Cliché. La definizione che l'enciclopedia Treccani (consultata rigorosamente online) dà di questo termine è la seguente: “espressione priva di originalità, spesso ripetuta, e perciò fastidiosa”. Da un punto di vista letterario, invece, può essere considerato come una caratteristica legata ad eventi o a personaggi che viene riproposta nel tempo con “un'irritante frequenza”. Quindi se qualcuno associa questa parola ad un'opera di fantasia (nel nostro caso ad un anime) di certo non gli sta facendo un complimento; e, dopo una breve ricerca in rete, ho notato che il termine che viene maggiormente associato a questo Akashic Records of Bastard Magical Instructor è proprio cliché.
A questo punto pongo una domanda a me stesso: "Ma chi cavolo me l'ha fatto fare?" Sostenere che un anime che ha come sua pietra angolare il difetto forse più odiato dall'intera comunità di appassionati possa essere considerato godibile, ed addirittura consigliabile, non è esattamente una decisione saggia.
Dalla mia parte ho solo le mie convinzioni; e purtroppo fra queste c'è anche quella secondo cui da domani mi ritroverò senza il mio patentino di recensore e tornerò a scrivere commenti per hentai di serie Z.
Prima di scomparire, però, vorrei aggiungere che non è stata semplice incoscienza la mia, in quanto sono davvero convinto che, nonostante i suoi difetti, questo titolo sia dotato di un grandissimo potenziale; e dato che probabilmente si tratta del mio canto del cigno tanto vale esagerare e provare a spararla ancora più grossa: i cliché non sono necessariamente un male, dipende da come li si usa.
Ok, arrivederci e grazie; è stato bello finché è durato.
Akashic Records of Bastard Magical Instructor nasce come light novel dalla penna di Tarō Hitsuji e dai disegni di Kurone Mishima e viene pubblicato nel 2014 dalla Fujimi Fantasia Bunko. L'anno successivo la Kadokawa Shoten ne realizza un adattamento manga sulle pagine del Monthly Shonen ace con disegni affidati ad Aosa Tsunemi. Nel 2017, infine, la Liden Films ha deciso di produrre l'anime oggetto della presente recensione, affidandone la regia a Minato Kazuto.
“Fejite è una città situata nella regione meridionale dell'impero di Alzano. E' una comunità sorta e sviluppatasi attorno all'Accademia Magica Imperiale di Alzano. Quest'ultima è considerata come la più prestigiosa delle scuole in cui gli studenti possono imparare incantesimi di alto livello”.
Ma anche un'Accademia così potente ha i suoi problemi: l'illustrissimo professor Huey, senza alcuna apparente motivazione, decide improvvisamente di abbandonare l'insegnamento lasciando diverse classi scoperte. Urge, dunque, trovare un supplente; ma, invece di cercare di mettere sotto contratto Gandalf o Silente, il preside decide di puntare su un super raccomandato: il professor Glenn Radars, un mago di cui nessuno sembra saper nulla. Ma, contrariamente a quanto sarebbe lecito aspettarsi da una figura avvolta nel mistero, il professor Glenn decide di mostrare subito le sue principali qualità: la spacconeria, l'indolenza e l'assenza di orgoglio. Il corpo studentesco ne resta ovviamente deluso e reclama a gran voce la sua testa; la otterrà? O questo improbabile individuo si dimostrerà essere un mago molto meno scarso rispetto alle apparenze?
Un bambino che sogna di diventare un “mago della giustizia”; un'accademia magica; un uomo mediocre che se decide di impegnarsi riesce a fare cose incredibili; una ragazza con le orecchie da gatto; una principessa a cui il fato avverso ha imposto di nascondere le sue origini; delle divise scolastiche che prevedono l'uso di reggicalze. Questi sono solo alcuni dei tantissimi cliché presenti in questo anime; ne consegue che tutti coloro che finora hanno sottolineato l'uso smodato di stereotipi nella costruzione di questa storia non erano in preda all'effetto di funghi allucinogeni ma affermavano solo una evidente verità. Quello che però mi chiedo è se effettivamente sia giusto giudicare i cliché sempre in un modo così negativo: in fondo più passa il tempo e più diventa difficile creare opere totalmente originali; allo stesso tempo, poi, ritengo sia una follia pretendere di dimenticare l'immenso bagaglio di eventi, situazioni e personaggi che hanno fatto la fortuna dell'animazione tradizionale, anche se molto spesso si tratta solo di semplici “sciocchezze”.
Come ho già avuto modo di dire sopra, a mio avviso non è tanto l'uso dei cliché a dover essere condannato, quanto il modo in cui questi vengono usati. Se vengono combinati fra loro col solo intento di tirare a campare allora il risultato finale sarà senz'altro un anime mediocre; però se li si combina con metodo e con una certa oculatezza il risultato finale può essere decisamente sorprendente. Ed è questo quello che accade, secondo la mia personale opinione, in Akashic Records of Bastard Magical Instructor; ed è per questo che molto spesso il giudizio che il pubblico dà su questo anime, pur tenendo conto di tutti i suoi limiti, non è poi così negativo.
Bisogna però fare una doverosa distinzione: i risultati ottenuti con questo tipo di impostazione sono diametralmente opposti a seconda che si analizzi la parte “action” o la parte “commedia scolastica”.
