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10.0/10
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"Dragon Ball" di Akira Toriyama è stato anche per me il primo manga letto nella mia vita che mi ha permesso di penetrare nel fantastico e favoloso mondo Made in Japan, perciò senza di lui oggi non starei a recensire su questo favoloso portale.

Akira Toriyama in un certo senso, attraverso questo manga, è entrato nella storia del fumetto giapponese, aprendo e spianando la strada a molti mangaka odierni che hanno sfornato opere di elevato successo. Ci basti pensare al fenomenale "One Piece", "Naruto" e a "Bleach", i Big tre della "Shonen Jump", la stessa rivista che pubblicò per ben undici anni "Dragon Ball" - precisamente dal 1984 al 1995 -, per un totale di 519 capitoli raccolti in 42 tankōbon. Conosciuto globalmente, "Dragon Ball" è stato e continua ad essere un autentico fenomeno, posizionandosi al secondo posto tra i manga più venduti di sempre dietro solo a "One Piece" di Eichiro Oda.

Parlando della mia personale esperienza, devo confessare che il manga l'ho letto solamente dopo aver visto e rivisto le due serie anime da esso tratte e, dunque, già sapevo come si sarebbe concluso e quali esiti e sviluppi vi avrei ritrovato durante la lettura; eppure i molti volumi che lo compongono si sono fatti leggere con piacere, oltre a rivelarmi la quantità enorme di filler aggiuntivi della controparte animata che, per l'appunto, soffriva di una lentezza narrativa a tratti sfiancante mentre il manga risulta notevolmente più rapido nello svolgimento, grazie ad un ritmo spedito e meno appesantito da tempi morti - necessari nella serie TV per permettere al mangaka di portarsi avanti con la storia.

Akira Toriyama ha concepito una storia sicuramente semplice, per nulla complessa e alla portata di tutti, strizzando l'occhio alle varie opere occidentali da lui apprezzate e addirittura riprendendo il mito di "Superman" per creare il passato di Son Goku nella nota Saga dei Saiyan. Ma ciò che colpisce è come da una storia evidentemente fantasy e demenziale si sia passati ad una estremamente fantascientifica e dalle tinte drammatiche, maturando i toni e generando situazioni apocalittiche.
Nel complesso lo sviluppo della trama risulta lineare e di semplice comprensione, ma ai tempi si dimostrò molto originale ed innovativa pur se Akira Toriyama, almeno all'inizio del suo lavoro, prese spunto dal famoso romanzo cinese "Il viaggio in Occidente", per abbandonarlo poi completamente con il progredire della storia.
Questo è uno shonen classico e puro che punta tutto sul "power-up" per la risoluzione degli esplosivi combattimenti e non molto sulla strategia, ma "Dragon Ball" piace anche per questo e per i suoi colpi di scena e la sua unicità. Infatti, questo manga possiede una propria personalità, una compatta spina dorsale che lo rende diverso da ogni altro manga di oggi, inimitabile e al contempo intramontabile, insomma: un mito ed un cult.

