Tante volte ci è stato chiesto di fare una rubrica dove inserire il bianco e il nero, Capuleti e Montecchi, Livorno e Pisa, giorno e notte...insomma due punti di vista diametralmente opposti su cui poter discutere e magari anche schierarsi.
Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?
AnimeRing!
Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
Andiamo a scoprire il titolo su cui faremo discutere voi utenti!
Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!
La domanda è una sola: voi da che parte state?
A FAVORE
CONTRO
Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!
Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?
AnimeRing!
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Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
Andiamo a scoprire il titolo su cui faremo discutere voi utenti!
Yusuke Urameshi è un 14enne teppista, privo di rispetto per adulti e insegnanti e che passa tutto il tempo a fare risse con studenti di scuole rivali o a perdere tempo in sala giochi. Proprio per questo, il giorno in cui Yusuke muore sacrificandosi per salvare la vita di un bambino che giocava incauto in mezzo alla strada, l'aldilà è in subbuglio perchè non sa che fare per quella situazione imprevista: non solo nessuno avrebbe immaginato il gesto altruista di Yusuke, ma il bambino sarebbe comunque sopravvissuto senza nemmeno un graffio. Come premio per il suo atto eroico, a Yusuke viene concessa una possibilità di tornare in vita, a patto di dimostrare di meritare una seconda occasione.
Iniziano così le avventure di Yusuke Urameshi come decective del mondo degli spiriti, incaricato di mantenere la pace tra il mondo degli umani e quello degli spiriti e proteggere gli umani dalle scorribande dei demoni malvagi.
Iniziano così le avventure di Yusuke Urameshi come decective del mondo degli spiriti, incaricato di mantenere la pace tra il mondo degli umani e quello degli spiriti e proteggere gli umani dalle scorribande dei demoni malvagi.
Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!
La domanda è una sola: voi da che parte state?
A FAVORE
Yu degli Spettri
9.0/10
Recensione di The Narutimate Hero
-
È sempre triste quando il (o la) protagonista di un'opera perde la vita, vero?
Ci ha accompagnato per tutta la storia, facendoci vedere la sua crescita personale, i suoi demoni interiori, il suo carattere, le sue imprese, e poi se ne va, chiudendo un'ultima volta le palpebre come cala il sipario sulla sua avventura: per aver dato tutto sé stesso nell'ultimo combattimento, o per salvare un innocente, o perché su quella tavola proprio non c'era abbastanza spazio per due, o perché...
Meglio smettere, qui non c'entra Kevin Spacey.
Succede anche a Yusuke Urameshi (and the winner is...), solo che avviene...
Nel primissimo capitolo del primo volume.
E a questo punto la domanda sorge spontanea: il resto di che parla?
Delle conseguenze del suo trapasso: prematuro, talmente prematuro che il regno dei morti lo rimanda indietro dandogli la possibilità di tornare in vita, qualora si rendesse utile e desse un'aggiustata alla sua attitudine da vero teppista.
Di vicissitudini Yusuke, guidato dalla traghettatrice di anime (nel senso di spiriti e non di cartoni) Botan, ne dovrà attraversare tante,pur di poter riabbracciare sua madre, l'amica d'infanzia/grande amore Keiko e per mollare due sventole in più al rivale/amico Kuwabara; questo lo porterà ad affrontare sfide d'ogni tipo e anche a diventare un detective del mondo spirituale.
Manga novantino del cacciatore di autrici celeberrime Yoshihiro Togashi, Yu degli Spettri, noto anche col nome originale Yu Yu Hakusho, si compone di 19 volumi (15 nella recente Perfect Edition) in cui al nostro Yusuke ne capiteranno di tutti i colori, da spiritici misteri metropolitani a tornei di arti marziali, immancabili in uno shonen di quell'epoca. Togashi scrive vicende avventurose, ironiche, epiche e drammatiche, con una notevole capacità di saper sdrammatizzare anche durante uno scontro finale ad altissima tensione ed al contempo di tirare fortissimi pugni allo stomaco del lettore, facendo vivere un ampio spettro d'emozioni a chi affronta la serie, anche per via del fatto che, come autore, è egli estremamente emozionale e personale e le opere che realizza sono fortemente influenzate, come atmosfere e tematiche, dal suo stato d'animo al momento di mettere le trame su carta.
Spesso non è difficile riconoscere le preferenze personali dell'autore all'interno di Yu degli Spettri, tra citazioni televisive e videoludiche, così come non è difficile notare la sua spiccata espressività caratteriale, che si ritrova in mille notine ironiche tra una vignetta e l'altra o persino in un paio di vignette dove l'ambientazione si sposta al mondo reale e lo si prende un po' in giro buttando giù la quarta parete (con una spada spirituale?).
