Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
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Recensione di npepataecozz
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Proporre a me, un amante incurabile dei gatti, un anime del genere significa proprio voler vincere facile; se poi l'autore è pure Makoto Shinkai, allora la sua visione rischia di provocarmi un vero e proprio colpo al cuore. So che in passato il mio rapporto con Shinkai è stato molto travagliato; credo di essere uno dei pochi a cui "5 cm al secondo" non è piaciuto quasi per niente (cosa che ribadisco tuttora), e anche altre sue opere non mi avevano esattamente entusiasmato. Tuttavia si tratta di una questione ormai legata al passato: con le sue sceneggiature più recenti l'autore di "Your Name." sembra aver avuto un'evoluzione che ho gradito tantissimo anch'io e che fa cadere tutti i dubbi che nutrivo sul suo conto.
Composto da quattro episodi di cinque minuti circa, questo "Kanojo to Kanojo no Neko: Everything Flows" racconta il rapporto tra una giovane ragazza e il suo bellissimo gattone nero Daru. E lo fa in modo estremamente realistico: il gatto, infatti, non monopolizza la vita della donna che, anzi, lo lascia da solo in casa per la maggior parte del tempo. Comportamento insensibile? Ma nient'affatto. Adottare un gatto non significa dover dedicare a lui tutto il proprio tempo, infischiandone del mondo che continua a girare (tra l'altro credo che nemmeno l'animale sarebbe felice di un'eventualità del genere); una volta assicurata la sicurezza del gatto, il rapporto sarà basato sulla condivisione di uno stesso spazio e/o di particolari momenti della giornata. L'amore reciproco che si instaura tra il padrone e la sua bestiola in genere si manifesta in maniera poco rumorosa (in fondo non stiamo parlando di un cane): qualche piccolo gesto, qualche sguardo e il desiderio di instaurare un contatto fisico, piccolo o grande che sia. Questi meccanismi vengono descritti perfettamente da questo corto, che riesce a mostrare il legame particolare che si instaura tra una persona e il suo gatto: un legame che non prevede spinte emotive eclatanti, ma che col tempo riesce a raggiungere un'intensità inimmaginabile.
"Kanojo to Kanojo no Neko: Everything Flows", però, è anche un anime che parla dei problemi legati alla vita quotidiana della protagonista e alle vicissitudini familiari e lavorative che si troverà ad affrontare nelle diverse fasi della sua ancora giovane vita. Tutto ciò viene raccontato dalle voci e dai ricordi dei due protagonisti: il risultato ottenuto è notevole, questo tipo di narrazione riesce a trasmettere sensazioni e sentimenti in maniera davvero vivida. Tutto molto bello quindi, anche se continuo a nutrire dei seri dubbi sul fatto che, nonostante la sua provata intelligenza, un gatto possa avere davvero dei pensieri simili (ma solo perché non ne ho una prova concreta).
Quanto a grafica e colonna sonora è quasi inutile dire che sono entrambi a livelli di eccellenza. In fondo stiamo parlando di Shinkai, come aspettarsi di meno?
In definitiva, non posso che esprimere un grandissimo livello di gradimento per "Kanojo to Kanojo no Neko: Everything Flows": tutti gli appassionati di anime che, almeno una volta nella vita, hanno posseduto un gatto dovrebbero dargli un'occhiata.
Composto da quattro episodi di cinque minuti circa, questo "Kanojo to Kanojo no Neko: Everything Flows" racconta il rapporto tra una giovane ragazza e il suo bellissimo gattone nero Daru. E lo fa in modo estremamente realistico: il gatto, infatti, non monopolizza la vita della donna che, anzi, lo lascia da solo in casa per la maggior parte del tempo. Comportamento insensibile? Ma nient'affatto. Adottare un gatto non significa dover dedicare a lui tutto il proprio tempo, infischiandone del mondo che continua a girare (tra l'altro credo che nemmeno l'animale sarebbe felice di un'eventualità del genere); una volta assicurata la sicurezza del gatto, il rapporto sarà basato sulla condivisione di uno stesso spazio e/o di particolari momenti della giornata. L'amore reciproco che si instaura tra il padrone e la sua bestiola in genere si manifesta in maniera poco rumorosa (in fondo non stiamo parlando di un cane): qualche piccolo gesto, qualche sguardo e il desiderio di instaurare un contatto fisico, piccolo o grande che sia. Questi meccanismi vengono descritti perfettamente da questo corto, che riesce a mostrare il legame particolare che si instaura tra una persona e il suo gatto: un legame che non prevede spinte emotive eclatanti, ma che col tempo riesce a raggiungere un'intensità inimmaginabile.