Nel primo caso, infatti, l'effetto finale non è proprio dei migliori: gli archi sono tutti abbastanza ripetitivi e centrati sullo stereotipo “eroe che deve salvare la pulzella in pericolo”. Non è questa, dunque, la parte in cui l'anime dà il meglio di sé: oddio, non è che sia proprio da buttare, ma una maggiore varietà di situazioni e pericoli sarebbe stata sicuramente più gradita. Va anche detto, però, che questa prima serie sembra essere solo un semplice antipasto rispetto a quella che dovrebbe essere la vera evoluzione della trama; nei dodici episodi che compongono la serie, infatti, vengono posti all'attenzione del pubblico diversi misteri ma solo una minima parte di questi trovano già una risposta. Un altro indizio che sembra confermare questa sensazione sta nel fatto che gli “Akashic Records”, che pure trovano spazio nel lunghissimo titolo di quest'opera, verranno nominati si e no un paio di volte e solo nella parte conclusiva della serie; al momento nemmeno si sa cosa siano.
L'impressione è che prima di iniziare a fare davvero sul serio, si sia preferito dedicare questa prima parte della storia all'introduzione del tipo di comicità che si voleva proporre; e da questo punto di vista l'anime riesce a far saltare il banco grazie ad un uso intelligente dei cliché tradizionali unito ad una illuminata vena comica. Il risultato finale non è così scontato come si potrebbe immaginare: se è vero, infatti, che si può sempre trarre ispirazione dai modelli del passato, è anche vero che poi, in concreto, le parole da usare e la capacità di far ridere lo spettatore non possono essere “copiate” ma sono sempre il frutto dell'inventiva dell'autore e le probabilità di successo dipendono in toto dalla sua bravura.
Per fare un esempio, i divertentissimi “battibecchi amorosi” presenti in questo anime prendono sicuramente a modello quelli che troviamo in opere come Ranma ½ o City Hunter; ma il loro livello di comicità dipende strettamente dalle parole che si decidono di usare per dar inizio ad una “provocazione” e dal modo in cui si decide di impostare la “reazione”. E queste sono cose che non possono essere copiate (almeno non integralmente) ma vanno inventate di sana pianta.
Ma il vero punto forte di Akashic Records of Bastard Magical Instructor sono i suoi personaggi principali: su tutti, ovviamente, spicca il professor Glenn, che si dimostra essere un meraviglioso istrione. La sua “spocchia” è irresistibile, ogni sua uscita è sempre imprevedibile e stimolante; nelle scene di azione si ingrigisce un po' ma anche qui quasi mai mancano una o due esternazioni in linea con quel tipo di eroe dai modi anticonvenzionali che si voleva costruire.
Ma se è vero che Glenn sarebbe stato capacissimo di tenere su la baracca anche da solo, è anche vero che anche le attrici comprimarie svolgono egregiamente il loro ruolo. Sistine è il tipo di ragazza sentimentalmente impacciata a cui è molto facile far perdere la pazienza; e proprio per queste due caratteristiche si è rivelata essere la spalla ideale per una personalità fatta di indolenza e continue provocazioni verbali come quella di Glenn. Rumia, invece, è un personaggio paziente e dall'animo nobile e romantico; presa da sola non spiccherebbe nemmeno per sbaglio, ma affiancata agli altri due ha un suo perché.
Un discorso a parte merita Re=L, altro personaggio primario della serie. Se si eccettua qualche scena in cui la ragazzina dà effettivamente il meglio di sé in fatto di comicità, come personaggio non mi è piaciuto molto. Per ora l'introduzione del personaggio tanto carino ma un po' tonto non sembra aver funzionato; ma dato che Re=L appare in modo continuativo solo nella seconda parte della serie credo sia meglio astenermi dal giudizio ed aspettare la prossima serie.
Sono, invece, molto più critico verso i personaggi secondari, troppo anonimi e privi di una qualsiasi utilità pratica. Una doverosa eccezione va fatta però per il conte Zest. Presenza sulla scena: pochi secondi; livello di stima: immensa.
Per quanto riguarda il comparto grafico, devo dire che non è male; devono solo spiegarmi se Sistina ha in testa delle orecchie da gatto, un fiocco o un'acconciatura “felina” perché sinceramente non l'ho capito. La colonna sonora è senza infamia e senza lode; Quanto alle due sigle, quella d'apertura è la rockeggiante Blow out cantata da Konomi Suzuki; quella di chiusura, invece è la dolce Precious you che, seguendo quella che ormai sta diventando una tradizione, è cantata dalle doppiatrici dei tre principali personaggi femminili, e cioè Akane Fujita, Ari Ozawa e Yume Miyamoto.
In definitiva Akashic Records of Bastard Magical Instructor, secondo il parere di scrive, si è dimostrato un anime molto divertente e con personaggi decisamente all'altezza, ma che dovrà migliorare nella sua parte "action" se non vuole allungare le fila già lunghe delle promesse incompiute. Questa prima stagione, però, è sicuramente da non perdere; farà sicuramente la felicità di chi ama un tipo di comicità fatto di ironia urticante e punzecchiature continue.
Quanto a me, risponderò con le parole del professor Glenn a chi si chiede se questa sarà davvero la mia ultima recensione: "Siete tutti dei tontoloni. Ho intenzione di farvi dono del mio sapere ancora per moltissimo tempo". E se qualcuna delle alte sfere dovesse risentirsi delle mie parole allora vorrà dire che "è arrivato il momento di rispolverare il pezzo forte del mio repertorio, l'inchino carpiato ritornato!"