Espressività e capacità di riporre su carta o tela sentimenti personali, ma anche di farne svegliare in chi osserva l'opera, sono basilari all'interno del mondo dell'arte figurativa, e a Togashi questo genere d'espressione riesce estremamente bene: il tratto "medio" è quello pulito e dettagliato stilisticamente in linea con gli anni '90 (di cui, data la nascita di questo manga nell'anno d'inizio di questa decade, verosimilmente è stato un portabandiera), ma egli non si limita a rappresentare all'interno delle vignette ciò che accade materialmente sul momento come fossero tante foto di dimensioni e forme diverse, ma riporta nel tratto anche le sensazioni dei personaggi, l'atmosfera che hanno intorno, passando dai classici, allegri super deformed a rappresentazioni dei personaggi più ruvide, con bordi più spessi e calcati, al pennello, al carboncino, nelle pagine a colori con acquerelli o pennarelli, sfondi e dettagli talvolta omessi per concentrarsi sul personaggio o su un dettaglio che materialmente, all'interno dell'azione, raccoglie tutte le attenzioni dei presenti, e per questo motivo rende superfluo il resto, riempiendo di linee d'ombreggiatura un personaggio particolarmente teso, traumatizzato o fremente di potenza, e perdendo pesantemente in dettaglio nei momenti più rilassati, magari dopo una vicenda spossante, che peraltro è anche un comodo trucco per risparmiare energie (e il mondo dell'illustrazione, di trucchetti, del genere, ne è pieno, in fondo), riuscendo comunque a rendere bene, e talvolta meglio del solito, le atmosfere e gli ambienti circostanti.
Questa gran varietà di stili e tecniche viene esaltata dalla Perfect Edition della Star Comics, dato che alcune illustrazioni e tavole, private dei colori, sarebbero private anche di parte del loro significato o della loro pura bellezza estetica.
Il buon Yoshihiro Togashi è eclettico, molto, talvolta risultando disorientante dato che due vignette adiacenti possono essere disegnate con stili completamente diversi solo per via dei personaggi rappresentati al loro interno, del loro umore e delle loro intenzioni, ma questo dimostra bene anche come egli sia decisamente portato per il lato più puramente espressivo dell'arte figurativa (genere in cui il disegno fumettistico rientra, indubbiamente).
Maggiore prova di questo risiede nelle illustrazioni a corredo dei capitoli, che possono passare da buffe caricature dei protagonisti a ritratti realistici degli stessi in un monocromatico acquerello decisamente insolito ed emozionante a vedersi in uno shonen manga.
Parlando del "coinvolgimento emotivo" dell'autore all'interno delle sue storie, il tratteggio caratteriale dei suoi personaggi è tanto semplicemente rappresentato quanto profondo, dal "ragazzaccio dal cuore d'oro" Yusuke a Kuwabara, che è ben più di una semplice spalla comica ma un autentico eroe secondario al pari degli altri due protagonisti maschili, Kurama e Hiei.
Il primo è un femmineo e aggraziato combattente floreale, tanto attraente d'aspetto, gentile ed educato, quanto deciso e calcolatore, mentre il secondo è una testa calda perennemente impegnato a fare il duro ma che spesso viene schernito dalle situazioni o dallo stesso autore, che approfittando della sua bassa statura finisce per rappresentarne solo la capigliatura in quelle campiture orizzontali che mostrano discussioni tra lui ed i più alti altri tre protagonisti, pur tratteggiandolo comunque come un personaggio ricco d'orgoglio, di senso dell'onore e non privo di sentimenti.
L'interazione tra questi quattro personaggi, Botan, Keiko, l'anziana maestra di arti marziali Genkai e Koenma, figlio del re dei demoni e responsabile della resurrezione di Yusuke nonché suo "capo", è, pur nell'assurdità e "sovrannaturalità" delle situazioni, estremamente umana, tra dialoghi schietti e naturali, scherzi stupidi, rapporti realistici e toccanti come possono essere quelli tra dei ragazzi tutti, più o meno, della stessa età, facendo affezionare il lettore facilmente a questa ristretta cricca d'amici che, in 19 numeri, ne hanno passate di tutti i colori ma sono riusciti a crescere, non solo come guerrieri o detective, non solo sviluppando tecniche segrete e sbloccando i loro potenziali nascosti, ma anche innamorandosi, definendo il loro destino di studenti e lavorativo, crescendo, insomma, come persone e non solo come personaggi.
