Una delle tradizioni ormai più consolidate dell'animazione giapponese è l'annuale appuntamento con un film tratto da Crayon Shin-chan, puntualmente nei cinema giapponesi ad ogni aprile sin dal 1993 (con l'unica eccezione del primo film, uscito a luglio, e del ventottesimo, uscito a settembre 2020 a causa del covid).
Crayon Shin-chan originariamente è un manga di Yoshito Usui, pubblicato in 50 volumi dal 1990 al 2010 (in Italia è uscita l'anno scorso una selezione di episodi a cura di Dynit). Nel 1992 prende il via la serie animata, che dura fino ad oggi, ha oltrepassato i 1000 episodi ed è sopravvissuta alla morte dell'autore originale, avvenuta nel 2009, continuando a mietere successi e a imporsi come una produzione amatissima dai bambini che però piace anche agli adulti, un'icona della cultura popolare giapponese che travalica il tempo e continua ad essere amata grazie anche agli annuali film cinematografici.
Quest'anno, uscirà a brevissimo nelle sale giapponesi il ventinovesimo film della serie, Eiga Crayon Shin-chan: Nazo Meki! Hana no Tenkasu Gakuen ("Crayon Shin Chan Il film: La misteriosa scuola dei fiori, l'istituto Tenkasu"), ma, soprattutto, si festeggia il ventesimo anniversario del nono lungometraggio, uscito in sala il 21 aprile 2001: Crayon Shin-chan: Arashi wo Yobu: Mouretsu! Otona Teikoku no Gyakushuu ("Crayon Shin-chan: Scatena una tempesta! L'impero degli adulti colpisce ancora"), da qui in poi solo Otona Teikoku per comodità.
Il piccolo Shinnosuke, protagonista della serie, va insieme alla sua famiglia a visitare una mostra dedicata al ventesimo secolo (è il 2001, del resto). Lui è solo un bambino dell'asilo e non gli importa molto, ma i suoi genitori e tutti gli altri adulti della città sono invece presissimi. Del resto, alla mostra si possono provare esperienze nostalgiche assolutamente incredibili, come poter recitare dal vivo in show tokusatsu in stile Ultraman o in anime di maghette in stile Sally la maga, si possono comprare oggetti di merchandise d'epoca, si può rivivere l'esperienza unica e indimenticabile dell'Esposizione Universale di Osaka del 1970 (l'iconica Torre del Sole progettata da Taro Okamoto, simbolo dell'Expo, è anche in qualche modo il simbolo dell'intero film).
L'evento ha talmente tanto successo che sempre più visitatori vanno a vederlo, ma uno strano fenomeno colpisce tutti gli adulti che sono stati alla mostra, i quali cominciano a regredire mentalmente, diventando sempre più pigri, indisciplinati, come se fossero bambini: non vanno al lavoro, mangiano schifezze, non cucinano né fanno le faccende di casa, non si curano della loro famiglia. E, che strano, anche i programmi televisivi e radiofonici cominciano a regredire, tornando all'era Showa...
La ragione di tutto questo è il piano perpetrato dall'organizzazione Yesterday Once More (simbolicamente chiamata come una canzone anni settanta dei Carpenters il cui testo ci svela tutto il loro manifesto programmatico), guidata dagli organizzatori della mostra, Ken e Chaco, i quali vogliono spargere per il Giappone il "gas con l'odore del ventesimo secolo", che farà regredire la mentalità degli adulti a quella di bambini nostalgici e sognatori, in modo da poter distruggere il Giappone moderno, freddo e consumista, per tornare a quello Showa, simbolo di purezza, sogni e speranza per il futuro, tutte cose infrante e disilluse con l'ingresso nel ventunesimo secolo.
A Shin-chan e i suoi piccoli amici, che in quanto bambini piccolissimi non possono comprendere questi sentimenti, l'arduo compito di riportare i loro genitori e tutti gli adulti del Giappone, rapiti dall'organizzazione, alla normalità.
When I was young
I'd listen to the radio
Waitin' for my favorite songs
When they played I'd sing along
It made me smile.
Those were such happy times
And not so long ago
How I wondered where they'd gone
But they're back again
Just like a long lost friend
All the songs I loved so well
[...]
Lookin' back on how it was
In years gone by
And the good times that I had
Makes today seem rather sad
So much has changed.
[...]
All my best memories
Come back clearly to me
Some can even make me cry.
Just like before
It's yesterday once more.
