Sono molti gli aspetti nei quali la società giapponese sembra voler essere quasi del tutto immutabile: poco incline al cambiamento, lenta nel processarlo, arcaica in determinati ambiti ed estremamente rigida sui meccanismi di intervento. L'ipocrisia s'insinua feroce in quasi ogni ambito del quotidiano, eppure sembra che tutto continui come è sempre stato, che ciascuno faccia come ha sempre fatto.

Nello stesso tempo, gli scossoni -talora derivanti e talora indotti dall'esterno- di alcune vicende, accadute negli ultimi anni, restituiscono la sensazione che anche la terra del Sol Levante non possa più dirsi così inamovibile. I casi di rilievo sono stati molteplici, e ognuno ha aperto fenditure ancora purulente.
Ricordiamo l'emersione dello scandalo degli abusi su minori perpretrati per decenni dal fondatore dell'ex agenzia di talenti Johnny's Entertainment, con la conseguente caduta nel 2023 del suo impero dominante nel mondo dello spettacolo fatto di silenzi e tangenti. Si passa poi al propagarsi del movimento Me Too di cui è divenuta volto anche la giornalista Shiori Ito (nella foto), dopo la denuncia della violenza sessuale subita da un noto collega; un caso, il suo, divenuto un intenso documentario tuttora inedito nei cinema giapponesi, seppur candidato a una nomination ai recenti Premi Oscar di Los Angeles.

Vi sono state poi le squallide vicende del popolare comico Hitoshi Matsumoto, affondato anch'esso tra il 2023 e il 2024 dai fatti proclamati dal giornale scandalistico Shukan Bunshun, circa l'aver forzato sessualmente due donne; recente è anche l'istituzione di comitati interni d'indagine e di verifica dalla rete NTV, a seguito del suicidio della mangaka Hinako Ashihara, correlato a uno spiacevole caso di mancata comunicazione e confronto costruttivo tra le parti sul delicato tema degli adattamenti di opere originali degli autori.
La connivenza continua però a soffiare imperante in Giappone, poiché il più recente caso a sfondo sessuale, che difficilmente si spegnerà senza lasciare solchi profondi, è quello che sta travolgendo da alcuni mesi l'emittente Fuji TV; si tratta della storica produttrice dei longevi e fortunati anime di Sazae-san e Chibi Maruko-chan rispettivamente dal 1959 e dal 1995, e di drama cult come Long vacation, Tokyo Love Story, Nodame Cantabile, Hana-Kimi, Last Friends, Galileo, GTO o il più recente Silent.

Fondata nel 1957 a Kawadacho, nel quartiere di Shinjuku a Tokyo, dal 1997 essa vede il suo quartier generale localizzato nell'imponente e scenografico edificio nell'area di Odaiba, progettato dall'architetto Kenzo Tange; la dislocazione implicitamente va anche a sostegno dello sviluppo urbanistico dell'intera zona, all'epoca quasi vuota.
E' sempre Fuji TV a trasmettere sulle sue reti anime come Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba, l'intero franchise dedicato a Dragon Ball fino a Dragon Ball Daima, di Digimon e One Piece; nel suo apprezzato contenitore NoitaminA sono inoltre andati in onda titoli come Nodame Cantabile, The Tatami Galaxy, Banana Fish o Ranking of Kings, fino ai recenti remake di Lamù e i casinisti planetari e Rurouni Kenshin.
La tacita accusa nel "contratto di silenzio"
L'inizio dello scandalo si ha sul finire del 2024, quando desta scalpore la notizia di un patteggiamento del cinquantaduenne Masahiro Nakai, un tempo leader ed esponente del popolarissimo gruppo idol degli SMAP ma anche attore, speaker radiofonico e apprezzato conduttore di numerosi programmi e spettacoli televisivi di varie emittenti nipponiche, tanto ieri come oggi.
Nakai non è un uomo qualunque: è stato il primo, non proveniente dall'ambito dei comici, a riuscire a portare avanti una carriera come conduttore, allargando al contempo le possibilità delle boy band. Da allora, queste ultime si specializzano su più fronti, modificando sensibilmente l'assetto dell'intero mondo dello spettacolo nipponico.

Nakai è una delle celebrità più benestanti e più lautamente pagate dell'intero Giappone, e allo stesso tempo riconosciuto ufficialmente dal fisco come il migliore dei contribuenti; l'uomo è inoltre filantropo, insignito della Medaglia d'Onore al merito con nastro blu per ben tre volte, per le sue cospicue donazioni a favore del benessere sociale.
E' lo stesso Nakai che a fine 2024 si dice lieto aver infine raggiunto un accordo lautamente transattivo con una donna, la quale l'aveva accusato di aver subito molestie sessuali nel 2023; Nakai ritiene così di poter archiviare la questione per continuare a lavorare serenamente in TV.
I dettagli in merito sono scarsi, poiché l'accordo di confidenzialità stabilito tra le due parti coinvolte impedisce di poter indagare e discutere nel merito; la legge giapponese è infatti piuttosto permissiva su cosa si possa patteggiare tramite pagamento e dunque, una volta stipulato, il contratto preclude ogni altra spiegazione, valutazione o indagine.
Il tabloid Shukan Bunshun sembra saperne in ogni caso abbastanza da citare un ambiente a porte chiuse e atti sessuali condotti contro la volontà della donna; Nakai nega che le sia stata usata violenza, così come nega anche il coinvolgimento di terze parti. Secondo le indiscrezioni, si parla di una cifra stimata sui 90 milioni di Yen, pari a circa 567.000 euro, una somma esorbitante per gli standard nipponici.
Sulle prime, al di là di una certa indignazione per la notizia, il fatto non sembra godere di grande seguito, al di fuori della sospensione della presenza di Nakai in svariati dei programmi TV cui è solito presenziare per diverse emittenti, anche attraverso messe in onda editate e 'ricucite'.
Nello stesso tempo, tuttavia, iniziano a susseguirsi voci con l'ipotesi che, dietro tali fatti, si nascondi in realtà l'ombra della protezione silenziosamente accordata all'uomo da Fuji TV; pare infatti che sia un produttore di quest'ultima a mettere in contatto Nakai con la donna, col sospetto di una sorta di 'cessione' della stessa.
Il biasimo verso l'emittente si espande quando viene reso noto anche che Fuji TV era stata informata dell'accaduto, ma aveva deciso di tacerne ogni fatto, senza intervenire in alcun modo; solo dopo che il tutto diviene di dominio pubblico, infatti, procede col 'ritiro' di Nakai dalle trasmissioni.
La conferma che non si tratti di sussurri infondati arriva poi in modo implicito dalla stessa Fuji TV, che per evitarne il dilagare avverte la necessità di indire una conferenza stampa a chiarimento della questione.
La disastrosa contromossa di Fuji TV
Se con tale mossa la rete desiderava porre fine a ogni chiacchiera, essa riesce invece nell'intento esattamente contrario: l'incontro viene organizzato in maniera così maldestra da risultare imbarazzante. Vengono invitati solo i rappresentanti dei quotidiani e delle emittenti televisive, escludendo quelli delle testate online e soprattutto dei tabloid, ovvero proprio di coloro che per primi avevano dato risalto alla questione. Grandi assenti sono pertanto non solo i personaggi chiave coinvolti, ma anche le spiegazioni dettagliate sui fatti, che latitano.
L'emittente evita di dare risposte chiare, invoca più volte il diritto alla privacy e i succitati "contratti di silenzio", si affretta a negare di aver avuto conoscenza della questione o di esserne direttamente coinvolta; i manager rimangono altrettanto vaghi sui rimedi da utilizzare per contrastare o evitare il ripetersi di fatti così incresciosi, accennando soltanto a indagini da parte di commissioni esterne.
L'idea che la conferenza stampa funga da montatura per cercare di smorzare le polemiche è ormai assodata, e il network viene tacciato di mancata trasparenza e di condotta poco corretta.
Persino uno degli stakeholder tra i principali finanziatori della rete, la Rising Sun Management, ne condanna la governance e chiede formalmente l'avvio di un'indagine indipendente.