"Kanojo to Kanojo no Neko: Everything Flows", però, è anche un anime che parla dei problemi legati alla vita quotidiana della protagonista e alle vicissitudini familiari e lavorative che si troverà ad affrontare nelle diverse fasi della sua ancora giovane vita. Tutto ciò viene raccontato dalle voci e dai ricordi dei due protagonisti: il risultato ottenuto è notevole, questo tipo di narrazione riesce a trasmettere sensazioni e sentimenti in maniera davvero vivida. Tutto molto bello quindi, anche se continuo a nutrire dei seri dubbi sul fatto che, nonostante la sua provata intelligenza, un gatto possa avere davvero dei pensieri simili (ma solo perché non ne ho una prova concreta).
Quanto a grafica e colonna sonora è quasi inutile dire che sono entrambi a livelli di eccellenza. In fondo stiamo parlando di Shinkai, come aspettarsi di meno?
In definitiva, non posso che esprimere un grandissimo livello di gradimento per "Kanojo to Kanojo no Neko: Everything Flows": tutti gli appassionati di anime che, almeno una volta nella vita, hanno posseduto un gatto dovrebbero dargli un'occhiata.
Dareka no Manazashi
8.0/10
Eccoci con un'intervista davvero speciale. Oggi abbiamo l'onore, ma anche la responsabilità, di intervistare uno dei pilastri dell'animazione nipponica degli ultimi anni. Con una manciata di film ha cambiato l'animazione per come la intendiamo oggi. Un mille grazie per la disponibilità al sensei Makoto Shinkai.
S. Grazie a voi, davvero, dopo questa presentazione, spero di non deludere le aspettative.
Sono certo che non le deluderà.
Vorremmo in questa sede chiederle a riguardo di un film, o meglio, un corto, che lei ha realizzato; quello riguardo al gatto.
S. Ah, lei vuole tornare ai vecchi tempi, quando feci il corto che mi ha lanciato, Lei e il suo gatto...
No, veramente ne intendevo un altro quello che ha fatto più avanti nella sua carriera...
S. Ma allora lei è uno che la sa lunga. Non sono in molti a chiedermi di quel progetto Anikuri a cui partecipai, durante la realizzazione di "5 cm al secondo". Anzi, sono in pochi a saperlo. Immagino lei si riferisca a questo?
Ehm... veramente no, mi perdoni, il corto in questione è "Dareka no Manazashi"... Sa, quello che uscì praticamente assieme a Il giardino delle parole...
S. Dunque mi faccia pensare... Ah già! Ora ricordo, quello del gatto, come no. Sa questa cosa dei gatti mi è un po' sfuggita di mano. È un po' come i personaggi di Adachi*.
Ricordo poco di quel corto, ad essere onesto, fu fatto nei ritagli di tempo de "Il Giardino delle parole", tanto che avevamo pensato di inserirla lì come idea. Però non funzionava.
Era carina quella cosa che è il micio la voce fuori campo, e non potevamo fare la stessa cosa nel film. Alla fine lo abbiamo tenuto per portarlo al cinema assieme al Giardino, cosi da arrivare almeno all'ora di durata. Gli operatori di marketing dicevano che se il film non durava un'ora sarebbe potuto essere un flop.
È per questo che nel successivo "Your name" ci ha dato dentro con una sceneggiatura lunga ed un film di quasi due ore?
S. Braaavo. Esatto proprio per quello. Non volevo ripetere lo stesso errore.
Se mi permette parliamo un momento del corto. Lei tratta anche il tema della famiglia. Che ruolo ha nei suoi lavori, e nel suo immaginario?
S. Di solito nei miei film descrivo gli adolescenti, i ragazzi.
È stata forse la prima volta in cui uscivo da questo fil rouge che collega le mie opere, e mi creda, è un lavoraccio.
Parlare dei rapporti famigliari è un casino allucinante. In Giappone poi. Lei ci ha fatto caso che negli anime metà dei personaggi sono orfani? Ma mica solo i meisaku, pure tanti altri più moderni. Lo fanno per evitare l'argomento. In un corto sì, ma non lo farei mai in un film, non immagino lo sbattimento.
È come se questa cosa dei genitori, boh... forse in Giappone non esistono i genitori, socialmente intendo. Quando un ragazzo diventa grande, i genitori, è come se sparissero.
Per fortuna che ci sono i gatti quindi a tenere unite le famiglie, è questo che vuole dire con il breve segmento?
S. Mah, sa, quella del corto è una situazione romanzata, poteva essere un cane, o un oggetto.
Ci ho messo il gatto perché mi ricorda la mia infanzia. Avevo un libro con tute le favole sui gatti, quindi fino ai 7 anni per me non esistevano quasi altri animali. Li ho sempre amati profondamente; non lo so se questa cosa è condivisa con il resto del paese. Ma penso di sÌ. Di sicuro è condivisa con il mio pubblico gattaro.
