti... e pensare che io come tanti della mia generazione abbiamo un bel ricordo dell'anime passato molte volte su Telecity/Italia 7.
"Sanpei" è stato uno degli anime che ha fatto parte della mia infanzia e, seppur per una minima parte, leggere l'opera cartacea mi è sembrato un tributo doveroso alle gesta del ragazzo pescatore.
"Tezuka secondo me" , inoltre, ha fatto nascere in me la curiosità di vedere Yaguchi alle prese con il suo personaggio storico.
I quattro volumi di cui è composto questo sequel narrano altrettante avventure che hanno per protagonista il nostro Sanpei. Sono quindi episodi che, tranne per qualche rimando narrativo, non presentano legami e sono autoconclusive. Tutte propongono il medesimo incipit: un mistero che circonda qualche specie di pesce, più o meno conosciuta, che il nostro pescatore dovrà svelare. Unica eccezione è il terzo volume, probabilmente il più riuscito, del quale Sanpei non sarà il reale protagonista.
Il filo conduttore di ogni avventura è ovviamente la pesca, ma anche il tema ecologista occupa un ruolo di primo piano nelle opere di Yaguchi. Se, da una parte, catturare degli esseri viventi per puro diletto, agli occhi dei più ferventi animalisti, può sembrare sacrilego, dall'altra, l'autore non perde mai occasione di ribadire l'importanza di mantenerne intatto l'ecosistema in modo da preservare le specie che in esso coesistono.
Il punto debole dell'opera di Takao Yaguchi è, a mio avviso, la prolissità. Troppo spesso l'autore si dilunga oltremodo in spiegazioni che, per quanto interessanti, hanno il pessimo effetto di rallentare in maniera significativa il ritmo della narrazione. Molte volte l'autore potrebbe destinare tali chiarimenti a spazi più consoni, come ad esempio un'appendice a fine volume, e invece preferisce dilungarsi in discorsi interminabili e spesso ripetitivi.
Non è un caso che il migliore tra i racconti sia proprio quello scevro da ogni lungaggine e da spiegazioni troppo invadenti. Di conseguenza, grazie alla maestria di Yaguchi, la storia garantisce un ritmo sempre incalzante dalla prima all'ultima pagina.
È curioso notare come in una delle prefazioni, l'autore si vanti del fatto che, per la prima volta, non aveva avuto restrizioni dal redattore. Tutti i limiti sul numero di pagine, entro cui solitamente i mangaka devono mantenersi, questa volta non sono stati imposti al nostro Yaguchi, che non si rende conto di quanto proprio grazie a quelle regole un autore sia costretto a togliere il superfluo, con grande giovamento della fluidità narrativa.
I disegni sono davvero splendidi. Se i personaggi presentano tratti alquanto semplici, i paesaggi e tutto ciò che rappresenta l'ambiente circostante è realizzato con la massima cura. Ciò che lascia sbalorditi sono i fondali presenti, cosa per nulla scontata in particolar modo per uno shonen, nella quasi totalità delle vignette.
L'autore riesce poi a far esprimere grande dinamismo alle azioni dei suoi personaggi e questo, in un manga che tratta uno sport apparentemente statico, è un pregio da non sottovalutare.
L'edizione curata dalla Star Comics è, come spesso accade, decisamente povera e scadente. Spesso mancano le note che avrebbero potuto chiarire alcuni termini.
"Tezuka secondo me" , inoltre, ha fatto nascere in me la curiosità di vedere Yaguchi alle prese con il suo personaggio storico.
I quattro volumi di cui è composto questo sequel narrano altrettante avventure che hanno per protagonista il nostro Sanpei. Sono quindi episodi che, tranne per qualche rimando narrativo, non presentano legami e sono autoconclusive. Tutte propongono il medesimo incipit: un mistero che circonda qualche specie di pesce, più o meno conosciuta, che il nostro pescatore dovrà svelare. Unica eccezione è il terzo volume, probabilmente il più riuscito, del quale Sanpei non sarà il reale protagonista.
Il filo conduttore di ogni avventura è ovviamente la pesca, ma anche il tema ecologista occupa un ruolo di primo piano nelle opere di Yaguchi. Se, da una parte, catturare degli esseri viventi per puro diletto, agli occhi dei più ferventi animalisti, può sembrare sacrilego, dall'altra, l'autore non perde mai occasione di ribadire l'importanza di mantenerne intatto l'ecosistema in modo da preservare le specie che in esso coesistono.
Il punto debole dell'opera di Takao Yaguchi è, a mio avviso, la prolissità. Troppo spesso l'autore si dilunga oltremodo in spiegazioni che, per quanto interessanti, hanno il pessimo effetto di rallentare in maniera significativa il ritmo della narrazione. Molte volte l'autore potrebbe destinare tali chiarimenti a spazi più consoni, come ad esempio un'appendice a fine volume, e invece preferisce dilungarsi in discorsi interminabili e spesso ripetitivi.
