Fra gli esponenti della scena contemporanea del manga sci-fi che più si distinguono per estro creativo e acume critico, spicca senz’altro il maestro del giallo tecnologico, Motoro Mase, autore pubblicato in Italia da Panini Comics che già si era fatto notare con due opere di successo: il neurochirurgico Heads e il distopico Ikigami, quest’ultimo inserito nella selezione ufficiale del Festival di Angouleme e vincitore del Japan Expo Award come miglior seinen.
Se Ikigami metteva a fuoco le derive di un regime tecnocratico e totalitario, con marcate influenze orwelliane, in questa nuova serie di cinque volumi, dall’emblematico titolo Dēmokratía (trascritto filologicamente dal greco), il talentuoso mangaka ci spinge a riflettere sui limiti della cosiddetta democrazia diretta architettando una sofisticata distopia e ricreando nei minimi particolari un futuro credibile e inquietante, non troppo distante dal nostro presente, i cui sottili risvolti filosofici si insinueranno nei nostri pensieri anche dopo la lettura.
Due promettenti giovani ricercatori universitari, Maezawa e Igume, realizzano Mai, un sofisticato androide dalle sembianze femminili, la cui principale caratteristica consiste nell’agire su direttive fornite in tempo reale da un campione di tremila utenti casuali che interagiscono grazie ad un'applicazione creata ad hoc e denominata Dēmokratía. Il software, diffuso in rete tramite virus, gestisce le votazioni a maggioranza che si traducono nella decisione finale sul comportamento da far intraprendere all’androide. Lo scopo ultimo del progetto è il conseguimento dell’essere umano definitivo, inteso come massima espressione di cultura e saggezza democratica. Ben presto però il sistema evidenzierà delle falle e l'esperimento prenderà una piega imprevista.
La condotta di Mai non risulterà sempre espressione di buon senso, ma sarà dettata talora dal senso di frustrazione (sessuale, professionale, motivazionale) degli utenti, talaltra dal sentimento di alienazione verso una società oppressiva.
Il concetto alla base dell’intuizione di Maezawa e Igume è semplice: plasmare un’entità “telecomandata” le cui azioni risultino non già da un’unica volontà libera, bensì da una somma di opinioni, atteggiamenti ed esperienze diverse, al fine di definire un comportamento esemplare, costruttivo e in ultima analisi giusto, che faccia da guida all'umanità. Il sistema di voto telematico è innovativo e insolito: nel rispetto del principio della maggioranza democratica, esso permette altresì alla minoranza di esprimersi attraverso “proposte uniche”, opzioni intuitive e fuori dagli schemi che valorizzino i lampi di genio e tendano a evitare così la cosiddetta dittatura della maggioranza (come è stata definita per la prima volta dal famoso sociologo J.S.Mill). L’idea rivela tutto il potenziale del manga che ci presenta uno scenario ipotetico plausibile e al contempo mette a nudo le contraddizioni e le derive della nostra società informatizzata, con un forte accento critico verso l’uso dei social network.
La trama, immersa in un'atmosfera da thriller psicologico con tanto di indagine poliziesca, è ben congegnata, imprevedibile e non lesina colpi di scena e momenti topici che rinnovano di continuo l’interesse del lettore. I capitoli sono scanditi in scene e stagioni, mutuando i termini dalla serialità televisiva e tradendo una certa contaminazione della tecnica e del linguaggio narrativo. Nonostante alcuni passaggi verbosi a base di terminologie specialistiche di robotica, il ritmo del racconto è vivace e incalzante. La regia passa senza soluzione di continuità dalla descrizione delle azioni dell’automa alle schermate fisse dell’instant messaging e ancora alla suggestiva rappresentazione degli utenti nell’ambiente virtuale, con vignette dinamiche e funzionali che mantengono sempre alta la tensione. Le scene clou si aprono su imponenti doppie tavole panoramiche di forte impatto visivo.