Carpenters, "Yesterday once more" (1973)
Diretto da Keiichi Hara (prolifico regista legato alla serie di Crayon Shin-chan, alla Esper Mami di Fujiko Fujio, a molti lungometraggi di Doraemon, ma anche regista di Un'estate con Coo, Colorful o Miss Hokusai), Otona Teikoku è uno dei film anime più famosi e apprezzati di sempre. Amatissimo in Giappone e Corea, è considerato dai fan di Crayon Shin-chan è il miglior lungometraggio della serie, mentre la storica rivista di cinema Kinema Junpo lo ha considerato il quarto film anime più bello di sempre (dietro a un podio composto da film di Hayao Miyazaki) e il 109simo film più bello di sempre in generale.
Il regista ha chiaramente voluto realizzare un film d'animazione diverso dal solito, che parlasse a tutti, grandi e piccini, che non fosse il classico film per bambini che allontana gli adulti, i quali lasciano i figli al cinema e vanno a fare un giro al centro commerciale finché non li vanno a riprendere al termine della proiezione.
E' decisamente riuscito nel suo intento, in quanto Otona Teikoku è un film dalla doppia anima: piace ai bambini grazie alla simpatia di Shinnosuke, e piace anche e soprattutto agli adulti per via dei tantissimi riferimenti al mondo otaku (è un film che ricorda a più riprese le tematiche di Patlabor 2, Lamù: Beautiful Dreamer, Evangelion) e per il modo sincero e diretto con cui parla ai cuori degli adulti giapponesi (specialmente gli otaku), comprendendo alla perfezione i loro sentimenti e toccando le corde del loro animo.
Se ci fosse un modo per poter tornare bambini, rituffarsi nelle atmosfere nostalgiche, sognanti e spensierate dell'era Showa (1926 - 1989), di certo moltissimi adulti giapponesi accetterebbero di farlo senza pensarci su due volte, inalando il "gas del ventesimo secolo" che potrebbe liberarli dalle loro preoccupazioni. A giudicare da quanto successo hanno i "retro-bar", da quanto l'industria di manga e anime ci tenga a tenersi buoni i vecchi fan ormai adulti con sequel, riproposizioni, eventi, caffé, negozi e mostre dedicati a vecchie glorie, a giudicare da quanti adulti giapponesi guardano all'era Showa con nostalgia e amore verso un periodo che simboleggiava la loro giovinezza piena di speranze, piuttosto che l'era Heisei che gli ha invece dato problemi, travagli, dolori e seccature una volta entrati nel mondo del lavoro, non stupisce affatto che si sia deciso di realizzare un film con una trama del genere. Quello che, semmai, stupisce, è che sia un film datato 2001, col ventunesimo secolo appena iniziato e subito tacciato di essere deludente. Una tematica forse decisamente troppo avanti per i tempi, ma oggi, ancora attualissima, dato che siamo nel pieno di una retronostalgia che non accenna a finire e anzi, più si allontana, più continua a mitizzare e a cristallizzare l'era Showa. Un'era Showa che Otona Teikoku ricostruisce in maniera straordinaria, con la sua finta "strada di Ginza al tramonto" d'altri tempi che sembra assolutamente reale e per questo irretisce i personaggi: perfettamente allineata con la Shibamata anni sessanta della serie Otoko wa tsurai yo, semplice, calorosa, nostalgica, con "Shiroi iro wa koibito no iro" di Betsy&Chris (1969) che si spande per le strade.
"Le città giapponesi oggi hanno perso quella luce speciale che avevano tanto tempo fa, durante l'era Showa e l'inizio dell'era Heisei. Che cosa direbbe oggi, se viaggiasse per il Giappone attuale, il buon Tora-san (protagonista di Otoko wa tsurai yo), simbolo del buon, vecchio, Giappone di una volta?" mi ha chiesto di recente un amico giapponese di mezza età. "Fintanto che i giapponesi faranno tesoro, all'interno del loro cuore, delle esperienze, delle sensazioni e dei sogni che avevano durante l'era Showa, credo che non ci saranno problemi" ho risposto, una risposta sicuramente debitrice della visione di Otona Teikoku, che arriva più o meno alla stessa conclusione, con un climax emotivamente fortissimo che è entrato nella storia del cinema d'animazione e ha commosso gli spettatori adulti di tutto il Giappone. Straordinario è il viaggio nei ricordi di papà Hiroshi, che rivive la sua infanzia spensierata e il resto della sua vita: la schiena del padre a cui si aggrappava quando era bambino e andavano in bicicletta a pescare insieme, le varie fasi della vita scolastica, il trasferimento nella grande città, l'ingresso nel mondo del lavoro, l'incontro con la futura moglie, la nascita del figlio, e, di nuovo, la schiena del padre a cui il figlio si aggrappa quando vanno in bicicletta a pescare insieme, solo che, stavolta, la schiena è la sua. A dare il "la" a questa scena incredibile, una gag tanto stupida quanto significativa, quella di Shinnosuke che risveglia il padre dall'ipnosi facendogli odorare il puzzo della sua scarpa, che diventa il simbolo di un padre che si impegna ogni giorno a lavorare per il bene della sua famiglia, coloro che danno senso al suo presente e a tutta la sua vita...
