Tante volte ci è stato chiesto di fare una rubrica dove inserire il bianco e il nero, Capuleti e Montecchi, Livorno e Pisa, giorno e notte...insomma due punti di vista diametralmente opposti su cui poter discutere e magari anche schierarsi.
Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati" e che i nostri detrattori scarseggiano a fantasia, ci siamo detti in Redazione "Why not"?
AnimeRing!
Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
Andiamo a scoprire il titolo, da oggi in poi cercheremo di fare qualche appuntamento in più al mese!
Questa volta parliamo di un titolone almeno per quanto riguarda i fiumi di parole versati in rete, anche su questo sito, tanto che da più parti si richiede spesso la sua acquisizione da parte di un editore italico. Stiamo parlando di Kill la Kill. Stiamo parlando, infatti, del titolo di punta nel 2013 dello Studio Trigger che vedeva nuovamente riuniti il regista Hiroyuki Imaishi (Sfondamento dei Cieli Gurren Lagann, Panty & Stocking with Garterbelt) e lo sceneggiatore Kazuki Nakashima (Sfondamento dei Cieli Gurren Lagann, Nodame Cantabile: Finale, Re Cutie Honey) con al loro fianco come character designer l'ottimo Sushio, che oltre ad aver contribuito a Gurren Lagann è stato key animator nella quadrilogia di Evangelion.
Cast stellare per una serie che invece ha diviso, e non poco, il fandom e gli stessi fan del regista. Noi abbiamo preso due posizioni molto distanti tra loro e le abbiamo messe a confronto.
La domanda è una sola: voi da che parte state?
Kill la Kill
9.0/10
Avete presente quelle opere che per motivi sconosciuti riescono a mantenere incollati gli spettatori allo schermo o al libro pur magari non contenendo alcuna caratteristica esattamente originale, ed anzi risultando anche abbastanza rozze? Beh personalmente ritengo che Kill La Kill risulti essere tra quelli.
In un Giappone di quello che sembra un futuro prossimo la giovane studentessa Matoi Ryuko ha come missione trovare e punire colui che ha assassinato il padre ed è disposta a tutto pur di raggiungere questo obiettivo. Si dirigerà all'accademia Honnouji, dove la legge del più forte sembra essere predominante anche sullo studio, e dove inoltre la presidentessa del consiglio Satsuki Kiryuin sarebbe a conoscenza dell'individuo che c'è dietro la morte del padre di Ryuko. Ma a dominare l'ambiente, oltre all'anarchia più pura sedata solo dalla forza bruta, vi sono degli studenti dotati di uniformi in grado di aumentare notevolmente le prestazioni fisiche e quindi anche le abilità combattive. La Giovane Ryuko scoprirà molto più di quanto potesse mai immaginare e che la strada verso la verità è pregna di intrighi e di...legnate. Il sottoscritto freme dalla voglia di continuare a fornire ulteriori dettagli ma si rischierebbe solo un'inevitabile oltre che sgradevole spoiler, pertanto l'introduzione alla trama è tutta qui.
Negli ultimi tempi il fattore o genere "tamarro" è stato sempre preso molto alla leggera, mai approfondito o comunque mai sfruttato nella giusta maniera, questo almeno finché non si dà uno sguardo a Kill La Kill. Ma cosa s'intende per tamarro? Assurde/strambe pettinature? Sarcastiche esagerazioni tendenti al folle e all'assurdo? Difficile dirlo con esattezza ad essere sinceri, eppure basta seguire una storia, un anime in questo caso, per attribuire tale caratteristica ad un'opera come quella in questione. Quella stessa caratteristica tamarra raggiunge una nuova tipologia di significato in questo folle anime, tanto da lasciarci ammaliare da esso senza neanche accorgercene. Attenzione però! Non si tratterà di qualcosa di semplicemente già visto bensì di un'insieme di elementi traenti forza da citazioni, stereotipi, cliché, esagerazioni e quant'altro rigirandoli a proprio favore ed esaltandone i tratti, in tutti i sensi immaginabili e non.