Però ecco, da qui a dire che tengono insieme le famiglie non so. Certi rapporti, anche familiari, si rompono per molto meno.
Una cosa su cui invece si è tenuto saldo ai suoi binari sono gli sfondi, opere d'arte a cui lei ci ha abituato sin da subito nella sua carriera. Come è stato per questo corto? Qualche retroscena particolare?
S. No guardi, mi spiace deluderla ma gli sfondi sono riciclati. Pensi, io riciclavo le cose già dieci anni fa, non ho mica aspettato la transizione ecologica eheh.
Sono bozze prese da altri film, un po' da 5cm, un po' dal Giardino, la struttura esterna dei palazzi per esempio. Ma, questa cosa non la mette nell'intervista vero?
Non si preoccupi, siamo in live, ma poi filtriamo tutto, ci pensano i nostri addetti.
S. Ah bene, grazie mille.
Questa cosa dei palazzi me la ricordo bene, siccome quella sera non avevo più molta voglia di stare a pc, avevo due occhi che non le dico, cosi mi sono detto, sai che c'è Makoto? Tanto i palazzi in Giappone sono tutti uguali, se li prendi dall'altro film che stiamo facendo, non fai un torto a nessuno.
E poi guardi, senza farlo apposta, possiamo ovviare a questo 'difetto' ammiccando al fatto che i due prodotti sono legati, ambientati nella stessa città. Ohh, ma questa cosa mi piace, guarda cosa ti invento così su due piedi.
Se mi da un momento chiamo dentro al mio studio per passare l'idea.
---------------
Ora che Shinkai è al telefono, posso tirare due conclusioni personali.
Il corto l'ho rivisto recentemente a distanza di un enorme tempo. È bello? Si, ma non è memorabile, è comunque un corto che non riesce, per ovvi limiti, a costruirsi un'identità.
Ciò nonostante ne ho un bel ricordo di quando lo vidi al cinema a suo tempo; e se l'intervista sopra è frutto di fantasia, il mio ricordo è reale.
Voto 8, apprezzabile, ma con tutti i limiti di un corto.
Ah, dimenticavo:
* I personaggi di Adachi sono tutti simili tra loro (ndr).
S. Grazie a voi, davvero, dopo questa presentazione, spero di non deludere le aspettative.
Sono certo che non le deluderà.
Vorremmo in questa sede chiederle a riguardo di un film, o meglio, un corto, che lei ha realizzato; quello riguardo al gatto.
S. Ah, lei vuole tornare ai vecchi tempi, quando feci il corto che mi ha lanciato, Lei e il suo gatto...
No, veramente ne intendevo un altro quello che ha fatto più avanti nella sua carriera...
S. Ma allora lei è uno che la sa lunga. Non sono in molti a chiedermi di quel progetto Anikuri a cui partecipai, durante la realizzazione di "5 cm al secondo". Anzi, sono in pochi a saperlo. Immagino lei si riferisca a questo?
Ehm... veramente no, mi perdoni, il corto in questione è "Dareka no Manazashi"... Sa, quello che uscì praticamente assieme a Il giardino delle parole...
S. Dunque mi faccia pensare... Ah già! Ora ricordo, quello del gatto, come no. Sa questa cosa dei gatti mi è un po' sfuggita di mano. È un po' come i personaggi di Adachi*.
Ricordo poco di quel corto, ad essere onesto, fu fatto nei ritagli di tempo de "Il Giardino delle parole", tanto che avevamo pensato di inserirla lì come idea. Però non funzionava.
Era carina quella cosa che è il micio la voce fuori campo, e non potevamo fare la stessa cosa nel film. Alla fine lo abbiamo tenuto per portarlo al cinema assieme al Giardino, cosi da arrivare almeno all'ora di durata. Gli operatori di marketing dicevano che se il film non durava un'ora sarebbe potuto essere un flop.
È per questo che nel successivo "Your name" ci ha dato dentro con una sceneggiatura lunga ed un film di quasi due ore?
S. Braaavo. Esatto proprio per quello. Non volevo ripetere lo stesso errore.
Se mi permette parliamo un momento del corto. Lei tratta anche il tema della famiglia. Che ruolo ha nei suoi lavori, e nel suo immaginario?
S. Di solito nei miei film descrivo gli adolescenti, i ragazzi.
È stata forse la prima volta in cui uscivo da questo fil rouge che collega le mie opere, e mi creda, è un lavoraccio.
Parlare dei rapporti famigliari è un casino allucinante. In Giappone poi. Lei ci ha fatto caso che negli anime metà dei personaggi sono orfani? Ma mica solo i meisaku, pure tanti altri più moderni. Lo fanno per evitare l'argomento. In un corto sì, ma non lo farei mai in un film, non immagino lo sbattimento.