Un nuovo "Me Too"
Nel bel mezzo di tale confusione, come spesso accade, il mormorio si espande: emergono molte altre storie simili da parte di annunciatrici invitate a eventi pubblici lavorativi e poi lasciate sole in stanze private con uomini pronti ad approfittarne, se non letteralmente minacciate di ritorsioni lavorative o di veder finita la propria carriera. Alcune, al contrario, vengono avvisate di non accettare mai inviti simili, proprio perché qualora lo facciano, c'è da attendersi che si giunga ovviamente e inevitabilmente a certe indesiderate, spiacevoli conseguenze.
Anche durante la riunione che Fuji TV conduce a livello interno, la posizione dell'azienda non muta; i contenuti, che avrebbero dovuti rimanere privati, trapelano per tramite della registrazione fatta da un dipendente esasperato, nonostante ne fosse stato fatto chiaramente divieto.
Accade fin troppo spesso che la società nipponica si volti da un'altra parte per fingere di non vedere, ma stavolta diventa difficile per chiunque continuare a ignorare i fatti, sia certi che presunti.
L'addio degli sponsor e di Nakai
Dal 18 gennaio gli sponsor di rilievo iniziano così a ritirare le loro campagne pubblicitarie, da Toyota e Nissan a Kao, SoftBank, NTT e le compagnie di assicurazione Nippon Life Insurance e Meiji Yasuda Life Insurance, additando preoccupazioni per il rispetto dei diritti e la necessità di un'assunzione di responsabilità.
Vengono subito seguiti a ruota anche da JR East, Subaru, Lion, Sumitomo Life, Dai Ichi Life, la birra Asahi ma anche Shiseido, 7-Eleven, McDonald's Japan e molte società minori; è una valanga che in brevissimo tempo travolge in pieno l'emittente e la lascia letteralmente spoglia di qualunque pubblicità, con conseguente impatto sulla reputazione, come danno d'immagine, e sulla situazione finanziaria complessiva.
Sono nel complesso ben 311 le società e organizzazioni che ritirano ogni loro spot televisivo da Fuji TV.
Le altre emittenti televisive nel frattempo prendono le distanze da Masahiro Nakai, che il 23 gennaio è così costretto ad annunciare ufficialmente il ritiro totale dal mondo dello spettacolo, attraverso il proprio sito web; chiude così i battenti anche l'azienda che l'uomo aveva alle spalle, ovvero la Nonbiri Nakai Company Limited.
Per quanto prevedibile e inevitabile, la decisione dell'uomo non aiuta a frenare l'apparente tracollo di Fuji TV.
Il caso evidenzia così problemi sistemici all’interno dell’industria dell’intrattenimento giapponese, stimolando discussioni che aprono alla necessità di una responsabilità aziendale e di una governance appropriata, capaci di gestire con piglio deciso ogni accusa di cattiva condotta.

Alla fine del mese di gennaio, anche l'ultimo degli sponsor rimasti in piedi decide di dare forfait, annunciando lo stop delle proprie pubblicità sulla rete: si tratta di Nishimatsuya (nella foto sopra, il logo), catena al dettaglio specializzata in prodotti per bambini e per la maternità, che in questo periodo compariva solitario nel segmento dei credits finali della serie TV Sazae-san, alla voce 'sponsorizzato da'.
Al suo posto, vengono così aggiunti alcuni secondi animati in cui possiamo vedere il gatto della famiglia che se ne va a zonzo:
Le pubblicità progresso di AC Japan
In una situazione che ha del paradossale, i programmi TV di Fuji TV vengono infatti messi in onda privi di spot, con l'unica eccezione delle cosiddette pubblicità progresso che si alternano sulla rete senza sosta: si tratta di spot con finalità di interesse pubblico, sociale e benefico che in Giappone sono meglio conosciute sotto l'acronimo di AC Japan.
La loro nascita risale agli anni '70 a Osaka, quando in Giappone viene avviata un'organizzazione non-profit indipendente per tramite di Keizo Saji, all'epoca dirigente del colosso di bibite Suntory: l'iniziativa sociale viene finanziata sia da donazioni private che dalle aziende che entrano a far parte dell'Advertising Council, raccogliendo pian piano la maggior parte delle industrie del Paese.
La struttura seleziona e gestisce spot di vario tipo: alcuni esempi andati in onda nell'ultimo periodo in Giappone sono le pubblicità per il controllo della vista, dell'udito e della pressione, l'utilizzo delle cosiddette "mense per bambini" (ristorantini di beneficenza talora citati nelle serie TV), le iniziative per le donne dei Paesi del Terzo Mondo di Heart Japan, le borse di studio dell'associazione Ashinaga ispirata a papà Gambalunga, sino alla campagna contro la diffamazione via social media.
Al pari delle 'normali' pubblicità, anche per quelle dell'associazione AC Japan viene pianificata un normale strategia di promozione; esse non nascono dunque come "riempitivo", ma possono finire per diventarlo, qualora le società che abbiano acquistato dalle emittenti gli slot non possano o non intendano più trasmettere uno o più spot.
Gli slot pubblicitari vengono infatti venduti con diversi mesi di anticipo, ma può accadere che per ragioni spesso legate all'immagine pubblica si ravvisino dei cambiamenti di programma: se l'immagine di un testimonial viene lesa da uno scandalo o presunto tale, la collaborazione può interrompersi anche improvvisamente, come accaduto nel recente caso legato all'attore Ryo Yoshizawa. Nel caso invece in cui si verifichino disastri naturali e i programmi televisivi si ri-allineino mandando in onda aggiornamenti in real-time, si può verificare che le società non vogliano far associare i propri prodotti a immagini o video di devastazioni.
Per ciascuno di questi casi e altri ancora, lo sponsor può decidere in ogni momento di ritirarsi, pur assumendosene la responsabilità e facendosi carico comunque delle spese connesse.
Nel caso specifico di Fuji TV, invece, tutti gli sponsor chiedono all'emittente di assumersi essa stessa la responsabilità in toto dell'accaduto, adducendo in causa la violazione dei contratti e risarcendo tutti gli slot non utilizzati e non più messi in onda.
La rete concede così di assumersi le spese degli slot pubblicitari non trasmessi nel mese di febbraio, ma poiché in Giappone il mese di aprile coincide di norma con 'l'anno nuovo', rimane impellente la necessità di risolvere il problema sull'orizzonte futuro.
L'impatto sociale: bullismo, feroci "meme" sui social e moralità all'eccesso
L'impatto non solo economico ma anche sociale dello scandalo assume contorni rilevanti, in certi casi preoccupanti.
Per il solo fatto di lavorare per l'emittente, a seguito dell' "incidente" i dipendenti di Fuji TV vengono guardati in maniera negativa dalla società nipponica, diventando il bersaglio di mormorii o di spregio a livello generale; le reazioni si estendono ai loro figli, vittime involontarie che subiscono atti di bullismo dai coetanei.
Le produzioni di Fuji TV non appaiono meno coinvolte; emblematico è il caso della serie TV di successo 119 Emergency Call che gode della cooperazione da parte del reparto dei vigili del fuoco della città di Yokohama.

Allo staff del drama è consentito l'utilizzo delle loro divise ufficiali, dei locali di lavoro per le riprese e persino l'accesso a strutture normalmente precluse al pubblico. Alla luce di quanto accaduto, tuttavia, viene messo in chiaro che qualora il biasimo collettivo arrivi ad estendersi con lamentele dirette ai vigili del fuoco della città, le riprese del drama possono cessare all'istante e la serie sospesa, monca di un finale.
Il sindaco di Yokohama precisa inoltre di non poter fare a meno di monitorare gli sviluppi del caso, al fine di prendere una decisione circa ogni possibile collaborazione futura con l'emittente.
Non è il solo a prendere le dovute distanze manifestando cautela: tra le celebrità cui vengono offerti ruoli da protagonisti per nuovi progetti di Fuji TV pare figurino anche gli stimati attori Jun Matsumoto e Masaki Suda, quest'ultimo peraltro protagonista -tra gli altri- del drama Don't call it Mystery che tanto successo ha portato proprio a Fuji TV. Secondo varie indiscrezioni, seppure non confermate, sembra che entrambi valutino attentamente un possibile rifiuto o riconsiderino attentamente le proposte prima di decidere se accettare o meno, nel timore che la propria immagine e carriera ne vengano indirettamente ma invariabilmente lese.