Il senso ultimo di Otona Teikoku diventa perciò questo, ricercare il proprio posto nel mondo, dare un senso alla propria vita anche quando sembra che questa non abbia più valore e perciò si preferirebbe rifugiarsi nei ricordi di un passato felice, scoprendo invece che vale ancora la pena vivere, che ci sono persone che hanno bisogno di noi e a cui possiamo dare molto. Una lezione che impara papà Hiroshi, la imparano i due antagonisti, la imparano, tra una lacrima e l'altra, gli spettatori adulti, quelli che hanno superato idiosincrasie e pregiudizi e si sono seduti sulla poltrona di un cinema per vedere un film per bambini. Un film per bambini che, però, ha finito per dare al loro cuore un colpo fortissimo, più potente del Rider Kick di Kamen Rider, del Karate Chop di Rikidozan e delle molte altre invincibili tecniche dei loro eroi d'infanzia dal sapore del ventesimo secolo.
Otona Teikoku è un film straordinario, che dietro la sua patina di film per bambini disegnato con uno stile sgraziatissimo e pieno di gag scemine (don't worry, il film è perfettamente comprensibile anche se non sapete niente di Crayon Shin-chan, trattandosi di una storia che potrebbe capitare a qualsiasi famiglia in ogni parte del mondo) nasconde tutto il cuore degli attuali adulti giapponesi, che dal 2001 ad oggi non sono poi così cambiati: stressati dal lavoro e dalla loro vita attuale, ancora fissatissimi con gli anime, i modellini, le canzoni di Akina Nakamori o Seiko Matsuda e i ricordi di una giovinezza che sotto sotto vorrebbero rivivere, non si rendono invece conto di dovere all'era Showa che li ha cresciuti ben più di quanto pensino. Essa gli ha infatti dato ben più che soli ricordi nostalgici e una sterminata conoscenza dei vecchi anime, avendo infatti ottenuto dalle loro esperienze di vita Showa una saggezza, una gentilezza e una forza interiore incredibile che possono e devono donare alle nuove generazioni.
Non stupisce affatto che Otona Teikoku sia diventato un manifesto per gli otaku adulti e nostalgici che oggi hanno quaranta-cinquant'anni e si rivedono perfettamente in papà Hiroshi che vorrebbe mollare il lavoro e diventare Ultraman, come sognava da bambino. Eppure, sento che Otona Teikoku avrebbe molto da dire anche al di fuori del Giappone, in Italia, ai molti di noi che rimpiangono la loro giovinezza vissuta negli anni ottanta, tra vecchi anime, partitelle a pallone con gli amici e spensierate scorpacciate di merendine...
NOTA DELL'AUTORE
Desidero ringraziare gli amici del gruppo Facebook Otona no Tokusatsu & Anime Lounge, che in quanto a conoscenze su anime, tokusatsu, cinema, modellismo e tutto ciò che riguarda le sottoculture giapponesi e non, d'epoca Showa e non, non hanno davvero rivali e mi hanno accolto nel loro gruppo rivelandomi continuamente informazioni preziosissime sugli argomenti più disparati e donandomi infiniti spunti di riflessione. Grazie alle aperiodiche sedute di "cineforum" su Zoom da loro organizzate, sono finito a vedere Otona Teikoku e, oltre ad essermi commosso tantissimo, ho potuto discuterne con loro e ho trovato un film che mi è entrato nel cuore pur non conoscendo io assolutamente nulla dell'universo di Crayon Shin-chan.
Crayon Shin-chan originariamente è un manga di Yoshito Usui, pubblicato in 50 volumi dal 1990 al 2010 (in Italia è uscita l'anno scorso una selezione di episodi a cura di Dynit). Nel 1992 prende il via la serie animata, che dura fino ad oggi, ha oltrepassato i 1000 episodi ed è sopravvissuta alla morte dell'autore originale, avvenuta nel 2009, continuando a mietere successi e a imporsi come una produzione amatissima dai bambini che però piace anche agli adulti, un'icona della cultura popolare giapponese che travalica il tempo e continua ad essere amata grazie anche agli annuali film cinematografici.