È come se questa cosa dei genitori, boh... forse in Giappone non esistono i genitori, socialmente intendo. Quando un ragazzo diventa grande, i genitori, è come se sparissero.
Per fortuna che ci sono i gatti quindi a tenere unite le famiglie, è questo che vuole dire con il breve segmento?
S. Mah, sa, quella del corto è una situazione romanzata, poteva essere un cane, o un oggetto.
Ci ho messo il gatto perché mi ricorda la mia infanzia. Avevo un libro con tute le favole sui gatti, quindi fino ai 7 anni per me non esistevano quasi altri animali. Li ho sempre amati profondamente; non lo so se questa cosa è condivisa con il resto del paese. Ma penso di sÌ. Di sicuro è condivisa con il mio pubblico gattaro.
Però ecco, da qui a dire che tengono insieme le famiglie non so. Certi rapporti, anche familiari, si rompono per molto meno.
Una cosa su cui invece si è tenuto saldo ai suoi binari sono gli sfondi, opere d'arte a cui lei ci ha abituato sin da subito nella sua carriera. Come è stato per questo corto? Qualche retroscena particolare?
S. No guardi, mi spiace deluderla ma gli sfondi sono riciclati. Pensi, io riciclavo le cose già dieci anni fa, non ho mica aspettato la transizione ecologica eheh.
Sono bozze prese da altri film, un po' da 5cm, un po' dal Giardino, la struttura esterna dei palazzi per esempio. Ma, questa cosa non la mette nell'intervista vero?
Non si preoccupi, siamo in live, ma poi filtriamo tutto, ci pensano i nostri addetti.
S. Ah bene, grazie mille.
Questa cosa dei palazzi me la ricordo bene, siccome quella sera non avevo più molta voglia di stare a pc, avevo due occhi che non le dico, cosi mi sono detto, sai che c'è Makoto? Tanto i palazzi in Giappone sono tutti uguali, se li prendi dall'altro film che stiamo facendo, non fai un torto a nessuno.
E poi guardi, senza farlo apposta, possiamo ovviare a questo 'difetto' ammiccando al fatto che i due prodotti sono legati, ambientati nella stessa città. Ohh, ma questa cosa mi piace, guarda cosa ti invento così su due piedi.
Se mi da un momento chiamo dentro al mio studio per passare l'idea.
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Ora che Shinkai è al telefono, posso tirare due conclusioni personali.
Il corto l'ho rivisto recentemente a distanza di un enorme tempo. È bello? Si, ma non è memorabile, è comunque un corto che non riesce, per ovvi limiti, a costruirsi un'identità.
Ciò nonostante ne ho un bel ricordo di quando lo vidi al cinema a suo tempo; e se l'intervista sopra è frutto di fantasia, il mio ricordo è reale.
Voto 8, apprezzabile, ma con tutti i limiti di un corto.
Ah, dimenticavo:
* I personaggi di Adachi sono tutti simili tra loro (ndr).
L'isola errante
6.5/10
Recensione di DarkSoulRead
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Mikura è una postina del cielo e consegna pacchi guidando un idrovolante accompagnata dal suo inseparabile gatto Endeavour. Alla morte del suo amato nonno, Mikura eredita una delle attività aeree più importanti del globo, e con essa anche il sogno del defunto vecchio aviatore, ovvero raggiungere l’isola errante, una misteriosa isola leggendaria che sembra muoversi nascondendosi nei mari.
Kenji Tsuruta è un artista dei silenzi e “L’isola errante” incarna in toto la sua cifra stilistica, con una storia dal ritmo cadenzato, ma mai pesante, complice l’esiguità dei balloon e la linearità narrativa che riescono a rendere al solito la lettura scorrevole e veloce. Tornano elementi già visti sopratutto in “Forget me not”, come l’eredità lasciata dal nonno con relativo obiettivo da conseguire, le atmosfere sognanti sempre in bilico tra onirismo e realtà, e il feticismo di Tsuruta verso i gatti, d’altronde il mangaka si era già ampiamente dimostrato un autore ricorsivo dalla semantica definita che ripete le stesse formule, mutandole funzionalmente al contesto.
I richiami ad Hayao Miyazaki saltano immediatamente all’occhio; oltre al tema dell’aviazione, vero e proprio mantra del corpus opere miyazakiano, e ai lapalissiani rimandi a “Porco rosso”, si notano le influenze di lavori come “Conan il ragazzo del futuro” e sopratutto “Laputa il castello nel cielo”, che con “L’isola errante” condivide l’inseguimento del miraggio e l’ossessione per la dimensione chimerica: il raggiungimento di quel luogo alla “Isola che non c’è” che solo se ci credi riesce a materializzarsi.
