Recensione
Devilman OAV
9.0/10
Ad oggi, gli OVA rispettivamente del 1987 e del 1990 della saga di Devilman sono l'unica trasposizione animata completamente fedele (se si esclude "Crybaby" di Masaaki Yuasa, splendido a sua volta ma che si prende le sue dovute libertà) al capolavoro manga di Go Nagai, e probabilmente pure la migliore dal punto di vista qualitativo. Infatti, l'unico difetto imputabile ai due magnifici episodi qui recensiti è il fatto che siano solo due, in quanto l'opera a suo tempo non venne mai completata a causa della morte del character designer Katsuo Komatsubara, che segna la fine dei lavori di trasposizione. Un peccato davvero, perchè se fosse stata portata a termine ci troveremmo davanti probabilmente a una delle migliori opere dell'orrore mai create nella storia dell'animazione, senza esagerazioni, ma meglio andare con ordine.
Non starò a riassumere la trama di "Devilman", ormai conosciuto e straconosciuto da chiunque bazzichi nel mondo dell'animazione giapponese da più di qualche settimana, basti però sapere che l'OVA non chiude completamente la storia di Akira Fudo, ma arriva fino alla fine del secondo volume su cinque, poco prima dei truculenti atti di terrorismo su scala mondiale delle armate demoniache. Così, ci troviamo tra le mani un primo episodio introduttivo concentrato sulla spiegazione dei rapporti tra Akira e Ryo, suo misterioso amico d'infanzia, e sul Sabbath, e un secondo episodio narrativamente meno importante, che racconta gli scontri del nuovo Devilman contro i demoni Jinmen e Sirene, qui presenti in ordine opposto rispetto alla loro apparizione cartacea. E' evidente come dal punto di vista narrativo sia, purtroppo, terribilmente monco, mancante di tutta la climax presente nel manga dalla seconda metà in poi, ma nonostante ciò sono presenti delle chicche che fanno rimpiangere ancora di più che non si potrà avere una degna conclusione del tutto, come una migliore caratterizzazione di Miki, sorella adottiva di Akira, o ancora i truculenti incubi di quest'ultimo (che ricordano le visioni del protagonista di "Mao Dante", il proto-Devilman sempre di Go Nagai), piccole aggiunte che vanno ad impreziosire un quadro psicologico di per sè già profondo.
Toltoci questo sassolino dalla scarpa, il resto rasenta la perfezione. La violenza eccessiva del manga qui viene riprodotta alla perfezione, se non addirittura incentivata ulteriormente: il sangue scorre a fiumi, il gore è più succoso che mai, le deformazioni dei corpi dei demoni sono sempre più disturbanti ogni minuto della visione che passa (allucinanti le orribili mutazioni dei nudi femminili) e, cosa più singolare che mai, Komatsubara riesce a migliorare ulteriormente l'iconico tratto anni '70 di Nagai, adattandolo all'animazione in maniera esemplare e mantenendone comunque lo stile grottesco e adatto a rappresentare ogni genere di oscenità infernale. Ma tutto questo orripilante ben di Dio non varrebbe nemmeno la metà se non fosse supportato da un comparto tecnico di prim'ordine, prime su tutto il resto le fluidissime animazioni che sembrano vitalizzare più e più la carne deforme e contribuiscono all'effetto orrorifico della visione, ma anche la regia, capace tanto di focalizzarsi in modo compiaciuto sui dettagli disturbanti e sulle espressioni di terrore dei (pochi) umani quanto di momenti di lirismo inaspettati in un prodotto di questo tipo (celebre la scena finale del secondo episodio, ove la proverbiale bellezza del demone Sirene è protagonista di un momento di delicatezza rara). Non meno importanti le musiche del genio Kenji Kawaii, che mette la firma sul tema principale di "Devilman", e del gruppo giapponese Anthem, che impreziosiscono il terrificante Sabbath con sonorità metal; chiude il cerchio il doppiaggio italiano di ottima fattura tranne per la voce di Ivo de Palma su Akira, ottima quando questo è trasformato ma davvero troppo maturo per sembrare un ragazzo delle superiori (evitate come la peste bubbonica la versione inglese, famosissima per essere così brutta da ammazzare dalle risate).
