Vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se Cenerentola, impugnando con fermezza la sua ramazza, si fosse opposta al regime tirannico della matrigna e delle sorellastre? C’era davvero bisogno della fata madrina, della magia e della scarpetta di cristallo persa nella fuga di mezzanotte per far valere i suoi diritti? Haruna Tsubame è quella che viene definita in Gakko no kaidan, una cenerentola pronta alla ribellione: le sue armi? Un megafono e la forza delle parole.
Haruna Tsubame è una tranquilla ragazza di origini modeste che dopo la chiusura forzata della sua scuola si ritrova a frequentare il prestigioso istituto Meiran, una scuola per ricchi che grazie ad uno speciale programma fortemente voluto dalla sua preside, accoglie ogni anno tra le sue fila un certo numero di studenti “normali”. Per una persona comune però, la vita al Meiran non è per niente facile, poiché la scuola è di fatto dominata da un gruppetto di boriosi studenti detti “Gruppo Platinum”, i cui genitori elargiscono grosse donazioni all’istituto, con buona pace di preside e corpo docente che passano oltre ogni loro malefatta. Se il gruppo di platino è una nicchia ristretta di bulletti, non bisogna trascurare la nefasta influenza che i giovani galletti hanno sul resto degli studenti, ricchi o poveri, che rinunciano alla loro stessa dignità per cercare di entrare nelle loro grazie, o almeno, per non essere trattati come stracci vecchi. I Platinum sembrano prendere in simpatia Tsubame, tanto che il loro primo regalo è la posizione di presidente del consiglio studentesco. Dietro questa apparente simpatia però, si nasconde in maniera per niente velata la voglia di mettere la ragazza in una posizione scomoda, a capo di un istituto fatto di studenti assoggettati al potere e un corpo docenti che ha indegnamente dimenticato il ruolo educativo che gli compete. Iniziano quindi i guai per la povera ragazza, che dal momento della sua forzata elezione, sarà il bersaglio favorito dei Platinum ma anche la valvola di sfogo di studenti frustrati dal dominio dei potenti ma al contempo incapaci di opporvisi. In preda ai dubbi Tsubame incontra Kei Shizukui, un misterioso ragazzo sulla sedia a rotelle che le propone di opporsi alla dittatura dei Platinum per raggiungere lei stessa il potere e cambiare quella scuola corrotta. La ragazza è titubante ma accetta l’aiuto di Kei, che le mette a disposizione le uniche armi per combattere questa guerra: le parole da ripetere davanti alle masse e un megafono per far sì che tutti possano sentirle. Inizia quindi la scalata al potere della timida cenerentola.
Gakko no kaidan segue un filo narrativo composto da episodi autoconclusivi, in cui ogni puntata segna un nuovo passo di Tsubame verso la scalata dei vertici scolastici. Il primo problema in cui la serie si impelaga è proprio dato dalla natura autoconclusiva di ogni puntata, che impiega poco a diventare prevedibile nel suo schema “c’è un problema-Tsubame si consulta con Kei-discorso alle masse-risoluzione del problema”. In poco tempo l’andazzo diventa prevedibile, senza contare che i discorsi di Tsubame sono a volte troppo lunghi ed enfatici, finendo per risultare noiosi e un po’ troppo artificiosi. I due difetti citati però, sono paradossalmente i punti focali della storia, che seppur pecchino in una certa misura nel loro modo di esplicarsi, sono ciò che permette alla trama di esistere e svilupparsi. Tsubame avvalendosi del “potere del predicozzo”, cambia a piccoli passi i compagni, i professori, un intero istituto ma anche e soprattutto se stessa; inizialmente la ragazza è sconcertata dalla violenza e dall’impatto emotivo dei discorsi che Kei scrive per lei, perché mettono a confronto ogni studente con la dura realtà di cui si sono fatti complici e vittime, senza escludere se stessa dai dolorosi colpi delle proprie parole. A poco a poco comincia ad acquisire fiducia, a credere nella possibilità di un cambiamento e della riabilitazione di tutti. Tutto ciò però le costa innumerevoli sacrifici, porte in faccia, schiaffoni, pugnalate alle spalle e tante lacrime, senza contare il carico di un passato che sembra non volerla abbandonare e di cui cerca di fare ammenda.