Quest'anno, uscirà a brevissimo nelle sale giapponesi il ventinovesimo film della serie, Eiga Crayon Shin-chan: Nazo Meki! Hana no Tenkasu Gakuen ("Crayon Shin Chan Il film: La misteriosa scuola dei fiori, l'istituto Tenkasu"), ma, soprattutto, si festeggia il ventesimo anniversario del nono lungometraggio, uscito in sala il 21 aprile 2001: Crayon Shin-chan: Arashi wo Yobu: Mouretsu! Otona Teikoku no Gyakushuu ("Crayon Shin-chan: Scatena una tempesta! L'impero degli adulti colpisce ancora"), da qui in poi solo Otona Teikoku per comodità.
Il piccolo Shinnosuke, protagonista della serie, va insieme alla sua famiglia a visitare una mostra dedicata al ventesimo secolo (è il 2001, del resto). Lui è solo un bambino dell'asilo e non gli importa molto, ma i suoi genitori e tutti gli altri adulti della città sono invece presissimi. Del resto, alla mostra si possono provare esperienze nostalgiche assolutamente incredibili, come poter recitare dal vivo in show tokusatsu in stile Ultraman o in anime di maghette in stile Sally la maga, si possono comprare oggetti di merchandise d'epoca, si può rivivere l'esperienza unica e indimenticabile dell'Esposizione Universale di Osaka del 1970 (l'iconica Torre del Sole progettata da Taro Okamoto, simbolo dell'Expo, è anche in qualche modo il simbolo dell'intero film).
L'evento ha talmente tanto successo che sempre più visitatori vanno a vederlo, ma uno strano fenomeno colpisce tutti gli adulti che sono stati alla mostra, i quali cominciano a regredire mentalmente, diventando sempre più pigri, indisciplinati, come se fossero bambini: non vanno al lavoro, mangiano schifezze, non cucinano né fanno le faccende di casa, non si curano della loro famiglia. E, che strano, anche i programmi televisivi e radiofonici cominciano a regredire, tornando all'era Showa...
La ragione di tutto questo è il piano perpetrato dall'organizzazione Yesterday Once More (simbolicamente chiamata come una canzone anni settanta dei Carpenters il cui testo ci svela tutto il loro manifesto programmatico), guidata dagli organizzatori della mostra, Ken e Chaco, i quali vogliono spargere per il Giappone il "gas con l'odore del ventesimo secolo", che farà regredire la mentalità degli adulti a quella di bambini nostalgici e sognatori, in modo da poter distruggere il Giappone moderno, freddo e consumista, per tornare a quello Showa, simbolo di purezza, sogni e speranza per il futuro, tutte cose infrante e disilluse con l'ingresso nel ventunesimo secolo.
A Shin-chan e i suoi piccoli amici, che in quanto bambini piccolissimi non possono comprendere questi sentimenti, l'arduo compito di riportare i loro genitori e tutti gli adulti del Giappone, rapiti dall'organizzazione, alla normalità.
When I was young
I'd listen to the radio
Waitin' for my favorite songs
When they played I'd sing along
It made me smile.
Those were such happy times
And not so long ago
How I wondered where they'd gone
But they're back again
Just like a long lost friend
All the songs I loved so well
[...]
Lookin' back on how it was
In years gone by
And the good times that I had
Makes today seem rather sad
So much has changed.
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All my best memories
Come back clearly to me
Some can even make me cry.
Just like before
It's yesterday once more.
Carpenters, "Yesterday once more" (1973)
Diretto da Keiichi Hara (prolifico regista legato alla serie di Crayon Shin-chan, alla Esper Mami di Fujiko Fujio, a molti lungometraggi di Doraemon, ma anche regista di Un'estate con Coo, Colorful o Miss Hokusai), Otona Teikoku è uno dei film anime più famosi e apprezzati di sempre. Amatissimo in Giappone e Corea, è considerato dai fan di Crayon Shin-chan è il miglior lungometraggio della serie, mentre la storica rivista di cinema Kinema Junpo lo ha considerato il quarto film anime più bello di sempre (dietro a un podio composto da film di Hayao Miyazaki) e il 109simo film più bello di sempre in generale.
