Tante volte ci è stato chiesto di fare una rubrica dove inserire il bianco e il nero, Capuleti e Montecchi, Livorno e Pisa, giorno e notte...insomma due punti di vista diametralmente opposti su cui poter discutere e magari anche schierarsi.
Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?
AnimeRing!
Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
Andiamo a scoprire il titolo su cui faremo discutere voi utenti!
Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!
La domanda è una sola: voi da che parte state?
A FAVORE
CONTRO
Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!
Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?
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Battōsai Himura è uno spietato assassino che a metà '800 contribuì alla fine dello Shogunato Tokugawa, sul trono da 200 anni, e all'avvento del periodo Meiji. In seguito all'insediamento del nuovo governo, Battōsai scompare per tornare in seguito sotto mentite spoglie, quelle dello spadaccino Kenshin. Durante i suoi viaggi Kenshin cercherà di proteggere quante più persone dalle ingiustizie subite e si ritroverà spesso coinvolto in combattimenti contro altri samurai che non apprezzano il nuovo stile di vita pacifico del paese (nella nuova era Meiji non è più permesso nemmeno a un samurai di portare la spada), fra colpi di scena e complotti per il restauro della vecchia società feudale.
Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!
La domanda è una sola: voi da che parte state?
A FAVORE
Kenshin, Samurai Vagabondo
9.5/10
Recensione di Killing Joke
-
"La spada è un arma pericolosa e il Kenjutsu è una tecnica assassina, questa è la verità. La signorina Kaoru dice solo cose stupide e melense, d'altra parte, chi non ha mai ammazzato nessuno con la spada non può capire. Tuttavia devo ammettere di preferire le stupidaggini melense che dice la signorina Kaoru alla verità.”
A metà del XIX secolo, dopo secoli di chiusura verso l’esterno, il Giappone sotto forte pressione di Inghilterra e Stati Uniti, iniziò ad aprirsi al mondo occidentale, nel mentre all’interno del paese si succedevano le rivolte per fare cadere lo Shogunato.
In questo periodo di cruente battaglie, dove i samurai ambiziosi la facevano da padrone, se ne distinse uno in particolare: Battosai Himura. Battaglie dopo battaglie, il suo nome divenne leggenda e fu la sua spada intrisa di sangue a dar vita alla Restaurazione Meiji. Dopo l’insediamento dell’ imperatore il giovane Samurai, scomparve e non se ne seppe più nulla. Infatti abbandonò il nome Battosai e inizio a vagabondare per il paese, con una Katana a lama invertita, sotto il nome di Kenshin.
Questa è solo la prefazione di Kenshin Samurai Vagabondo, manga scritto da Nobuhiro Watsuki e pubblicato da Shonen Jump dal settembre del 1994 al novembre del 1999.
Nel recensire quest’ opera vorrei partire da una premessa, se quello che cercate in un opera sono una trama ricca di misteri e plot twist, Kenshin potrebbe essere un opera che non fa per voi.
Tuttavia se quello che cercate è una storia di vendetta, di un difficile percorso di redenzione, di battaglie sanguinose e di una parabola che parla della vita, della morte e dei loro significati, mostrando il percorso intrapreso dal Samurai Vagabondo, nella sua ricerca di una vita priva di violenza, cosa messa costantemente a dura prova, allora è l’opera che fa per voi.
Il punto forte dell’opera sono sicuramente i personaggi, oltre il percorso che caratterizzerà il protagonista (in cui pian piano scopriremo il suo passato e il perché della sua scelta di redenzione) anche gli altri personaggi principali, avranno il loro sviluppo, verranno mostrate le loro storie e le loro motivazioni. Dicasi lo stesso per molti dei villain principali, verranno mossi da ben oltre dai banali desideri materiali, riuscendo a comprendere la loro vere motivazioni e la loro visione idealistica del mondo.