Nello stesso tempo, i buontemponi sul web ironizzano sulla sorte dell'emittente, nell'ipotesi che il caso la conduca dritta al fallimento: appaiono così svariati "meme" sui social media che ridipingono in maniera "creativa" la celeberrima sede di Odaiba con noti loghi di potenti brand giapponesi, destinandola a nuovo quartier generale della catena di minimarket Seven-Eleven (Seven & i Holdings), del franchise Pokémon o persino come imponente sala giochi a marchio Taito Game Station.

Lo sdegno generale manifestato dalla società nipponica arriva a declinarsi anche con spiacevoli conseguenze di altro tipo. L'impellente bisogno di inneggiare alla difesa assoluta della moralità su ogni fronte, che irrompe in casi come questo, coinvolge così anche lo stimato attore, presentatore e interprete di rakugo Tsurube Shōfukutei II. L'uomo aveva preso parte a una festa organizzata a casa di Nakai, uno degli eventi che si ritiene siano stati copertura e preambolo per l'incontro tra Nakai e la vittima; si tratta di una partecipazione che Tsurube aveva peraltro commentato in TV -in altro contesto e per altri motivi- diversi mesi prima dello scoppio del caso.
Non appena tale notizia torna d'attualità, è sufficiente il mero collegamento con Nakai a fungere da scintilla che induce la catena di sushi su nastro Sushiro a rimuovere subito ogni foto di Tsurube come testimonial dei propri prodotti; l'uomo, che ha la sola "colpa" di essere stato presente alla festa al pari di molti altri innocenti invitati, non è in verità accusato ufficialmente di nulla.

La drastica decisione dell'azienda tesa a far giustizia sommaria, suggerita dal pensiero che "Tsurube abbia commesso un errore", non viene appoggiata né seguita da altre società che impiegano l'uomo come testimonial. Immediata è inoltre la reazione popolare sui social, nel minacciare indignati di abbandonare in massa Sushiro in favore di catene concorrenti come Hamazushi. Il timore diviene allora così fondato da spingere Sushiro a reintegrare le immagini di Tsurube appena qualche giorno più tardi, con tanto di scuse ufficiali.
Va ricordato che Tsurube presta il proprio volto per i prodotti di Sushiro dall'estate 2023, assunto alcuni mesi dopo l'increscioso incidente del giovane cliente che aveva leccato il beccuccio della salsa di soia, facendosene vanto sui social e provocando all'azienda la perdita di numerosi clienti.
La figura rassicurante di Tsurube ha da allora contribuito in maniera importante a dissipare l'immagine negativa associata a Sushiro; ciononostante, quest'ultima non è presa alcuna briga di verificare attentamente i fatti relativi a Nakai, prima di 'disfarsi' subito del testimonial, temendo proprio quelle reazioni a catena che si sono invece ritorte su sé stessa.
La conferenza stampa dei record
Alla luce di tutto quanto sopra, non stupisce dunque che il 27 gennaio venga indetta da Fuji TV una nuova e obbligata conferenza stampa in semi-diretta, ovvero con un ritardo di 10 minuti rispetto al real-time: essa inizia alle ore 16:00 del pomeriggio e si conclude solo in tarda notte, dopo ben dieci ore e mezza di trasmissione e con ascolti record.
L'esito è di quelli prevedibili per gli standard nipponici, con le dimissioni del presidente Koichi Minato e del presidente del consiglio di amministrazione Shuji Kano a titolo di piena assunzione di responsabilità per la pessima gestione del "caso Nakai".
Va precisato che la rete non ha commesso veri e propri crimini, almeno secondo il codice di regolamento cui devono attenersi le emittenti TV. Si tratta invece di una responsabilità a livello morale e soprattutto sociale.
Dalla conferenza stampa si conferma inoltre l'avvio dell'invocata indagine formale esterna da parte di una commissione indipendente, incaricata di far luce con la necessaria obiettività sull'intera questione.
Dal giorno seguente è il dirigente Kenji Shimizu ad assumere il ruolo di nuovo presidente dell'emittente, annunciando alla stampa anche un complesso progetto di riforme e riorganizzazione della società in più step, con l'attivazione di un gruppo di lavoro atto a prevenire problematiche e a gestirle con maggiore efficacia e competenza.
Fuji TV decide inoltre di cancellare la versione primaverile del noto e apprezzato programma musicale FNS Music Festival previsto per il 9 aprile, e non è noto che ne sarà dell'edizione estiva che normalmente si tiene nel mese di luglio.
Diverse parti esprimono sincero rammarico alla notizia, dal momento che la rassegna, attiva dal 1974, è una valida piattaforma per molti artisti emergenti.
Secondo il quotidiano Sponichi, la società non è in grado di sostenerne i costi di produzione, dato il significativo calo dei ricavi societari causato dall'incidente.

Il costo di produzione del programma è stimato tra i 50 e i 70 milioni di Yen (circa 308.000 - 432.000 euro al cambio attuale), e in verità appare quasi insignificante se paragonato alle spese richieste per la produzione di un drama televisivo, che va dai 30 milioni di Yen (185.000 euro) di un singolo episodio ai circa 300 (1.850.000 euro) di una serie completa; sembra pertanto che la cancellazione possa essere invece legata al fatto che la rassegna godeva del supporto dell'ormai ex presidente Minato, associazione che avrebbe potuto minare gravemente il favore degli sponsor.
Nello stesso tempo, l'emittente tiene a precisare che la produzione degli altri nuovi spettacoli televisivi con avvio ad aprile procede come da programma, pur se il ritorno degli sponsor rimane a tale data ancora un'incognita.
Dopo le dimissioni dei responsabili, vi sono aziende che annunciano la ripresa degli sponsor sul canale, ma secondo altre indagini, la maggior parte delle società dichiara di non poter ancora riporre nuovamente fiducia nei confronti di Fuji TV. Per la quasi totalità di esse, oltre il 70%, è tassativo ricevere i risultati della commissione d'inchiesta prima di porre qualsiasi nuova decisione sul tavolo.
Quasi tutti i dirigenti in carica di Fuji TV annunciano le loro dimissioni dai rispettivi ruoli, che avverranno dopo l'incontro con l'assemblea degli azionisti nel mese di giugno.
Uno dei finanziatori stranieri di Fuji TV chiede inoltre ufficialmente "la testa" del boss di lunga data dell'emittente, ovvero l'ottantasettenne Hisashi Hieda, pur se l'uomo risulta avere tecnicamente solo il ruolo di consulente. Da sempre politicamente vicino all'ex primo ministro Shinzo Abe, Hieda era divenuto presidente della società l'8 agosto 1988, controllandola dunque di fatto da quasi quarant'anni.
Per un po' di tempo Hieda non cede alle pressioni, finendo tuttavia per comunicare anch'egli le proprie dimissioni il 27 febbraio 2025.
Tra i nuovi obiettivi che l'emittente si pone per il futuro, vi è anche quello di "ringiovanire" i membri dei consigli direttivi.
Un bilancio in rosso
Come conseguenza alla decisione di Fuji TV nel non voler far causa agli sponsor ritiratisi, il risultato di gestione precipita; il neo-presidente Shimizu rivela infatti che gli introiti del mese di febbraio 2025 si sono ridotti del 90% rispetto a quelli dello stesso periodo nell'anno precedente. Ciò porta in rosso l'intero bilancio annuale 2024 con una perdita stimata di quasi un miliardo e mezzo di Yen (circa 8,6 milioni di euro).
L'anno fiscale giapponese si chiude alla data del 31 marzo, e la mancanza dei profitti generati attraverso la pubblicità va a colpire soprattutto le reti locali del gruppo, per le quali di norma tali introiti contano per circa il 90% dei ricavi totali.