Grande cura viene anche riposta nei due villain principali della serie e nel loro rapporto con il protagonista e i suoi compagni d'avventura: essendo molto diversi tra loro, per carattere ed ambizioni, Yusuke non si fa problemi a rispettarli o insultarli per via di compatibilità o attriti caratteriali, rendendoli decisamente vari e diversi, così come diverse nella struttura e nell'impostazione sono le saghe di cui fanno parte.
La grande componente personale che ha influenzato l'autore nella realizzazione dell'opera, però, può anche essere vista come un'arma a doppio taglio agli occhi di alcuni: per quanto io abbia trovato estremamente apprezzabile il voler usare il disegno non per rappresentare semplicemente ciò che avviene nelle varie situazioni, ma per trasmettere anche le sensazioni e le atmosfere, è anche vero che una tale incoerenza stilistica può disorientare il lettore e confonderlo, così come la saga finale del manga, dichiaratamente un'aggiunta a quello che doveva essere il finale canonico secondo l'autore, corrispondente alla chiusura della saga di Sensui, trova una risoluzione estremamente brusca proprio perché l'autore voleva porre fine a questa serializzazione anziché trascinarla (come spesso accade con altre serie).
Sia chiaro, il manga non finisce in aria: una conclusione c'è ed è l'unica possibile e giusta, ma ci si arriva con una certa irruenza. Il "viaggio" per giungere a questa conclusione è però ricco di grandi emozioni, gradevoli e sgradevoli ma sempre volute e provocate dall'autore, che ci mette faccia a faccia sia con la bellezza dell'amicizia, dell'amore e del rispetto tra rivali, sia con la crudeltà dell'uomo e l'oscurità nascosta degli animi, creando un contrasto così forte da far, però, riconoscere ancora di più il valore di certi sentimenti rispetto ad altri. In un certo senso una vera e propria esperienza spirituale, non perché il protagonista è un fantasma, ma perché si tratta di un viaggio in una gamma molto vasta di emozioni, di tematiche, di sentimenti, e persino di stili di disegno.
Ci ha accompagnato per tutta la storia, facendoci vedere la sua crescita personale, i suoi demoni interiori, il suo carattere, le sue imprese, e poi se ne va, chiudendo un'ultima volta le palpebre come cala il sipario sulla sua avventura: per aver dato tutto sé stesso nell'ultimo combattimento, o per salvare un innocente, o perché su quella tavola proprio non c'era abbastanza spazio per due, o perché...
Meglio smettere, qui non c'entra Kevin Spacey.
Succede anche a Yusuke Urameshi (and the winner is...), solo che avviene...
Nel primissimo capitolo del primo volume.
E a questo punto la domanda sorge spontanea: il resto di che parla?
Delle conseguenze del suo trapasso: prematuro, talmente prematuro che il regno dei morti lo rimanda indietro dandogli la possibilità di tornare in vita, qualora si rendesse utile e desse un'aggiustata alla sua attitudine da vero teppista.
Di vicissitudini Yusuke, guidato dalla traghettatrice di anime (nel senso di spiriti e non di cartoni) Botan, ne dovrà attraversare tante,pur di poter riabbracciare sua madre, l'amica d'infanzia/grande amore Keiko e per mollare due sventole in più al rivale/amico Kuwabara; questo lo porterà ad affrontare sfide d'ogni tipo e anche a diventare un detective del mondo spirituale.
Manga novantino del cacciatore di autrici celeberrime Yoshihiro Togashi, Yu degli Spettri, noto anche col nome originale Yu Yu Hakusho, si compone di 19 volumi (15 nella recente Perfect Edition) in cui al nostro Yusuke ne capiteranno di tutti i colori, da spiritici misteri metropolitani a tornei di arti marziali, immancabili in uno shonen di quell'epoca. Togashi scrive vicende avventurose, ironiche, epiche e drammatiche, con una notevole capacità di saper sdrammatizzare anche durante uno scontro finale ad altissima tensione ed al contempo di tirare fortissimi pugni allo stomaco del lettore, facendo vivere un ampio spettro d'emozioni a chi affronta la serie, anche per via del fatto che, come autore, è egli estremamente emozionale e personale e le opere che realizza sono fortemente influenzate, come atmosfere e tematiche, dal suo stato d'animo al momento di mettere le trame su carta.
