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9.0/10
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"In verità chi non c’è è stato solo nascosto ai nostri occhi ma la sua presenza respira l’aria. Come noi respiriamo l’attimo del ricordo. Insieme siamo l’impossibile presente che torna indietro mentre gli andiamo incontro… Il ricordo è un modo d’ incontrarsi, mi porta lontano" (Kahlil Gibran)

"Shelter" mi ha veramente impressionato… e anche commosso. Sei minuti in cui immagini e musiche si fondono incredibilmente bene in un piccolo capolavoro che racconta in pochi istanti uno dei passaggi e stati che caratterizzano sovente l'esistenza umana: il distacco e la conseguente solitudine e senso di smarrimento, qualunque sia l'origine o la causa.

La disperazione e il vuoto che attanagliano la protagonista di "Shelter" vengono ben veicolati allo spettatore da questo corto, sebbene la trama sia affidata quasi esclusivamente alle immagini e alla musica con dei cortissimi monologhi all'inizio e al termine dell'animazione.
Difficile non spoilerare qualche contenuto del video/corto. Povo a limitarmi a scrivere che si tratta di una serie di brevi sequenze fantasy di realtà immaginifiche, colorate, bucoliche, affascinanti inframmezzate da piccoli flashback sempre più esplicativi sulla vita da piccola della protagonista di nome Rin e delle motivazioni per cui si ritrova adolescente in una navicella nello spazio. Le ambientazioni fantasy create dalla ragazza e il suo status hanno in comune un aspetto tanto doloroso e inquietante: la solitudine. Tanto è vero che i mondi fantasy creati da Rin inizialmente molto colorati, fantasiosi e in apparenza felici, si trasformano velocemente in realtà sempre più tristi, cupi per assecondare il senso di smarrimento che la protagonista prova e trasmette direttamente allo spettatore. Una sequenza di ricordi struggenti, quando Rin era bambina felice sulla Terra con il padre: dolci memorie di un’infanzia in cui bastava un sorriso, un contatto fisico o la semplice vista del genitore per sentirsi sicura, amata, protetta senza pensieri e preoccupazioni. La classica condizione dei bambini che si sentono al sicuro al fianco dei genitori.

E invece Rin è sola nello spazio, nel vuoto più assoluto senza punti di riferimento, certezze e qualcuno su cui fare affidamento.

L’espressione di Rin assistita dalla musica con il suo testo adeguato alle immagini rendono benissimo il senso di malinconia e danno il la ad una vasta gamma di emozioni. E qui mi fermo… Nonostante la distanza che ormai separa Rin dal padre le arriva un “segno” che la incita ad andare avanti anche senza che lui sia lì con lei. Lui le ha dato un “rifugio” in cui coltivare ancora una speranza… le lacrime fanno capolino dagli occhi chiusi di Rin, il ricordo le da la forza di farsi coraggio e proseguire nonostante tutto verso la sua vita. Un lascito di un genitore alla figlia, ben riassunto da alcuni passi di una canzone di qualche tempo fa:
"E da solo andrai verso il mio domani/Con i tuoi occhi e con i miei occhiali/[...]/Un padre e un figlio con un solo abbraccio/Squarciano il tempo, vanno oltre lo spazio/Cani randagi nella notte scura/La vita no, non fa paura" (Antonello Venditti - "Peppino" da "Venditti e Segreti" - 1986)

PS: “Shelter” è un corto o videomusicale del 2016 prodotto da A-1 Pictures e Crunchyroll con la collaborazione di Porter Robinson che ha composto la parte musicale. Per certi versi mi ha ricordato "Hoshi no koe" ("La voce delle stelle") di Makoto Shinkai in quanto anche in quest'opera c'è il distacco e il conseguente senso di solitudine tra i due protagonisti. Ma, mutatis mutandis, "Shelter" appartiene ad un altro livello.
Merita senza ombra di dubbio una visione “multipla” per afferrare le varie sfumature che offre e per apprezzare la perizia di scrittura e tecnica concentrata in soli sei minuti.