Chiudete per un attimo gli occhi. Immaginate di trovarvi improvvisamente di fronte a un tizio anonimo, di media statura e completamente calvo, che – avviluppato in un’improbabile calzamaglia color giallo canarino – vi fissa svogliatamente con un ancor più improbabile sguardo da pesce lesso, affermando di essere un “supereroe per hobby”. Quale sarebbe la vostra reazione d’innanzi a costui? Credereste che in realtà vi trovate al cospetto della creatura più forte dell’intero universo, capace di polverizzare qualsiasi cosa gli si pari davanti con un singolo pugno sferrato senza neanche troppa convinzione?
One-Punch Man, serie d’animazione del 2015 della durata di dodici episodi, è ciò che apparentemente potrebbe definirsi “semplice”. Fulcro assoluto dell’opera è l’apatico Saitama, mediocre supereroe “per diletto”, ma dotato dell’incredibile capacità di spazzar via qualsiasi nemico con un pugno solo; le molteplici e pericolosissime minacce alle quali la Terra è costantemente soggetta si risolvono dunque – con somma delusione dello stesso protagonista – in un combattimento a tempo record nel quale il villain di turno viene puntualmente stecchito in un sol colpo. Fine. Il tutto con una semplicità tanto disarmante quanto esilarante.
L’immediatezza è quindi tangibile ovunque: nella trama, nei personaggi, nei dialoghi, nello svolgimento degli eventi e nel loro scioglimento, riflettendosi ed espandendosi in un minimale meccanismo narrativo che procede a una velocità spropositata, diretto e tagliente come un pugno. E, a conti fatti, il problema è proprio questo: le numerose complessità nel recensire questo titolo nascono paradossalmente proprio dalla sua semplicità; o meglio, da tutto ciò che è occultato dietro la veste di (parossistica) immediatezza che lo circonda. Perché fermarsi alla superficie, nel suddetto caso, è esattamente il modo peggiore di approcciarsi alla serie e ai suoi contenuti.
Iniziamo con qualche breve cenno storico: la genesi di One-Punch Man risale ancora al lontano 2009, anno in cui su un blog pressoché sconosciuto comparve il primo capitolo di un webcomic creato da un fumettista amatoriale, che firmava le proprie fatiche con il nome di ONE. Il singolare risultato generatosi dal connubio tra la scarsissima qualità dei disegni – dovuta alla totale inesperienza del suo autore – e il bizzarro, ma a modo suo brillante soggetto, portò l’opera a un successo sorprendente in patria: una popolarità tale che il blog fu notato nientemeno che da Yūsuke Murata, talentuoso disegnatore dell’apprezzato Eyeshield 21. Il celebre mangaka ne fu talmente colpito che, dopo aver saggiato il potenziale dell’opera, contattò immediatamente ONE e si offrì di ridisegnarlo da capo; a partire dal 2012 il remake ottenne una pubblicazione regolare in formato digitale sulla pagina web di Young Jump, una delle riviste di punta della casa editrice Shueisha, e raggiunse in tempi irrisori un successo planetario.
L’anime omonimo – approdato sul piccolo schermo nipponico verso la fine del 2015 e prodotto dal rinomato studio Madhouse – emerge in un momento di particolare crisi creativa del settore, sempre più monopolizzato dal consumismo dilagante e dalle derivanti esigenze di mercato; l’opera in questione dunque, per via della sua notevole e dissacrante originalità, raggiunge ampiamente e senza troppe difficoltà l’effetto sperato, ritagliandosi a suon di pugni – o in un colpo solo, per non venir meno al titolo – un posto d’onore tra le serie più seguite e apprezzate dell’anno.
One-Punch Man, serie d’animazione del 2015 della durata di dodici episodi, è ciò che apparentemente potrebbe definirsi “semplice”. Fulcro assoluto dell’opera è l’apatico Saitama, mediocre supereroe “per diletto”, ma dotato dell’incredibile capacità di spazzar via qualsiasi nemico con un pugno solo; le molteplici e pericolosissime minacce alle quali la Terra è costantemente soggetta si risolvono dunque – con somma delusione dello stesso protagonista – in un combattimento a tempo record nel quale il villain di turno viene puntualmente stecchito in un sol colpo. Fine. Il tutto con una semplicità tanto disarmante quanto esilarante.
L’immediatezza è quindi tangibile ovunque: nella trama, nei personaggi, nei dialoghi, nello svolgimento degli eventi e nel loro scioglimento, riflettendosi ed espandendosi in un minimale meccanismo narrativo che procede a una velocità spropositata, diretto e tagliente come un pugno. E, a conti fatti, il problema è proprio questo: le numerose complessità nel recensire questo titolo nascono paradossalmente proprio dalla sua semplicità; o meglio, da tutto ciò che è occultato dietro la veste di (parossistica) immediatezza che lo circonda. Perché fermarsi alla superficie, nel suddetto caso, è esattamente il modo peggiore di approcciarsi alla serie e ai suoi contenuti.