I personaggi sono oramai famosissimi, tutti semplicemente caratterizzati e ben inseriti nel contesto generale. Proprio alcuni di essi sono diventati modelli da cui attingere per la caratterizzazione dei personaggi per molti giovani mangaka. Per questo si può facilmente trovare, nei vari manga odierni, il maestro sporcaccione e maniaco, il protagonista mangione e poco cervellone ed il personaggio taciturno, sempre imbronciato e orgoglioso. In pratica, anche da questo punto di vista - e non solo - si capisce quanto "Dragon Ball" abbia, volenti o nolenti, influenzato opere a lui posteriori a tal punto che lo si potrebbe definire un capolavoro del genere o un must. Però ad essere sincero in questa versione cartacea si conosce un calo che nell'anime, al contrario, avevo notato meno.
Il grande successo editoriale e della controparte animata si è inevitabilmente rivelato una lama a doppio taglio, ritorcendosi contro lo stesso Akira Toriyama che si trovò cosi costretto ad allungare il brodo non una, ma ben due volte per far guadagnare maggiormente l'ingordo editore e far felici i numerosissimi fan. Ecco perché, dopo aver letto il volume 28, si avrà tra le mani un fumetto senza più una vera trama di fondo e senza un vero scopo per andare avanti sennonché quello di far arricchire l'editore. Tuttavia, almeno fino alla Saga di Cell, ho trovato il manga sempre di alto livello e poteva questa essere la saga della chiusura definitiva visti anche gli esiti, però cosi non è stato a causa del cosiddetto "dio denaro". Se comunque nella serie di "Dragon Ball Z" la Saga di Majin Bu l'ho trovata all'altezza delle precedenti, nel manga si nota visibilmente la stanchezza di un autore oramai comprensibilmente stremato da ben undici anni di incessante lavoro. Per questo i combattimenti, che un tempo erano ben studiati, diventano brevi, rapidi e privi di phatos; i colpi di scena si esauriscono; alcune situazioni ricolme di potenziale non vengono, almeno per me, ben sfruttate dal maestro (fortunatamente l'anime saprà risolvere questo problema) e le contraddizioni interne alla storia aumentano di molto. Per il resto trovo "Dragon Ball" geniale per i suoi tempi e Akira Toiyama ha ampiamente dimostrato di essere uno dei pochi mangaka a saper sfruttare bene il power-up, pur se con il tempo ha ossidato fin troppo questo "meccanismo narrativo".

Per quanto riguarda il lato tecnico, Akira Toriyama ha dimostrato di essere un disegnatore davvero abile, almeno secondo il mio personale metro di valutazione. Pochi come lui riescono a rendere cosi chiari, nitidi e precisi i combattimenti e ad avere un tratto cosi caratteristico sapendolo anche evolvere nel corso della storia adattandosi alle esigenze narrative. Questo lo si può notare facilmente mettendo a confronto i primi sedici volumi (la prima parte della storia) con i restanti 26, dove si vedrà una differenza molto marcata nello stile di disegno del Tory. Onestamente, a dirla tutta, non capisco le critiche al disegno da parte di alcuni lettori, perché credo sia proprio uno dei punti forza del manga.

E' difficile racchiudere in una recensione tutto quello che penso di quest'opera, ma spero di aver dato un'idea generale, aggiungendo con onestà, anche se sono un suo grandissimo fan di vecchia data, che "Dragon Ball" non è perfetto, ma della perfezione non ci si fa nulla se poi mancano le emozioni che qui invece ci sono.
Leggere "Dragon Ball" credo sia un passo obbligato per ogni lettore di manga e specialmente per chi vorrebbe approcciarsi al fumetto giapponese per la prima volta, pertanto lo consiglio ai neofiti. Non leggerlo per me vuol dire perdersi un titolo che ha segnato un'epoca e un'intera generazione, perdere un'opera che ha dato inizio al fenomeno del cosiddetto "battle-shonen" come lo conosciamo oggi - "One Piece", "Naruto", "Bleach", "Fairy Tail" sono tutti suoi debitori, in un certo verso.
Consigliato senza riserve, specialmente se si ama lo shonen e l'azione senza grandi pipponi mentali, sempre se ben si comprende e si accetti "Dragon Ball" per quello che è.
Rivolgendomi ai detrattori esageratamente critici nei confronti dell'Universo del Drago, posso solo dire che, al di la dei propri rispettabilissimi gusti, si deve cercare sempre di avere un po più di rispetto per il passato, poiché è grazie ad esso che si da forma al futuro.

Per concludere, sicuramente vi sono titoli che meritano maggiormente il massimo voto eppure, per il suo valore storico ed affettivo e la sua grande impronta data allo shonen, non posso negare a "Dragon Ball" questo merito con un voto inferiore al 10.