Potrei dirvi che Kill La Kill tratta di combattimenti con un contesto dannatamente votato all'ecchi eppure non renderebbe l'idea perché si potrebbe pensare facilmente ad altri anime magari neanche degni di nota, d'altra parte non stiamo parlando di un titolo che si prende sul serio al 100%, stiamo parlando anzi di un titolo che si prende in giro da solo per quella stessa percentuale e nonostante questo riesce a risultare coerente con sé stesso fino all'ultimo minuto, mantenendo in piedi una storia che per quanto esagerata non ci fa porre mai troppe domande a riguardo (sarebbe anche abbastanza stupido farlo). Forse ciò che esprime al meglio il concetto che il sottoscritto non riesce ad esprimere a parole proprie può essere una frase contenuta nella stessa opera e che afferma " non avere senso è la nostra caratteristica ". Quest'ultima affermazione esprime al meglio le sensazioni provate durante la visione del titolo in questione chiarendo inoltre un elemento fondamentale a riguardo, ovvero di prendere Kill La Kill per quello che è, un'opera di fantasia dedita all'intrattenimento puro e che fa dell'imprevedibilità uno dei suoi punti di forza fino alla fine. Peraltro Kill La Kill non si nasconde dietro nulla, sarà sempre sfacciato e diretto in ogni dialogo e/o situazione, caratteristica alquanto rara di questi tempi.
Tristemente si è letto in giro di cadute di ritmo nella seconda metà dell'anime, di scadenti indirizzamenti ai classici "power up" e di una ripetitività di fondo. Volendo rimanere obiettivi posso ritrovarmi d'accordo in maniera estremamente flebile solo agli ultimi due aspetti negativi poiché in realtà è proprio con la seconda metà dell'anime che l'opera decolla mostrando una profondità narrativa celata fino a quel momento, pertanto altro che cali di ritmo. Tornando ai due punti possiamo senz'altro constatare che i power up ci sono essenzialmente per tutta la durata dell'anime per forza di cose (che possono essere capite solo visionandolo), e che la ripetitività si riscontra semplicemente per una manciata di gag alle quali faremo decisamente poco caso (specialmente in dirittura d'arrivo per il finale). Quindi con tutta la buona volontà e neutralità nei confronti di Kill La Kill a me sembra che i cosiddetti "difetti" siano stati un po' la patetica e triste ricerca del pelo nell'uovo. E' come se un non appassionato di corse automobilistiche criticasse la formula 1 affermando che in fin dei conti si fa sempre la stessa cosa, ovvero girare in tondo...abbastanza inutile commentare oltre vi pare? E poi, come già detto, l'anime in questione va preso con leggerezza non con la serietà di una giuria degli oscar.
Passiamo quindi al comparto tecnico che anima l'universo di Kill La Kill. Da che ho memoria non ricordo di aver mai visionato un anime cosi schizzato, esagerato, stilizzato e votato al deforming come in questo caso. La quantità di dettagli è sorprendente per un anime che si sfotte da solo e l'uso dei colori accesi e degli effetti di luce casuali rende il tutto estremamente vivo, sfrenato e gradevole agli occhi di chiunque lo visioni. Improvvise scritte su schermo, cambi d'inquadratura, focus visivi e animazioni incredibilmente fluide, specie nelle scene d'azione, riescono ad esaltare ulteriormente l'apprezzamento per il lavoro svolto che complessivamente non ha nulla da invidiare (ma molto da farsi invidiare) ad opere valutate maggiormente. Ad accompagnare il tutto troviamo un'audio semplicemente perfetto in ogni effetto riprodotto oltre alla stupenda e azzeccata colonna sonora che incalza al momento giusto senza perdere un colpo né nelle opening/ending né nei sottofondi d'accompagnamento.