Iniziamo con qualche breve cenno storico: la genesi di One-Punch Man risale ancora al lontano 2009, anno in cui su un blog pressoché sconosciuto comparve il primo capitolo di un webcomic creato da un fumettista amatoriale, che firmava le proprie fatiche con il nome di ONE. Il singolare risultato generatosi dal connubio tra la scarsissima qualità dei disegni – dovuta alla totale inesperienza del suo autore – e il bizzarro, ma a modo suo brillante soggetto, portò l’opera a un successo sorprendente in patria: una popolarità tale che il blog fu notato nientemeno che da Yūsuke Murata, talentuoso disegnatore dell’apprezzato Eyeshield 21. Il celebre mangaka ne fu talmente colpito che, dopo aver saggiato il potenziale dell’opera, contattò immediatamente ONE e si offrì di ridisegnarlo da capo; a partire dal 2012 il remake ottenne una pubblicazione regolare in formato digitale sulla pagina web di Young Jump, una delle riviste di punta della casa editrice Shueisha, e raggiunse in tempi irrisori un successo planetario.
L’anime omonimo – approdato sul piccolo schermo nipponico verso la fine del 2015 e prodotto dal rinomato studio Madhouse – emerge in un momento di particolare crisi creativa del settore, sempre più monopolizzato dal consumismo dilagante e dalle derivanti esigenze di mercato; l’opera in questione dunque, per via della sua notevole e dissacrante originalità, raggiunge ampiamente e senza troppe difficoltà l’effetto sperato, ritagliandosi a suon di pugni – o in un colpo solo, per non venir meno al titolo – un posto d’onore tra le serie più seguite e apprezzate dell’anno.
Arriviamo subito al punto: One-Punch Man è principalmente una decostruzione, nel senso più ampio e completo del termine. E ciò è ravvisabile innanzitutto nel personaggio principale, Saitama.
Avete presente i classici protagonisti belli, altruisti e perfettini tipici dei battle shōnen odierni? Quelli che con l’impegno e il sudore della fronte riescono a diventare sempre più forti e a superare qualsiasi avversità? Ecco, Saitama invece è già talmente forte da esserne addirittura depresso. Non ha bisogno di allenarsi né di impegnarsi, perché anche il nemico più invincibile e mostruoso per lui è cosa da niente; power-up, potenziamenti, teletrasporti, onde energetiche e super-armature sono completamente inutili, per il semplice motivo che la sua superiorità è talmente spropositata da essere irraggiungibile a priori. E pertanto, privo di sfide e stimoli a migliorarsi, Saitama si ritrova a trascorrere le proprie giornate nell’inedia, chiuso nella sua condizione di isolamento autoinflitto. Il nostro protagonista pelato può dirsi a tutti gli effetti un eroe-simbolo della postmodernità; egli rappresenta il classico “uomo medio” apatico e senza scopo, specchio di una generazione abituata ad avere tutto, che di conseguenza va passivamente ad alimentare quello che resta di una realtà estraniata e immersa nel più completo vuoto esistenziale.
Avete presente i classici protagonisti belli, altruisti e perfettini tipici dei battle shōnen odierni? Quelli che con l’impegno e il sudore della fronte riescono a diventare sempre più forti e a superare qualsiasi avversità? Ecco, Saitama invece è già talmente forte da esserne addirittura depresso. Non ha bisogno di allenarsi né di impegnarsi, perché anche il nemico più invincibile e mostruoso per lui è cosa da niente; power-up, potenziamenti, teletrasporti, onde energetiche e super-armature sono completamente inutili, per il semplice motivo che la sua superiorità è talmente spropositata da essere irraggiungibile a priori. E pertanto, privo di sfide e stimoli a migliorarsi, Saitama si ritrova a trascorrere le proprie giornate nell’inedia, chiuso nella sua condizione di isolamento autoinflitto. Il nostro protagonista pelato può dirsi a tutti gli effetti un eroe-simbolo della postmodernità; egli rappresenta il classico “uomo medio” apatico e senza scopo, specchio di una generazione abituata ad avere tutto, che di conseguenza va passivamente ad alimentare quello che resta di una realtà estraniata e immersa nel più completo vuoto esistenziale.