Spesso non è difficile riconoscere le preferenze personali dell'autore all'interno di Yu degli Spettri, tra citazioni televisive e videoludiche, così come non è difficile notare la sua spiccata espressività caratteriale, che si ritrova in mille notine ironiche tra una vignetta e l'altra o persino in un paio di vignette dove l'ambientazione si sposta al mondo reale e lo si prende un po' in giro buttando giù la quarta parete (con una spada spirituale?).
Espressività e capacità di riporre su carta o tela sentimenti personali, ma anche di farne svegliare in chi osserva l'opera, sono basilari all'interno del mondo dell'arte figurativa, e a Togashi questo genere d'espressione riesce estremamente bene: il tratto "medio" è quello pulito e dettagliato stilisticamente in linea con gli anni '90 (di cui, data la nascita di questo manga nell'anno d'inizio di questa decade, verosimilmente è stato un portabandiera), ma egli non si limita a rappresentare all'interno delle vignette ciò che accade materialmente sul momento come fossero tante foto di dimensioni e forme diverse, ma riporta nel tratto anche le sensazioni dei personaggi, l'atmosfera che hanno intorno, passando dai classici, allegri super deformed a rappresentazioni dei personaggi più ruvide, con bordi più spessi e calcati, al pennello, al carboncino, nelle pagine a colori con acquerelli o pennarelli, sfondi e dettagli talvolta omessi per concentrarsi sul personaggio o su un dettaglio che materialmente, all'interno dell'azione, raccoglie tutte le attenzioni dei presenti, e per questo motivo rende superfluo il resto, riempiendo di linee d'ombreggiatura un personaggio particolarmente teso, traumatizzato o fremente di potenza, e perdendo pesantemente in dettaglio nei momenti più rilassati, magari dopo una vicenda spossante, che peraltro è anche un comodo trucco per risparmiare energie (e il mondo dell'illustrazione, di trucchetti, del genere, ne è pieno, in fondo), riuscendo comunque a rendere bene, e talvolta meglio del solito, le atmosfere e gli ambienti circostanti.
Questa gran varietà di stili e tecniche viene esaltata dalla Perfect Edition della Star Comics, dato che alcune illustrazioni e tavole, private dei colori, sarebbero private anche di parte del loro significato o della loro pura bellezza estetica.
Il buon Yoshihiro Togashi è eclettico, molto, talvolta risultando disorientante dato che due vignette adiacenti possono essere disegnate con stili completamente diversi solo per via dei personaggi rappresentati al loro interno, del loro umore e delle loro intenzioni, ma questo dimostra bene anche come egli sia decisamente portato per il lato più puramente espressivo dell'arte figurativa (genere in cui il disegno fumettistico rientra, indubbiamente).
Maggiore prova di questo risiede nelle illustrazioni a corredo dei capitoli, che possono passare da buffe caricature dei protagonisti a ritratti realistici degli stessi in un monocromatico acquerello decisamente insolito ed emozionante a vedersi in uno shonen manga.
Parlando del "coinvolgimento emotivo" dell'autore all'interno delle sue storie, il tratteggio caratteriale dei suoi personaggi è tanto semplicemente rappresentato quanto profondo, dal "ragazzaccio dal cuore d'oro" Yusuke a Kuwabara, che è ben più di una semplice spalla comica ma un autentico eroe secondario al pari degli altri due protagonisti maschili, Kurama e Hiei.
Il primo è un femmineo e aggraziato combattente floreale, tanto attraente d'aspetto, gentile ed educato, quanto deciso e calcolatore, mentre il secondo è una testa calda perennemente impegnato a fare il duro ma che spesso viene schernito dalle situazioni o dallo stesso autore, che approfittando della sua bassa statura finisce per rappresentarne solo la capigliatura in quelle campiture orizzontali che mostrano discussioni tra lui ed i più alti altri tre protagonisti, pur tratteggiandolo comunque come un personaggio ricco d'orgoglio, di senso dell'onore e non privo di sentimenti.
L'interazione tra questi quattro personaggi, Botan, Keiko, l'anziana maestra di arti marziali Genkai e Koenma, figlio del re dei demoni e responsabile della resurrezione di Yusuke nonché suo "capo", è, pur nell'assurdità e "sovrannaturalità" delle situazioni, estremamente umana, tra dialoghi schietti e naturali, scherzi stupidi, rapporti realistici e toccanti come possono essere quelli tra dei ragazzi tutti, più o meno, della stessa età, facendo affezionare il lettore facilmente a questa ristretta cricca d'amici che, in 19 numeri, ne hanno passate di tutti i colori ma sono riusciti a crescere, non solo come guerrieri o detective, non solo sviluppando tecniche segrete e sbloccando i loro potenziali nascosti, ma anche innamorandosi, definendo il loro destino di studenti e lavorativo, crescendo, insomma, come persone e non solo come personaggi.