A questo punto pongo una domanda a me stesso: "Ma chi cavolo me l'ha fatto fare?" Sostenere che un anime che ha come sua pietra angolare il difetto forse più odiato dall'intera comunità di appassionati possa essere considerato godibile, ed addirittura consigliabile, non è esattamente una decisione saggia.
Dalla mia parte ho solo le mie convinzioni; e purtroppo fra queste c'è anche quella secondo cui da domani mi ritroverò senza il mio patentino di recensore e tornerò a scrivere commenti per hentai di serie Z.
Prima di scomparire, però, vorrei aggiungere che non è stata semplice incoscienza la mia, in quanto sono davvero convinto che, nonostante i suoi difetti, questo titolo sia dotato di un grandissimo potenziale; e dato che probabilmente si tratta del mio canto del cigno tanto vale esagerare e provare a spararla ancora più grossa: i cliché non sono necessariamente un male, dipende da come li si usa.
Ok, arrivederci e grazie; è stato bello finché è durato.
Akashic Records of Bastard Magical Instructor nasce come light novel dalla penna di Tarō Hitsuji e dai disegni di Kurone Mishima e viene pubblicato nel 2014 dalla Fujimi Fantasia Bunko. L'anno successivo la Kadokawa Shoten ne realizza un adattamento manga sulle pagine del Monthly Shonen ace con disegni affidati ad Aosa Tsunemi. Nel 2017, infine, la Liden Films ha deciso di produrre l'anime oggetto della presente recensione, affidandone la regia a Minato Kazuto.
“Fejite è una città situata nella regione meridionale dell'impero di Alzano. E' una comunità sorta e sviluppatasi attorno all'Accademia Magica Imperiale di Alzano. Quest'ultima è considerata come la più prestigiosa delle scuole in cui gli studenti possono imparare incantesimi di alto livello”.
Ma anche un'Accademia così potente ha i suoi problemi: l'illustrissimo professor Huey, senza alcuna apparente motivazione, decide improvvisamente di abbandonare l'insegnamento lasciando diverse classi scoperte. Urge, dunque, trovare un supplente; ma, invece di cercare di mettere sotto contratto Gandalf o Silente, il preside decide di puntare su un super raccomandato: il professor Glenn Radars, un mago di cui nessuno sembra saper nulla. Ma, contrariamente a quanto sarebbe lecito aspettarsi da una figura avvolta nel mistero, il professor Glenn decide di mostrare subito le sue principali qualità: la spacconeria, l'indolenza e l'assenza di orgoglio. Il corpo studentesco ne resta ovviamente deluso e reclama a gran voce la sua testa; la otterrà? O questo improbabile individuo si dimostrerà essere un mago molto meno scarso rispetto alle apparenze?
Un bambino che sogna di diventare un “mago della giustizia”; un'accademia magica; un uomo mediocre che se decide di impegnarsi riesce a fare cose incredibili; una ragazza con le orecchie da gatto; una principessa a cui il fato avverso ha imposto di nascondere le sue origini; delle divise scolastiche che prevedono l'uso di reggicalze. Questi sono solo alcuni dei tantissimi cliché presenti in questo anime; ne consegue che tutti coloro che finora hanno sottolineato l'uso smodato di stereotipi nella costruzione di questa storia non erano in preda all'effetto di funghi allucinogeni ma affermavano solo una evidente verità. Quello che però mi chiedo è se effettivamente sia giusto giudicare i cliché sempre in un modo così negativo: in fondo più passa il tempo e più diventa difficile creare opere totalmente originali; allo stesso tempo, poi, ritengo sia una follia pretendere di dimenticare l'immenso bagaglio di eventi, situazioni e personaggi che hanno fatto la fortuna dell'animazione tradizionale, anche se molto spesso si tratta solo di semplici “sciocchezze”.
Come ho già avuto modo di dire sopra, a mio avviso non è tanto l'uso dei cliché a dover essere condannato, quanto il modo in cui questi vengono usati. Se vengono combinati fra loro col solo intento di tirare a campare allora il risultato finale sarà senz'altro un anime mediocre; però se li si combina con metodo e con una certa oculatezza il risultato finale può essere decisamente sorprendente. Ed è questo quello che accade, secondo la mia personale opinione, in Akashic Records of Bastard Magical Instructor; ed è per questo che molto spesso il giudizio che il pubblico dà su questo anime, pur tenendo conto di tutti i suoi limiti, non è poi così negativo.
Bisogna però fare una doverosa distinzione: i risultati ottenuti con questo tipo di impostazione sono diametralmente opposti a seconda che si analizzi la parte “action” o la parte “commedia scolastica”.
Nel primo caso, infatti, l'effetto finale non è proprio dei migliori: gli archi sono tutti abbastanza ripetitivi e centrati sullo stereotipo “eroe che deve salvare la pulzella in pericolo”. Non è questa, dunque, la parte in cui l'anime dà il meglio di sé: oddio, non è che sia proprio da buttare, ma una maggiore varietà di situazioni e pericoli sarebbe stata sicuramente più gradita. Va anche detto, però, che questa prima serie sembra essere solo un semplice antipasto rispetto a quella che dovrebbe essere la vera evoluzione della trama; nei dodici episodi che compongono la serie, infatti, vengono posti all'attenzione del pubblico diversi misteri ma solo una minima parte di questi trovano già una risposta. Un altro indizio che sembra confermare questa sensazione sta nel fatto che gli “Akashic Records”, che pure trovano spazio nel lunghissimo titolo di quest'opera, verranno nominati si e no un paio di volte e solo nella parte conclusiva della serie; al momento nemmeno si sa cosa siano.