Volume dopo volume assistiamo a una dettagliata evoluzione di questo moderno Prometeo dall’aspetto di un aggraziato Terminator, che con la sua intelligenza artificiale imparerà una serie di abilità (dalle arti marziali per l’autodifesa alle pratiche di pronto soccorso) in linea con gli input forniti dagli utenti che lo guidano instillandogli la scintilla "divina" della conoscenza. L’autore si sforza di rimanere in una posizione neutrale ma non esita a proporre questioni concrete e di attualità come il triste fenomeno dei kodokushi (persone che, abbandonate a sé stesse, muoiono in solitudine nelle loro case), la violenza sulle donne, l’immigrazione e il cyberbullismo, che donano all’opera un tono socio-filosofico affatto banale. Senza giudizi etici di sorta, ma con un filo di amaro sarcasmo, le contraddizioni della moderna società descritta in Dēmokratía si concentrano paradossalmente nell'umanoide sintetico, privo di coscienza e di proprietà decisionale.
Il tema della fragilità e della volubilità della struttura sociale è centrale ed emerge soprattutto nella gestione di Mai in rapporto agli individui reietti della società. Viene fuori una coscienza collettiva sostanzialmente debole, in balia degli umori e della conflittualità dei singoli. Se da un lato i principi di sincerità e solidarietà influenzano positivamente sia l'evoluzione di Mai che il vissuto degli stessi utenti, dall’altro creano attriti e rancori che finiscono per disintegrare l’armonia della community, minandone la capacità di discernimento. I “giocatori” più emotivi iniziano così a cedere a reazioni istintive e scomposte, tanto che a un certo punto uno degli utenti si ritroverà suo malgrado isolato e costretto ad abbandonare la simulazione. Gli stessi programmatori di Dēmokratía, lungi dall’essere immuni dagli sviluppi imprevisti dell’esperimento, verranno sopraffatti dagli eventi ormai fuori controllo.
Nel corso della lettura incontriamo una nutrita gamma di tipi psicologici e i frequenti cambi di prospettiva ci spingono a sondare le dinamiche di una fitta rete di relazioni a vari livelli: abbiamo al centro i due protagonisti e la loro creatura, a loro volta interconnessi alla folta platea di utenti di Dēmokratía seduti davanti al loro computer; poi abbiamo i vari comprimari che a mano a mano interagiscono con Mai, fra i quali spiccano un giovane emarginato vittima di bullismo e un anziano all’ultimo stadio di una grave malattia, entrambi davanti a un vicolo cieco della loro esistenza; infine entrano in scena i due poliziotti che iniziano a indagare quando la situazione sfugge di mano e ci scappa il morto.
Per quanto riguarda i disegni, l’approccio è realistico, soprattutto nella composizione dei set che sono ricavati direttamente da fotografie manipolate ad arte. Ne risultano scenari dal carattere freddo e didascalico che però riescono nell’intento di calare il lettore in una realtà convincente, concreta e tangibile. Il tratto pulito e netto del character design si sviluppa in una nutrita galleria di ritratti e in questa moltitudine Mai si distingue per la sua mimica vacua e glaciale. I personaggi principali invece sono più sfumati, a caratterizzarne lo spessore psicologico e la personalità, con un'espressività enfatizzata dal sapiente uso dei primi e primissimi piani. Il resto dei personaggi della rete è rappresentato per lo più da sagome indistinte a sottolineare l'anonimato e la mancanza dei volti crea un certo senso di disagio e spaesamento.
Unico vero limite dell’opera può essere intravisto nella brevità; visti i numerosi risvolti delle sotto trame legate ai singoli personaggi e la complessità delle tematiche, forse il plot avrebbe meritato un più largo respiro. Ne risulta che alcune situazioni sembrano effettivamente risolte in modo un po troppo sbrigativo o quanto meno artificioso, soprattutto in riferimento al finale “catartico” che mette troppa carne al fuoco tirando in ballo, fra l'altro, l'abusata idea di IA che prende coscienza di sé, nonché la minaccia all'ennesima apocalisse nucleare, topos cardine della narrazione a fumetti nipponica che qui sembra ormai ridotta a poco più che uno spauracchio. D’altro canto, uno dei principali pregi di Dēmokratía non è tanto quello di fornire risposte quanto quello di porre domande, di infondere dubbi e stimolare la riflessione e la curiosità del lettore.