Grande cura viene anche riposta nei due villain principali della serie e nel loro rapporto con il protagonista e i suoi compagni d'avventura: essendo molto diversi tra loro, per carattere ed ambizioni, Yusuke non si fa problemi a rispettarli o insultarli per via di compatibilità o attriti caratteriali, rendendoli decisamente vari e diversi, così come diverse nella struttura e nell'impostazione sono le saghe di cui fanno parte.
La grande componente personale che ha influenzato l'autore nella realizzazione dell'opera, però, può anche essere vista come un'arma a doppio taglio agli occhi di alcuni: per quanto io abbia trovato estremamente apprezzabile il voler usare il disegno non per rappresentare semplicemente ciò che avviene nelle varie situazioni, ma per trasmettere anche le sensazioni e le atmosfere, è anche vero che una tale incoerenza stilistica può disorientare il lettore e confonderlo, così come la saga finale del manga, dichiaratamente un'aggiunta a quello che doveva essere il finale canonico secondo l'autore, corrispondente alla chiusura della saga di Sensui, trova una risoluzione estremamente brusca proprio perché l'autore voleva porre fine a questa serializzazione anziché trascinarla (come spesso accade con altre serie).
Sia chiaro, il manga non finisce in aria: una conclusione c'è ed è l'unica possibile e giusta, ma ci si arriva con una certa irruenza. Il "viaggio" per giungere a questa conclusione è però ricco di grandi emozioni, gradevoli e sgradevoli ma sempre volute e provocate dall'autore, che ci mette faccia a faccia sia con la bellezza dell'amicizia, dell'amore e del rispetto tra rivali, sia con la crudeltà dell'uomo e l'oscurità nascosta degli animi, creando un contrasto così forte da far, però, riconoscere ancora di più il valore di certi sentimenti rispetto ad altri. In un certo senso una vera e propria esperienza spirituale, non perché il protagonista è un fantasma, ma perché si tratta di un viaggio in una gamma molto vasta di emozioni, di tematiche, di sentimenti, e persino di stili di disegno.
CONTRO
Yu degli Spettri
4.0/10
ward-ed94
-
Yu Yu Hakusho è nato negli anni 90 dalla matita di Yoshiro Togashi, mangaka noto per la sua pigrizia e per le sue lunghe pause. Credo che in molti non saranno d'accordo con la mia recensione, ma reputo Yu degli Spettri un manga davvero molto sopravvalutato. Da come se ne parla in giro o dando un'occhiata su internet mi aspettavo uno shonen di ottima fattura, e invece mi sono ritrovato per le mani un manga banale, soprattutto se facciamo un paragone con gli shonen di quel tempo.
Urameshi Yusuke è il classico giovincello teppista: fuma, beve, gioca a pachinko, se ne frega del sistema scolastico saltando le lezioni e partecipa alle risse, ma un giorno decide di salvare un bambino che stava per essere investito da una macchina morendo al suo posto, ingerenza che però non era stata prevista nel mondo dei morti. Quindi Koenma, figlio del re degli Inferi, gli promette di riportarlo in vita solo se accetta di diventare il detective del mondo degli spiriti, il cui compito è quello di intervenire nel caso ci siano delle forze oscure che interferiscono col mondo degli umani. Insieme all'inutile traghettatrice di anime Botan, al suo amico-rivale Kuwabara, allo spirito volpe Kurama e al demone Hiei vivrà avventure e incarichi fuori dall'ordinario.
Fino a qui nulla di straordinario, un incipit davvero molto semplice, però l'inizio è davvero una tortura. I primi due/tre volumi sono tutti episodi autoconclusivi che non servono assolutamente a nulla, con - se possiamo definirle tali - gag per nulla divertenti, dove forse si voleva far capire che in fondo Yusuke non è proprio un personaggio malvagio.
Dopodiché inizia il peggio del peggio, e si può riassumere così perché c'è veramente poco da dire: il resto dei volumi sarà tutto tornei e battaglie date da motivazioni pressoché infantili e di una mediocrità allucinante, dettate da un eccessivo buonismo che fa venire il mal di stomaco, per non parlare di un finale talmente veloce e raffazzonato da farlo sembrare inconcludente.