Tuttavia rendere grazia solo ai personaggi, svaluterebbe il lavoro fatto dall’autore nel trasporre in un'opera di finzione l’ambientazione, la geopolitica e i personaggi (Kenshin, come molti altri presenti nel manga, è stato creato prendendo spunto da un personaggio realmente esistito) di un periodo storico molto importante nella storia giapponese e molti eventi narrati lungo i tre archi principali della storia (anche se il primo arco, della durata di 7 volumi e per lo più e formato da mini saghe) sono in buona parte presi da avvenimenti realmente accaduti, romanzati in maniera eccellente.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, tolte le scene di azione, sempre un po' confusionarie, lo stile di Watsuki è pulito, ed il tratto parecchio originale per l’epoca, ispirò mangaka che diverranno famosi negli anni successivi, tra cui i suoi assistenti dell’epoca Hiroyuki Takei (Shaman King) e Eiichiro Oda (One Piece)
In conclusione parliamo a mio avviso di uno dei migliori shonen mai creati, ricco di temi molto profondi trattati superbamente (come la redenzione, la solitudine, l’amore ecc…) con un protagonista molto particolare ma avente una storia e uno sviluppo che ho a dir poco adorato e in generale, con un cast di personaggi di altissimo livello ( i due villain principali sono fantastici).
Alcuni volumi sono davvero fantastici, quello riguardante il flashback su Kenshin poi, è uno dei più belli ed emozionanti che io abbia mai letto (tra l’altro riadattato in modo fenomenale negli OAV "Kenshin Memorie del Passato") oltre un finale di tutto rispetto. Gli unici difetti che mi impediscono di dare 10 all’opera sono i primi 5-6 volumi (che corrispondono comunque ad un quinto dell’opera) che sono per lo più introduttivi e per alcuni combattimenti che non ho apprezzato troppo, anche se altri davvero molto belli.
A metà del XIX secolo, dopo secoli di chiusura verso l’esterno, il Giappone sotto forte pressione di Inghilterra e Stati Uniti, iniziò ad aprirsi al mondo occidentale, nel mentre all’interno del paese si succedevano le rivolte per fare cadere lo Shogunato.
In questo periodo di cruente battaglie, dove i samurai ambiziosi la facevano da padrone, se ne distinse uno in particolare: Battosai Himura. Battaglie dopo battaglie, il suo nome divenne leggenda e fu la sua spada intrisa di sangue a dar vita alla Restaurazione Meiji. Dopo l’insediamento dell’ imperatore il giovane Samurai, scomparve e non se ne seppe più nulla. Infatti abbandonò il nome Battosai e inizio a vagabondare per il paese, con una Katana a lama invertita, sotto il nome di Kenshin.
Questa è solo la prefazione di Kenshin Samurai Vagabondo, manga scritto da Nobuhiro Watsuki e pubblicato da Shonen Jump dal settembre del 1994 al novembre del 1999.
Nel recensire quest’ opera vorrei partire da una premessa, se quello che cercate in un opera sono una trama ricca di misteri e plot twist, Kenshin potrebbe essere un opera che non fa per voi.
Tuttavia se quello che cercate è una storia di vendetta, di un difficile percorso di redenzione, di battaglie sanguinose e di una parabola che parla della vita, della morte e dei loro significati, mostrando il percorso intrapreso dal Samurai Vagabondo, nella sua ricerca di una vita priva di violenza, cosa messa costantemente a dura prova, allora è l’opera che fa per voi.
Il punto forte dell’opera sono sicuramente i personaggi, oltre il percorso che caratterizzerà il protagonista (in cui pian piano scopriremo il suo passato e il perché della sua scelta di redenzione) anche gli altri personaggi principali, avranno il loro sviluppo, verranno mostrate le loro storie e le loro motivazioni. Dicasi lo stesso per molti dei villain principali, verranno mossi da ben oltre dai banali desideri materiali, riuscendo a comprendere la loro vere motivazioni e la loro visione idealistica del mondo.
Tuttavia rendere grazia solo ai personaggi, svaluterebbe il lavoro fatto dall’autore nel trasporre in un'opera di finzione l’ambientazione, la geopolitica e i personaggi (Kenshin, come molti altri presenti nel manga, è stato creato prendendo spunto da un personaggio realmente esistito) di un periodo storico molto importante nella storia giapponese e molti eventi narrati lungo i tre archi principali della storia (anche se il primo arco, della durata di 7 volumi e per lo più e formato da mini saghe) sono in buona parte presi da avvenimenti realmente accaduti, romanzati in maniera eccellente.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, tolte le scene di azione, sempre un po' confusionarie, lo stile di Watsuki è pulito, ed il tratto parecchio originale per l’epoca, ispirò mangaka che diverranno famosi negli anni successivi, tra cui i suoi assistenti dell’epoca Hiroyuki Takei (Shaman King) e Eiichiro Oda (One Piece)
In conclusione parliamo a mio avviso di uno dei migliori shonen mai creati, ricco di temi molto profondi trattati superbamente (come la redenzione, la solitudine, l’amore ecc…) con un protagonista molto particolare ma avente una storia e uno sviluppo che ho a dir poco adorato e in generale, con un cast di personaggi di altissimo livello ( i due villain principali sono fantastici).