L'impressione è che prima di iniziare a fare davvero sul serio, si sia preferito dedicare questa prima parte della storia all'introduzione del tipo di comicità che si voleva proporre; e da questo punto di vista l'anime riesce a far saltare il banco grazie ad un uso intelligente dei cliché tradizionali unito ad una illuminata vena comica. Il risultato finale non è così scontato come si potrebbe immaginare: se è vero, infatti, che si può sempre trarre ispirazione dai modelli del passato, è anche vero che poi, in concreto, le parole da usare e la capacità di far ridere lo spettatore non possono essere “copiate” ma sono sempre il frutto dell'inventiva dell'autore e le probabilità di successo dipendono in toto dalla sua bravura.
Per fare un esempio, i divertentissimi “battibecchi amorosi” presenti in questo anime prendono sicuramente a modello quelli che troviamo in opere come Ranma ½ o City Hunter; ma il loro livello di comicità dipende strettamente dalle parole che si decidono di usare per dar inizio ad una “provocazione” e dal modo in cui si decide di impostare la “reazione”. E queste sono cose che non possono essere copiate (almeno non integralmente) ma vanno inventate di sana pianta.
Ma il vero punto forte di Akashic Records of Bastard Magical Instructor sono i suoi personaggi principali: su tutti, ovviamente, spicca il professor Glenn, che si dimostra essere un meraviglioso istrione. La sua “spocchia” è irresistibile, ogni sua uscita è sempre imprevedibile e stimolante; nelle scene di azione si ingrigisce un po' ma anche qui quasi mai mancano una o due esternazioni in linea con quel tipo di eroe dai modi anticonvenzionali che si voleva costruire.
Ma se è vero che Glenn sarebbe stato capacissimo di tenere su la baracca anche da solo, è anche vero che anche le attrici comprimarie svolgono egregiamente il loro ruolo. Sistine è il tipo di ragazza sentimentalmente impacciata a cui è molto facile far perdere la pazienza; e proprio per queste due caratteristiche si è rivelata essere la spalla ideale per una personalità fatta di indolenza e continue provocazioni verbali come quella di Glenn. Rumia, invece, è un personaggio paziente e dall'animo nobile e romantico; presa da sola non spiccherebbe nemmeno per sbaglio, ma affiancata agli altri due ha un suo perché.
Un discorso a parte merita Re=L, altro personaggio primario della serie. Se si eccettua qualche scena in cui la ragazzina dà effettivamente il meglio di sé in fatto di comicità, come personaggio non mi è piaciuto molto. Per ora l'introduzione del personaggio tanto carino ma un po' tonto non sembra aver funzionato; ma dato che Re=L appare in modo continuativo solo nella seconda parte della serie credo sia meglio astenermi dal giudizio ed aspettare la prossima serie.
Sono, invece, molto più critico verso i personaggi secondari, troppo anonimi e privi di una qualsiasi utilità pratica. Una doverosa eccezione va fatta però per il conte Zest. Presenza sulla scena: pochi secondi; livello di stima: immensa.
Per quanto riguarda il comparto grafico, devo dire che non è male; devono solo spiegarmi se Sistina ha in testa delle orecchie da gatto, un fiocco o un'acconciatura “felina” perché sinceramente non l'ho capito. La colonna sonora è senza infamia e senza lode; Quanto alle due sigle, quella d'apertura è la rockeggiante Blow out cantata da Konomi Suzuki; quella di chiusura, invece è la dolce Precious you che, seguendo quella che ormai sta diventando una tradizione, è cantata dalle doppiatrici dei tre principali personaggi femminili, e cioè Akane Fujita, Ari Ozawa e Yume Miyamoto.
In definitiva Akashic Records of Bastard Magical Instructor, secondo il parere di scrive, si è dimostrato un anime molto divertente e con personaggi decisamente all'altezza, ma che dovrà migliorare nella sua parte "action" se non vuole allungare le fila già lunghe delle promesse incompiute. Questa prima stagione, però, è sicuramente da non perdere; farà sicuramente la felicità di chi ama un tipo di comicità fatto di ironia urticante e punzecchiature continue.
Quanto a me, risponderò con le parole del professor Glenn a chi si chiede se questa sarà davvero la mia ultima recensione: "Siete tutti dei tontoloni. Ho intenzione di farvi dono del mio sapere ancora per moltissimo tempo". E se qualcuna delle alte sfere dovesse risentirsi delle mie parole allora vorrà dire che "è arrivato il momento di rispolverare il pezzo forte del mio repertorio, l'inchino carpiato ritornato!"
Pro
- L'uso di certi cliché
- I personaggi principali
- I battibecchi tra Glenn e Sistine sono da vedere e rivedere
- Il conte Zest
Contro
- L'uso di certi cliché
- I personaggi secondari
- La parte action è troppo ripetitiva
GIUSTISSIMO, ma tanto al fandom non gli importa, troppo complicato giudicare le qualità di un prodotto, molto più facile dire che non è originale... come se dopo millenni interi di narrativa, avesse senso pretendere un concept originale da ogni opera; come se l'originalità si fermasse solo alla base e non si possa divergere nello sviluppo(che quasi mai nessuno si caga), poi non dimentichiamoci che:
ORIGINALITÀ ≠ QUALITÀ (Sarà la centesima volta che lo scrivo).