Disegni: Il punto debole di tutta l'opera. Il tratto si mostra scialbo e svogliato, si vede proprio che Togashi non vuole disegnare. Non calca, sfondi vuoti se non qualche linea per farne sentire la presenza, e un gioco di bianco e nero veramente brutto e inusuale. Non capisco proprio come lo si possa definire un bel disegno se risulta incompleto. Poteva fare sicuramente di più, ma la voglia, a quanto pare, è una brutta bestia per lui.
Personaggi: Qui si salva solo il quartetto. Yusuke a mio parere rimane indefinito (prima "malvagio", poi buono) e si mostra con una vena scherzosa giusto per caratterizzarlo un po'; alla fine si fa piacere, ma non troppo. Kuwabara è il classico amico-rivale e povero sfortunato di turno che subisce, ma che dimostra sempre il suo valore. Kurama, anche lui classico ragazzo che usa la testa e che mantiene il sangue freddo, si mostra buono fin dalle prime battute nonostante la sua natura. Hiei, invece, viene all'inizio rappresentato come il solito cattivo che usa mezzucci da due soldi per poi trasformarsi in un presuntuoso lupo solitario (nel suo caso è patetico perché il tutto avviene nel giro di poche pagine). Quelli che non si salvano sono gli antagonisti, che sono pessimi sotto ogni punto di vista, sia psicologico che di ideali, e che caratterialmente sono spessi come un foglio di carta, fate voi. I fratelli Toguro e Shinobu ne sono un esempio lampante di come non si dovrebbe essere ritenuti "malvagi".
Insomma, da quanto ho descritto si potrebbe ritenere il classico shonen, ma alcune direzioni che l'autore ha preso proprio non mi sono andate giù. I tornei, che sono l'anima di questo manga, sono poco appassionanti e non ti coinvolgono per niente, prevedibili e scontati, con power up alcuni interessanti e altri no, in generale poco studiati e messi perché ci dovevano andare. Gli sfidanti dei nostri eroi sono penosi e messi così tanto per far raggiungere il loro scopo, senza uno straccio di introspezione, e per quelli che ce l'hanno è scandalosa.
In conclusione, questo shonen mira probabilmente ad un target veramente molto basso viste le aspettative che mi ero prefissato e che ovviamente non sono state soddisfatte. Sicuramente c'è di meglio, ma chi vuole leggerlo sappia che andrà incontro a tematiche viste non so quante volte e rese addirittura male; in altre parole un peccato.
Urameshi Yusuke è il classico giovincello teppista: fuma, beve, gioca a pachinko, se ne frega del sistema scolastico saltando le lezioni e partecipa alle risse, ma un giorno decide di salvare un bambino che stava per essere investito da una macchina morendo al suo posto, ingerenza che però non era stata prevista nel mondo dei morti. Quindi Koenma, figlio del re degli Inferi, gli promette di riportarlo in vita solo se accetta di diventare il detective del mondo degli spiriti, il cui compito è quello di intervenire nel caso ci siano delle forze oscure che interferiscono col mondo degli umani. Insieme all'inutile traghettatrice di anime Botan, al suo amico-rivale Kuwabara, allo spirito volpe Kurama e al demone Hiei vivrà avventure e incarichi fuori dall'ordinario.
Fino a qui nulla di straordinario, un incipit davvero molto semplice, però l'inizio è davvero una tortura. I primi due/tre volumi sono tutti episodi autoconclusivi che non servono assolutamente a nulla, con - se possiamo definirle tali - gag per nulla divertenti, dove forse si voleva far capire che in fondo Yusuke non è proprio un personaggio malvagio.
Dopodiché inizia il peggio del peggio, e si può riassumere così perché c'è veramente poco da dire: il resto dei volumi sarà tutto tornei e battaglie date da motivazioni pressoché infantili e di una mediocrità allucinante, dettate da un eccessivo buonismo che fa venire il mal di stomaco, per non parlare di un finale talmente veloce e raffazzonato da farlo sembrare inconcludente.
Disegni: Il punto debole di tutta l'opera. Il tratto si mostra scialbo e svogliato, si vede proprio che Togashi non vuole disegnare. Non calca, sfondi vuoti se non qualche linea per farne sentire la presenza, e un gioco di bianco e nero veramente brutto e inusuale. Non capisco proprio come lo si possa definire un bel disegno se risulta incompleto. Poteva fare sicuramente di più, ma la voglia, a quanto pare, è una brutta bestia per lui.