Il regista ha chiaramente voluto realizzare un film d'animazione diverso dal solito, che parlasse a tutti, grandi e piccini, che non fosse il classico film per bambini che allontana gli adulti, i quali lasciano i figli al cinema e vanno a fare un giro al centro commerciale finché non li vanno a riprendere al termine della proiezione.
E' decisamente riuscito nel suo intento, in quanto Otona Teikoku è un film dalla doppia anima: piace ai bambini grazie alla simpatia di Shinnosuke, e piace anche e soprattutto agli adulti per via dei tantissimi riferimenti al mondo otaku (è un film che ricorda a più riprese le tematiche di Patlabor 2, Lamù: Beautiful Dreamer, Evangelion) e per il modo sincero e diretto con cui parla ai cuori degli adulti giapponesi (specialmente gli otaku), comprendendo alla perfezione i loro sentimenti e toccando le corde del loro animo.
Se ci fosse un modo per poter tornare bambini, rituffarsi nelle atmosfere nostalgiche, sognanti e spensierate dell'era Showa (1926 - 1989), di certo moltissimi adulti giapponesi accetterebbero di farlo senza pensarci su due volte, inalando il "gas del ventesimo secolo" che potrebbe liberarli dalle loro preoccupazioni. A giudicare da quanto successo hanno i "retro-bar", da quanto l'industria di manga e anime ci tenga a tenersi buoni i vecchi fan ormai adulti con sequel, riproposizioni, eventi, caffé, negozi e mostre dedicati a vecchie glorie, a giudicare da quanti adulti giapponesi guardano all'era Showa con nostalgia e amore verso un periodo che simboleggiava la loro giovinezza piena di speranze, piuttosto che l'era Heisei che gli ha invece dato problemi, travagli, dolori e seccature una volta entrati nel mondo del lavoro, non stupisce affatto che si sia deciso di realizzare un film con una trama del genere. Quello che, semmai, stupisce, è che sia un film datato 2001, col ventunesimo secolo appena iniziato e subito tacciato di essere deludente. Una tematica forse decisamente troppo avanti per i tempi, ma oggi, ancora attualissima, dato che siamo nel pieno di una retronostalgia che non accenna a finire e anzi, più si allontana, più continua a mitizzare e a cristallizzare l'era Showa. Un'era Showa che Otona Teikoku ricostruisce in maniera straordinaria, con la sua finta "strada di Ginza al tramonto" d'altri tempi che sembra assolutamente reale e per questo irretisce i personaggi: perfettamente allineata con la Shibamata anni sessanta della serie Otoko wa tsurai yo, semplice, calorosa, nostalgica, con "Shiroi iro wa koibito no iro" di Betsy&Chris (1969) che si spande per le strade.
"Le città giapponesi oggi hanno perso quella luce speciale che avevano tanto tempo fa, durante l'era Showa e l'inizio dell'era Heisei. Che cosa direbbe oggi, se viaggiasse per il Giappone attuale, il buon Tora-san (protagonista di Otoko wa tsurai yo), simbolo del buon, vecchio, Giappone di una volta?" mi ha chiesto di recente un amico giapponese di mezza età. "Fintanto che i giapponesi faranno tesoro, all'interno del loro cuore, delle esperienze, delle sensazioni e dei sogni che avevano durante l'era Showa, credo che non ci saranno problemi" ho risposto, una risposta sicuramente debitrice della visione di Otona Teikoku, che arriva più o meno alla stessa conclusione, con un climax emotivamente fortissimo che è entrato nella storia del cinema d'animazione e ha commosso gli spettatori adulti di tutto il Giappone. Straordinario è il viaggio nei ricordi di papà Hiroshi, che rivive la sua infanzia spensierata e il resto della sua vita: la schiena del padre a cui si aggrappava quando era bambino e andavano in bicicletta a pescare insieme, le varie fasi della vita scolastica, il trasferimento nella grande città, l'ingresso nel mondo del lavoro, l'incontro con la futura moglie, la nascita del figlio, e, di nuovo, la schiena del padre a cui il figlio si aggrappa quando vanno in bicicletta a pescare insieme, solo che, stavolta, la schiena è la sua. A dare il "la" a questa scena incredibile, una gag tanto stupida quanto significativa, quella di Shinnosuke che risveglia il padre dall'ipnosi facendogli odorare il puzzo della sua scarpa, che diventa il simbolo di un padre che si impegna ogni giorno a lavorare per il bene della sua famiglia, coloro che danno senso al suo presente e a tutta la sua vita...