Anche i disegni, dissolventi e sfumati, perfettamente confacenti all’opera, ricordano i magnifici lavori cartacei di Miyazaki (“Nausicaa della valle del vento”, “Il viaggio di Shuna”), con un tratto pittorico a linee aperte e tanti tratteggi in cui è l’occhio del lettore a completare quello che vede chiudendo le forme.
Kenji Tsuruta è un virtuoso del disegno, e artisticamente “L’isola errante” rappresenta il suo apogeo espressivo. Le tavole appaiono piene, ricche di elementi, che però non sovraccaricano il tratto, grazie anche alle numerose inquadrature verticali a campo largo che danno ampiezza alle immagini fornendo una sbalorditiva visione d’insieme. L’idrovolante, raffigurato da tutte le prospettive e angolazioni possibili, è denotativo di una grande capacità realizzativa, e l’ausilio di fotografie viene incontro all’autore nel concepimento dei particolareggiati dettagli angolari che, di fatto, rendono a tutti gli effetti il velivolo un “personaggio” tridimensionale. La protagonista, al solito longilinea e dolce, ma anche conturbante, è sempre in scena; la sua notevole altezza serve ad occupare meglio lo spazio, accentuando la sua sensualità e le sue pose dinoccolate.
Purtroppo l’autore non ha ancora realizzato il finale del manga, probabilmente mai lo farà - essendo passati più di 10 anni dalla prima pubblicazione dell’opera-, e la sbalorditiva consecutio di immagini viene interrotta proprio quando la narrativa giunge al suo climax.
Kenji Tsuruta consegna ancora una volta una storia incompleta, sospesa, eterea, che, al netto di quanto detto di buono fino ad ora, finisce per sprofondare nella sua stessa impalpabilità finale.
“L’isola errante” è una piccola chicca per tutti i fan di Tsuruta, risultando inevitabilmente una delusione per chi cerca da una storia risoluzioni e consistenza narrativa.
Kenji Tsuruta è un artista dei silenzi e “L’isola errante” incarna in toto la sua cifra stilistica, con una storia dal ritmo cadenzato, ma mai pesante, complice l’esiguità dei balloon e la linearità narrativa che riescono a rendere al solito la lettura scorrevole e veloce. Tornano elementi già visti sopratutto in “Forget me not”, come l’eredità lasciata dal nonno con relativo obiettivo da conseguire, le atmosfere sognanti sempre in bilico tra onirismo e realtà, e il feticismo di Tsuruta verso i gatti, d’altronde il mangaka si era già ampiamente dimostrato un autore ricorsivo dalla semantica definita che ripete le stesse formule, mutandole funzionalmente al contesto.
I richiami ad Hayao Miyazaki saltano immediatamente all’occhio; oltre al tema dell’aviazione, vero e proprio mantra del corpus opere miyazakiano, e ai lapalissiani rimandi a “Porco rosso”, si notano le influenze di lavori come “Conan il ragazzo del futuro” e sopratutto “Laputa il castello nel cielo”, che con “L’isola errante” condivide l’inseguimento del miraggio e l’ossessione per la dimensione chimerica: il raggiungimento di quel luogo alla “Isola che non c’è” che solo se ci credi riesce a materializzarsi.
Anche i disegni, dissolventi e sfumati, perfettamente confacenti all’opera, ricordano i magnifici lavori cartacei di Miyazaki (“Nausicaa della valle del vento”, “Il viaggio di Shuna”), con un tratto pittorico a linee aperte e tanti tratteggi in cui è l’occhio del lettore a completare quello che vede chiudendo le forme.
Kenji Tsuruta è un virtuoso del disegno, e artisticamente “L’isola errante” rappresenta il suo apogeo espressivo. Le tavole appaiono piene, ricche di elementi, che però non sovraccaricano il tratto, grazie anche alle numerose inquadrature verticali a campo largo che danno ampiezza alle immagini fornendo una sbalorditiva visione d’insieme. L’idrovolante, raffigurato da tutte le prospettive e angolazioni possibili, è denotativo di una grande capacità realizzativa, e l’ausilio di fotografie viene incontro all’autore nel concepimento dei particolareggiati dettagli angolari che, di fatto, rendono a tutti gli effetti il velivolo un “personaggio” tridimensionale. La protagonista, al solito longilinea e dolce, ma anche conturbante, è sempre in scena; la sua notevole altezza serve ad occupare meglio lo spazio, accentuando la sua sensualità e le sue pose dinoccolate.
Purtroppo l’autore non ha ancora realizzato il finale del manga, probabilmente mai lo farà - essendo passati più di 10 anni dalla prima pubblicazione dell’opera-, e la sbalorditiva consecutio di immagini viene interrotta proprio quando la narrativa giunge al suo climax.