Cioè che colpisce nel fare di Tsubame (e di Kei nella sua ombra) è il cercare di cambiare la scuola dal basso, senza attaccare immediatamente i vertici, ma mostrando alle vittime di questa dittatura quanto l’abbandono dell’amor proprio in favore della popolarità o del quieto vivere li abbia portati in questa situazione di assoggettamento. Tsubame cerca quindi di risvegliare l’animo degli studenti scuotendone l’orgoglio ormai dimenticato di esseri umani che nulla hanno da invidiare a chi è più ricco e potente di loro. La cenerentola ribelle crea la sua armata, dimostrando che la forza degli esseri umani non sta nel potere economico (dei genitori) ma nella forte volontà di raggiungere i propri sogni e obiettivi a costo di inciampare e farsi male.
Altro punto di interesse di Gakko no kaidan è la visione del mondo adulto, quello fatto di genitori e insegnanti. Entrambe le categorie sono analizzate dal punto di vista dei ragazzi, e non mancano di dare la loro opinione di persone ormai cresciute che, a loro dire, meglio dei giovani comprendono la realtà che li circonda. Lo scontro tra le due generazioni non porta sempre a risultati fruttuosi: assoggettati alle logiche della convenienza e disillusi dopo aver perso sogni e speranze della giovinezza, dimenticano il loro ruolo educativo e di sostegno di ragazzi in crescita e bisognosi di una guida, creando un muro invalicabile. Diverso è il comportamento dei genitori degli studenti del programma speciale, quelli come Tsubame insomma, il cui nonno ne è un ottimo rappresentante, poiché sostiene la nipote con decisione ma tenendosi in disparte, dandole modo di agire secondo coscienza ma ricordandole sempre di assumersi le responsabilità di ogni sua azione o parola. Comportamento questo che si scontra con quello dei genitori dei Platinum, il cui unico insegnamento verso i figli riguarda la ricchezza economica e mai quella interiore.
Le situazioni proposte in ogni episodio sono varie ed interessanti, gestite sempre in maniera curiosa e intrigante, seguendo un coerente filo narrativo che porta ad uno sviluppo graduale delle situazioni. Altro punto forte sono le scene tra Tsubame e Kei, due personalità opposte che collaborano per raggiungere un apparente obiettivo comune: tanto è buona, pacata e caritatevole Tsubame, tanto è focoso, diretto e spietato Kei, che non manca di incentivarla in maniera aggressiva. Il suo personaggio però rimane avvolto nel mistero fino alla fine, poiché la serie lascia solo piccoli indizi sparsi per permettere allo spettatore di capire quali siano le vere motivazioni dietro ai suoi gesti. Se Tsubame è abbastanza prevedibile nella sua bontà d’animo, Kei nasconde, dietro la spietatezza e il cinismo, delle sfumature che lo rendono un personaggio interessante e intrigante di cui si è invogliati a voler conoscere sempre di più.
Il suo modo di agire e parlare totalmente sopra le righe cattura l’attenzione grazie anche all’ottima recitazione del suo interprete, il giovane e talentuoso Ryunosuke Kamiki (Rurouni Kenshin, Kazoku Game, The Kirishima Thing, Kamisama no Iutoori) che già aveva interpretato personaggi dalla personalità non facile e parecchio contorta. Kamiki rende al meglio il carattere intricato ed esagerato di Kei, grazie ad una recitazione molto espressiva e che riesce ad esprimere perfettamente le sfumature estremizzate della sua personalità. La giovane Suzu Hirose (Crows Explode, Umimachi Diary) si comporta in maniera egregia nel ruolo di Tsubame, una ragazza semplice ma che, complici le difficoltà in cui incappa, manifesta una vasta gamma di sentimenti ed emozioni diverse, che vanno dalla gioia più pura alla tristezza assoluta. Ben resi anche i personaggi del gruppo Platinum nonché la preside, presenza enigmatica fino alla fine.