In molti penseranno che l'esito del mio voto sia scontato, già scritto oltre che delineato minuziosamente in ogni dettaglio della recensione. In realtà Kill La Kill è un anime che può essere apprezzato al meglio solo se ci si lascia trascinare da esso, senza opporre futili resistenze solo per fare gli alternativi e scrivere di conseguenza commenti negativi a riguardo. Non ho scritto la recensione di un capolavoro, avrei voluto qualche sentimento in più durante lo svolgersi delle vicende, e magari un'introspezione maggiore in alcuni aspetti della trama, eppure Kill La Kill mi ha accompagnato facendomi sorridere, intrattenendomi, lasciandomi sbigottito dinanzi a colpi di scena realmente inaspettati e lasciandomi ad ogni episodio con la curiosità del successivo, se questo non basta a rendere bello un anime giapponese allora il problema non è del titolo in questione ma di colui che lo sta visionando. Anime estremamente consigliato.
In un Giappone di quello che sembra un futuro prossimo la giovane studentessa Matoi Ryuko ha come missione trovare e punire colui che ha assassinato il padre ed è disposta a tutto pur di raggiungere questo obiettivo. Si dirigerà all'accademia Honnouji, dove la legge del più forte sembra essere predominante anche sullo studio, e dove inoltre la presidentessa del consiglio Satsuki Kiryuin sarebbe a conoscenza dell'individuo che c'è dietro la morte del padre di Ryuko. Ma a dominare l'ambiente, oltre all'anarchia più pura sedata solo dalla forza bruta, vi sono degli studenti dotati di uniformi in grado di aumentare notevolmente le prestazioni fisiche e quindi anche le abilità combattive. La Giovane Ryuko scoprirà molto più di quanto potesse mai immaginare e che la strada verso la verità è pregna di intrighi e di...legnate. Il sottoscritto freme dalla voglia di continuare a fornire ulteriori dettagli ma si rischierebbe solo un'inevitabile oltre che sgradevole spoiler, pertanto l'introduzione alla trama è tutta qui.
Negli ultimi tempi il fattore o genere "tamarro" è stato sempre preso molto alla leggera, mai approfondito o comunque mai sfruttato nella giusta maniera, questo almeno finché non si dà uno sguardo a Kill La Kill. Ma cosa s'intende per tamarro? Assurde/strambe pettinature? Sarcastiche esagerazioni tendenti al folle e all'assurdo? Difficile dirlo con esattezza ad essere sinceri, eppure basta seguire una storia, un anime in questo caso, per attribuire tale caratteristica ad un'opera come quella in questione. Quella stessa caratteristica tamarra raggiunge una nuova tipologia di significato in questo folle anime, tanto da lasciarci ammaliare da esso senza neanche accorgercene. Attenzione però! Non si tratterà di qualcosa di semplicemente già visto bensì di un'insieme di elementi traenti forza da citazioni, stereotipi, cliché, esagerazioni e quant'altro rigirandoli a proprio favore ed esaltandone i tratti, in tutti i sensi immaginabili e non.
Potrei dirvi che Kill La Kill tratta di combattimenti con un contesto dannatamente votato all'ecchi eppure non renderebbe l'idea perché si potrebbe pensare facilmente ad altri anime magari neanche degni di nota, d'altra parte non stiamo parlando di un titolo che si prende sul serio al 100%, stiamo parlando anzi di un titolo che si prende in giro da solo per quella stessa percentuale e nonostante questo riesce a risultare coerente con sé stesso fino all'ultimo minuto, mantenendo in piedi una storia che per quanto esagerata non ci fa porre mai troppe domande a riguardo (sarebbe anche abbastanza stupido farlo). Forse ciò che esprime al meglio il concetto che il sottoscritto non riesce ad esprimere a parole proprie può essere una frase contenuta nella stessa opera e che afferma " non avere senso è la nostra caratteristica ". Quest'ultima affermazione esprime al meglio le sensazioni provate durante la visione del titolo in questione chiarendo inoltre un elemento fondamentale a riguardo, ovvero di prendere Kill La Kill per quello che è, un'opera di fantasia dedita all'intrattenimento puro e che fa dell'imprevedibilità uno dei suoi punti di forza fino alla fine. Peraltro Kill La Kill non si nasconde dietro nulla, sarà sempre sfacciato e diretto in ogni dialogo e/o situazione, caratteristica alquanto rara di questi tempi.