Alcuni volumi sono davvero fantastici, quello riguardante il flashback su Kenshin poi, è uno dei più belli ed emozionanti che io abbia mai letto (tra l’altro riadattato in modo fenomenale negli OAV "Kenshin Memorie del Passato") oltre un finale di tutto rispetto. Gli unici difetti che mi impediscono di dare 10 all’opera sono i primi 5-6 volumi (che corrispondono comunque ad un quinto dell’opera) che sono per lo più introduttivi e per alcuni combattimenti che non ho apprezzato troppo, anche se altri davvero molto belli.
CONTRO
Kenshin, Samurai Vagabondo
5.0/10
Kenshin Samurai Vagabondo è - senza offesa per i fan - come un paio di scarpe usate. Sono vecchie, hanno la suola consumata, il tessuto comincia a deteriorarsi e magari non vanno neanche più di moda: ma sono ancora dannatamente comode. La scarpa si è adattata al piede, e vice versa, al punto che ormai sono una sola cosa. Si potrebbe comprare un paio di calzature nuove di zecca, ma... voi che cosa fareste? Buttereste le vecchie scarpe o ve le terreste fino alla loro rottura definitiva?
Perché ho paragonato Kenshin Samurai Vagabondo ad un paio di scarpe? Perché, ve lo dico subito, è una serie che non inventa nulla di nuovo, e che anzi nemmeno ci prova, proprio come le vecchie calzature comode di cui sopra. È lo stesso autore a dire chiaramente di non desiderare creare qualcosa di nuovo. Sono scelte che rispetto, ma non condivido. Trovo, personalmente, che sia invece uno dei difetti peggiori della serie, forse il più grave. In ventotto volumi sono concentrati con precisione millimetrica tutti i cliché preferiti dai manga d'azione: il cattivo ma con cuore, il nemico che diventa amico, la forza dell'amore e della volontà, il voler diventare più forti... Anche i più validi messaggi se ripetuti tante volte perdono di efficacia, e questi non fanno eccezione. Non è brutto leggere sapendo già dove andrà a parare l'autore prima ancora di leggere cosa succede? I combattimenti, in particolare, sono quelli che soffrono di più di questo atteggiamento. Già non condivido la scelta di far violare le più comuni leggi della fisica in mosse le une più forti delle altre (guardate che cosa fanno con così poche armi!), ma soprattutto sono tutti uguali. Difetto piuttosto grave, visto che i combattimenti dovrebbero essere il fulcro del manga.
A proposito di combattimenti: ma con chi si batte, Kenshin? Con un sacco di persone, ciascuno più sfortunato e disperato dell'altro. Pensate: il nostro protagonista si imbatte nel corso della serie con ben 30 antagonisti, ed per quasi tutti Nobuhiro Watsuki cerca di trovare delle ragioni per la loro cattiveria. Ammirevole, ma così nessuno è davvero ben caratterizzato. Tanti cattivi si dimenticano per la strada e le loro storie sembrano più stupide che tristi. Anche perché in genere basta un discorsetto stereotipato di Kenshin o dei suoi amici ed ecco che i cattivi di turno cambiano schieramento e si pentono: quando fino a due tavole prima erano convintissimi di essere nel giusto. Ma questa non è introspezione psicologica. Ma neanche quella dei buoni è, a mio parere, introspezione psicologica. I personaggi sono talmente tanti che nessuno, nemmeno il protagonista, riesce a spiccare sopra gli altri. Inoltre sono tutti degli stereotipi fatti e finiti: ogni possibile guizzo di originalità è eliminato senza pietà. Così abbiamo la donna che non fa altro che piagnucolare e amare il protagonista (nonostante questo personaggio, Kaoru, avesse ottime possibilità di sviluppo per la sua abilità con la spada), il ragazzo sfrontato ma con sani principi, il bambino più maturo per la sua età, colui che è per metà rivale e metà alleato, ecc. I personaggi sono l'ossatura di una serie, in qualsiasi manga. Se sono caratterizzati male, come si può pretendere di fare un'opera memorabile, che sopravvive al tempo?