La Fuji Media Holdings, proprietaria di Fuji TV, ha poi rivisto le previsioni dei ricavi consolidati per l'anno in corso, con un ribasso del 74% rispetto ai dati dell'anno precedente.
All'intero gruppo finanziario, quindi, il "caso Nakai" comporterebbe una riduzione attesa dei profitti netti da 29 miliardi (179 milioni di euro) ad appena 9,8 miliardi di Yen (circa 60,5 milioni di euro), con una perdita secca di oltre 19 miliardi di Yen (117 milioni di euro); nello specifico, per Fuji TV il decremento degli introiti attesi è di circa 23,3 miliardi di Yen (circa 144 milioni di euro) rispetto alle proiezioni.
L'esito della commissione d'inchiesta
Dopo due mesi di lavori, il 31 marzo 2025 si concludono le indagini condotte dal comitato esterno; le 394 pagine del verdetto confermano che Masahiro Nakai ha operato una "grave violazione dei diritti umani" nei confronti della donna da lui costretta all'accordo risarcitorio.
E' stato rivelato inoltre che l'uomo ha imposto alla vittima il silenzio, sfruttando la sua posizione e il differenziale di potere tra loro, e si è sentito sollevato nel venire a conoscenza che lei ha dovuto infine lasciare il suo incarico lavorativo.
La commissione aggiunge inoltre che quanto accaduto è da ritenersi in tutto e per tutto un'estensione dell'operato aziendale di Fuji TV, avendo quest'ultima allestito a livello pratico tutto ciò che in concreto aveva preceduto, condotto e permesso la successiva violenza sessuale sulla donna.
Dopo l'accaduto, la vittima era stata ricoverata in ospedale per disturbo post-traumatico da stress ma, pur essendo a conoscenza dell'incidente, l'emittente non ha fatto nulla per proteggere la donna nemmeno a posteriori, lasciandola priva di supporto quando si è trovata costretta a lasciare il lavoro che amava, e conducendo pertanto a una seconda e ulteriore fase di vittimizzazione.
Alla data del 1 aprile, facendo seguito al report d'indagine ufficiale, anche la donna coinvolta nell'incidente rilascia un comunicato in cui ringrazia la commissione per aver completato l'indagine in così breve tempo, malgrado i vincoli dettati dal contratto di silenzio; si dice lieta della pubblicazione di tale rapporto d'inchiesta, a maggior ragione dopo essere stata vittima di maldicenze, falsità e calunnie dopo che il caso era venuto alla luce attraverso i media alla fine del 2024.
Oltre a citare i danni e le sofferenze causate dai fatti e dall'amplificazione mediatica degli stessi, la donna confessa anche di apprendere per la prima volta gli intercorsi avvenuti tra Nakai e il responsabile della programmazione di Fuji TV, nonché quelli dell'apparato dirigenziale dell'emittente, incluso l'ex presidente Koichi Minato.
La vittima confida, infine, che atti di questo genere possano non verificarsi più non soltanto nel settore dei media o nel mondo dello spettacolo, ma nell'ambito della società tutta.
In occasione di una nuova conferenza stampa indetta dal nuovo presidente di Fuji TV, Kenji Shimizu, l'uomo ha accettato il report e ha offerto le proprie scuse ufficiali per "non aver fatto abbastanza per aiutare la vittima."
Se il Giappone potrà affermare di aver imparato dal caso in questione, forse è ancora troppo presto per saperlo, ma di certo l'accaduto funge ora da nuovo spartiacque sulle questioni di genere e relative ai diritti umani e sessuali; nella speranza che un monito di questo tipo possa essere sufficiente per non permettere che accada ancora, o che possa almeno incoraggiare ogni futura vittima a non sentirsi più costretta a dover soltanto tacere.
Quale futuro per Fuji TV?
In merito a quale futuro sia possibile attendersi per Fuji TV, fare ipotesi e previsioni è complesso. L'emittente è da sempre invisa ai nazionalisti nipponici per la sua presunta affinità alla Corea del Sud, data da contenuti talora filo-coreani bersagliati di critiche; a livello globale inoltre, dal 2010 l'apprezzamento delle sue proposte televisive è in calo generalizzato a livello di rating, collocando Fuji TV all'ultimo posto delle cinque major private, in competizione con TBS, NTV (Nippon TV), TV Tokyo e TV Asahi. Ciò ha indotto invero l'intero gruppo a differenziare l'offerta e le attività in maniera importante, rendendolo il network nipponico più diversificato in tal senso.
Il "caso Nakai" che si abbatte ora sull'emittente la obbliga pertanto a dover ripensare significativamente alla propria proposta e al proprio modus operandi, come indicato nell'ultima conferenza stampa aziendale.

L'auspicato ritorno degli sponsor, nel frattempo, anche alla luce del rapporto di indagine non si preannuncia scontato; qualcuno sta timidamente ri-allacciando i contatti, tuttavia il "boicottaggio" dei più persiste. Anche nel mese di aprile 2025, ad esempio, l'anime di Chibi Maruko-chan non riporta alcuno sponsor nel fotogramma dei credits attesi, come vediamo nel fotogramma sopra riportato; segno che riguadagnare la fiducia andata perduta non sarà operazione né rapida né indolore.
Fonti consultate:
Twitter-X I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X
Account Twitter-X di Cloverblossoms I, II, III, IV, V, VI
Account Twitter-X di Doramaworld I, II, III, IV, V, VI, VII
Oricon
NHK
Toyokeizai
Jiji
Wikipedia I, II, III
Si ringrazia Gkj per la consulenza

Nello stesso tempo, gli scossoni -talora derivanti e talora indotti dall'esterno- di alcune vicende, accadute negli ultimi anni, restituiscono la sensazione che anche la terra del Sol Levante non possa più dirsi così inamovibile. I casi di rilievo sono stati molteplici, e ognuno ha aperto fenditure ancora purulente.
Ricordiamo l'emersione dello scandalo degli abusi su minori perpretrati per decenni dal fondatore dell'ex agenzia di talenti Johnny's Entertainment, con la conseguente caduta nel 2023 del suo impero dominante nel mondo dello spettacolo fatto di silenzi e tangenti. Si passa poi al propagarsi del movimento Me Too di cui è divenuta volto anche la giornalista Shiori Ito (nella foto), dopo la denuncia della violenza sessuale subita da un noto collega; un caso, il suo, divenuto un intenso documentario tuttora inedito nei cinema giapponesi, seppur candidato a una nomination ai recenti Premi Oscar di Los Angeles.

Vi sono state poi le squallide vicende del popolare comico Hitoshi Matsumoto, affondato anch'esso tra il 2023 e il 2024 dai fatti proclamati dal giornale scandalistico Shukan Bunshun, circa l'aver forzato sessualmente due donne; recente è anche l'istituzione di comitati interni d'indagine e di verifica dalla rete NTV, a seguito del suicidio della mangaka Hinako Ashihara, correlato a uno spiacevole caso di mancata comunicazione e confronto costruttivo tra le parti sul delicato tema degli adattamenti di opere originali degli autori.
La connivenza continua però a soffiare imperante in Giappone, poiché il più recente caso a sfondo sessuale, che difficilmente si spegnerà senza lasciare solchi profondi, è quello che sta travolgendo da alcuni mesi l'emittente Fuji TV; si tratta della storica produttrice dei longevi e fortunati anime di Sazae-san e Chibi Maruko-chan rispettivamente dal 1959 e dal 1995, e di drama cult come Long vacation, Tokyo Love Story, Nodame Cantabile, Hana-Kimi, Last Friends, Galileo, GTO o il più recente Silent.