E' davvero una gemma nera, nerissima questa versione di "Devilman", che purtroppo è conosciuto da davvero troppe poche persone e meriterebbe venti volte la fama che ha. Se potete recuperatelo.
Non starò a riassumere la trama di "Devilman", ormai conosciuto e straconosciuto da chiunque bazzichi nel mondo dell'animazione giapponese da più di qualche settimana, basti però sapere che l'OVA non chiude completamente la storia di Akira Fudo, ma arriva fino alla fine del secondo volume su cinque, poco prima dei truculenti atti di terrorismo su scala mondiale delle armate demoniache. Così, ci troviamo tra le mani un primo episodio introduttivo concentrato sulla spiegazione dei rapporti tra Akira e Ryo, suo misterioso amico d'infanzia, e sul Sabbath, e un secondo episodio narrativamente meno importante, che racconta gli scontri del nuovo Devilman contro i demoni Jinmen e Sirene, qui presenti in ordine opposto rispetto alla loro apparizione cartacea. E' evidente come dal punto di vista narrativo sia, purtroppo, terribilmente monco, mancante di tutta la climax presente nel manga dalla seconda metà in poi, ma nonostante ciò sono presenti delle chicche che fanno rimpiangere ancora di più che non si potrà avere una degna conclusione del tutto, come una migliore caratterizzazione di Miki, sorella adottiva di Akira, o ancora i truculenti incubi di quest'ultimo (che ricordano le visioni del protagonista di "Mao Dante", il proto-Devilman sempre di Go Nagai), piccole aggiunte che vanno ad impreziosire un quadro psicologico di per sè già profondo.
Toltoci questo sassolino dalla scarpa, il resto rasenta la perfezione. La violenza eccessiva del manga qui viene riprodotta alla perfezione, se non addirittura incentivata ulteriormente: il sangue scorre a fiumi, il gore è più succoso che mai, le deformazioni dei corpi dei demoni sono sempre più disturbanti ogni minuto della visione che passa (allucinanti le orribili mutazioni dei nudi femminili) e, cosa più singolare che mai, Komatsubara riesce a migliorare ulteriormente l'iconico tratto anni '70 di Nagai, adattandolo all'animazione in maniera esemplare e mantenendone comunque lo stile grottesco e adatto a rappresentare ogni genere di oscenità infernale. Ma tutto questo orripilante ben di Dio non varrebbe nemmeno la metà se non fosse supportato da un comparto tecnico di prim'ordine, prime su tutto il resto le fluidissime animazioni che sembrano vitalizzare più e più la carne deforme e contribuiscono all'effetto orrorifico della visione, ma anche la regia, capace tanto di focalizzarsi in modo compiaciuto sui dettagli disturbanti e sulle espressioni di terrore dei (pochi) umani quanto di momenti di lirismo inaspettati in un prodotto di questo tipo (celebre la scena finale del secondo episodio, ove la proverbiale bellezza del demone Sirene è protagonista di un momento di delicatezza rara). Non meno importanti le musiche del genio Kenji Kawaii, che mette la firma sul tema principale di "Devilman", e del gruppo giapponese Anthem, che impreziosiscono il terrificante Sabbath con sonorità metal; chiude il cerchio il doppiaggio italiano di ottima fattura tranne per la voce di Ivo de Palma su Akira, ottima quando questo è trasformato ma davvero troppo maturo per sembrare un ragazzo delle superiori (evitate come la peste bubbonica la versione inglese, famosissima per essere così brutta da ammazzare dalle risate).
E' davvero una gemma nera, nerissima questa versione di "Devilman", che purtroppo è conosciuto da davvero troppe poche persone e meriterebbe venti volte la fama che ha. Se potete recuperatelo.