La “messa in dubbio” è dunque l’elemento chiave dell’opera: mentre Saitama scardina alla radice le strutture archetipali del supereroe, tutto ciò che lo circonda non è altro che la quintessenza dei più comuni cliché del genere. A partire da Genos, l’intrepido cyborg bishōnen che spalleggia il protagonista proclamandosi suo “discepolo”; Genos fa chiaramente il verso all’eroe canonico – normalmente punto focale dell’intera storia, qua ridotto al ben più misero ruolo di “spalla”. Ma il biondo androide non è l’unico caso, in quanto tutta la schiera di improbabili personaggi che si avvicendano attorno a Saitama non è che uno spunto per esibire un sarcastico coacervo di citazioni e rimandi all’immaginario shōnen, in tutte le sue forme e incarnazioni. Sia l’appassionato che lo spettatore occasionale ritroveranno in One-Punch Man quelle figure viste mille volte in mille opere diverse, (ab)usate fino alla nausea e spesso infilate senza cognizione di causa, tanto per buttare carne al fuoco: alieni che si rigenerano, ninja agilissimi, creature emerse dagli abissi marini o dalle profondità della terra, antichi maestri d’arti marziali, esper, mutanti, nerboruti energumeni in pose plastiche, e via discorrendo; a ciò si aggiungono inoltre tutte le situazioni ormai codificate e immancabili, come i classici e lunghissimi “pipponi” dei cattivi sul loro passato, qua gelidamente stroncati dal protagonista dopo pochi istanti («Bla, bla, bla… abbiamo già finito di combattere?»).
Saitama è l’eroe (im)perfetto inserito in una realtà perfetta: l’anime infatti è interamente giocato sul perenne contrasto tra l’iper-stereotipia del contesto e l’antitetica figura del protagonista, unico elemento completamente fuori luogo, e di conseguenza del tutto privo di una raison d’etre.
In tutto questo andirivieni di situazioni e circostanze (volutamente) ripetitive, l’unico tessuto connettivo è costituito dall’Associazione degli Eroi cui il protagonista decide di iscriversi. Vera e propria istituzione gerarchica, l’Associazione offre diversi spunti di satira sociale, che vanno a valorizzare gli elementi prettamente parodistici della serie. I supereroi che ne fanno parte sono in larga parte degli smidollati e degli incapaci, desiderosi unicamente di ottenere successo e soldi; nei rarissimi casi in cui ciò non fosse vero, ci pensa la dura realtà a porvi un freno – come nel caso dello sfortunato Mumen (o “Spatent”) Rider, il cui appassionato entusiasmo è purtroppo direttamente proporzionale alla debolezza fisica. In una società come la nostra, sempre più standardizzata, legata all’apparenza e governata dalle etichette e da rigidi canoni comportamentali, l’Associazione degli Eroi mette in luce tutta la vulnerabilità dell’uomo postmoderno, incapace al pari del protagonista – che per ridicole questioni “burocratiche” si ritroverà inserito in classe C, ovvero la più bassa – di far fronte al sistema sconvolgente (e sconvolto) in cui è intrappolato. Nonostante Saitama abbia dimostrato svariate volte di essere la creatura più forte dell’universo, la sua “etichetta di eroe medio”, per la società massificata in cui vive, è paradossalmente assai più convincente della realtà visibile con i propri occhi.
Di fronte alla martellante impostazione narrativa, il “punto debole” (se così si può definire) di One-Punch Man diventa inevitabilmente la ripetitività. Ma attenzione, il fatto che qualcosa sia ripetitivo non implica che debba necessariamente subentrare la noia, in particolar modo se il potenziale espressivo viene valorizzato a dovere. Questo alla Madhouse l’hanno capito molto bene, a partire dal regista, Shingo Natsume: pur essendo un quasi-esordiente, l’ex collaboratore di Shinichirō Watanabe riversa nel proprio lavoro la sua lunga, ricchissima carriera come animatore di scene d’azione, imbastendo l’opera con una confezione raffinata e scrupolosa. L’esperienza accumulata da Natsume in questo settore si vede, perché One-Punch Man tecnicamente può definirsi quanto di più curato e sorprendente si possa trovare in questo periodo in una produzione televisiva.
Forte di uno staff giovane e talentuoso, l’anime deve quindi buona parte del suo apprezzamento alla meticolosa attenzione posta nella fase di adattamento del manga e nella sua messinscena filmica: pur non essendoci una totale fedeltà alla controparte cartacea per quanto concerne la sceneggiatura, la serie si impone una regia e un comparto grafico che – a partire da inquadrature e formalismi visivi – ne rimarcano pienamente lo stile. La colonna sonora inoltre si attesta su livelli più che buoni, fondendo sonorità elettroniche al rock con risultati decisamente riusciti: menzione particolare va allo splendido singolo “THE HERO!! ~Ikareru Kobushi ni Hi wo Tsukero~”, utilizzato per la sigla d’apertura e interpretato dalla celebre band JAM Project.
Ma il piatto forte dell’opera è rappresentato indiscutibilmente dallo straordinario apparato grafico, che esibisce un enorme dispiego di forze – appoggiandosi persino alla web generation virtuale, ovvero ai giovani talenti nati e scoperti sul web; le curatissime animazioni seguono lo stile impostato nei primi anni Ottanta da Yoshinori Kanada, una delle principali influenze dell’animazione odierna, attraverso la costruzione di folgoranti effetti visivi e focalizzandosi su movimenti volutamente esasperati e potenziati nelle pose chiave. Ulteriore rafforzamento dello stile “aspro” si ottiene grazie alla presenza di Yoshimichi Kameda, key-animator di punta della serie, già celebre per aver disegnato alcune delle più interessanti e virtuosistiche sequenze di Fullmetal Alchemist: Brotherhood: la sua impostazione grafica – poi ripresa e rielaborata da diversi altri animatori – fonde inquadrature grandangolari, modulazione delle lineart e un segno “sporco” e vigoroso, regalando all’opera un’energia fresca e dinamica che ben poche serie possono vantare.