Fondata nel 1957 a Kawadacho, nel quartiere di Shinjuku a Tokyo, dal 1997 essa vede il suo quartier generale localizzato nell'imponente e scenografico edificio nell'area di Odaiba, progettato dall'architetto Kenzo Tange; la dislocazione implicitamente va anche a sostegno dello sviluppo urbanistico dell'intera zona, all'epoca quasi vuota.
E' sempre Fuji TV a trasmettere sulle sue reti anime come Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba, l'intero franchise dedicato a Dragon Ball fino a Dragon Ball Daima, di Digimon e One Piece; nel suo apprezzato contenitore NoitaminA sono inoltre andati in onda titoli come Nodame Cantabile, The Tatami Galaxy, Banana Fish o Ranking of Kings, fino ai recenti remake di Lamù e i casinisti planetari e Rurouni Kenshin.
La tacita accusa nel "contratto di silenzio"
L'inizio dello scandalo si ha sul finire del 2024, quando desta scalpore la notizia di un patteggiamento del cinquantaduenne Masahiro Nakai, un tempo leader ed esponente del popolarissimo gruppo idol degli SMAP ma anche attore, speaker radiofonico e apprezzato conduttore di numerosi programmi e spettacoli televisivi di varie emittenti nipponiche, tanto ieri come oggi.
Nakai non è un uomo qualunque: è stato il primo, non proveniente dall'ambito dei comici, a riuscire a portare avanti una carriera come conduttore, allargando al contempo le possibilità delle boy band. Da allora, queste ultime si specializzano su più fronti, modificando sensibilmente l'assetto dell'intero mondo dello spettacolo nipponico.

Nakai è una delle celebrità più benestanti e più lautamente pagate dell'intero Giappone, e allo stesso tempo riconosciuto ufficialmente dal fisco come il migliore dei contribuenti; l'uomo è inoltre filantropo, insignito della Medaglia d'Onore al merito con nastro blu per ben tre volte, per le sue cospicue donazioni a favore del benessere sociale.
E' lo stesso Nakai che a fine 2024 si dice lieto aver infine raggiunto un accordo lautamente transattivo con una donna, la quale l'aveva accusato di aver subito molestie sessuali nel 2023; Nakai ritiene così di poter archiviare la questione per continuare a lavorare serenamente in TV.
I dettagli in merito sono scarsi, poiché l'accordo di confidenzialità stabilito tra le due parti coinvolte impedisce di poter indagare e discutere nel merito; la legge giapponese è infatti piuttosto permissiva su cosa si possa patteggiare tramite pagamento e dunque, una volta stipulato, il contratto preclude ogni altra spiegazione, valutazione o indagine.
Il tabloid Shukan Bunshun sembra saperne in ogni caso abbastanza da citare un ambiente a porte chiuse e atti sessuali condotti contro la volontà della donna; Nakai nega che le sia stata usata violenza, così come nega anche il coinvolgimento di terze parti. Secondo le indiscrezioni, si parla di una cifra stimata sui 90 milioni di Yen, pari a circa 567.000 euro, una somma esorbitante per gli standard nipponici.
Sulle prime, al di là di una certa indignazione per la notizia, il fatto non sembra godere di grande seguito, al di fuori della sospensione della presenza di Nakai in svariati dei programmi TV cui è solito presenziare per diverse emittenti, anche attraverso messe in onda editate e 'ricucite'.
Nello stesso tempo, tuttavia, iniziano a susseguirsi voci con l'ipotesi che, dietro tali fatti, si nascondi in realtà l'ombra della protezione silenziosamente accordata all'uomo da Fuji TV; pare infatti che sia un produttore di quest'ultima a mettere in contatto Nakai con la donna, col sospetto di una sorta di 'cessione' della stessa.
Il biasimo verso l'emittente si espande quando viene reso noto anche che Fuji TV era stata informata dell'accaduto, ma aveva deciso di tacerne ogni fatto, senza intervenire in alcun modo; solo dopo che il tutto diviene di dominio pubblico, infatti, procede col 'ritiro' di Nakai dalle trasmissioni.
La conferma che non si tratti di sussurri infondati arriva poi in modo implicito dalla stessa Fuji TV, che per evitarne il dilagare avverte la necessità di indire una conferenza stampa a chiarimento della questione.
La disastrosa contromossa di Fuji TV
Se con tale mossa la rete desiderava porre fine a ogni chiacchiera, essa riesce invece nell'intento esattamente contrario: l'incontro viene organizzato in maniera così maldestra da risultare imbarazzante. Vengono invitati solo i rappresentanti dei quotidiani e delle emittenti televisive, escludendo quelli delle testate online e soprattutto dei tabloid, ovvero proprio di coloro che per primi avevano dato risalto alla questione. Grandi assenti sono pertanto non solo i personaggi chiave coinvolti, ma anche le spiegazioni dettagliate sui fatti, che latitano.
L'emittente evita di dare risposte chiare, invoca più volte il diritto alla privacy e i succitati "contratti di silenzio", si affretta a negare di aver avuto conoscenza della questione o di esserne direttamente coinvolta; i manager rimangono altrettanto vaghi sui rimedi da utilizzare per contrastare o evitare il ripetersi di fatti così incresciosi, accennando soltanto a indagini da parte di commissioni esterne.
L'idea che la conferenza stampa funga da montatura per cercare di smorzare le polemiche è ormai assodata, e il network viene tacciato di mancata trasparenza e di condotta poco corretta.
Persino uno degli stakeholder tra i principali finanziatori della rete, la Rising Sun Management, ne condanna la governance e chiede formalmente l'avvio di un'indagine indipendente.

Un nuovo "Me Too"
Nel bel mezzo di tale confusione, come spesso accade, il mormorio si espande: emergono molte altre storie simili da parte di annunciatrici invitate a eventi pubblici lavorativi e poi lasciate sole in stanze private con uomini pronti ad approfittarne, se non letteralmente minacciate di ritorsioni lavorative o di veder finita la propria carriera. Alcune, al contrario, vengono avvisate di non accettare mai inviti simili, proprio perché qualora lo facciano, c'è da attendersi che si giunga ovviamente e inevitabilmente a certe indesiderate, spiacevoli conseguenze.
Anche durante la riunione che Fuji TV conduce a livello interno, la posizione dell'azienda non muta; i contenuti, che avrebbero dovuti rimanere privati, trapelano per tramite della registrazione fatta da un dipendente esasperato, nonostante ne fosse stato fatto chiaramente divieto.
Accade fin troppo spesso che la società nipponica si volti da un'altra parte per fingere di non vedere, ma stavolta diventa difficile per chiunque continuare a ignorare i fatti, sia certi che presunti.
L'addio degli sponsor e di Nakai
Dal 18 gennaio gli sponsor di rilievo iniziano così a ritirare le loro campagne pubblicitarie, da Toyota e Nissan a Kao, SoftBank, NTT e le compagnie di assicurazione Nippon Life Insurance e Meiji Yasuda Life Insurance, additando preoccupazioni per il rispetto dei diritti e la necessità di un'assunzione di responsabilità.
Vengono subito seguiti a ruota anche da JR East, Subaru, Lion, Sumitomo Life, Dai Ichi Life, la birra Asahi ma anche Shiseido, 7-Eleven, McDonald's Japan e molte società minori; è una valanga che in brevissimo tempo travolge in pieno l'emittente e la lascia letteralmente spoglia di qualunque pubblicità, con conseguente impatto sulla reputazione, come danno d'immagine, e sulla situazione finanziaria complessiva.
Sono nel complesso ben 311 le società e organizzazioni che ritirano ogni loro spot televisivo da Fuji TV.
Le altre emittenti televisive nel frattempo prendono le distanze da Masahiro Nakai, che il 23 gennaio è così costretto ad annunciare ufficialmente il ritiro totale dal mondo dello spettacolo, attraverso il proprio sito web; chiude così i battenti anche l'azienda che l'uomo aveva alle spalle, ovvero la Nonbiri Nakai Company Limited.
Per quanto prevedibile e inevitabile, la decisione dell'uomo non aiuta a frenare l'apparente tracollo di Fuji TV.
Il caso evidenzia così problemi sistemici all’interno dell’industria dell’intrattenimento giapponese, stimolando discussioni che aprono alla necessità di una responsabilità aziendale e di una governance appropriata, capaci di gestire con piglio deciso ogni accusa di cattiva condotta.