Kenji Tsuruta consegna ancora una volta una storia incompleta, sospesa, eterea, che, al netto di quanto detto di buono fino ad ora, finisce per sprofondare nella sua stessa impalpabilità finale.
“L’isola errante” è una piccola chicca per tutti i fan di Tsuruta, risultando inevitabilmente una delusione per chi cerca da una storia risoluzioni e consistenza narrativa.
In teoria no, ma come ha scritto nella recensione è fermo da tantissimo, probabilmente così resterà…
Ma in realtà non ha solo questo manga rimasto sospeso?
Mi sembra che emanon l’abbia finito, anche se ha lasciato varie cose aperte nel finale, e poi ci sia la serie che ha cominciato un po’ di un anno fa… il resto dovrebbero essere racconti brevi…
Emanon da quanto ho capito non ha saputo gestire bene il materiale originale, i romanzi, per fare i sequel delle Memorie di Emanon e la serializzazione andava troppo a rilento. Sul volume italiano di Forget me not nella costa c'è scritto volume 1 quindi immaginavo fosse sospeso anche quello anche se "Le Pomme Prisionniere" sarebbe il sequel. Adesso sta disegnando un nuovo manga "Captain Momo" che ricorda le pomme prisionniere nello spazio, abbandonando quindi ogni forma di narrazione purtroppo.
Poi ho smesso di bere fortunatamente
Per Dareka no Manazashi non posso che dire una sola cosa: che voto e che recensione del ca....volo!
Passo e chiudo.
ma come, non l'ha intervistato davvero?? 😒
battute a parte, l'autore della rece secondo te cosa ha "fatto dire" di "sbagliato" all'ipotetico Shinkai? (domanda seria)
(sempre se sia quello il motivo, capisco la rece è impostata in modo un po folle ahah)
L'autore della recensione non aveva molto da dire su questo corto perché lo ha trovato "non memorabile" (e su questo sono d'accordo anche io). Ma perché farci per forza una recensione? Sembra che, siccome non sa assolutamente cosa dire a riguardo, ci abbia buttato dentro questa intervista inutile e tediosa per poi concludere con la vera recensione che si riduce a soli 5 righi (più o meno).
Cioè, a me personalmente non frega niente di questa "intervista", voglio capire tu (autore) perché metti 8 e fai una recensione così tanto positiva di un'opera che non ti ha colpito particolarmente e che tu "snobbi" limitandoti a scriverci sopra solo 5 righe e, per giunta, nemmeno esaustive!
Non è che essendo Shinkai bisogna metterci per forza una valutazione positiva e dall'8 in su (che poi, per carità, da parte mia questo è l'unico prodotto di Shinkai che ritengo "accettabile")! E non è che bisogna far recensioni di tutto ciò che si vede se non si ha nulla da dire. 😅
se però gli ha messo 8 non credo sia stato, presumo almeno, per via del nome "famoso" ma perchè immagino l'opera gli sia piaciuta
Però a questo punto è anche inutile fare supposizioni che potrebbero essere sbagliate.
Eccomi, io, autore.
Spero di aver intercettato in modo corretto la tua critica, e, considerando che davvero non è mia intenzione farti cambiare idea, spero di risponderti in maniera esaustiva.
E' pur sempre un corto di pochi minuti, ed è Shinkai, mica Ungaretti, quindi non è che potessi fare una rece molto lunga anche perchè non amo i giri di parole e a dirla tutta nemmeno le recensioni 'classiche' (per intenderci: chi, quando, trama, personaggi, etc..).
L'idea della intervista è senz'altro borderline e può risultate fuori contesto, ma ho cercato - per quanto possibile - di metterci dentro alcuni impressioni o di puntare il faro su alcune cose che mi hanno colpito, come appunto, il fatto che i personaggi per una volta non siano adolescenti, o che usi la voce fuori campo del gatto.
Il mio voto è giustificato dal fatto che ne conservo un ricordo positivo e apprezzabile, "non memorabile" non significa che non mi sia piaciuto ma che seppur bellino, ha dei limiti. Un corto memorabile a mio parere è Il vecchio mulino della Disney, sempre per intenderci (parere personale ovviamente).
La giustificazione alla recensione invece viene dal fatto che con un gruppo di utenti qui sul sito abbiamo visto e recensito la stessa opera. E' vero che non avessi questo bisogno impellente di far sapere al mondo la mia su questo titolo, ma scrivere è libero per tutti.
Ultima postilla, Shinkai non è assolutamente un intoccabile per me, non esiste un 'eh ma lui è shinkai', tanto che non gli faccio fare una bella figura nella finta intervista.
In fin dei conti è solo un modo per scrivere qualcosa di diverso dal normale e, spero, divertente per alcuni.
Scusa la pappardella.