Haruna Tsubame è una tranquilla ragazza di origini modeste che dopo la chiusura forzata della sua scuola si ritrova a frequentare il prestigioso istituto Meiran, una scuola per ricchi che grazie ad uno speciale programma fortemente voluto dalla sua preside, accoglie ogni anno tra le sue fila un certo numero di studenti “normali”. Per una persona comune però, la vita al Meiran non è per niente facile, poiché la scuola è di fatto dominata da un gruppetto di boriosi studenti detti “Gruppo Platinum”, i cui genitori elargiscono grosse donazioni all’istituto, con buona pace di preside e corpo docente che passano oltre ogni loro malefatta. Se il gruppo di platino è una nicchia ristretta di bulletti, non bisogna trascurare la nefasta influenza che i giovani galletti hanno sul resto degli studenti, ricchi o poveri, che rinunciano alla loro stessa dignità per cercare di entrare nelle loro grazie, o almeno, per non essere trattati come stracci vecchi. I Platinum sembrano prendere in simpatia Tsubame, tanto che il loro primo regalo è la posizione di presidente del consiglio studentesco. Dietro questa apparente simpatia però, si nasconde in maniera per niente velata la voglia di mettere la ragazza in una posizione scomoda, a capo di un istituto fatto di studenti assoggettati al potere e un corpo docenti che ha indegnamente dimenticato il ruolo educativo che gli compete. Iniziano quindi i guai per la povera ragazza, che dal momento della sua forzata elezione, sarà il bersaglio favorito dei Platinum ma anche la valvola di sfogo di studenti frustrati dal dominio dei potenti ma al contempo incapaci di opporvisi. In preda ai dubbi Tsubame incontra Kei Shizukui, un misterioso ragazzo sulla sedia a rotelle che le propone di opporsi alla dittatura dei Platinum per raggiungere lei stessa il potere e cambiare quella scuola corrotta. La ragazza è titubante ma accetta l’aiuto di Kei, che le mette a disposizione le uniche armi per combattere questa guerra: le parole da ripetere davanti alle masse e un megafono per far sì che tutti possano sentirle. Inizia quindi la scalata al potere della timida cenerentola.
Gakko no kaidan segue un filo narrativo composto da episodi autoconclusivi, in cui ogni puntata segna un nuovo passo di Tsubame verso la scalata dei vertici scolastici. Il primo problema in cui la serie si impelaga è proprio dato dalla natura autoconclusiva di ogni puntata, che impiega poco a diventare prevedibile nel suo schema “c’è un problema-Tsubame si consulta con Kei-discorso alle masse-risoluzione del problema”. In poco tempo l’andazzo diventa prevedibile, senza contare che i discorsi di Tsubame sono a volte troppo lunghi ed enfatici, finendo per risultare noiosi e un po’ troppo artificiosi. I due difetti citati però, sono paradossalmente i punti focali della storia, che seppur pecchino in una certa misura nel loro modo di esplicarsi, sono ciò che permette alla trama di esistere e svilupparsi. Tsubame avvalendosi del “potere del predicozzo”, cambia a piccoli passi i compagni, i professori, un intero istituto ma anche e soprattutto se stessa; inizialmente la ragazza è sconcertata dalla violenza e dall’impatto emotivo dei discorsi che Kei scrive per lei, perché mettono a confronto ogni studente con la dura realtà di cui si sono fatti complici e vittime, senza escludere se stessa dai dolorosi colpi delle proprie parole. A poco a poco comincia ad acquisire fiducia, a credere nella possibilità di un cambiamento e della riabilitazione di tutti. Tutto ciò però le costa innumerevoli sacrifici, porte in faccia, schiaffoni, pugnalate alle spalle e tante lacrime, senza contare il carico di un passato che sembra non volerla abbandonare e di cui cerca di fare ammenda.