Alla fine del mese di gennaio, anche l'ultimo degli sponsor rimasti in piedi decide di dare forfait, annunciando lo stop delle proprie pubblicità sulla rete: si tratta di Nishimatsuya (nella foto sopra, il logo), catena al dettaglio specializzata in prodotti per bambini e per la maternità, che in questo periodo compariva solitario nel segmento dei credits finali della serie TV Sazae-san, alla voce 'sponsorizzato da'.
More companies have pulled their ads from Fuji TV over the Nakai Masahiro sex abuse scandal.
— Jeffrey J. Hall 🇯🇵🇺🇸 (@mrjeffu) January 27, 2025
A viral video shows netizens reacting to the ending credits of Fuji TV's long-running Sunday evening anime Sazae-san, which now only lists 1 company as a sponsor. pic.twitter.com/ud4Dgfkh1h https://t.co/HmJjCoKtg6
Al suo posto, vengono così aggiunti alcuni secondi animati in cui possiamo vedere il gatto della famiglia che se ne va a zonzo:
The last official sponsor of the Sazae-san pulled their ads from Fuji TV, so instead of the usual "sponsored by" segment at the end of yesterday evening's credits, they added in a few seconds of the family cat walking around.pic.twitter.com/HWIZdcFADA https://t.co/Mqy1kZrr15
— Jeffrey J. Hall 🇯🇵🇺🇸 (@mrjeffu) February 3, 2025
Le pubblicità progresso di AC Japan
In una situazione che ha del paradossale, i programmi TV di Fuji TV vengono infatti messi in onda privi di spot, con l'unica eccezione delle cosiddette pubblicità progresso che si alternano sulla rete senza sosta: si tratta di spot con finalità di interesse pubblico, sociale e benefico che in Giappone sono meglio conosciute sotto l'acronimo di AC Japan.
La loro nascita risale agli anni '70 a Osaka, quando in Giappone viene avviata un'organizzazione non-profit indipendente per tramite di Keizo Saji, all'epoca dirigente del colosso di bibite Suntory: l'iniziativa sociale viene finanziata sia da donazioni private che dalle aziende che entrano a far parte dell'Advertising Council, raccogliendo pian piano la maggior parte delle industrie del Paese.
La struttura seleziona e gestisce spot di vario tipo: alcuni esempi andati in onda nell'ultimo periodo in Giappone sono le pubblicità per il controllo della vista, dell'udito e della pressione, l'utilizzo delle cosiddette "mense per bambini" (ristorantini di beneficenza talora citati nelle serie TV), le iniziative per le donne dei Paesi del Terzo Mondo di Heart Japan, le borse di studio dell'associazione Ashinaga ispirata a papà Gambalunga, sino alla campagna contro la diffamazione via social media.
Ashinaga x Suzume (Makoto Shinkai) x AC Japan
Al pari delle 'normali' pubblicità, anche per quelle dell'associazione AC Japan viene pianificata un normale strategia di promozione; esse non nascono dunque come "riempitivo", ma possono finire per diventarlo, qualora le società che abbiano acquistato dalle emittenti gli slot non possano o non intendano più trasmettere uno o più spot.
Gli slot pubblicitari vengono infatti venduti con diversi mesi di anticipo, ma può accadere che per ragioni spesso legate all'immagine pubblica si ravvisino dei cambiamenti di programma: se l'immagine di un testimonial viene lesa da uno scandalo o presunto tale, la collaborazione può interrompersi anche improvvisamente, come accaduto nel recente caso legato all'attore Ryo Yoshizawa. Nel caso invece in cui si verifichino disastri naturali e i programmi televisivi si ri-allineino mandando in onda aggiornamenti in real-time, si può verificare che le società non vogliano far associare i propri prodotti a immagini o video di devastazioni.
Per ciascuno di questi casi e altri ancora, lo sponsor può decidere in ogni momento di ritirarsi, pur assumendosene la responsabilità e facendosi carico comunque delle spese connesse.
Nel caso specifico di Fuji TV, invece, tutti gli sponsor chiedono all'emittente di assumersi essa stessa la responsabilità in toto dell'accaduto, adducendo in causa la violazione dei contratti e risarcendo tutti gli slot non utilizzati e non più messi in onda.
La rete concede così di assumersi le spese degli slot pubblicitari non trasmessi nel mese di febbraio, ma poiché in Giappone il mese di aprile coincide di norma con 'l'anno nuovo', rimane impellente la necessità di risolvere il problema sull'orizzonte futuro.
L'impatto sociale: bullismo, feroci "meme" sui social e moralità all'eccesso
L'impatto non solo economico ma anche sociale dello scandalo assume contorni rilevanti, in certi casi preoccupanti.
Per il solo fatto di lavorare per l'emittente, a seguito dell' "incidente" i dipendenti di Fuji TV vengono guardati in maniera negativa dalla società nipponica, diventando il bersaglio di mormorii o di spregio a livello generale; le reazioni si estendono ai loro figli, vittime involontarie che subiscono atti di bullismo dai coetanei.
Le produzioni di Fuji TV non appaiono meno coinvolte; emblematico è il caso della serie TV di successo 119 Emergency Call che gode della cooperazione da parte del reparto dei vigili del fuoco della città di Yokohama.

Allo staff del drama è consentito l'utilizzo delle loro divise ufficiali, dei locali di lavoro per le riprese e persino l'accesso a strutture normalmente precluse al pubblico. Alla luce di quanto accaduto, tuttavia, viene messo in chiaro che qualora il biasimo collettivo arrivi ad estendersi con lamentele dirette ai vigili del fuoco della città, le riprese del drama possono cessare all'istante e la serie sospesa, monca di un finale.
Il sindaco di Yokohama precisa inoltre di non poter fare a meno di monitorare gli sviluppi del caso, al fine di prendere una decisione circa ogni possibile collaborazione futura con l'emittente.
Non è il solo a prendere le dovute distanze manifestando cautela: tra le celebrità cui vengono offerti ruoli da protagonisti per nuovi progetti di Fuji TV pare figurino anche gli stimati attori Jun Matsumoto e Masaki Suda, quest'ultimo peraltro protagonista -tra gli altri- del drama Don't call it Mystery che tanto successo ha portato proprio a Fuji TV. Secondo varie indiscrezioni, seppure non confermate, sembra che entrambi valutino attentamente un possibile rifiuto o riconsiderino attentamente le proposte prima di decidere se accettare o meno, nel timore che la propria immagine e carriera ne vengano indirettamente ma invariabilmente lese.

Nello stesso tempo, i buontemponi sul web ironizzano sulla sorte dell'emittente, nell'ipotesi che il caso la conduca dritta al fallimento: appaiono così svariati "meme" sui social media che ridipingono in maniera "creativa" la celeberrima sede di Odaiba con noti loghi di potenti brand giapponesi, destinandola a nuovo quartier generale della catena di minimarket Seven-Eleven (Seven & i Holdings), del franchise Pokémon o persino come imponente sala giochi a marchio Taito Game Station.

Lo sdegno generale manifestato dalla società nipponica arriva a declinarsi anche con spiacevoli conseguenze di altro tipo. L'impellente bisogno di inneggiare alla difesa assoluta della moralità su ogni fronte, che irrompe in casi come questo, coinvolge così anche lo stimato attore, presentatore e interprete di rakugo Tsurube Shōfukutei II. L'uomo aveva preso parte a una festa organizzata a casa di Nakai, uno degli eventi che si ritiene siano stati copertura e preambolo per l'incontro tra Nakai e la vittima; si tratta di una partecipazione che Tsurube aveva peraltro commentato in TV -in altro contesto e per altri motivi- diversi mesi prima dello scoppio del caso.
Non appena tale notizia torna d'attualità, è sufficiente il mero collegamento con Nakai a fungere da scintilla che induce la catena di sushi su nastro Sushiro a rimuovere subito ogni foto di Tsurube come testimonial dei propri prodotti; l'uomo, che ha la sola "colpa" di essere stato presente alla festa al pari di molti altri innocenti invitati, non è in verità accusato ufficialmente di nulla.