Un'altra cose che volevo scrivere, più che altro per precisazione, è che nella serie lei ed il suo gatto sopra riportata, sempre il solito Shinkai c'entra ben poco. Questa serie è a conti fatti solo l'ampliamento di un corto di Shinkai, ma oltre all'idea originale, sembra non abbia fatto nulla riguardo a questo specifico prodotto.
Ecco e quali sono questi "limiti" di cui parli? In 5 righe non ne hai fatto il minimo accenno e potrebbe forse essere dovuto al flebile ed esiguo ricordo che hai di questo corto? Non lo so!😅
Ricordo purtroppo la questione del gruppetto che posta recensioni e/o valutazioni simili e ci stenderei un velo pietoso.
Nessuno dice infatti che non devi scrivere una recensione, ma proprio perché scrivi una recensione devi comprendere che ti possono arrivare critiche e non solo belle parole! Soprattutto se in questa rubrica sono inserite sempre le recensioni dei soliti 4 gatti. E inoltre aggiungo che, se avessi fatto io una recensione così, il moderatore di turno mi avrebbe rimosso la recensione chiedendomi di modificarla/rimuovere il superfluo (cosa già successa innumerevoli volte!).
Tutti pareri personali.
Il corto lo rividi appositamente per la recensione, anche perchè la volta precedente fu al cinema più di 10 anni fa, davvero troppo tempo, non mi sarei permesso di fare una rece su un ricordo cosi flebile.
Assolutamente consapevole che alcune mie idee borderline non siano sempre apprezzate e non esenti da critiche, inoltre mi spiace ti abbiano ammonito degli scritti, ne sono stato 'vittima' io stesso più volte. Che ci possiamo fare? Io incoraggerei scritti diversi, ma non è la linea del sito.
Non faccio io le rubriche, ma qui hai ragione, spesso ci sono gli stessi nomi.
Sul gruppetto che posta recensioni, puoi stenderci tutti i veli pietosi che vuoi, ma se pensi che siamo d'accordo sulle valutazioni ti sbagli. Non ci sono dietrologie.
In ogni caso non me ne faccio un cruccio, per quanto mi riguarda le recensioni che scrivo sono un modo per esternare non solo il mio mero parere, ma anche alcune idee, sensazioni, tentativi di comunicare qualcosa con un linguaggio un po' diverso. Una cosa che scrivo deve piacere prima a me. Poi se piace bene, se non piace amen.
Pareri personali che ci sarebbero stati molto bene se solo li avessi inseriti nella tua recensione. Se si chiama recensione ci sarà pur un motivo. 😂 E per fortuna non avevi molto da dire su questo corto...hai detto più cose in due commenti (fatti perché ho sollevato la questione, sennò manco quello! 😂) che nell'intera recensione! 😅
Beh io già vedo un ""dietrologia"" nel fatto che siano sempre inserite le recensioni dei soliti 4 gatti. Prendendo per esempio questa rubrica (secondo me fatta anche male) o qualche altra rubrica precedente, ci sono sempre gli stessi recensori. Questi sono scelti, guarda un po', da moderatori facenti parte del famoso "gruppetto". Per esempio eh! 😂
Poi, per le recensioni, se io vado su un'opera a caso che ha visionato il "gruppetto", trovo commenti e recensioni dove, per non fare copia copiassa (che l'esame non si passa), decidono di modificare le parole ma il concetto, nonché la valutazione, non cambia. Mi risulta impossibile quindi pensare che tutti loro abbiano avuto la stessa identica impressione/opinione o critica su tutte le opere visionate.
Infine, vorrei fare una constatazione che c'entra poco con le recensioni/valutazioni ma è più inerente alla situazione.
Ho avuto da ridire sulla tua recensione e, fortunatamente, è arrivato solo Alucard a commentare, ma altre volte sono arrivati Felpato, Miriam, Dawnraptor o qualcun altro che al momento mi sfugge (tutti insieme appassionatamente 😂) a commentare l'articolo stesso dandomi contro o addirittura a contattarmi in privato per aver espresso un parere personale. Nessun problema, almeno per me. Ma se io avessi criticato la recensione di un altro utente, non collegato al "gruppetto", lo dico molto semplicemente, ma chi mai avrebbe tenuto in considerazione il mio commento? Nessuno! Solo il diretto interessato e non era neanche obbligato (così come non lo eri neanche tu) a rispondermi, si poteva ignorare il mio commento (come mi è già capitato altre volte) tanto si vive comunque. 😂 Tuttavia, questa cosa che il "gruppetto" (in realtà un gruppetto di bulletti da tastiera), non appena si scrive male della recensione/valutazione di uno di loro, parta in quarta, non solo nuoce al sito ma nuoce all'interessato facendolo passare per uno che ha bisogno di "aiuto" quando magari è in grado di gestire bene la situazione (dopotutto è uno scambio di opinioni) anche senza le loro attenzioni da "genitori iperprotettivi" nonché "bulletti da terza media" e ciò, molto probabilmente, fa passare anche la voglia di recensire/commentare gli articoli.