È da tanto che non leggo su Animeclick una recensione come si deve, bravo! Sei stato molto "diplomatico" a scrivere ma con la caccia all'Otaku-oriented che gira ti hanno quasi obbligato xD, comunque il voto è più o meno quello che gli darei io; un anime nella media che si distingue bene all'interno della stessa, a tratti buono ma potrebbe ancora dire di più.
Chi è che ha scritto questo articolo?
@npepataecozz
Il problema più grave secondo me è che l'anime sembra il solito prologo per invogliare la gente a comprarsi la novel. ( I Bluray non hanno venduto molto a memoria quindi non spererei in un seguito animato)
Personaggi ok (sopratutto Glenn), ma resta il fatto che TUTTE (o comunque il 90%) delle cose "action" che succedono, segue lo schema: Tizio rapisce Tizia ---> Glenn salva la situazione, risultando tutto troppo ripetitivo e oltre all'assenza di un qualsiasi "cattivo" che abbia un certo spessore, la trama NON avanza. Alla fine della serie abbiamo si un quadro migliore del passato di certi personaggi e una migliore caratterizzazione, ma la trama sembra l'abbiano lasciata sulla linea di partenza, con veramente pochi sviluppi degni di nota. (come dice il recensore questi "Akashic Records" li sentiremo nominare si e no 2 volte in tutto l'anime, senza ovviamente il minimo indizio di cosa siano)
In conclusione lo consiglio un po' a tutti, tenendo ben presente che la serie da il meglio di sé per i personaggi (non tutti però) e per la parte comica/scolastica, mentre il resto imho risulta un po' meh.
@Dragonx96
Innanzitutto ti ringrazio per i complimenti, sei stato davvero troppo buono.
Il tuo pensiero è chiaro e propone un argomento interessante; ma consentimi qualche precisazione per evitare possibili fraintendimenti.
In primo luogo devi sapere che, secondo il mio modo di pensare, le cose non sono mai completamente bianche o completamente nere; e forse è questo il motivo per cui posso esserti sembrato diplomatico. Ma non è una scelta ponderata la mia è proprio il mio modo di percepire le cose.
Se poi guardiamo l'anime in questione, questo punto di vista a me sembra anche ragionevole: ho detto nella recensione e sostengo ancora adesso che snobbare un anime solo perché fa uso di cliché non sia una grande idea, perché se li combini bene fra loro il risultato che ottieni è buono, spesso molto buono. In più condivido l'idea che l'originalità è un qualcosa di più complesso di un semplice “rivoluzioniamo tutto”: anche solo un singolo personaggio un po' meno convenzionale o un tipo di linguaggio diverso dal solito possono fare la differenza, dando un tocco di novità ad un opera di tipo tradizionale e differenziandola da quelle già viste. Però Akashic Records riesce a fare questo solo a metà (anche se per ora è anche la più importante); la parte action, infatti, va rivista perché troppo scontata e ripetitiva. Quindi, in questa parte, i cliché sono stati utilizzati male e se li utilizzi male la sensazione che ottieni è, effettivamente, il fastidio.
Infine credo sia doveroso aggiungere per dovere di giustizia che le mie recensioni (e credo anche quelle degli altri) non hanno mai subito l'influenza di nessuno, né da parte dei membri dello staff né da parte di altri soggetti di origine ignota (no niente Massoneria per questa volta )
Per quanto riguarda lo staff, poi, ho la certezza che il 99% di loro leggono la mia recensione (sempre che lo facciano... maledetti!) quando è stata già pubblicata.
In verità rimarrebbe un 1% che la legge prima: trattasi di un losco figuro che si aggira nell'ombra e che è meglio non incontrare di notte che ha proprio il compito di supervisionare gli scritti prima di passarli in vetrina. Ma in genere si limita solo a correzioni su errori grammaticali o a cambiamenti delle immagini scelte perché di dimensioni sbagliate; ma mai correzioni sui contenuti (al sadico piace giocare su altri dettagli ). Se ci pensi sono cose abbastanza normali; così come sarebbe normale se dicesse cose del tipo:”questo è spoiler, toglilo” oppure “le offese personali non sono consentite”. Ma niente più di questo. Quindi sta tranquillo sul fatto che ognuno di noi esprime sempre il proprio pensiero, senza condizionamenti. Ed è un pensiero sincero.
P.s.: Ovviamente il nostro supervisore è bravissimo, disponibilissimo e molto cordiale, le mie erano solo basse insinuazioni Un-due-tre il supervisione viene da te...
@ Mirokusama. Sono perfettamente d'accordo. Aggiungerei che, a mio avviso, è stata una scelta voluta: è abbastanza evidente che, almeno inizialmente, si è voluto lasciare spazio alla parte comica. La “vera” parte action a mio avviso deve ancora cominciare
@Darkichigo Si ho avuto la stessa impressione e purtroppo il proliferare di serie incompiute sono il grande limite del mondo degli anime. Come detto in passato prima o poi dovranno darsi una regolata specie se non vogliono confrontarsi seriamente col mercato occidentale che non sempre ha la strada alternativa della light novel e del manga. Quanto ad Akashic Records ho fatto qualche ricerca per capire se è prevista una seconda serie oppure no; per ora se ne parla ma non c'è nulla di concreto. Ma se le vendite, come tu dici, sono andate male...