È opportuno sottolineare che l’immenso lavoro tecnico che incornicia l’anime è frutto unicamente dell’estro e dell’entusiasmo infusi dallo staff nel proprio lavoro, tanto che lo stesso direttore delle animazioni Chikashi Kubota ha dovuto specificarlo di persona. Niente budget stratosferici, dunque: solo tanta passione e voglia di fare, che infiocchettano un’idea brillante e ottimamente sviluppata.
One-Punch Man – in Italia integralmente disponibile sulla piattaforma di streaming VVVVID.it – si dimostra in definitiva una piacevolissima sorpresa, che senza prendersi mai sul serio mette in scena le disgrazie dell’eroe medio con un’arguzia e un’ironia di grande efficacia, grazie anche a un eccellente comparto tecnico sempre funzionale all’insieme in cui è inserito.
Bastano dunque questi pochi elementi per innalzare il suddetto anime a “caposaldo” di un genere che pareva non avesse più nulla da offrire? Solo il tempo potrà dirlo con certezza, anche perché la mia impressione è che gli stessi autori si siano semplicemente concentrati sulla solidità del prodotto, senza crogiolarsi nell’inutile presunzione di sfornare a tutti i costi il capolavoro. Ma si sa che le cose più semplici sono spesso anche le più intense e incisive, e alla luce dei numerosissimi pregi One-Punch Man si merita ampiamente il successo ottenuto: è la prova concreta che con il talento e l’entusiasmo l’animazione giapponese è ancora in grado di produrre opere piacevoli, originali e di grande qualità.
Bastano dunque questi pochi elementi per innalzare il suddetto anime a “caposaldo” di un genere che pareva non avesse più nulla da offrire? Solo il tempo potrà dirlo con certezza, anche perché la mia impressione è che gli stessi autori si siano semplicemente concentrati sulla solidità del prodotto, senza crogiolarsi nell’inutile presunzione di sfornare a tutti i costi il capolavoro. Ma si sa che le cose più semplici sono spesso anche le più intense e incisive, e alla luce dei numerosissimi pregi One-Punch Man si merita ampiamente il successo ottenuto: è la prova concreta che con il talento e l’entusiasmo l’animazione giapponese è ancora in grado di produrre opere piacevoli, originali e di grande qualità.
Pro
- Protagonista e trama “sui generis”
- Decostruisce in chiave ironica gli stereotipi del battle shōnen classico
- Non si risparmia una sottile critica nei confronti della società contemporanea
- Comparto tecnico estremamente curato e animazioni eccezionali
- Divertente fino alle lacrime
- Epicità a non finire
Contro
- A tratti potrebbe risultare un po’ ripetitivo
- Alcuni personaggi sono lasciati in secondo piano
Assolutamente niente!!!!! Perfetta!!!
È davvero un'opera che risalta nel panorama attuale.
E inoltre si capisce dal primo all'ultimo minuto che coloro che si sono divertiti di più sono senza ombra di dubbio i membri dello staff che ci hanno lavorato: è veramente un'opera fatta col cuore, e sono riusciti a trasmettere questo sentimento agli spettatori per via dell'estrema cura con cui hanno confezionato l'anime.
E questa è una cosa ormai rarissima: troppe volte ho visto finali "esasperati", dove si capiva che chi ci lavorava non ne poteva più. Mentre qui è l'esatto opposto, e tutta la passione messa sul lavoro arriva fino allo spettatore.
Prego spolliciate pure.
Capire il testo aggiunge parecchio all'esperienza
Ne deve fare ancora parecchia di strada per essere definito capolavoro.
Vedremo.
Ma faranno una seconda stagione?? Per ora questa prima serie quanti volumi del manga copre??
Oltre che sul contenuto sono concorde anche sul voto assegnato.
Bhe, a tutti quelli che sono rimasti folgorati dall'anime e non si sono ancora approcciati al manga, dico solo: fatelo subito! Perché merita tantissimo (e i disegni di Murata poi, sono da sbavo) e perché un'eventuale seconda stagione tarderà un po' ad arrivare.
Still, potevano fare di meglio dal punto di vista della storia e dei personaggi. Più approfondimento psicologico e meno mazzate, cosa che purtroppo non attrae i casualoni.
Miglior anime del 2015? no.
Anime decente/buono shonen? Si.