Però vi ostinate a dire che non c'è ""dietrologia"", va bene! Convinti voi! Per me avete i prosciutti sugli occhi. 😂 Parere personale eh. 😂
Si ma, se si comincia a fare dietrologia, Scarlett, così però sembra come il discorso di un tempo, voglio dire:
un conto è che se uno scrive una recensione, altrimenti se comunque segue la sua linea generale con cui normalmente scrive, non aveva molte idee ma le ha messe per iscritto, se va letto fra le righe, allora si, allora qualcosa ha detto, ha maturato, il tempo che ci ha messo è stato quello che è stato, e ci sta. se la vedi da fuori è come quella storia del lago di ghiaccio dove cammini cammini , e alla fine... non lo sai dove.
gia che usi le virgolette mi ha fatto storcere, cioè, assolutamente discorso neutro il mio, avevamo già parlato senza virgolette di tutto questo, non so se sia questione di quattro gatti, di sempre gli stessi, gira e rigira, in fondo, considerando la rubrica settimanale, no? O no?
Non puoi però trascurare il fatto che comunque, tuttavia si, ci vuole tempo e impegno per preparare qualsiasi eppure non sempre al risultato finale uno riesce a considerare. Dai se non lo sai, ma lo sai eccome! senza tanti giri di parole, non puoi pensare a raccomandare, non sono raccomandati, c'è un criterio, del gira e rigira.
Sono lettamente allibito dal discorso legato ai bulletti da tastiera, questa parte è stata una scalata, arrivare a pensare che un gruppo di persone che si diverte, si diverta, è davvero orribile, ma lo dico proprio prematurato, addirittura nominarli tutti, uno che passa e legge tutto pensa che qualcuno qui ti abbia fatto qualcosa alle spalle, uno scivola, ignora, puoi soprassedere, ma sempre sulla media di queste rimane! A chi mai dovrebbe nuocere?? La comunità di AC, è, va bene, dovrebbe far piacere a tutti, mettersi sullo stesso livello, mica contro l'uno all'altre...
Però, sommi capi, cerco di rispondere a due cose comprensibili che hai detto:
Beh, dovresti sentirti lusingato dal fatto che io riesca addirittura a ricordare i vostri nickname. 😂 E poi, voi siete quelli che mi hanno scritto/risposto/attaccato più assiduamente sotto un topic, pubblico ed accessibile a tutti gli utenti e non di questo sito, quindi verba volant scripta manent. Se vuoi, controllando, posso anche nominarti qualcuno che mi ha contattato in privato, ad esempio Joe il Padrino.
Ho notato che il termine "dietrologia" piace un sacco, ma...te lo voglio dire con il candore che mi contraddistingue, la tua presenza qui, alternandoti a Vale nella risposta, non fa altro che confermare quello scritto da me in precedenza. Stai letteralmente tirando acqua al mio mulino (mulino che in questo caso è il mio discorso).
Quindi, per qualsiasi altro tuo dubbio o perplessità, ti rimando al commento scritto in precedenza e a questo, perché credo di essere stata abbastanza esaustiva.
ripeto non so perchè si finisce sempre fare il discorso dell'attaccare, ok le lingue straniere ma scripta vola mani purent, ora scusa qua si complica tutto. battute a parte, forse dovresti prendere tutto piu sciallo, nessuno davvero pensa a te o a venire qui a metterti le ruote fra le ruote, poi per quanto mi riguarda, davvero, io ho cominsciato questa discussione proprio distaccatamente, nemmeno pensavo a tutto questo, altro che portare il mulino al vento, non è che vengo qui a scrivere su AC per difendere qualcuno o per nome di qualcuno, lo faccio quando ho tempo, qui inteso come qui non virtuale lavoriamo, abbiamo i nostri affari, ognuno ha la sua vita figurati se la gente pensa a venire la notte su AC, non è che si cade sempre in piedi, conoscere qualcuno qui poi è una bella cosa, aiuta anche ad apprezzare i lati che magari non comprendiamo di tante
ecco vorrei solo dire non finiamo davvero nella dietrologia, se lo leggi vuol dire che c'è, che si nota insomma, ne abbiamo piene le scie delle tasche chimiche, delle urne modificate geneticamente e di chi crede che il piemonte sia piatto.
però dai è brutto usare i sociali per sfogare l'asociale che è in noi, magari tutti si vive la giornata storta, un po come quando tutti a prendersela con Eren perchè a Eldia i treni arrivavano in orario, è bello leggere discorsi da appassionati. ma mettiti nei panni degli admin! moderare non è mai stato cosi queer.
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