La nuova edizione italiana Complete Edition a cura di Planet Manga e disponibile dal 28 luglio consta di un volume cartonato di grande formato (contro i 5 volumetti originari) 17x23,8 e 960 pagine al prezzo di 45 euro
Una confezione tutto sommato spartana e priva di orpelli e/o redazionali di approfondimento (come nell'edizione precedente) che risulta però anche poco manegevole per via del formato piuttosto ingombrante.
Se Ikigami metteva a fuoco le derive di un regime tecnocratico e totalitario, con marcate influenze orwelliane, in questa nuova serie di cinque volumi, dall’emblematico titolo Dēmokratía (trascritto filologicamente dal greco), il talentuoso mangaka ci spinge a riflettere sui limiti della cosiddetta democrazia diretta architettando una sofisticata distopia e ricreando nei minimi particolari un futuro credibile e inquietante, non troppo distante dal nostro presente, i cui sottili risvolti filosofici si insinueranno nei nostri pensieri anche dopo la lettura.
Due promettenti giovani ricercatori universitari, Maezawa e Igume, realizzano Mai, un sofisticato androide dalle sembianze femminili, la cui principale caratteristica consiste nell’agire su direttive fornite in tempo reale da un campione di tremila utenti casuali che interagiscono grazie ad un'applicazione creata ad hoc e denominata Dēmokratía. Il software, diffuso in rete tramite virus, gestisce le votazioni a maggioranza che si traducono nella decisione finale sul comportamento da far intraprendere all’androide. Lo scopo ultimo del progetto è il conseguimento dell’essere umano definitivo, inteso come massima espressione di cultura e saggezza democratica. Ben presto però il sistema evidenzierà delle falle e l'esperimento prenderà una piega imprevista.
La condotta di Mai non risulterà sempre espressione di buon senso, ma sarà dettata talora dal senso di frustrazione (sessuale, professionale, motivazionale) degli utenti, talaltra dal sentimento di alienazione verso una società oppressiva.
Il concetto alla base dell’intuizione di Maezawa e Igume è semplice: plasmare un’entità “telecomandata” le cui azioni risultino non già da un’unica volontà libera, bensì da una somma di opinioni, atteggiamenti ed esperienze diverse, al fine di definire un comportamento esemplare, costruttivo e in ultima analisi giusto, che faccia da guida all'umanità. Il sistema di voto telematico è innovativo e insolito: nel rispetto del principio della maggioranza democratica, esso permette altresì alla minoranza di esprimersi attraverso “proposte uniche”, opzioni intuitive e fuori dagli schemi che valorizzino i lampi di genio e tendano a evitare così la cosiddetta dittatura della maggioranza (come è stata definita per la prima volta dal famoso sociologo J.S.Mill). L’idea rivela tutto il potenziale del manga che ci presenta uno scenario ipotetico plausibile e al contempo mette a nudo le contraddizioni e le derive della nostra società informatizzata, con un forte accento critico verso l’uso dei social network.
La trama, immersa in un'atmosfera da thriller psicologico con tanto di indagine poliziesca, è ben congegnata, imprevedibile e non lesina colpi di scena e momenti topici che rinnovano di continuo l’interesse del lettore. I capitoli sono scanditi in scene e stagioni, mutuando i termini dalla serialità televisiva e tradendo una certa contaminazione della tecnica e del linguaggio narrativo. Nonostante alcuni passaggi verbosi a base di terminologie specialistiche di robotica, il ritmo del racconto è vivace e incalzante. La regia passa senza soluzione di continuità dalla descrizione delle azioni dell’automa alle schermate fisse dell’instant messaging e ancora alla suggestiva rappresentazione degli utenti nell’ambiente virtuale, con vignette dinamiche e funzionali che mantengono sempre alta la tensione. Le scene clou si aprono su imponenti doppie tavole panoramiche di forte impatto visivo.