La drastica decisione dell'azienda tesa a far giustizia sommaria, suggerita dal pensiero che "Tsurube abbia commesso un errore", non viene appoggiata né seguita da altre società che impiegano l'uomo come testimonial. Immediata è inoltre la reazione popolare sui social, nel minacciare indignati di abbandonare in massa Sushiro in favore di catene concorrenti come Hamazushi. Il timore diviene allora così fondato da spingere Sushiro a reintegrare le immagini di Tsurube appena qualche giorno più tardi, con tanto di scuse ufficiali.
Va ricordato che Tsurube presta il proprio volto per i prodotti di Sushiro dall'estate 2023, assunto alcuni mesi dopo l'increscioso incidente del giovane cliente che aveva leccato il beccuccio della salsa di soia, facendosene vanto sui social e provocando all'azienda la perdita di numerosi clienti.
La figura rassicurante di Tsurube ha da allora contribuito in maniera importante a dissipare l'immagine negativa associata a Sushiro; ciononostante, quest'ultima non è presa alcuna briga di verificare attentamente i fatti relativi a Nakai, prima di 'disfarsi' subito del testimonial, temendo proprio quelle reazioni a catena che si sono invece ritorte su sé stessa.
La conferenza stampa dei record
Alla luce di tutto quanto sopra, non stupisce dunque che il 27 gennaio venga indetta da Fuji TV una nuova e obbligata conferenza stampa in semi-diretta, ovvero con un ritardo di 10 minuti rispetto al real-time: essa inizia alle ore 16:00 del pomeriggio e si conclude solo in tarda notte, dopo ben dieci ore e mezza di trasmissione e con ascolti record.
L'esito è di quelli prevedibili per gli standard nipponici, con le dimissioni del presidente Koichi Minato e del presidente del consiglio di amministrazione Shuji Kano a titolo di piena assunzione di responsabilità per la pessima gestione del "caso Nakai".
Va precisato che la rete non ha commesso veri e propri crimini, almeno secondo il codice di regolamento cui devono attenersi le emittenti TV. Si tratta invece di una responsabilità a livello morale e soprattutto sociale.
Dalla conferenza stampa si conferma inoltre l'avvio dell'invocata indagine formale esterna da parte di una commissione indipendente, incaricata di far luce con la necessaria obiettività sull'intera questione.
Dal giorno seguente è il dirigente Kenji Shimizu ad assumere il ruolo di nuovo presidente dell'emittente, annunciando alla stampa anche un complesso progetto di riforme e riorganizzazione della società in più step, con l'attivazione di un gruppo di lavoro atto a prevenire problematiche e a gestirle con maggiore efficacia e competenza.
Fuji TV decide inoltre di cancellare la versione primaverile del noto e apprezzato programma musicale FNS Music Festival previsto per il 9 aprile, e non è noto che ne sarà dell'edizione estiva che normalmente si tiene nel mese di luglio.
Diverse parti esprimono sincero rammarico alla notizia, dal momento che la rassegna, attiva dal 1974, è una valida piattaforma per molti artisti emergenti.
Secondo il quotidiano Sponichi, la società non è in grado di sostenerne i costi di produzione, dato il significativo calo dei ricavi societari causato dall'incidente.

Il costo di produzione del programma è stimato tra i 50 e i 70 milioni di Yen (circa 308.000 - 432.000 euro al cambio attuale), e in verità appare quasi insignificante se paragonato alle spese richieste per la produzione di un drama televisivo, che va dai 30 milioni di Yen (185.000 euro) di un singolo episodio ai circa 300 (1.850.000 euro) di una serie completa; sembra pertanto che la cancellazione possa essere invece legata al fatto che la rassegna godeva del supporto dell'ormai ex presidente Minato, associazione che avrebbe potuto minare gravemente il favore degli sponsor.
Nello stesso tempo, l'emittente tiene a precisare che la produzione degli altri nuovi spettacoli televisivi con avvio ad aprile procede come da programma, pur se il ritorno degli sponsor rimane a tale data ancora un'incognita.
Dopo le dimissioni dei responsabili, vi sono aziende che annunciano la ripresa degli sponsor sul canale, ma secondo altre indagini, la maggior parte delle società dichiara di non poter ancora riporre nuovamente fiducia nei confronti di Fuji TV. Per la quasi totalità di esse, oltre il 70%, è tassativo ricevere i risultati della commissione d'inchiesta prima di porre qualsiasi nuova decisione sul tavolo.
Quasi tutti i dirigenti in carica di Fuji TV annunciano le loro dimissioni dai rispettivi ruoli, che avverranno dopo l'incontro con l'assemblea degli azionisti nel mese di giugno.
Uno dei finanziatori stranieri di Fuji TV chiede inoltre ufficialmente "la testa" del boss di lunga data dell'emittente, ovvero l'ottantasettenne Hisashi Hieda, pur se l'uomo risulta avere tecnicamente solo il ruolo di consulente. Da sempre politicamente vicino all'ex primo ministro Shinzo Abe, Hieda era divenuto presidente della società l'8 agosto 1988, controllandola dunque di fatto da quasi quarant'anni.
Per un po' di tempo Hieda non cede alle pressioni, finendo tuttavia per comunicare anch'egli le proprie dimissioni il 27 febbraio 2025.
Tra i nuovi obiettivi che l'emittente si pone per il futuro, vi è anche quello di "ringiovanire" i membri dei consigli direttivi.
Un bilancio in rosso
Come conseguenza alla decisione di Fuji TV nel non voler far causa agli sponsor ritiratisi, il risultato di gestione precipita; il neo-presidente Shimizu rivela infatti che gli introiti del mese di febbraio 2025 si sono ridotti del 90% rispetto a quelli dello stesso periodo nell'anno precedente. Ciò porta in rosso l'intero bilancio annuale 2024 con una perdita stimata di quasi un miliardo e mezzo di Yen (circa 8,6 milioni di euro).
L'anno fiscale giapponese si chiude alla data del 31 marzo, e la mancanza dei profitti generati attraverso la pubblicità va a colpire soprattutto le reti locali del gruppo, per le quali di norma tali introiti contano per circa il 90% dei ricavi totali.