Tristemente si è letto in giro di cadute di ritmo nella seconda metà dell'anime, di scadenti indirizzamenti ai classici "power up" e di una ripetitività di fondo. Volendo rimanere obiettivi posso ritrovarmi d'accordo in maniera estremamente flebile solo agli ultimi due aspetti negativi poiché in realtà è proprio con la seconda metà dell'anime che l'opera decolla mostrando una profondità narrativa celata fino a quel momento, pertanto altro che cali di ritmo. Tornando ai due punti possiamo senz'altro constatare che i power up ci sono essenzialmente per tutta la durata dell'anime per forza di cose (che possono essere capite solo visionandolo), e che la ripetitività si riscontra semplicemente per una manciata di gag alle quali faremo decisamente poco caso (specialmente in dirittura d'arrivo per il finale). Quindi con tutta la buona volontà e neutralità nei confronti di Kill La Kill a me sembra che i cosiddetti "difetti" siano stati un po' la patetica e triste ricerca del pelo nell'uovo. E' come se un non appassionato di corse automobilistiche criticasse la formula 1 affermando che in fin dei conti si fa sempre la stessa cosa, ovvero girare in tondo...abbastanza inutile commentare oltre vi pare? E poi, come già detto, l'anime in questione va preso con leggerezza non con la serietà di una giuria degli oscar.
Passiamo quindi al comparto tecnico che anima l'universo di Kill La Kill. Da che ho memoria non ricordo di aver mai visionato un anime cosi schizzato, esagerato, stilizzato e votato al deforming come in questo caso. La quantità di dettagli è sorprendente per un anime che si sfotte da solo e l'uso dei colori accesi e degli effetti di luce casuali rende il tutto estremamente vivo, sfrenato e gradevole agli occhi di chiunque lo visioni. Improvvise scritte su schermo, cambi d'inquadratura, focus visivi e animazioni incredibilmente fluide, specie nelle scene d'azione, riescono ad esaltare ulteriormente l'apprezzamento per il lavoro svolto che complessivamente non ha nulla da invidiare (ma molto da farsi invidiare) ad opere valutate maggiormente. Ad accompagnare il tutto troviamo un'audio semplicemente perfetto in ogni effetto riprodotto oltre alla stupenda e azzeccata colonna sonora che incalza al momento giusto senza perdere un colpo né nelle opening/ending né nei sottofondi d'accompagnamento.
In molti penseranno che l'esito del mio voto sia scontato, già scritto oltre che delineato minuziosamente in ogni dettaglio della recensione. In realtà Kill La Kill è un anime che può essere apprezzato al meglio solo se ci si lascia trascinare da esso, senza opporre futili resistenze solo per fare gli alternativi e scrivere di conseguenza commenti negativi a riguardo. Non ho scritto la recensione di un capolavoro, avrei voluto qualche sentimento in più durante lo svolgersi delle vicende, e magari un'introspezione maggiore in alcuni aspetti della trama, eppure Kill La Kill mi ha accompagnato facendomi sorridere, intrattenendomi, lasciandomi sbigottito dinanzi a colpi di scena realmente inaspettati e lasciandomi ad ogni episodio con la curiosità del successivo, se questo non basta a rendere bello un anime giapponese allora il problema non è del titolo in questione ma di colui che lo sta visionando. Anime estremamente consigliato.
