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Questa è la mia prima recensione, quindi spero mi perdoniate se non vi possa risultare del tutto valida.
"La collina dei Papaveri" è il secondo lungometraggio di Gorō Miyazaki, figlio del più noto Hayao. Il voto che ho attribuito a questo film è figlio di una mia personalissima media, nata dal voto (7) che do al film così come è, e dal voto che do alla crescita del suddetto regista (9).
Il primo film di Goro, "I racconti di Terramare", è, forse, il meno riuscito dei film firmati Studio Ghibli. Specificando che non ho ancora visto Ocean Waves, My Neighbors the Yamadas, The Cat Returns. Era un film "scialbo", con una sceneggiatura mal sviluppata, con passaggi non molto chiari, con i personaggi non del tutto definiti ed una regia non impeccabile. Poi, aggiungiamo il fatto che, essendo figlio di un certo Hayao Miyazaki, i paragoni iniziano ad essere impietosi, a maggior ragione per il fatto che la storia sarebbe potuta essere una tipica storia dei film di Miyazaki padre.
"La collina dei papaveri" è diverso. Non sto qui a farvi il riassunto del film, penso che ormai sia abbastanza chiaro a tutti.
Iniziamo dalla sceneggiatura. L'errore che molti hanno fatto giudicando questo film è l'ostinato paragone padre-figlio. Continuando a dare immensi meriti al padre, sceneggiatore di questo anime insieme a Keiko Niwa, questo film comunque non è un tipico film che avrebbe potuto trattare Miyazaki padre. Non ci sono maghi, streghe, mostri e mondi sconosciuti. C'è una semplice storia d'amore tra due adolescenti che, prima del lieto fine, attraversa alcuni impedimenti. E' un film permeato dalla realtà, capiamo le tradizioni giapponesi negli anni '60, vediamo la vita comune dei ragazzi che iniziano ad aprire allora gli occhi sul mondo. E' un film, come dire, alla Takahata. Anche questo non è un paragone facile per il povero Goro, Takahata è il neorelista dell'animazione giapponese, autore di film come "Una tomba per le lucciole" e "Only Yesterday", veri e propri capolavori neorealisti. Il film di Goro è molto più vicino a questi.
Con una sceneggiatura lineare, ben sviluppata, possiamo apprezzare un film piacevole, non lento e senza buchi come era successo ne "I racconti di Terramare". Naturalmente non stiamo parlando di un film lacerante come "Una tomba per le lucciole", né di un film introspettivo come "Only Yesterday". Scorre tranquillamente, senza però entrarti nella mente come riescono a fare i suddetti film.
I disegni sono molto ben fatti, molto probabilmente i paesaggi e la descrizione dei luoghi frequentati dai protagonisti sono il punto forte del film, a mio parere impeccabili.
La regia è senza particolari fronzoli, anche in questo caso è un po' come la sceneggiatura. Piacevole, ma senza niente di particolre che ti possa rimanere in mente.
In conclusione posso dire che, molto probabilmente, Goro stesso ha capito che il paragone con il padre può essere più deleterio che positivo. Per cui ha sviluppato un film che non ha molto a che vedere con i film di Hayao, evitando eccessivi fronzoli che avrebbero potuto rendere il film troppo pesante. Confermo quindi il mio 7 per il film ed il mio 9 per la crescita artistica del regista, con un voto finale pari ad 8.