Volume dopo volume assistiamo a una dettagliata evoluzione di questo moderno Prometeo dall’aspetto di un aggraziato Terminator, che con la sua intelligenza artificiale imparerà una serie di abilità (dalle arti marziali per l’autodifesa alle pratiche di pronto soccorso) in linea con gli input forniti dagli utenti che lo guidano instillandogli la scintilla "divina" della conoscenza. L’autore si sforza di rimanere in una posizione neutrale ma non esita a proporre questioni concrete e di attualità come il triste fenomeno dei kodokushi (persone che, abbandonate a sé stesse, muoiono in solitudine nelle loro case), la violenza sulle donne, l’immigrazione e il cyberbullismo, che donano all’opera un tono socio-filosofico affatto banale. Senza giudizi etici di sorta, ma con un filo di amaro sarcasmo, le contraddizioni della moderna società descritta in Dēmokratía si concentrano paradossalmente nell'umanoide sintetico, privo di coscienza e di proprietà decisionale.
Il tema della fragilità e della volubilità della struttura sociale è centrale ed emerge soprattutto nella gestione di Mai in rapporto agli individui reietti della società. Viene fuori una coscienza collettiva sostanzialmente debole, in balia degli umori e della conflittualità dei singoli. Se da un lato i principi di sincerità e solidarietà influenzano positivamente sia l'evoluzione di Mai che il vissuto degli stessi utenti, dall’altro creano attriti e rancori che finiscono per disintegrare l’armonia della community, minandone la capacità di discernimento. I “giocatori” più emotivi iniziano così a cedere a reazioni istintive e scomposte, tanto che a un certo punto uno degli utenti si ritroverà suo malgrado isolato e costretto ad abbandonare la simulazione. Gli stessi programmatori di Dēmokratía, lungi dall’essere immuni dagli sviluppi imprevisti dell’esperimento, verranno sopraffatti dagli eventi ormai fuori controllo.
Nel corso della lettura incontriamo una nutrita gamma di tipi psicologici e i frequenti cambi di prospettiva ci spingono a sondare le dinamiche di una fitta rete di relazioni a vari livelli: abbiamo al centro i due protagonisti e la loro creatura, a loro volta interconnessi alla folta platea di utenti di Dēmokratía seduti davanti al loro computer; poi abbiamo i vari comprimari che a mano a mano interagiscono con Mai, fra i quali spiccano un giovane emarginato vittima di bullismo e un anziano all’ultimo stadio di una grave malattia, entrambi davanti a un vicolo cieco della loro esistenza; infine entrano in scena i due poliziotti che iniziano a indagare quando la situazione sfugge di mano e ci scappa il morto.
Per quanto riguarda i disegni, l’approccio è realistico, soprattutto nella composizione dei set che sono ricavati direttamente da fotografie manipolate ad arte. Ne risultano scenari dal carattere freddo e didascalico che però riescono nell’intento di calare il lettore in una realtà convincente, concreta e tangibile. Il tratto pulito e netto del character design si sviluppa in una nutrita galleria di ritratti e in questa moltitudine Mai si distingue per la sua mimica vacua e glaciale. I personaggi principali invece sono più sfumati, a caratterizzarne lo spessore psicologico e la personalità, con un'espressività enfatizzata dal sapiente uso dei primi e primissimi piani. Il resto dei personaggi della rete è rappresentato per lo più da sagome indistinte a sottolineare l'anonimato e la mancanza dei volti crea un certo senso di disagio e spaesamento.