Kill la Kill
5.0/10
Rygar
-
Le fanfare e la propaganda tipica della sottocultura italiana di certi appassionati dell'animazione giapponese annunciarono questa serie come un "trionfo di epicità", come il "paladino che salverà l'animazione giapponese" (ma l'animazione giapponese ha davvero bisogno d'essere salvata? Io non credo), come una "lezione di stile" (magari potrebbero organizzare delle passerelle per il prossimo Milano Moda) che i moderni studi d'animazione dovrebbero recepire, e poco altro ancora. Sicuramente questo "Uccidere La Uccidere" (o Tagliare La Tagliare, secondo un'ambiguità di traduzione) è stata una delle serie dell'ottima stagione autunnale 2013 più acclamate, se non la più acclamata in assoluto, anche se è bastato guardare il trailer di presentazione per rendersi conto che c'era ben poco da acclamare. In Giappone questa serie non è stata accolta con grande entusiasmo e le vendite sono forse il risultato più evidente che prodotti del genere non conquistano un'ampia fetta di mercato e non sono nemmeno considerati come opere di nicchia. Insomma, si è rivelato essere un'anonima via di mezzo facilmente trascurabile dallo sconfinato marketing e dal gradimento complessivo che molte altre opere sue contemporanee hanno saputo offrire. Paradossalmente hanno generato più scalpore le notizie dedicate alle accuse di plagio da altre opere e qualche audace signorinella che ha utilizzato le succinte vesti da combattimento come cosplay, il resto sono sterpaglie rotolanti.
Volendo operare una sintesi un po' stringata, si potrebbe riassumere KLK conosciuto anche come "Kill La Kill" (un nome senz'altro altisonante e pretenzioso, ma vogliate perdonarmi questo ingenuo anti-spoiler, non muore praticamente nessuno! O quasi, se si escludono certe "forme di vita"…) come un mercatino rionale pieno di bancarelle da sartoria in cui le urla e la caciara la fanno da padrone, poiché fondamentalmente, tolti tutti questi rumorosi schiamazzi altro non rimane che un'operetta allegrotta (do atto che in più di un frangente abbia fatto ridere), in cui ci si diletta con la realizzazione di abiti "alla moda" (!), con qualche nudista buontempone, con abbondanti scenette di vita domestica di una famiglia non proprio benestante e con qualche pseudo ribellione scolastica (ma alla fin fine si vogliono tutti bene), una vagonata di scopiazzature e di citazioni prese da altre opere più famose e qualche scaramuccia famigliare condita con abbondanti dosi di poppe al vento e chiappe al sole. Signore e signori: eccovi servito l'anime del millennio.
Kill La Kill è un'opera della stagione autunnale 2013 composta da 24 episodi di durata canonica. È previsto un OAV per la stagione autunnale 2014. L'opera nasce come serie d'animazione, la quale ha dato origine ad un omonimo manga il giorno successivo la messa in onda del primo episodio.
Trama: Giappone, Baia di Tokyo. Nell'ipotetico liceo Honnōji in cui impera la rigida presidentessa del consiglio d'istituto Satsuki Kiryuin e i suoi quattro seguaci, l'intera esistenza scolastica è sancita da una ferrea disciplina e da una gerarchia quasi inamovibile. Chi possiede le ultradivise realizzate in biofibra (le quali donano poteri e abilità sovraumane) e chi no, rimanendo un povero pezzente impotente e squattrinato. Un bel giorno giunge Ryuko Matoi, una studentessa che, ricercando l'altra metà di un paio di forbici giganti lasciatele dal defunto padre (probabilmente l'unico vero morto dell'intera serie) rubate dall'assassino di quest'ultimo, intende dire di "no" a tutto questo, e nel contempo, vendicarsi del suddetto assassino. Tra Satsuki e Ryuko non corre buon sangue (o forse si? Chissà…), e quest'ultima, priva dei superpoteri delle uniformi di biofibra, le prende di santa ragione. Sennonché, per dare la possibilità a questa serie di campare 24 episodi, si decide che Ryuko trovi un'uniforme alla marinaretta nera e pure guercia, grazie alla quale ottiene le abilità necessarie per sconfiggere i tirapiedi di Satsuki e avviare così la storia. Riuscirà la nostra eroina a scoprire l'assassino di suo padre, a vendicarsi e a scardinare il sistema?