Concordo, ma in parte. Poco importa, secondo me, che la finalità di un anime sia quella di promuovere il manga o, come in questo caso, la novel da cui è tratto. Se si dimostra in grado di intrattenere e coinvolgere a dovere, ben venga. Non mi dispiacciono i cliché, i finali aperti, gli accenni di trama non sviluppati, persino la mera presentazione dei personaggi (certo, a patto che questa sia efficace e convincente). L'importante è che il risultato finale "convinca". Mi spiego. Per giudicare un action figure (per restare in tema, ma potrei far riferimento a un qualsivoglia oggetto d'uso comune) non mi soffermo a considerare quale personaggio rappresenta, durante quale azione è raffigurato, cosa intende comunicare, se la sua espressione è divertente... quelli sono al massimo i criteri che possono indurmi ad acquistare il prodotto. Per valutarlo con obiettività mi baso, tuttavia, su altri parametri: i dettagli, le rifiniture, dei particolari. Proprio questo manca ad Akashic Records. E se si tratta di difetti tollerabili fino al penultimo episodio, il finale getta tutto il lavoro svolto alle ortiche. C'era davvero bisogno di realizzare un episodio del genere, un finale frettoloso, all'americana, nemmeno avessero esaurito il budget? Pensateci: se si fosse concluso con l'undicesima puntata, non l'avreste trovato più avvincente? Su questo, quindi, sono d'accordo con il commento citato: la trama non avanza (anzi, è rovinata da un finale osceno), le scene d'azione sono ripetitive e gli antagonisti piatti e insignificanti. Anime mediocre, altro che discreto.
Per quel che concerne l'eccessivo ricorso ai cliché, qualcuno ha provato a dare un'occhiata a Little Witch Accademia? Ecco, quella serie sì che ne fa abuso (almeno fino all'ottava puntata, poi ho droppato)! Ad Akashic Records, sotto tale punto di vista, non ho alcunché da rimproverare.
Io invece sono dell'idea che tutto quello che comincia dovrebbe essere portato a conclusione; o in alternativa che debba essere utilizzata la dicitura "messaggio promozionale". Questo non è un problema relativo solo ad Akashic ovviamente ma è ormai una moda dilagante. Riferendoci proprio agli action figure, tu ne compreresti uno se braccia e gambe vanno acquistate a parte e non sai se troverai qualcuno che le vende?
Se segue manga o light novel c'è poco da fare. Comunque questi non sono finali, al massimo sono un "fine capitolo". Io guarderei invece con un certo interesse alla realizzazione di veri "finali di stagione": se proprio non volete continuarli, dateci almeno un finale degno. Ma pure questa è quasi un utopia, tenendo conto delle esigenze commerciali del prodotto.
Capisco, ma è, come ammetti tu stesso, una posizione poco pragmatica. Innanzitutto, i volumi di un manga o di una novel sono frutto del lavoro di mesi, quando non addirittura anni, e comportano un investimento decine di volte inferiore rispetto a quello richiesto per la realizzazione di un anime. È assurdo pretendere che qualcuno si renda disponibile a finanziare un progetto a lungo termine, che prospetta risicati introiti e lenti e indeterminati tempi di realizzazione, nonché soggetto a variabili imprevedibili, quali il venir meno del riscontro di pubblico (anche in corso d'opera) o della vena creativa dell'autore. Il tutto, per giunta, in un contesto estremamente competitivo, quale è il mondo dell'animazione giapponese.
Nel precedente commento non mi riferivo, ovviamente, al finale della storia (ribadisco che non mi dispiacciono i finali aperti), ma dell'anime: è frettoloso, sembra messo lì a posta per concludere. È proprio per evitare simili scempi che preferisco essere indotto a recuperare il manga o, ove possibile, la novel. Meglio non portare a conclusione quel che si è cominciato, piuttosto che farlo in modo indecente e rovinare tutto il lavoro precedentemente svolto, a mio avviso. Meglio essere costretti a rimandare a manga o novel la conclusione, "pubblicizzando", in compenso, (o meglio, cercando di far conoscere al pubblico) più progetti possibile, piuttosto che penalizzare le opere aventi un minor numero di fruitori. Un po' come con i passi dei romanzi riportati sulle antologie scolastiche, ognuno con una storia, un significato, uno stile di scrittura a sé. Nessuno impedisce di recuperare per intero le opere da cui sono tratti e intanto consentono di proporre più opere e più autori, coinvolgendo, appassionando, invogliando un maggior numero di lettori. Non sempre la popolarità è indice di qualità.
L'esempio dell'action figure senza braccia da te proposto, perdonami, non è azzeccato: un anime con un finale aperto è pur sempre un prodotto completo, finito. È la narrazione a interrompersi, non il periodo della frase, per intenderci. Sarebbe più corretto, quindi, paragonarli ad action figure i cui accessori vengono venduti a parte. E in tal caso la risposta sarebbe affermativa: le acquisterei ugualmente e le più belle cercherei di completarle pian piano, facendo i conti con costi, tempi di attesa e reperibilità dei pezzi aggiuntivi. E qualora fossi obbligato a rinunciare, pazienza: se la figure l'ho acquistata (o l'anime finito di vedere) è perché mi è piaciuta anche così, senza gli "accessori". Ti pare?