Purtroppo non sono molto d'accordo col giudizio, dato che One Punch Man non mi ha preso quanto speravo: buona serie d'intrattenimento ricca di gag carine e combattimenti spettacolari e ben animati, ma il protagonista troppo passivo e la mancanza di una trama di fondo che ne facesse sviluppare e crescere i personaggi (gli spunti c'erano, magari vedremo nelle prossime eventuali stagioni) non me l'hanno fatto apprezzare troppo. Sicuramente è una buona serie, ma non il capolavoro della vita celebrato da molti sulla rete, gli shounen classici che prende in giro si prendono più tempo per svilupparsi e riescono maggiormente a lasciare un segno nei loro fruitori.
Concordo in parte su quanto detto. One Punch Man mi è piaciuto, è stata una bella visione leggera e scanzonata ma con tutta la buona volontà non riesco a esaltarmi o assurgerla a capolavoro come fa la stragrande maggioranza. L'ho trovato un buon titolo, ma a parte i bei combattimenti animati benissimo e qualche gag più o meno divertente e riuscita, dalla serie non ho trovato altro. Saitama apatico, depresso e demotivato è divertente e funziona bene, ma dopo un pò che il canovaccio si ripete puntualmente non fa più ridere come all'inizio e inizi a voler vedere altro. Pensavo che la risposta sarebbe arrivata dagli altri personaggi, come Genos e Spatent Rider (due tra i personaggi secondari che più mi piacevano) ma è arrivata in parte, senza quell'approfondimento sperato che sarebbe riuscito a creare un perfetto contraltare tra Saitama, l'eroe per eccellenza ma che è stufo di tutto e uno Spatent Rider troppo poco approfondito per valutarlo al meglio.
Rimane comunque una serie appena abbozzata, visto che sono solo 12 episodi e la storia è appena iniziata. Per un giudizio più approfondito aspetterò la seconda serie ma per ora un 7 è assicurato.
Probabilmente è proprio lo stile dell'opera che mi ha rapito.
Insomma
Se prendi Dragon Ball (LO shounen per antonomasia), i primi 13 episodi racchiudono già una storia completa e soddisfacente, tant'è che la serie poteva finir lì ed essere bella lo stesso
Prendi i primi 12 episodi di DBZ, One Piece, Naruto, Fairy Tail... otterrai il nulla. (per quel che mi riguarda si ottiene il nulla anche con gli episodi successivi, ma non è quello il punto XD)
One-Punch Man in katakana si scrive ワンパンマン e si legge " wanpanman ".
Non vi ricorda nulla ?
http://orig03.deviantart.net/a7a6/f/2014/220/0/2/anpanman____angry_by_hushamzin-d7u8dnv.png
Anche lui pelato, colori vestiti invertiti, supereroe con superpugno...
Genio! XD
Se è per questo allora anche One Punch Man è il nulla, in quanto la trama praticamente non esiste. Che tra l'altro i primi dodici episodi di Dragon Ball Z presentano già uno scopo ben preciso (ovvero prepararsi all'arrivo dei due saiyan) e ti mostrano per bene gli allenamenti di molti personaggi, cosa che One Punch Man non fa.
Se le sue "non-reazioni" genuine, nell'interpretazione del doppiatore italiano - che e' gia' penalizzato da un timbro troppo da ragazzino e vibrante - saranno trasformate in intenzionale strafottenza ed arroganza, il pg sara' rovinato.
OPM alla fine finisce per diventare vittima degli stessi clichè che cerca di prendere per il culo, ma questa è un'altra storia.
Chiarito questo, vorrei che qualcuno mi spiegasse cosa c'è di così fantastico e superlativo in questa serie rispetto alle altre.
Davvero, perché io non l'ho proprio capito.
Non ho visto l'anime in questione ma ho recentemente letto i primi otto volumi in scan (cosa questa, leggere in scan, che io di solito non faccio praticamente mai, ma in questo caso la curiosità e l'ossessività con cui si parlava di questa serie negli ultimi tempi mi hanno spinto a darle un'occhiata), ma tutto questo "capolavoro assoluto" non l'ho proprio visto:
1) Ho solo visto qualche combattimento che però lascia zero hype, visto che tanto dopo poco arriva Saitama a cui basta un solo pugno (senza neanche troppa convinzione, per altro…) per sconfiggere il cattivone di turno.
2) Ho visto che c'è una storia che va avanti per forza di inerzia, dato che di fatto una trama vera e propria non c'è; e hai voglia a dire "ma è ancora presto, la storia è all'inizio" dopo ben otto volumi di nulla assoluto o quasi.
3) Ho visto che c'è un protagonista che è diventato l'idolo del momento per gli appassionati di manga/anime, che io però trovo solo irritante oltre ogni maniera, che non possiede uno straccio di caratterizzazione decente e che possiede una forza che non ha un minimo di plausibilità in confronto agli altri personaggi di contorno, soprattutto per il modo con cui l'ha ottenuta; qualcuno potrebbe dirmi "però è divertente", ma a me non sembra nemmeno quello, di fatto Saitama si comporta sempre da co……one in qualunque situazione si trovi, fa simpatia LUI come personaggio, ma non per quello che dice o fa (potreste dirmi che è la stessa cosa, ma in realtà non lo è, c'è una leggera differenza tra le due cose).