Grafica: le leggi del marketing (e pure quelle del Karate dello stile Wado-Ryu) sostengono che occorre ottenere il massimo risultato col minimo sforzo, ebbene: non è questo il caso, poiché l'intero comparto grafico è sì focalizzato sulla massimizzazione dell'economia e alla riduzione dei costi, ma il risultato finale è risibile. Basti pensare alla totale mancanza di cura e dettaglio nelle ambientazioni, che seppur variegate sembrano disegnate da un bambino delle elementari, piene di rigature e prive di qualsivoglia struttura. Le animazioni sono praticamente inesistenti, la fluidità è un concetto ignoto allo studio Grilletto (un nome, un programma), in cui s'infila una sequenza di disegni a caso sparati qua e là (Il buon "Carletto, il principe dei mostri" del 1968 era animato meglio). Se questo stratagemma risulta buffo e divertente per le scenette comiche, dall'altro smorza e ridicolizza le varie scene d'azione. Character design mediamente brutto (non si distinguono le femmine dai maschi se non per le poppe, i lineamenti del viso paiono del tutto anonimi e privi di una distinzione netta maschile/femminile, se non in rari casi).
Sonoro: giudizio differente per quel che concerne il comparto sonoro, nel quale sembra essere stato operato un saggio investimento. Le opening sono tutte dinamiche e piuttosto gradevoli. Lo stesso dicasi per gli ending. Ottimi OST, simpatici ed enfatizzano piuttosto bene le scene d'azione. Buoni gli effetti sonori. Ottimo doppiaggio.
Personaggi: senza infamia e senza lode. Alcuni personaggi spiccano per carisma, caratterizzazione e fattore evolutivo, molti altri no, sono sempre gli stessi dall'inizio alla fine e risultano piuttosto anonimi (escludendo le orde di studenti e studentesse fatti tutti con lo stampino, non è uno scherzo). Non credo sia possibile parlare di fattore introspettivo, ciononostante il livello d'interazione è discreto.
Sceneggiatura: gran parte delle note dolenti dell'opera sono presenti qui. La gestione temporale è piuttosto semplice, priva di salti temporali e povera di flashback, spesso narrati dagli stessi protagonisti durante la storia. Il ritmo s'attesta su livelli piuttosto veloci, spesso caotici e frenetici, non mancano le scene d'azione e di violenza, spesso realizzate in maniera pressappochista, codarda (non si ha il coraggio di andare fino in fondo) e per nulla coinvolgente (non menziono poi le notevoli volgarità e le cadute di stile presenti qua e là). Discorso a parte merita il fanservice, esagerato, assurdo, motivato con spiegazioni farlocche, spesso sfociante nel malsano e nel depravato, con palpeggiamenti madre/figlia sicuramente evitabili. Sono presenti degli episodi filler simpatici ma inutili. I dialoghi si alternano tra il simpatico e lo stupido.
Finale: sostanzialmente è in linea con la serie. Comicità dell'ultimo minuto, qualche riflessione, parecchio fanservice e combattimenti finali. Non è del tutto malvagio ma era lecito aspettarsi molto di più.
In sintesi: alla luce di tutto questo, "Uccidere La Uccidere" può definirsi unicamente come una banalissima bambinata scopiazzata un po' qua e un po' là. Una serie all'acqua di rosa in cui si presta grande attenzione a non accoppare qualcuno (non sia mai!), a non esagerare con la truculenza (ma non ci si risparmia certo col fanservice o con le spade usate a mo' di supposte) e a regalare qualche risata all'interno di qualche episodio. Chi volesse una serie tamarra degna di questo nome può sempre affidarsi a Redline o a Black Heaven. Chi volesse qualche infarinatura sul taglio e cucito può tranquillamente seguire questa serie, utile per qualche aspirante boy scout o bottegaro da rione.