Personaggi: Qui si salva solo il quartetto. Yusuke a mio parere rimane indefinito (prima "malvagio", poi buono) e si mostra con una vena scherzosa giusto per caratterizzarlo un po'; alla fine si fa piacere, ma non troppo. Kuwabara è il classico amico-rivale e povero sfortunato di turno che subisce, ma che dimostra sempre il suo valore. Kurama, anche lui classico ragazzo che usa la testa e che mantiene il sangue freddo, si mostra buono fin dalle prime battute nonostante la sua natura. Hiei, invece, viene all'inizio rappresentato come il solito cattivo che usa mezzucci da due soldi per poi trasformarsi in un presuntuoso lupo solitario (nel suo caso è patetico perché il tutto avviene nel giro di poche pagine). Quelli che non si salvano sono gli antagonisti, che sono pessimi sotto ogni punto di vista, sia psicologico che di ideali, e che caratterialmente sono spessi come un foglio di carta, fate voi. I fratelli Toguro e Shinobu ne sono un esempio lampante di come non si dovrebbe essere ritenuti "malvagi".
Insomma, da quanto ho descritto si potrebbe ritenere il classico shonen, ma alcune direzioni che l'autore ha preso proprio non mi sono andate giù. I tornei, che sono l'anima di questo manga, sono poco appassionanti e non ti coinvolgono per niente, prevedibili e scontati, con power up alcuni interessanti e altri no, in generale poco studiati e messi perché ci dovevano andare. Gli sfidanti dei nostri eroi sono penosi e messi così tanto per far raggiungere il loro scopo, senza uno straccio di introspezione, e per quelli che ce l'hanno è scandalosa.
In conclusione, questo shonen mira probabilmente ad un target veramente molto basso viste le aspettative che mi ero prefissato e che ovviamente non sono state soddisfatte. Sicuramente c'è di meglio, ma chi vuole leggerlo sappia che andrà incontro a tematiche viste non so quante volte e rese addirittura male; in altre parole un peccato.
Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!
Why not both?
Il finale poi merita una menzione a sé perché…….
Diciamo che secondo me Yu degli Spettri è servito a Togashi un po’ come “preparazione” per il suo lavoro migliore (Hunter X Hunter), infatti in nuce si notano tutti gli aspetti essenziali che poi caratterizzeranno il suo manga successivo: nelle saghe centrali di Yu degli Spettri le tematiche diventano di colpo più cupe e cervellotiche rispetto alle prime (e a mio parere anche la qualità dei disegno ne risente) e anche l’approfondimento psicologico dei personaggi si fa più complesso.
Piccola postilla sui protagonisti: senza nulla togliere a Yusuke, Kurama e Kuwabara ma………….Hiei best character, decisamente
Come voto io gli darei un 7 e mezzo, né esageratamente alto né esageratamente basso.
Specifico inoltre che io ho letto la Perfect Edition pubblicata qualche anno fa dalla Star Comics e l’ho trovata complessivamente buona, con anche diverse pagine a colori (almeno nei primi volumi, visto che da metà serie in poi ci sono alcuni disegni dei personaggi e stop, si vede che Togashi dev’essersi rotto di disegnare pure quelle ).
Yu Yu Hakusho, pur essendo fortemente debitore anche lui di Dragon Ball, ha a suo modo fatto scuola, dato che negli anni novanta, dopo di lui, tutti hanno cominciato a raccontare di folklore giapponese, demoni, litigiosi amici d'infanzia, sconfinando anche negli anni 2000 dove un certo Bleach gli è fortemente debitore. E' un manga assai godibile tranne l'orribile finale, che è così tirato via e campato in aria da poter essere praticamente saltato in tronco concludendo con la saga di Sensei che è la chiusura perfetta della trama di base, dato che oppone al protagonista un suo simile dal carattere opposto.
Non so che effetto potrebbe fare ai lettori di oggi, che hanno già letto tutti i suoi cloni successivi e quindi magari lo trovano banale, o che hanno già saggiato l'autore e la sua cattiva fama con Hunter x Hunter. Io l'ho letto quando avevo 14-15 anni, nel 2001, e l'ho amato sia come manga che come anime, pur non essendo oggi uno dei miei preferiti anche a causa del finale, ma sicuramente è un manga che consiglierei a chi ha fame di shounen di combattimento, essendo anche abbastanza breve e perciò poco dispendioso.
Penso basti questo come commento per quanto riguarda me
Peccato però che gli ultimi capitoli rovinino davvero tutto il lavoro, con tavole tirate via tanto per fare e la storia conclusa in fretta e furia. Peccato, se avesse mantenuto la stessa costanza del resto dell'opera sarebbe stato sicuramente un grande shonen.
Sono sostanzialmente d'accordo con te.