4) E infine ho visto che ci sono personaggi tutto sommato pensati bene (Genos e Sonic su tutti) che però sono semplicemente ridotti a figure di contorno, dato che parrebbe essere Saitama il protagonista unico.
Specifico inoltre, visto che un paio di giorni fa mi è stata rimproverata questa cosa, che ho capito benissimo che l'autore voleva creare una parodia degli shonen di combattimento (e anche di qualche comics americano aggiungo io) e che alcune situazioni sono volutamente paradossali……eppure io continuo a non vedere la genialità in tutto ciò: se già lo schema "allenamento -> scontro protagonista/cattivo -> il buono le prende e il cattivo sembra vincere -> con l'ultimo sforzo vince il buono" è diventato trito e ritrito in qualsiasi shonen, a maggior ragione io lo trovo noioso in One Punch Man, perché per lo meno in uno shonen "classico" (Dragon Ball, One Piece, Naruto, Hunter X Hunter ecc.) il protagonista si allena duramente, fa FATICA a combattere contro il nemico, e solo all'ultimissimo, allo stremo delle forze, riesce a sopraffarlo per un soffio……e in One Punch Man non c'è nemmeno questo, anzi Saitama "combatte" senza neanche troppa convinzione, come dicevo all'inizio……
La mia idea è che One Punch Man ha successo perché è un'opera moooolto furba, perché di fatto è fanservice puro per tutti quelli che vogliono vedere mazzate e combattimenti vari senza troppe spiegazioni, necessarie o meno che siano, e che sicuramente è una serie che piacerà tantissimo a chi fa cosplay, dato che sono abbastanza sicuro nel dire che certi personaggi sono stati studiati a tavolino solo per quel motivo.
Comunque in conclusione, riprendendo quello che dicevo all'inizio, ribadisco che nonostante tutto quello che ho detto non lo considero "il male assoluto" come serie, tutto sommato è gradevole, è un manga/anime da leggere/vedere in spensieratezza, senza farsi troppi castelli in aria, ma per quanto mi riguarda i "capolavori assoluti" sono ben altri.
Mi scuso con tutti per il papiro interminabile, ma ci tenevo a dire la mia opinione
Di fatto vuole anche essere una serie che intrattiene grazie ai combattimenti, e ci riesce benissimo in questi frangenti.
Poi la critica alla società portata avanti in modo irriverente in un anime di supereroi (che spesso sono i difensori della società e dello status quo) e davvero un qualcosa in più.
Ma in OPM il vero "nemico" di Saitama non sono i mostri.
Lui ha asfaltato giganti, mostri marini, asteroidi ecc... ecc... eppure c'è l'essere umano medio(cre) che lo odia e che non crede in lui, badando solo alle "etichette" (ovvero i ranghi dell'associazione).
Alla fine c'è più di un semplice "cattivo vuole uccidere tutti-->l'eroe lo sconfigge", e non bisognerebbe vedere i vari elementi (citazionismo, critica alla società, decostruzione ecc... ecc...) in comparti stagni.
Magari tali componenti prese singolarmente non sono affatto innovative o epiche, ma amalgamate come sono in OPM fanno un lavoro eccelso.
"Ma in OPM il vero "nemico" di Saitama non sono i mostri.
Lui ha asfaltato giganti, mostri marini, asteroidi ecc... ecc... eppure c'è l'essere umano medio(cre) che lo odia e che non crede in lui, badando solo alle "etichette" (ovvero i ranghi dell'associazione).
Alla fine c'è più di un semplice "cattivo vuole uccidere tutti-->l'eroe lo sconfigge", e non bisognerebbe vedere i vari elementi (citazionismo, critica alla società, decostruzione ecc... ecc...) in comparti stagni.
Magari tali componenti prese singolarmente non sono affatto innovative o epiche, ma amalgamate come sono in OPM fanno un lavoro eccelso."
Fidati se ti dico che la cosa è molto meno evidente di come la dipingi.
Prima di tutto perché, come in parte ho detto prima, a parte Saitama gli altri personaggi sono caratterizzati fin lì, e questo vale anche per il "popolino bue", perché allora mi chiedo: e perché sono così fissati con l'etichetta?? Che differenza fa se a salvarti è un eroe di Classe C, B, A, S o il primo sconosciuto che capita? Tu mi dirai "perché la gente è ipocrita e OPM gli fa il verso", forse è vero…….ma allora spiegalo bene! Perché finora, apparte quando Genos introduce il discorso sull'accademia dei supereroi, la cosa non viene messa poi così tanto in risalto, solo in qualche sporadica occasione.