Non è un caso che il migliore tra i racconti sia proprio quello scevro da ogni lungaggine e da spiegazioni troppo invadenti. Di conseguenza, grazie alla maestria di Yaguchi, la storia garantisce un ritmo sempre incalzante dalla prima all'ultima pagina.
È curioso notare come in una delle prefazioni, l'autore si vanti del fatto che, per la prima volta, non aveva avuto restrizioni dal redattore. Tutti i limiti sul numero di pagine, entro cui solitamente i mangaka devono mantenersi, questa volta non sono stati imposti al nostro Yaguchi, che non si rende conto di quanto proprio grazie a quelle regole un autore sia costretto a togliere il superfluo, con grande giovamento della fluidità narrativa.
I disegni sono davvero splendidi. Se i personaggi presentano tratti alquanto semplici, i paesaggi e tutto ciò che rappresenta l'ambiente circostante è realizzato con la massima cura. Ciò che lascia sbalorditi sono i fondali presenti, cosa per nulla scontata in particolar modo per uno shonen, nella quasi totalità delle vignette.
L'autore riesce poi a far esprimere grande dinamismo alle azioni dei suoi personaggi e questo, in un manga che tratta uno sport apparentemente statico, è un pregio da non sottovalutare.
L'edizione curata dalla Star Comics è, come spesso accade, decisamente povera e scadente. Spesso mancano le note che avrebbero potuto chiarire alcuni termini.
Ricordo nitidamente che quando vidi il primo volume in fumetteria non voletti crederci: la serie animata preferita del mio Fratellone (nonché motivo che lo avvicinò alla pesca facendolo appassionare), era finalmente a portata di mano. L'entusiasmo si smontò poco dopo vedendo che si trattava di una serie di quattro volumi che andavano a ricollegarsi in maniera autoconclusiva al termine dell'opera originale, e non della serie classica che m'aveva tanto appassionato in tv, ma salvo qualche illustre eccezione, i volti noti ci sono tutti.
La trama di ogni volume è estremamente godibile, e vanta un tratto decisamente buono: richiama infatti lo stile già usato nella serie classica, riuscendo a distribuirsi e a riadattarsi anche per le nuove generazioni, diventando estremamente fruibile anche ad un pubblico di nuovi lettori.
Sanpei è una di quelle serie che riescono a strapparti sorrisi e ricordi, nostalgia e passione: che la pesca ti piaccia o meno, non puoi che sperare che quanto prima qualcosa abbocchi all'amo e cominci l'avventura. Consigliato ai grandicelli, orfani dell'Anime.
La trama di ogni volume è estremamente godibile, e vanta un tratto decisamente buono: richiama infatti lo stile già usato nella serie classica, riuscendo a distribuirsi e a riadattarsi anche per le nuove generazioni, diventando estremamente fruibile anche ad un pubblico di nuovi lettori.
Sanpei è una di quelle serie che riescono a strapparti sorrisi e ricordi, nostalgia e passione: che la pesca ti piaccia o meno, non puoi che sperare che quanto prima qualcosa abbocchi all'amo e cominci l'avventura. Consigliato ai grandicelli, orfani dell'Anime.
<b>[Attenzione: Spoiler sulla serie originale]</b>
Ragazzino tredicenne pescatore, col grosso cappellone di paglia. Va nei posti più ameni del Giappone per pescare pesci leggendari.
L'amico Pyoshin porta Sampei in giro per il mondo con la scusa di fargli provare nuovi tipi di pesca, ma con la vera intenzione di ritrovare il padre di Sampei, scomparso da molto tempo.
In questa serie il Giappone viene mostrato come un meraviglioso paradiso terrestre, e le città non si vedono quasi mai. Una serie bellissima, fuori dal tempo, che rimarrà sempre attuale anche negli anni a venire. dal manga di Takao Yaguchi.
In una puntata riesce a convincere un mafioso yakuza a non distruggere un allevamento di trote. In un'altra pesca centinaia di matsugoro, simil-pesci che vivono nel fango. Beh, esistono realmente: sono stati visti in TV su Quark.
Il più grande pesce che Sampei ha pescato è il pesce spada Marlin Blu, preso a Konna, nelle Hawaii : 2.000 libbre. Il più piccolo, il ciprino giapponese (3-6 cm.). I più bizzarri, il carassino blu del lago Kainuma, il salumerino con un occhio di Otarundani, e la carpa dorata della montagna di Ou. Nel lago Fulunuma poi, ha pescato un alligatore brasiliano. Una volta ha addirittura pescato con le sole mani un' enorme carpa blu tuffandosi in acqua e rimanendoci per svariati minuti!!! Tutti i pesci che compaiono nella serie sono realmente esistenti. Yaguchi considera i waraji (i sandali che porta Sampei) un portafortuna, e nello zaino, quando va a pescare, ne porta un paio che gli ha fatto suo nonno.