Poco pragmatico? Io direi per niente Parlavo in linea di principio. Se parliamo in termini artistici ti direi che quello che succede è un vero e proprio abominio; ma io sono laureato in economia conosco bene, almeno in linea generale, le dinamiche che influenzano la vita di un prodotto. E le cose stanno sicuramente come dici tu, anzi ci aggiungerei dell'altro: negli ultimi decenni il numero di episodi per serie è calato notevolmente (a differenza di quei pochi fortunati per cui si possono sommare gli episodi di più stagioni) e l'ultima moda è quella di ridurre il minutaggio di ogni episodio; e tutto questo ha chiaramente una motivazione economica non artistica. Però, continuando a ragionare in termini economici, mi chiedo anche: continuando su questa strada quanto durerà il prodotto "anime"? Il mercato a cui si rivolge è fatto di appassionati non di ragionieri; e nel lungo periodo, a meno che non si abbia la disponibilità di comprare tutto ciò che è in circolazione (intendo manga o light novel) per proseguire dove l'anime si interrompe, alla fine questa situazione può diventare frustrante ed il consumatore potrebbe cominciare a rivolgersi ad altri prodotti. Per questo fare dei "finali di stagione" per gli anime che non si vogliono portare avanti potrebbe essere una parziale soluzione. Ma è solo una mia opinione
La mia voleva essere solo una metafora, non intendevo certo che andasse applicata alla lettera Cerco di spiegarlo in modo più diretto sennò mi incarto di nuovo XD
supponiamo che io guardi un anime, che ne so diciamo Akame ga Kill. Mi piace ma vedo che non è completo; il mio interesse è tale che vado a cercarmi il manga. C'è qualcuno che lo pubblica e quindi il problema è risolto. Prendiamone però un altro, Akatsuki no Yona. Stesso discorso: mi interessa voglio comprare il manga ma... non lo pubblica nessuno. In questo caso il problema resta aperto (infatti nella metafora dell'action figure dicevo che non c'era certezza di trovare gli altri pezzi, mi pare). Ora tu mi dirai che esistono metodi alternativi, ce lo si può far spedire in lingua originale o in inglese ecc ecc. Ma il pubblico generalista (che poi è quello importante, noi siamo solo una goccia nel mare) non si metterà certo a fare queste cose; e comunque non è detto che conosca l'inglese o che abbia voglia di leggerselo in inglese. In più potrebbe pure cedere alla passione e farlo, ma lo farà 1 max 2 volte. Poi si romperà le scatole (come è giusto che sia)
(abbiamo anche l'eccezione di anime che non vendono una cippa ma continuano ad avere seguiti su seguiti, ma li ci saranno probabilmente altri accordi commerciali legati alla programmazione tv/merchandising ecc...)
Senza parlare poi degli anime da 10 o da 4 minuti (palesemente promozionali), quasi completamente inutili nel complesso, se ne salvano si e no un paio, oltre al fatto che gli studi il 90% del ricavato lo fanno unicamente con le vendite home video, e se vanno male quelle...
Personalmente non è certo un capolavoro (ma l'ho guardato già conscio di questo fatto) eppure un'altra stagione la vedrei volentieri. È intrattenimento leggero che però per me funziona per via del personaggio e della risoluzione di alcune situazioni e ha un giusto mix di momenti comici e tristi. Peccato, come sottolinea qualcuno, che la storia venga lasciata un po' così e le fasi finali siano rese un po' troppo frettolosamente. Capisco avere un budget, ma certi prodotti dovrebbero essere realizzati avendo un piano ben preciso su quanto si voglia supportarli.
Comunque sono stato contento di averlo guardato, attenderò news sul possibile seguito.
@MIK0 Anche con te sono sostanzialmente d'accordo ed anch'io vedrei volentieri un eventuale seconda stagione. Quanto al problema dell'incompiutezza dell'opera in formato anime, ome dicevamo sopra tutti i veri fenomeni a cui stiamo assistendo in quest'ultimo periodo hanno tutti lo stesso motivo "la massimizzazione dei profitti". Io sono il primo deluso da questa situazione, per me se cominci una cosa avresti il dovere "morale" di portarla a termine. Ma che ci vuoi fare?
Diciamo che in assenza di certezze future, cercherei almeno di rendere i prodotti più completi e a se stanti, senza quella sensazione di incompiuto. Purtroppo serie minori come queste sono quelle meno fortunate, in sostanza come fai intendere, è già buono che vengano realizzate.
Comprendo la tua opinione, ma penso di non essere riuscito a spiegare la mia ?
Hai citato Akame ga Kill e Akatsuki no Yona. Bene, se del primo ho recuperato il manga per interesse personale, il secondo lo conosco solo perché ho avuto modo di guardare l'anime su Crunchyroll. Mai, altrimenti, mi sarei approcciato a un genere che non rispecchia i miei gusti. La differenza è un po' quella che c'è tra università e scuola superiore: se il primo ti consente di coltivare un interesse specialistico, avvicinandoti alla conoscenza più o meno approfondita di materie inerenti a un determinato ambito, il secondo ha lo scopo di fornire una conoscenza generale più vasta possibile di una moltitudine di argomenti, in modo da orientare i futuri, auspicabili approfondimenti verso un settore scelto con una certa consapevolezza. Ripropongo il paragone con le antologie della scuola superiore. Certo, non tutti gli studenti approfondiranno la lettura delle opere di un Bulgakov, ricorderanno chi sia Unamuno, si lasceranno nuovamente abbagliare dalla luce che squarcia le tele di Turner, ma ai tanti sarà stata perlomeno offerta l'opportunità di "assaporare un assaggio" di opere che non rientrano nei tradizionali programmi scolastici! Se ho modo di conoscere più fonti, ho anche l'occasione di affinare i miei gusti, di crscere. Viceversa, non posso che cibarmi della minestra (o della pepata di cozze!) di volta in volta proposta dallo chef; che magari sarà pure la pietanza più completa e nutriente, la più saporita e gustosa, ma... limita la mia conoscenza di nuovi sapori e, a lungo andare, anche lo chef nel migliorarsi.