È sempre difficile dare un giudizio distaccato di serie che abbiamo letto/guardato in età giovanile ma al di là del fattore nostalgia, lo ritengo un buon battle shōnen, certamente non il migliore ma, altrettanto certamente, uno solido.
Non condivido la critica (o meglio la scelta di parole) di ward-ed94 quando dice "(tizio) è il classico... (altro tizio) è il classico...". Non che sia falso ma bisogna anche considerare che questo È un classico del battle shōnen moderno. Non classico quanto Hokuto no Ken o Dragon Ball ma lo è comunque. È da serie come questa che sono partiti i "tizi classici". Oggi forse certi personaggi e situazioni sanno di vecchio ma all'epoca questa sensazione era, se non assente, quanto meno molto più attenuata.
Momenti e personaggi memorabili ci sono ma dipendono dalla percezione individuale quindi non sto a discuterne più di tanto.
Sul lato visivo invece sono d'accordissimo. Quali che siano i motivi, Togashi non disegna bene (comunque infinitamente meglio di me, eh!) c'è poco da fare.
Personalmente ondeggio tra 7,5 e 8.
Non avrebbe motivo iniziare un arco bello pesante per 10-15 episodi o giu di lì, quindi non saprei.
Comunque anche vedendolo in tempi moderni, è molto godibile e il suo stile tetro ma allo stesso soft non mi è dispiaciuto, quindi lo consiglierei a prescindere
Bah, tutti a criticare il finale, per me è una delle cose migliori.
Apprezzo il quartetto protagonista e nel complesso è un manga che si legge molto volentieri, ma ci son cose che non mi hanno mai convinta tipo il "grande atavismo della stirpe demoniaca" e ammetto che l'amatissimo Toguro a me è stato sempre indifferente come personaggio.
Invece l'odiato finale mi ha sorpresa in positivo.
Ma infatti, anche secondo me. Ed è pienamente il linea con lo stile e le idee di Togashi che butta la "carne al fuoco" per poi sprecarla; i momenti più belli dei suoi manga sono quelli in cui banalizza le azioni che avvengono, che perdono tutta la loro aura di epicità diventando più brutalmente realistiche, quotidiane e grezze. Un tema ricorrente delle sue storie è proprio la "delusione", quella specie di vuoto che inghiotte l'aspettativa e semplifica le conseguenze degli avvenimenti, distruggendo ogni pretesa dei personaggi e anche dello spettatore. Se togli questo aspetto primario a Togashi, non fa che accomunarsi semplicemente agli Shonen tradizionali, perdendo una delle cifre di originalità che gli ha dato fama.
Alla Ping Pong style
Beh, un altro dei temi di Togashi è proprio la relatività delle capacità individuali in relazione allo sviluppo potenziale. Alias: le persone non sono misurabili come degli oggetti, il valore di una persona non è solo un numero (e nei suoi manga si diverte tantissimo a catalogare le cose in "numeri" come se fosse un manuale di formichine), ma è dato da un insieme di fattori relativi. Non a caso su Hunter x Hunter (SPOILER) nella valutazione finale dell'esame degli Hunter, gente come Kurapika e Gon ottiene un punteggio di molto superiore a personaggi apparentemente più canonicamente "potenti" come Yellumi o Killua.
Ma sicuramente è da apprezzare quello che ricordi di lui (lo apprezzo in ogni opera che vedo/leggo), ma faceva prima ad eliminare la questione dei livelli per non creare simili paradossi. A proposito non capirò mai perchè Kuwabara non poté partecipare all'ultimo torneo, con il suo incredibile potere di certo non avrebbe sfigurato.
Intanto il sondaggio come sta andando? Non avendo votato non vedo la percentuale..
Ma Kuwabara è un normalissimo uomo con normalissimi obbiettivi da uomo. Come ogni uomo deve avere un futuro lavorativo e doveva finire la scuola... aveva altro da fare! (Esattamente come SPOILER Leorio su Hunter x Hunter che, per coerenza con l'obbiettivo del personaggio, deve proseguire gli studi in medicina, e quindi viene escluso da praticamente tutte le vicende del manga).
Non è difficile immaginare gli indici di preferenza della massa, Kuwabara è un personaggio di difficile presa, però non credo che Togashi ragioni in questi termini per togliere di mezzo i propri personaggi. Lui fa in modo che le cose "succedano", le fa fluire senza comandarle troppo e cerca di rendere i personaggi liberi e coerenti con se stessi... ha una scrittura casuale, se si trova impigliato in situazioni che si rivelerebbero incoerenti, fa in modo che non sia così.
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