Il senso ultimo di Otona Teikoku diventa perciò questo, ricercare il proprio posto nel mondo, dare un senso alla propria vita anche quando sembra che questa non abbia più valore e perciò si preferirebbe rifugiarsi nei ricordi di un passato felice, scoprendo invece che vale ancora la pena vivere, che ci sono persone che hanno bisogno di noi e a cui possiamo dare molto. Una lezione che impara papà Hiroshi, la imparano i due antagonisti, la imparano, tra una lacrima e l'altra, gli spettatori adulti, quelli che hanno superato idiosincrasie e pregiudizi e si sono seduti sulla poltrona di un cinema per vedere un film per bambini. Un film per bambini che, però, ha finito per dare al loro cuore un colpo fortissimo, più potente del Rider Kick di Kamen Rider, del Karate Chop di Rikidozan e delle molte altre invincibili tecniche dei loro eroi d'infanzia dal sapore del ventesimo secolo.
Otona Teikoku è un film straordinario, che dietro la sua patina di film per bambini disegnato con uno stile sgraziatissimo e pieno di gag scemine (don't worry, il film è perfettamente comprensibile anche se non sapete niente di Crayon Shin-chan, trattandosi di una storia che potrebbe capitare a qualsiasi famiglia in ogni parte del mondo) nasconde tutto il cuore degli attuali adulti giapponesi, che dal 2001 ad oggi non sono poi così cambiati: stressati dal lavoro e dalla loro vita attuale, ancora fissatissimi con gli anime, i modellini, le canzoni di Akina Nakamori o Seiko Matsuda e i ricordi di una giovinezza che sotto sotto vorrebbero rivivere, non si rendono invece conto di dovere all'era Showa che li ha cresciuti ben più di quanto pensino. Essa gli ha infatti dato ben più che soli ricordi nostalgici e una sterminata conoscenza dei vecchi anime, avendo infatti ottenuto dalle loro esperienze di vita Showa una saggezza, una gentilezza e una forza interiore incredibile che possono e devono donare alle nuove generazioni.
Non stupisce affatto che Otona Teikoku sia diventato un manifesto per gli otaku adulti e nostalgici che oggi hanno quaranta-cinquant'anni e si rivedono perfettamente in papà Hiroshi che vorrebbe mollare il lavoro e diventare Ultraman, come sognava da bambino. Eppure, sento che Otona Teikoku avrebbe molto da dire anche al di fuori del Giappone, in Italia, ai molti di noi che rimpiangono la loro giovinezza vissuta negli anni ottanta, tra vecchi anime, partitelle a pallone con gli amici e spensierate scorpacciate di merendine...
NOTA DELL'AUTORE
Desidero ringraziare gli amici del gruppo Facebook Otona no Tokusatsu & Anime Lounge, che in quanto a conoscenze su anime, tokusatsu, cinema, modellismo e tutto ciò che riguarda le sottoculture giapponesi e non, d'epoca Showa e non, non hanno davvero rivali e mi hanno accolto nel loro gruppo rivelandomi continuamente informazioni preziosissime sugli argomenti più disparati e donandomi infiniti spunti di riflessione. Grazie alle aperiodiche sedute di "cineforum" su Zoom da loro organizzate, sono finito a vedere Otona Teikoku e, oltre ad essermi commosso tantissimo, ho potuto discuterne con loro e ho trovato un film che mi è entrato nel cuore pur non conoscendo io assolutamente nulla dell'universo di Crayon Shin-chan.
Adatto anche a chi non conosce nulla di Shin-chan (personalmente mai visto nulla del franchise) esattamente come per il suo ideale ispiratore Lamù: Beautiful Dreamer, con cui condivide molte tematiche (sebbene qui siano adulti a regredire e non ragazzi a evitare di crescere).
Sicuramente bello da vedere nel 2001, ma quanto mai attuale oggi nel 2021 con l'ondata di nostalgia che ha investito il mondo dell'intrattenimento mondiale. Tolta una parte centrale meno riuscita e qualche gag di troppo (forse facenti parte della consueta narrativa di Shin-chan, non saprei) è un film davvero ispirato, che ha tanto da dire e tanto da dare, capace di passare da momenti divertenti a scene più appassionanti, riuscendo anche a commuovere sinceramente lo spettatore.
Questo film non lo conoscevo e non me lo lascerò scappare.
Cercherò di vedere questo film: conosco poco Shin-chan ma mi piace molto.
Quindi, se è facilmente trovabile, recupererò questo film
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