Cioè che colpisce nel fare di Tsubame (e di Kei nella sua ombra) è il cercare di cambiare la scuola dal basso, senza attaccare immediatamente i vertici, ma mostrando alle vittime di questa dittatura quanto l’abbandono dell’amor proprio in favore della popolarità o del quieto vivere li abbia portati in questa situazione di assoggettamento. Tsubame cerca quindi di risvegliare l’animo degli studenti scuotendone l’orgoglio ormai dimenticato di esseri umani che nulla hanno da invidiare a chi è più ricco e potente di loro. La cenerentola ribelle crea la sua armata, dimostrando che la forza degli esseri umani non sta nel potere economico (dei genitori) ma nella forte volontà di raggiungere i propri sogni e obiettivi a costo di inciampare e farsi male.
Altro punto di interesse di Gakko no kaidan è la visione del mondo adulto, quello fatto di genitori e insegnanti. Entrambe le categorie sono analizzate dal punto di vista dei ragazzi, e non mancano di dare la loro opinione di persone ormai cresciute che, a loro dire, meglio dei giovani comprendono la realtà che li circonda. Lo scontro tra le due generazioni non porta sempre a risultati fruttuosi: assoggettati alle logiche della convenienza e disillusi dopo aver perso sogni e speranze della giovinezza, dimenticano il loro ruolo educativo e di sostegno di ragazzi in crescita e bisognosi di una guida, creando un muro invalicabile. Diverso è il comportamento dei genitori degli studenti del programma speciale, quelli come Tsubame insomma, il cui nonno ne è un ottimo rappresentante, poiché sostiene la nipote con decisione ma tenendosi in disparte, dandole modo di agire secondo coscienza ma ricordandole sempre di assumersi le responsabilità di ogni sua azione o parola. Comportamento questo che si scontra con quello dei genitori dei Platinum, il cui unico insegnamento verso i figli riguarda la ricchezza economica e mai quella interiore.
Le situazioni proposte in ogni episodio sono varie ed interessanti, gestite sempre in maniera curiosa e intrigante, seguendo un coerente filo narrativo che porta ad uno sviluppo graduale delle situazioni. Altro punto forte sono le scene tra Tsubame e Kei, due personalità opposte che collaborano per raggiungere un apparente obiettivo comune: tanto è buona, pacata e caritatevole Tsubame, tanto è focoso, diretto e spietato Kei, che non manca di incentivarla in maniera aggressiva. Il suo personaggio però rimane avvolto nel mistero fino alla fine, poiché la serie lascia solo piccoli indizi sparsi per permettere allo spettatore di capire quali siano le vere motivazioni dietro ai suoi gesti. Se Tsubame è abbastanza prevedibile nella sua bontà d’animo, Kei nasconde, dietro la spietatezza e il cinismo, delle sfumature che lo rendono un personaggio interessante e intrigante di cui si è invogliati a voler conoscere sempre di più.
Il suo modo di agire e parlare totalmente sopra le righe cattura l’attenzione grazie anche all’ottima recitazione del suo interprete, il giovane e talentuoso Ryunosuke Kamiki (Rurouni Kenshin, Kazoku Game, The Kirishima Thing, Kamisama no Iutoori) che già aveva interpretato personaggi dalla personalità non facile e parecchio contorta. Kamiki rende al meglio il carattere intricato ed esagerato di Kei, grazie ad una recitazione molto espressiva e che riesce ad esprimere perfettamente le sfumature estremizzate della sua personalità. La giovane Suzu Hirose (Crows Explode, Umimachi Diary) si comporta in maniera egregia nel ruolo di Tsubame, una ragazza semplice ma che, complici le difficoltà in cui incappa, manifesta una vasta gamma di sentimenti ed emozioni diverse, che vanno dalla gioia più pura alla tristezza assoluta. Ben resi anche i personaggi del gruppo Platinum nonché la preside, presenza enigmatica fino alla fine.
Gakko no kaidan ricorda molto un classico manga scolastico, ne segue alcuni cliché ma allo stesso tempo è più coraggioso e feroce nel suo modo di affrontare certe problematiche. Nonostante qualche difetto e un'abbondante quantità di ingenuità, è una serie che si fa seguire molto volentieri, incuriosisce e appassiona anche quando l’andazzo diventa abbastanza prevedibile. Fino agli ultimi episodi misteri e intenti restano nell’ombra per poi esplodere con toni forti e diretti nel finale. Alcuni personaggi sono ben riusciti, la recitazione degli attori è globalmente soddisfacente e la sceneggiatura, semplice ma ben congegnata, svolge quasi sempre al meglio il suo dovere.