Il manga originale di Tsurikichi Sanpei (Takao Yaguchi, Kodansha) era composto da 37 volumi di lusso più alcuni numeri speciali pubblicati successivamente. Nell'ultimo numero, mentre sta preparando una nuova canna da pesca per il nipote Sanpei, il nonno muore, lasciando così l'antica tradizione della pesca alle nuove generazioni. Dopo il funerale, al quale partecipano tutti i personaggi della serie, Sanpei e gli altri si dirigono verso Tokyo e il futuro, sotto il sole che tramonta. Nonostante il cartone segua fedelmente il manga per tutta la serie, la scena non è stata riportata. Può essere che si sia persa nell'edizione italiana?
Sampei è ispirato allo stesso mangaka Takao Yaguchi. Il vero nome di Yaguchi è Takao Takahashi ed il suo nome d'arte glielo ha dato Ikki Kajiwara ("Tiger Mask", "Tommy la stella dei Giants", "Arrivano i Superboys") ed ha ispirato la figura di Sampei a se stesso, quella di Ippei a suo nonno, di Yurippe a sua moglie e di Pyoshin ad un suo amico, che ha conosciuto lavorando in banca, e che gli ha insegnato varie cose sul carassino blu.
w sampei ! ! !
Ragazzino tredicenne pescatore, col grosso cappellone di paglia. Va nei posti più ameni del Giappone per pescare pesci leggendari.
L'amico Pyoshin porta Sampei in giro per il mondo con la scusa di fargli provare nuovi tipi di pesca, ma con la vera intenzione di ritrovare il padre di Sampei, scomparso da molto tempo.
In questa serie il Giappone viene mostrato come un meraviglioso paradiso terrestre, e le città non si vedono quasi mai. Una serie bellissima, fuori dal tempo, che rimarrà sempre attuale anche negli anni a venire. dal manga di Takao Yaguchi.
In una puntata riesce a convincere un mafioso yakuza a non distruggere un allevamento di trote. In un'altra pesca centinaia di matsugoro, simil-pesci che vivono nel fango. Beh, esistono realmente: sono stati visti in TV su Quark.
Il più grande pesce che Sampei ha pescato è il pesce spada Marlin Blu, preso a Konna, nelle Hawaii : 2.000 libbre. Il più piccolo, il ciprino giapponese (3-6 cm.). I più bizzarri, il carassino blu del lago Kainuma, il salumerino con un occhio di Otarundani, e la carpa dorata della montagna di Ou. Nel lago Fulunuma poi, ha pescato un alligatore brasiliano. Una volta ha addirittura pescato con le sole mani un' enorme carpa blu tuffandosi in acqua e rimanendoci per svariati minuti!!! Tutti i pesci che compaiono nella serie sono realmente esistenti. Yaguchi considera i waraji (i sandali che porta Sampei) un portafortuna, e nello zaino, quando va a pescare, ne porta un paio che gli ha fatto suo nonno.
Il manga originale di Tsurikichi Sanpei (Takao Yaguchi, Kodansha) era composto da 37 volumi di lusso più alcuni numeri speciali pubblicati successivamente. Nell'ultimo numero, mentre sta preparando una nuova canna da pesca per il nipote Sanpei, il nonno muore, lasciando così l'antica tradizione della pesca alle nuove generazioni. Dopo il funerale, al quale partecipano tutti i personaggi della serie, Sanpei e gli altri si dirigono verso Tokyo e il futuro, sotto il sole che tramonta. Nonostante il cartone segua fedelmente il manga per tutta la serie, la scena non è stata riportata. Può essere che si sia persa nell'edizione italiana?
Sampei è ispirato allo stesso mangaka Takao Yaguchi. Il vero nome di Yaguchi è Takao Takahashi ed il suo nome d'arte glielo ha dato Ikki Kajiwara ("Tiger Mask", "Tommy la stella dei Giants", "Arrivano i Superboys") ed ha ispirato la figura di Sampei a se stesso, quella di Ippei a suo nonno, di Yurippe a sua moglie e di Pyoshin ad un suo amico, che ha conosciuto lavorando in banca, e che gli ha insegnato varie cose sul carassino blu.
w sampei ! ! !
Prima di incominciare a scrivere i miei elogi per il fumetto, vorrei elevare un coro di ringraziamento a Takao Yaguchi, per aver scritto queste 4 splendide storie... Fatto? Ora si può iniziare.
Non voglio dire le solite banalità che si possono dire in questi casi, dirò le cose importanti: mi ha fatto piacere la storia fosse ambientata nel luogo e nel tempo delle puntate del cartone animato, un Sampei diverso non mi piacerebbe; per il disegno non cìè niente da dire, perfetto come al solito; la trama, come sempre, intrigante; e mi sono piaciuti pure le varie schede sui pesci che Sampei pescava.
Non mi pare di diemnticare nulla quindi vi saluto ai prossimi numeri
Non voglio dire le solite banalità che si possono dire in questi casi, dirò le cose importanti: mi ha fatto piacere la storia fosse ambientata nel luogo e nel tempo delle puntate del cartone animato, un Sampei diverso non mi piacerebbe; per il disegno non cìè niente da dire, perfetto come al solito; la trama, come sempre, intrigante; e mi sono piaciuti pure le varie schede sui pesci che Sampei pescava.
Non mi pare di diemnticare nulla quindi vi saluto ai prossimi numeri