Che poi tra l'altro, per le varie classi di supereroi, anche queste hanno un loro senso fin lì, finora gli unici eroi che non sono stati massacrati e si sono dimostrati all'altezza delle varie calamità sono stati quelli di grado S……quindi mi viene da pensare che tutti gli altri sono delle belle pippe……bello!
quindi mi viene da pensare che tutti gli altri sono delle belle pippe……bello!
Beh... il supereroe n1 di classe C è un tipo che gira in bici (ed era davanti a Saitama prima del Sea King). Già da qui si capisce molto.
Dappertutto nella società c'è gente che ricopre posti importanti senza meritarlo, e questo non fa differenza fra i supereroi (vedi il futuro arco di King).
Io invece non l'ho interpretato così, l'ho interpretata come una semplice classifica di "forza", classifica in cui gli eroi sono stati divisi per semplice praticità in base alle loro capacità.
Il fatto che ci fosse anche un test scritto ha la sua importanza in modo relativo, non solo perché c'è anche il test fisico (e sono pronto a credere che varrebbe anche il contrario, cioè massimo allo scritto e quasi nullo nella pratica, per essere classificati come eroi di livello C), ma anche perché, tanto per fare un esempio, una cosa del genere è presente anche in altre serie, come in Naruto, che per passare di categoria tra Genin, Chunin e Jonin hanno esami scritti e pratici da fare, e queste categorie "servono" proprio per stabilire una gerarchia (oddio, mai avrei pensato di portare Naruto come esempio, visto quanto ho iniziato a schifarlo negli ultimi anni ma in questo caso credo sia un esempio calzante).
In tutta onestà, che questa delle etichettature fosse un pretesto per prendere in giro la società, l'ho "scoperto" solo adesso che me l'hai accennato, mai mi è passato per la mente mentre leggevo il manga……problema mio, certo, ma non è che l'autore si sia impegnato così tanto per rendere più evidente la cosa……
Dopotutto è una critica scanzonata e ironica, ed è possibile che avrebbe perso un po' di mordente in una versione più esplicita.
Può essere……comunque siamo un po' usciti dall'argomento iniziale della discussione.
Mettiamola così, OPM è stato pensato da ONE anche per criticare la società, le sue ipocrisie, la sua superficialità ecc.; diciamo anche che è un'opera che intrattiene per diversi motivi, più o meno efficaci (umorismo, azione ecc. ecc.).
Ora, la mia domanda è……perché credi che OPM abbia avuto tutto questo successo? Credi che al ragazzino 13enne che guarda OPM su VVVID piaccia perché è una critica alla società, perché prende in giro gli altri shonen ecc.? No……OPM piace per il comportamento menefreghista di Saitama, piace perché Saitama ha la felpa con Oppai scritto sopra, piace perché la gente non aspetta altro di vedere la prossima faccia "stupida" di Saitama (tipo il famoso "Ok…"), giusto per usarla alla cavolo di cane come meme su Facebook (e fuori contesto, tra l'altro)……il motivo per cui OPM ha successo è molto meno "alto" di quanto non sembri, almeno io la penso così……
Riguardo alla discussione che si è venuta a creare sono essenzialmente d'accordo con Meganoide.
@ Zero___Zone , se posso rispondere anch'io alla tua domanda:
Ecco, secondo me a fare il successo di OPM è l'insieme delle due cose, ovvero il fatto che sia apprezzabile da differenti target di pubblico, con diverse aspettative e modi di porsi nei confronti dell'opera. Uno dei punti di forza dell'anime è il fatto che sia assolutamente ben congegnato nella sua struttura narrativa: riesce facilmente a convincere gli "elitisti" e quelli che vanno più a fondo nell'analisi di un'opera, ma al tempo stesso diverte e piace anche a chi cerca una semplice serie di intrattenimento, senza pretenziosità. Il che, attenzione, non è cosa da poco.
@ Kotaro: ma io nel 2012 ancora non c'ero, in qualche modo dovrò pur recuperare!
OPM piace per tutte queste cose e anche per altre (che vanno dalla critica alla società alle caxxonerie di Saitama). Diciamo che i 5 "pro" elencati da Traxer nella rece centrano grossomodo l'obiettivo.
OPM riesce ad amalgamare molto bene tutti questi elementi, tanto che a mio avviso il risultato finale è superiore alla mera somma di tali componenti (che presi singolarmente invece non risalterebbero).
Ed è per questo che ha riscontrato un successo così ampio.
Qui e nelle discussioni precedenti ho letto diverse critiche a questo o quell'aspetto di quest'opera. Alcune erano tutto sommato appropriate e effettivamente condivisibili, altre un po' meno, ma per ora non ho ancora visto nessuna critica sul come siano state amalgamante (che, a mio avviso, è il vero punto di forza di OPM).
Il che, in effetti, risalta ancor di più se posto nel panorama attuale, dove ci sono davvero troppi troppi troppi troppi anime che mettono 10.000 ingredienti con nessuno di loro che viene sfruttato a dovere.
E Di Caprio piaceva alle ragazzine perché sapeva recitare bene o perché era belloccio?