Unico vero limite dell’opera può essere intravisto nella brevità; visti i numerosi risvolti delle sotto trame legate ai singoli personaggi e la complessità delle tematiche, forse il plot avrebbe meritato un più largo respiro. Ne risulta che alcune situazioni sembrano effettivamente risolte in modo un po troppo sbrigativo o quanto meno artificioso, soprattutto in riferimento al finale “catartico” che mette troppa carne al fuoco tirando in ballo, fra l'altro, l'abusata idea di IA che prende coscienza di sé, nonché la minaccia all'ennesima apocalisse nucleare, topos cardine della narrazione a fumetti nipponica che qui sembra ormai ridotta a poco più che uno spauracchio. D’altro canto, uno dei principali pregi di Dēmokratía non è tanto quello di fornire risposte quanto quello di porre domande, di infondere dubbi e stimolare la riflessione e la curiosità del lettore.
La nuova edizione italiana Complete Edition a cura di Planet Manga e disponibile dal 28 luglio consta di un volume cartonato di grande formato (contro i 5 volumetti originari) 17x23,8 e 960 pagine al prezzo di 45 euro
Una confezione tutto sommato spartana e priva di orpelli e/o redazionali di approfondimento (come nell'edizione precedente) che risulta però anche poco manegevole per via del formato piuttosto ingombrante.
In definitiva, si consiglia vivamente la lettura di Dēmokratía in quanto opera intelligente e intrigante che si inserisce a pieno titolo nella migliore tradizione della fantascienza (con un occhio di riguardo a Philip K. Dick) e appare come una sottile metafora della nostra stessa società contemporanea post capitalistica, dove la libertà democratica, il diritto di voto e il potere politico individuale ne escono sviliti e svuotati del loro valore intrinseco. Alcuni passaggi potrebbero risultare cervellotici e pesanti da digerire, tuttavia il soggetto è così accattivante nel proporci riferimenti continui alla contemporaneità e a una visione verosimile di un futuro prossimo che non si può non apprezzare il lavoro svolto complessivamente da Motoro Mase e dal suo staff.
Lasciatevi tentare dalla lettura!
Lasciatevi tentare dalla lettura!
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
Demokratia 1 | € 5.50 | Panini Comics |
Demokratia 2 | € 5.50 | Panini Comics |
Demokratia 3 | € 5.50 | Panini Comics |
Demokratia 4 | € 5.50 | Panini Comics |
Demokratia 5 | € 5.50 | Panini Comics |
Demokratia Complete Edition | € 45.00 | Panini Comics |
Sicuramente un manga molto interessante, ma non credo valga i 45€ che chiedono. Ma se riesci a recuperarlo anche usato sotto ai 30€ ne vale sicuramente la pena. Peccato per il finale un po' fiacco forse, anche se in un manga simile ed in soli 5 volumi forse era difficile realizzare un finale veramente soddisfacente al 100%.
Oh cavolo, la premessa di Ikigami sembra pazzesca!
Personalmente poi mi è sembrato che i temi principali fossero altri da quelli del punto di partenza. Non meno importanti per carità, ma diversi.
Per me è stata una lettura un po' deludente, buone le premesse, interessanti i temi, ma l'autore si perde un po' per strada avvicinandosi alla conclusione, non riuscendo ad essere particolarmente incisivo o convincente sull' epilogo.
Merita una lettura ma, a mio avviso, non lascia il segno.
45 euro per un'edizione del genere sono una follia, a mio avviso.
Per fare un paragone, "Le Montagne Della Follia" di Gou Tanabe della JPop si presenta molto meglio e costa 30 euro.
A quel prezzo molti lo lasceranno sullo scaffale.
Non sono d'accordo, l'epilogo non è affrettato e secondo me ci sta. Rispetto a tanti titoli molto più osannati e chiacchierati Demokratia a mio avviso meritava un po' più di considerazione
Anche se a me non ispira al 100%, un’occhiata all’opera la darei…
Ma concordo con te, a parte il discorso prezzo questi volumi sono praticamente illeggibili…
Li vedo più come edizioni da collezione per chi ha amato l’opera e vuole metterne un’edizione lusso da esporre in libreria, più che qualcosa da recuperare per chi non l’ha mai letto.