Per concludere, paradossalmente ritengo che la politica vigente vada a beneficio dell'aspetto artistico-culturale molto più di quanto farebbe la soluzione da te proposta. Non si tratta di un abominio, benché migliorabile. Il popolo generalista continuerà a non interessarsi a un'opera un tantino più impegnativa, lunga o lenta, anche se questa dovesse essergli servita davanti agli occhi su un piatto d'argento. È normale che un lavoratore prediliga un'opera pubblicata a cadenza periodica, senza interruzioni, destinata a giungere al termine nell'arco di pochi anni. Ed è logico che un non lavoratore non possa completare tutte le serie che lo appassionano per via dei costi, ad esempio. Il mercato degli anime non si rivolge certo a un pubblico di ragionieri ma nemmeno esclusivamente di appassionati. Si propone, anzi, di intrattenere e di appassionare, più che di fidelizzare (quello è giusto che sia lo scopo degli autori)! Infine, se voglio comprare il manga di un'opera che mi interessa, ma che non pubblica nessuno, personalmente non trovo sia un male ricorrere alle scan o ai fansub: se l'opera non è pubblicata nel mio Paese, significa che gli introiti che potrebbe ricavare dal mio acquisto non sono neppure ipotizzati da autore, casa editrice, ecc. Non si tratta di furto, purché io recuperi l'opera una volta eventualmente pubblicata (e credo siano in molti a farlo, perché, diciamocelo, le scan sono una tortura).
Il popolo generalista non va considerato come una massa che guarda solo cinepanettoni (mi perdoni Presidente...), ma come quelli che non hanno una passione ben precisa e che, restando in tema anime, guardano titoli come Toradora, SAO, Death Note oltre ai vecchi titoli perché trasmessi in tv o perché sono stati doppiati. Se qualcuno di questi scopre che gli anime sono piacevoli da guardare e vuole approfondire si trova di fronte un muro da superare superiore alla propria pazienza; e uno di questi mattoni è proprio il fatto che gli anime il più delle volte non finiscono. Alla fine parli delle scan, ma credo ci si fermi molto prima di arrivare alle scan (anch'io mi fermo prima, non amo leggere manga su uno schermo anche se qualche volta l'ho fatto)
Il discorso è puramente economico il lato artistico-culturale c'entra poco. Penso che anche chi produce anime sa benissimo che da quel punto di vista è meglio completare la storia piuttosto che lasciarla appesa. Siamo noi che li seguiamo a porci questo problema; e nella mia personale opinione gli assaggi servono per scegliere una pietanza non per lasciarti l'acquolina in bocca; e se cerchi di ordinare il piatto intero e ti viene detto "non ce n'è più", oppure "se ne vuoi altro vatti a prendere le cozze direttamente dallo scoglio" il commensale non ne è certo contento. La verità, più che parlare di benefici artistici-culturali, è quella espressa da @Mik0 nel commento sopra:"meglio questo che niente"
Sì, anch'io mi riferisco a tale categoria di lettori, non lo intendo in senso dispregiativo. E proprio per questo penso che vadano coinvolti suscitando in loro l'acquolina in bocca, piuttosto che accontentati e "spremuti" con una nuova stagione, un prequel, un reboot, uno spin-off, un finale. Soprattutto se improvvisati, contentino del momento, magari raffazzonato in fretta e furia per vendere a colpo sicuro. Meglio osare, proporre, secondo me.
Ovviamente, rispetto la tua opinione e non nego che anch'io desidererei poter un giorno aver modo di veder conclusi su schermo capolavori interrotti a metà. Tuttavia, io stesso mi sono riavvicinato al mondo degli anime, dopo una lunga pausa, grazie a un Death Note, un Toradora, uno Psycho Pass. Perché mi avevano lasciato l'amaro in bocca, perché desideravo vedere se ci fosse qualcos'altro di simile in giro, sapere se ci sarebbe stata una nuova stagione.
Al contrario, un Devilman, un Ashita no Joe, un Hokuto no Ken, un GTO (gli anime che per primi mi avevano appassionato e tutti relativi a serie concluse, come puoi notare) mi hanno indotto a recuperare gli OAV, i film, i prequel, i manga, i drama delle opere in questione, ma non sono stati in grado di suscitare in me l'interesse verso il mondo dell'animazione giapponese. Perché? Non lo so. Penso semplicemente che siano opere troppo "ingombranti". Per riutilizzare la metafora culinaria del precedente commento, capolavori del genere ti "saziano". Ed è giusto saziarsi ogni tanto, ma in genere è sempre bene alzarsi da tavola con ancora un po' di appetito, preservando un certo languorino. Esperienza personale, certo, ma per me è stato così.
Le opere di cui parli tu (GTO, Hokuto no Ken) appartengono purtroppo ad un'altra epoca ed avevano un numero consistente di episodi per cui logicamente ti saziavano. Ma qui la differenza, parlando sempre in termini di stomaci, è fra un qualcosa che ti gonfia la pancia e qualcosa che ti lascia con la pancia vuota. Io vorrei solo mangiare normalmente
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