Gakko no kaidan porta con sé un’importante lezione, mostrando ai suoi spettatori che per raggiungere la vetta e cambiare un mondo corrotto non è necessario usare potere e violenza, ma che a volte basta la forza delle parole per creare una rivoluzione, e nel caso di Tsubame, è proprio vero, “Ferisce più la lingua che la spada”.
Gakko no kaidan porta con sé un’importante lezione, mostrando ai suoi spettatori che per raggiungere la vetta e cambiare un mondo corrotto non è necessario usare potere e violenza, ma che a volte basta la forza delle parole per creare una rivoluzione, e nel caso di Tsubame, è proprio vero, “Ferisce più la lingua che la spada”.
Il timore è che questa serie mi possa risultare un po' noiosetta. Proveremo comunque in futuro a darle una possibilità.
Complimenti ad Arashi per questa bellissima recensione
Non sono una grande appassionata di drama, questo ho iniziato a seguirlo unicamente perché c'è Kamiki e lo adoro, poi la storia ha fatto il resto, pur con le sue parti noiosette mi ha appassionata e ho maratonato tutti gli episodi.
Dunque. Percepisco anch'io i cliché di "una ragazza di umili origini che frequenta un prestigioso istituto capeggiato dal gruppetto dei soliti quattro fighi boriosi e insulsi".
Credo tuttavia le 'somiglianze' con Hana Yori Dango si fermino a questo punto (o anche prima).
Mi pare che qui il tema analizzato voglia essere del tutto diverso, partendo proprio dalla figura di Kei che sposta l'attenzione del drama sul 'potere delle parole' (scelta azzardata ma meritevole, imho).
Mi pare anche che questa 'Cenerentola' che vuole scagliarsi contro la corruzione di studenti e insegnanti si ponga qualche cosa di più dell'obiettivo di Tsukushi Makino di HanaDan, la quale tutto sommato ambiva solo a poter andare a scuola inosservata in santa pace, ma fatalità il bulletto ricco e figo si innamora di lei.
Non definirei insomma questo un drama scolastico 'sentimentale' com'è Hana Yori Dango (che ho adorato, per la cronaca XD), in quanto il paragone mi sembra un po' (tanto) azzardato.
Collocherei piuttosto Gakko no Kaidan sul genere "socio-politico" con un parallelo della società nipponica (e non solo) riprodotto in piccolo in un istituto scolastico; oltre che, ovviamente, con lo spinoso ma interessantissimo argomento delle relazioni genitori-figli.
Credo che il fattore curiosità-chiave sia da leggersi peraltro tra le righe nel post di Arashi. Se non sbaglio questa è stata la prima serie drama che ha visto per intero, e se nei live action la storia non si regge da sola (attraverso la bravura del cast, dell'intreccio o della regia), un "non fervente appassionato" molla di brutto dopo pochi episodi. Mie esperienze di vita vissute
Della serie: se Arashi ha retto 'maratonandolo' fino alla fine, è assai probabile secondo me che queste fondamenta solide, in Gakkou no Kaidan, ci siano, e non penso si chiamino soltanto 'Kamiki Ryunosuke'
La mia sensazione è che questa sia una di quelle storie che malgrado i difetti enunciati sopra con chiarezza, sa trovare il proprio spazio di originalità nella 'massa', e spiccare per questo.
E sarò strana, ma più della protagonista a me incuriosisce parecchio la figura di Kei, dal momento che tutto pare fuorché un personaggio "buono e sano" XD
Noto infine che la theme è la splendida Uchouten dei B'z, come sempre una garanzia *_*Y
Insomma, c'è molto più che la semplice questione sentimentale in questa storia, è una storia "sociale", non sentimentale, e quindi pur non conoscendo Hana yori dango, credo di poter dire che se ne distacchi, anche solo perché il manga è uno dei più famosi tra gli shojo scolastico-sentimentali dei suoi tempi, categoria in cui Gakko non potrebbe affatto rientare.
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