Altro caso simile è la riedizione di planetes.
Già con la riedizione di eyeshield, che è rimasto in formato normale ma è un 3in1 come volumi siamo al limite della leggibilità…
Non affrettato, ma poco incisivo.
Rispetto all' impostazione iniziale l' opera vira verso tematiche differenti ma la mia impressione è che niente venga mai davvero approfondito.
Tanti spunti ma poca analisi da parte dell' autore, insomma.
A me hanno dato un po' l'idea che non sapesse del tutto dove andare a parare.
Ah sì? In che racconto?
“Diritto di Voto” (titolo originale “Franchise”) è un racconto del 1955 di Isaac Asimov, tradotto anche coi titoli “Il Giorno dell’Elezione” e “Oggi si Vota”
Ti sconsiglio di cercare info su internet ti svelano subito il finale, io lo trovai nelle tante raccolte dei sui racconti brevi.
Ecco grazie, sono curioso. Ho letto praticamente nulla di Asimov fino ad ora, anche se credo di avere una raccolta di suoi racconti a casa, magari c'è pure il racconto di cui parlavi.
Te lo consiglio, grandissimo autore, uno dei padri della fantascienza
Si, è tanto tempo che dico che dovrei cominciare a leggere sue opere, poi tra una cosa ed un'altra passano gli anni e...
sembra che abbia preso spunto da un teorema socio economico enunciato nel 1948
it.wikipedia.org/wiki/Teorema_dell%27elettore_mediano
"Fondazione Anno zero" è il prequel numero 2 , successivo a "Preludio alla fondazione", sono stati scritti decenni dopo la trilogia originale. Sarebbe come partire a vedere "Star Wars" da "Episodio 2" del 2002 , invece che da "episodio 4" del 77. Se vuoi ripartire, ti consiglio la prima trilogia, quella degli anni 50.
Eh già, i volumazzi da 600 pagine sono già parecchio scomodi, figurarsi uno da quasi 1000!
Auguri!! Io per recuperare gli ultimi due numeri ci ho messo circa 2 anni!!
In genere comunque si leggono una volta e poi si ripongono nella propria libreria. Anzi, ora che ci penso dovrei rileggere Demokratia, ci sono diverse parti che non ricordo bene. Ma adesso mi sa che non ho tempo.
Non sempre, dipende da quanto ci si appassiona alla storia. Ci sono serie che ho riletto anche una decina di volte. Se si tratta di leggerli e riporli, poi, allora l'edizione superlusso diventa una sorta di fetish? Personalmente, proprio perché spesso capita di non avere tempo di rileggere le cose, ho sempre preferito il tankobon. Ho volumi americani con le pagine ingiallite per la scarsa qualità della carta e non mi importa, perché si tratta di contenuto più che di forma. Mi rendo conto che non tutto il pubblico è come me e che il mercato sta andando verso le edizioni superlusso poiché chi non ha soldi legge in scan... immagino non sia più un mondo per vecchi e di essere già troppo vecchia per questo mondo.
Sì, un tempo rileggevo anch'io 10 volte le poche opere che avevo, adesso non ho più tempo, troppa roba nuova da leggere, se riesco a volte leggo certe opere 2 volte, non di più.
Diciamo che alla fine io finisco per rileggere a costo di lasciare arretrati i nuovi acquisti... sono anche queste le cose che fanno rendere conto di quali siano le opere "scritte bene", al punto da sacrificare nuove letture per esse. Però per le letture "nelle media" non c'è scelta, mi rendo conto, anche se mi dà fastidio l'idea in sé che un volume è ancora in buono stato solo perché non l'ho riletto un numero sufficiente di volte ma, se lo facessi, lo rovinerei.
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