So che a molti Kenshin Samurai Vagabondo è piaciuto e lo rispetto, ma (come già detto) non la penso affatto così. Mi dispiace essere così dura, anche perché è un'opera di esordio, ma sono parecchio delusa da questa serie. Onestamente vedo anche ben pochi margini di miglioramento da parte di Nobuhiro Watsuki, ed infatti so che le sue precedenti opere non sono state molto apprezzate. Forse proverò a leggerne una, chissà. Ma adesso sono solo delusa, nonostante queste scarpe siano vecchie ma, tutto sommato, comode.
Perché ho paragonato Kenshin Samurai Vagabondo ad un paio di scarpe? Perché, ve lo dico subito, è una serie che non inventa nulla di nuovo, e che anzi nemmeno ci prova, proprio come le vecchie calzature comode di cui sopra. È lo stesso autore a dire chiaramente di non desiderare creare qualcosa di nuovo. Sono scelte che rispetto, ma non condivido. Trovo, personalmente, che sia invece uno dei difetti peggiori della serie, forse il più grave. In ventotto volumi sono concentrati con precisione millimetrica tutti i cliché preferiti dai manga d'azione: il cattivo ma con cuore, il nemico che diventa amico, la forza dell'amore e della volontà, il voler diventare più forti... Anche i più validi messaggi se ripetuti tante volte perdono di efficacia, e questi non fanno eccezione. Non è brutto leggere sapendo già dove andrà a parare l'autore prima ancora di leggere cosa succede? I combattimenti, in particolare, sono quelli che soffrono di più di questo atteggiamento. Già non condivido la scelta di far violare le più comuni leggi della fisica in mosse le une più forti delle altre (guardate che cosa fanno con così poche armi!), ma soprattutto sono tutti uguali. Difetto piuttosto grave, visto che i combattimenti dovrebbero essere il fulcro del manga.
A proposito di combattimenti: ma con chi si batte, Kenshin? Con un sacco di persone, ciascuno più sfortunato e disperato dell'altro. Pensate: il nostro protagonista si imbatte nel corso della serie con ben 30 antagonisti, ed per quasi tutti Nobuhiro Watsuki cerca di trovare delle ragioni per la loro cattiveria. Ammirevole, ma così nessuno è davvero ben caratterizzato. Tanti cattivi si dimenticano per la strada e le loro storie sembrano più stupide che tristi. Anche perché in genere basta un discorsetto stereotipato di Kenshin o dei suoi amici ed ecco che i cattivi di turno cambiano schieramento e si pentono: quando fino a due tavole prima erano convintissimi di essere nel giusto. Ma questa non è introspezione psicologica. Ma neanche quella dei buoni è, a mio parere, introspezione psicologica. I personaggi sono talmente tanti che nessuno, nemmeno il protagonista, riesce a spiccare sopra gli altri. Inoltre sono tutti degli stereotipi fatti e finiti: ogni possibile guizzo di originalità è eliminato senza pietà. Così abbiamo la donna che non fa altro che piagnucolare e amare il protagonista (nonostante questo personaggio, Kaoru, avesse ottime possibilità di sviluppo per la sua abilità con la spada), il ragazzo sfrontato ma con sani principi, il bambino più maturo per la sua età, colui che è per metà rivale e metà alleato, ecc. I personaggi sono l'ossatura di una serie, in qualsiasi manga. Se sono caratterizzati male, come si può pretendere di fare un'opera memorabile, che sopravvive al tempo?
So che a molti Kenshin Samurai Vagabondo è piaciuto e lo rispetto, ma (come già detto) non la penso affatto così. Mi dispiace essere così dura, anche perché è un'opera di esordio, ma sono parecchio delusa da questa serie. Onestamente vedo anche ben pochi margini di miglioramento da parte di Nobuhiro Watsuki, ed infatti so che le sue precedenti opere non sono state molto apprezzate. Forse proverò a leggerne una, chissà. Ma adesso sono solo delusa, nonostante queste scarpe siano vecchie ma, tutto sommato, comode.
Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!
Il manga non l'ho mai letto quindi non posso giudicarlo.
E lo dico avendo recuperato la serie con immenso ritardo. Non nego di essermi scontrato anch'io con tanti elementi fin troppo classici, ma questo non mi ha impedito di apprezzare comunque l'opera.
Alla fine il cuore del racconto non sta in quegli elementi lì. Sta nel giappone ottocentesco che si respira tra le sue pagine, nel modo in cui la trama si intreccia con gli eventi storici e politici dell'epoca. Sta nei personaggi, nelle loro vicissitudini. E sta soprattutto nel tormentato percorso di redenzione che si ritrova ad affrontare lungo tutta l'opera proprio Kenshin.
Poi certo, è uno shonen di Jump. Ci sono combattimenti continui, abilità poco credibili, diverse esagerazioni, limiti alle tematiche affrontate, e così via. Ma si potrebbero tranquillamente togliere tutte queste cose e la storia funzionerebbe nello stesso modo. E al contempo, per chi invece apprezza il genere, la serie si dimostra in molti punti un battle shonen di livello più che buono.
Ma alla fine, per quanto mi riguarda, Kenshin è una serie che mi è rimasta dentro. Ed è questo che conta.
Francamente mi sembra che l'autrice della recensione negativa non abbia mai letto/visto nessun altro battle shounen oltre a Kenshin, o che comunque non abbia molta esperienza di opere degli anni 90.
Ammetto (ma questa è una questione mia) che i combattimenti non realistici mi sono piaciuti molto. Non amando io i combattimenti di cappa e spada, senza tecniche assurde dai nomi chilometrici e determinate trovate di regia probabilmente mi sarei annoiato, ma alla fine mi sono affezionato molto ai personaggi, alla storia d'amore tra Kenshin e Kaoru, alle vicende (soprattutto nella saga di Shishio).
Io, che non amo particolarmente gli shonen né i battle shonen, e che soprattutto non vedo l'utilità di mettere personaggi "stile Marvel" in un Giappone dell'epoca Meiji, sono a tutt'oggi follemente innamorata di Rurouni Kenshin.
Ricordo ancora adesso la sensazione provata quando ho aperto il primo volumetto tra le mani, e quando l'ho richiuso: riemersa da un altro mondo, letteralmente, da uno spazio e da un tempo di cui non mi capacitavo.
E' un manga cui sono affezionatissima, che ho letto e riletto, e che trovo bellissimo a tutt'oggi, e ancora molto valido per il mercato shonen (e non) a dispetto di tutto (e non ne nego i difetti).
Per il resto riporto e quoto le parole di Soel (che ringrazio sempre per la magnifica e poetica sensibilità), non avrei potuto dire di meglio:
Addirittura! Sei troppo gentile, grazie mille ?
Io l'ho letto al tempo, con la prima edizione, quindi non posso dire di ricordarmi bene trama e personaggi, però ricordo che mi era piaciuto molto, molto di più di altri shonen che ho letto successivamente.
Kenshin lo lessi in prima ristampa (quindi in ritardo ma abbastanza in tempo per non essere già "obsoleto"). Già il primo arco era stupendo. Personaggi alcuni meno meno complessi ma altri con una stratificazione di carattere/lore/nozioni storiche da lasciare a bocca aperta. E sono patito degli Shinsengumi quindi avrei droppato alla prima cazzata... Invece tutto regge, ci sono trame occulte dietro quelle storiche ufficiali e su cui ha avuto libertà certo ma gli sono valse: Makoto Shishio, che ad oggi è uno dei villain più ben realizzati a mia memoria. E proseguendo: memorie di Kyoto. Senza parole per la bellezza di quello che ha creato. E infine... Jinchu. Solo chi ha letto lo può capire.
ai lettori italiani che lo lessero a suo tempo e che pur con le opportune differenze dei loro rispettivi nipponici, piacque a tutti.
ergo è un bel fumetto.
poi può non interessare e/o non piacere.
'nuff said
Ma quotissimo ♥♥♥
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