La Fuji Media Holdings, proprietaria di Fuji TV, ha poi rivisto le previsioni dei ricavi consolidati per l'anno in corso, con un ribasso del 74% rispetto ai dati dell'anno precedente.
All'intero gruppo finanziario, quindi, il "caso Nakai" comporterebbe una riduzione attesa dei profitti netti da 29 miliardi (179 milioni di euro) ad appena 9,8 miliardi di Yen (circa 60,5 milioni di euro), con una perdita secca di oltre 19 miliardi di Yen (117 milioni di euro); nello specifico, per Fuji TV il decremento degli introiti attesi è di circa 23,3 miliardi di Yen (circa 144 milioni di euro) rispetto alle proiezioni.
L'esito della commissione d'inchiesta
Dopo due mesi di lavori, il 31 marzo 2025 si concludono le indagini condotte dal comitato esterno; le 394 pagine del verdetto confermano che Masahiro Nakai ha operato una "grave violazione dei diritti umani" nei confronti della donna da lui costretta all'accordo risarcitorio.
E' stato rivelato inoltre che l'uomo ha imposto alla vittima il silenzio, sfruttando la sua posizione e il differenziale di potere tra loro, e si è sentito sollevato nel venire a conoscenza che lei ha dovuto infine lasciare il suo incarico lavorativo.
La commissione aggiunge inoltre che quanto accaduto è da ritenersi in tutto e per tutto un'estensione dell'operato aziendale di Fuji TV, avendo quest'ultima allestito a livello pratico tutto ciò che in concreto aveva preceduto, condotto e permesso la successiva violenza sessuale sulla donna.
Dopo l'accaduto, la vittima era stata ricoverata in ospedale per disturbo post-traumatico da stress ma, pur essendo a conoscenza dell'incidente, l'emittente non ha fatto nulla per proteggere la donna nemmeno a posteriori, lasciandola priva di supporto quando si è trovata costretta a lasciare il lavoro che amava, e conducendo pertanto a una seconda e ulteriore fase di vittimizzazione.
Alla data del 1 aprile, facendo seguito al report d'indagine ufficiale, anche la donna coinvolta nell'incidente rilascia un comunicato in cui ringrazia la commissione per aver completato l'indagine in così breve tempo, malgrado i vincoli dettati dal contratto di silenzio; si dice lieta della pubblicazione di tale rapporto d'inchiesta, a maggior ragione dopo essere stata vittima di maldicenze, falsità e calunnie dopo che il caso era venuto alla luce attraverso i media alla fine del 2024.
Oltre a citare i danni e le sofferenze causate dai fatti e dall'amplificazione mediatica degli stessi, la donna confessa anche di apprendere per la prima volta gli intercorsi avvenuti tra Nakai e il responsabile della programmazione di Fuji TV, nonché quelli dell'apparato dirigenziale dell'emittente, incluso l'ex presidente Koichi Minato.
La vittima confida, infine, che atti di questo genere possano non verificarsi più non soltanto nel settore dei media o nel mondo dello spettacolo, ma nell'ambito della società tutta.
In occasione di una nuova conferenza stampa indetta dal nuovo presidente di Fuji TV, Kenji Shimizu, l'uomo ha accettato il report e ha offerto le proprie scuse ufficiali per "non aver fatto abbastanza per aiutare la vittima."
Se il Giappone potrà affermare di aver imparato dal caso in questione, forse è ancora troppo presto per saperlo, ma di certo l'accaduto funge ora da nuovo spartiacque sulle questioni di genere e relative ai diritti umani e sessuali; nella speranza che un monito di questo tipo possa essere sufficiente per non permettere che accada ancora, o che possa almeno incoraggiare ogni futura vittima a non sentirsi più costretta a dover soltanto tacere.
Quale futuro per Fuji TV?
In merito a quale futuro sia possibile attendersi per Fuji TV, fare ipotesi e previsioni è complesso. L'emittente è da sempre invisa ai nazionalisti nipponici per la sua presunta affinità alla Corea del Sud, data da contenuti talora filo-coreani bersagliati di critiche; a livello globale inoltre, dal 2010 l'apprezzamento delle sue proposte televisive è in calo generalizzato a livello di rating, collocando Fuji TV all'ultimo posto delle cinque major private, in competizione con TBS, NTV (Nippon TV), TV Tokyo e TV Asahi. Ciò ha indotto invero l'intero gruppo a differenziare l'offerta e le attività in maniera importante, rendendolo il network nipponico più diversificato in tal senso.
Il "caso Nakai" che si abbatte ora sull'emittente la obbliga pertanto a dover ripensare significativamente alla propria proposta e al proprio modus operandi, come indicato nell'ultima conferenza stampa aziendale.

L'auspicato ritorno degli sponsor, nel frattempo, anche alla luce del rapporto di indagine non si preannuncia scontato; qualcuno sta timidamente ri-allacciando i contatti, tuttavia il "boicottaggio" dei più persiste. Anche nel mese di aprile 2025, ad esempio, l'anime di Chibi Maruko-chan non riporta alcuno sponsor nel fotogramma dei credits attesi, come vediamo nel fotogramma sopra riportato; segno che riguadagnare la fiducia andata perduta non sarà operazione né rapida né indolore.
Fonti consultate:
Twitter-X I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X
Account Twitter-X di Cloverblossoms I, II, III, IV, V, VI
Account Twitter-X di Doramaworld I, II, III, IV, V, VI, VII
Oricon
NHK
Toyokeizai
Jiji
Wikipedia I, II, III
Si ringrazia Gkj per la consulenza
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Sono centinaia tra: anime, live action Giapponesi, drama, film animati, oav, serie oav, ect che sono stati prodotti e trasmessi da Fuji TV.
Ho letto degli articoli su questo scandalo e parlano come di un "impero televisivo al collasso".
Sono estremi di un serpente che si morde la coda figlio di estremismi: o sei iper moralmente corretto o vieni disintegrato tu e tutti quelli che ti circondano fino alla dodicesima cerchia di conoscenti. Questo di fatto ti obbliga, in caso di scandalo a fare di tutto per impedire che si venga a sapere, col risultato che quando viene a galla le conseguenze sono ancora più drastiche.
Mi dispiace anche per Fuji TV che ha fatto letteralmente la storia degli anime con numerosi record di rating Astro Boy, Ashita no Joe '70,
Dr. Slump, Touch, Yu Yu Hakusho, One Piece, Rurouni Kenshin e tantissimi altri.
Se fallisce Fuji TV se ne va un pezzo importantissimo della storia degli anime.
Quello dipende da altri fattori.
Anche nel mondo occidentale trovi situazioni simili e anche nel mondo dei film occidentali trovi produzioni estreme.
Comunque è vero che nella società giapponese per un uomo di 50-60 anni non è raro avere un'amante giovane.
Per non equivocare non è una cosa comunissima ma una realtà che esiste.
Ma magari se queste ragazze lo fanno di loro volontà è diverso da chi subisce una violenza e poi si fa dare una valanga di soldi per stare zitto, circondati da persone che fingono di non sapere per torna conto personale...
Comunque queste ragazze devono stare bene attente perché se vengono scoperte vengono buttate fuori dall'istituto scolastico e non possono neanche più tentare di accedere alle università più importanti dell'intero paese, proprio perché gli istituti vogliono "salvarsi la faccia".
Sperando che serva da lezione non solo a Fuji TV.
Spettacolo. Il vecchio merda imboscato come un Angelucci qualsiasi.
Potevano almeno provarci facendo un 180 e nominando una presidente donna, anche solo metterci la faccia.
La cosa strana, è che il Giappone oggi è un paese davvero progressista e ha una classe di imprenditori/politici troppo in controtendenza con quello che la popolazione anche solo di 30enni pensa.
Il punto più basso ogni volta.
Belli questi reportage, fatene di più!
Vada come vada, Tsurube non me lo dovete toccare, specie se non c'entra niente e s'è solo trovato per caso in mezzo a fatti spiacevoli.
E la gente ha pure il coraggio di criticare il femminismo, ma se stiamo ancora così rovinati nel 2025 è proprio a causa delle persone che negano la realtà dei fatti ed anzi, ne sono complici.
Tanta solidarietà alle donne coinvolte nella vicenda.
Su questo presumo nessunissimo problema.
Da tanti anni ormai le reti televisive non sono più il veicolo principale di diffusione dell'animazione.
Se fallisce Fuji TV One Piece e gli altri anime possono andare avanti o su un altro canale o solo in streaming.
Se fosse successo nel 2001 nel periodo d'oro dell'anime di One Piece quando toccava anche il 17.2% sarebbe stato un disastro di dimensioni colossali.
Fonte giapponese: 17.2% 2001年04月15日(日) 19:30 30 フジテレビ ワンピース
Non è che qualcuno vuol specificatamente far fallire l'azienda, l'azienda fallisce semplicemente perchè se parte un boicottaggio, dagli sponsor in giù, gli introiti crollano.
E di sicuro non si può criticare chi boicotta perchè il suo liberissimo atto moltiplicato per X comporterà infine il risultato del fallimento.
Questa volta la ferita sembra profonda perché evidenzia come non sia un caso isolato ma ormai parte della cultura giapponese.
La speranza è che, almeno, porti ad un cambio culturale ed ad un miglioramento sociale.
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