Il fatto che sia bello lo rende un attore più scarso?
Pensaci un attimo e ti renderai conto che tirare in ballo perché OPM piace alla gente non ha alcuna rilevanza nel discorso se OPM è valido o no.
Ti rispondo rapidamente, perché ormai mi sembra di aver chiarito il mio punto di vista (prolissità a parte ).
Sul discorso che sappia "ben amalgamare" diversi elementi avrei ancora qualcosa da ridire, perché appunto, come dicevo, alcuni elementi che per te sembravano chiari ed evidenti fin da subito non lo sono/erano per me (o anche per altre persone, non penso di essere il solo), quindi non mi sembrano così ben amalgamati.
@Chibi Goku:
E quindi? Se un'opera ha successo è perché piace, se ha tanto successo vuol dire che piace a tanti……non è per forza un demerito, ci mancherebbe altro, ma non è nemmeno garanzia assoluta di qualità: e se poi andassimo ad analizzare pure a che tipo di pubblico piace e a riscontrarne i motivi……
@traxer-kun:
Grazie della risposta
Personalmente non sono d'accordo, soprattutto sulla questione che sia una serie così tanto "profonda" da essere analizzata, ma va be non mi perdo in ulteriori chiacchiere, penso di aver già abbondantemente spiegato come la penso, per cui la chiudo qui .
Comunque grazie ancora e complimenti per la recensione così ben dettagliata (e per la pazienza e costanza impiegata per farla così lunga soprattutto! )
La sigla iniziale l'ho sentita e davvero non mi piace, troppo casinista.
PS
Ho voglia di fare il pieno di pollici rossi stavolta
Ooooooooo finalmente qualcuno che ci è arrivato bella Micheles!!!
PS
Ho voglia di fare il pieno di pollici rossi stavolta
Hai avuto il mio LOL!!
Dall'altro lato, però, la curiosità per questa serie era motivata proprio dall'attesa generata che leggevo sul web come l'imminente arrivo di un capolavoro di quelle opere che destrutturano il genere per creare originalità....beh io non l'ho vista. Il protagonista è sicuramente sui generis ed è lui che destruttura perchè sembra completamente apatico anche quando il mondo è sull'orlo della distruzione e ha una forza che è esageratamente esagerata, ma il resto dei personaggi buoni o malvagi, si comporta come si è sempre comportato nei battle shonen. Ci sono altre serie che hanno saputo mettere gli eroi sotto un'altra luce, analizzandone anche aspetti negativi o mettendo in discussione la loro "professione" e qui tali argomenti vengono accennati, ma sono tutte cose che avvengono al di fuori del protagonista e che potrebbero proseguire anche se lui da un giorno all'altro sparisse, come une rette parallele della stessa opera. Ora sento dire che il manga è molto meglio e personalmente la curiosità è tornata a far da padrone, ma resto scettico dal giudicare One Punch Man come anime dell'anno, merita sicuramente per la realizzazione ma vorrei vederne futuri sviluppi per formulare un giudizio anche sulla trama
le future stagioni 2 e 3 saranno entrambe incentrate su una sola saga (La saga del Cacciatore)
La mediocrità è tollerata benissimo su questo portale, e post del genere ne sono il più limpido esempio. U_U
Non ho cambiato opinione... semplicemente trovo che il segreto del suo successo sia che tutti l'hanno guardato:
chi guarda tanti anime (salvo eccezioni) non l'ha trovato un capolavoro, ma carino abbastanza da essere guardato fino in fondo...
chi guarda anime casualmente di tanto in tanto l'ha guardato o perchè lo guardano tutti o perchè lo trovava un capolavoro...
Alla fin fine è una specie di Gintama, Sket Dance ecc...
divertente/shonen... questo è il genere che va di più insieme a violenza/sesso (infatti l'attacco dei giganti ha avuto enorme successo anche per quello).
No OPM non è un capolavoro, ma agli occhi di un ragazzino può tranquillamente sembrarlo, e agli occhi di chiunque altro è abbastanza bello da essere visto, per questo ha avuto tante visualizzazioni e tanto successo...
Anche se devo dire la verità, non mi aspettato che nella classifica delle visualizzazioni di VVVVID superasse capolavori come Fate Stay Night, Psycho Pass, Full metal alchemist brotherhood ecc... cioè questo significa che ci sono circa un milione di persone che hanno deciso di vedere OPM ma non quei capolavori!!! è incredibile e stranamente frustrante (tanto che ho pensato "diavolo non dovevo vederlo")....
Infine mi sono detto... pazienza prima o poi spero che almeno 500'000 di quelle persone diverranno abbastanza appassionati da recuperare qualche capolavoro... d'altra parte anch'io all'inizio guardavo solo Bleach, Naruto e One Piece.... solo andando avanti con gli anni ho recuperato Hokuto No Ken, 20th century boys, Lady Oscar e altri capolavori del passato e del presente.
Scena madre: Saitama che annaffia una pianta grassa.
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