Volendo operare una sintesi un po' stringata, si potrebbe riassumere KLK conosciuto anche come "Kill La Kill" (un nome senz'altro altisonante e pretenzioso, ma vogliate perdonarmi questo ingenuo anti-spoiler, non muore praticamente nessuno! O quasi, se si escludono certe "forme di vita"…) come un mercatino rionale pieno di bancarelle da sartoria in cui le urla e la caciara la fanno da padrone, poiché fondamentalmente, tolti tutti questi rumorosi schiamazzi altro non rimane che un'operetta allegrotta (do atto che in più di un frangente abbia fatto ridere), in cui ci si diletta con la realizzazione di abiti "alla moda" (!), con qualche nudista buontempone, con abbondanti scenette di vita domestica di una famiglia non proprio benestante e con qualche pseudo ribellione scolastica (ma alla fin fine si vogliono tutti bene), una vagonata di scopiazzature e di citazioni prese da altre opere più famose e qualche scaramuccia famigliare condita con abbondanti dosi di poppe al vento e chiappe al sole. Signore e signori: eccovi servito l'anime del millennio.
Kill La Kill è un'opera della stagione autunnale 2013 composta da 24 episodi di durata canonica. È previsto un OAV per la stagione autunnale 2014. L'opera nasce come serie d'animazione, la quale ha dato origine ad un omonimo manga il giorno successivo la messa in onda del primo episodio.
Trama: Giappone, Baia di Tokyo. Nell'ipotetico liceo Honnōji in cui impera la rigida presidentessa del consiglio d'istituto Satsuki Kiryuin e i suoi quattro seguaci, l'intera esistenza scolastica è sancita da una ferrea disciplina e da una gerarchia quasi inamovibile. Chi possiede le ultradivise realizzate in biofibra (le quali donano poteri e abilità sovraumane) e chi no, rimanendo un povero pezzente impotente e squattrinato. Un bel giorno giunge Ryuko Matoi, una studentessa che, ricercando l'altra metà di un paio di forbici giganti lasciatele dal defunto padre (probabilmente l'unico vero morto dell'intera serie) rubate dall'assassino di quest'ultimo, intende dire di "no" a tutto questo, e nel contempo, vendicarsi del suddetto assassino. Tra Satsuki e Ryuko non corre buon sangue (o forse si? Chissà…), e quest'ultima, priva dei superpoteri delle uniformi di biofibra, le prende di santa ragione. Sennonché, per dare la possibilità a questa serie di campare 24 episodi, si decide che Ryuko trovi un'uniforme alla marinaretta nera e pure guercia, grazie alla quale ottiene le abilità necessarie per sconfiggere i tirapiedi di Satsuki e avviare così la storia. Riuscirà la nostra eroina a scoprire l'assassino di suo padre, a vendicarsi e a scardinare il sistema?
Grafica: le leggi del marketing (e pure quelle del Karate dello stile Wado-Ryu) sostengono che occorre ottenere il massimo risultato col minimo sforzo, ebbene: non è questo il caso, poiché l'intero comparto grafico è sì focalizzato sulla massimizzazione dell'economia e alla riduzione dei costi, ma il risultato finale è risibile. Basti pensare alla totale mancanza di cura e dettaglio nelle ambientazioni, che seppur variegate sembrano disegnate da un bambino delle elementari, piene di rigature e prive di qualsivoglia struttura. Le animazioni sono praticamente inesistenti, la fluidità è un concetto ignoto allo studio Grilletto (un nome, un programma), in cui s'infila una sequenza di disegni a caso sparati qua e là (Il buon "Carletto, il principe dei mostri" del 1968 era animato meglio). Se questo stratagemma risulta buffo e divertente per le scenette comiche, dall'altro smorza e ridicolizza le varie scene d'azione. Character design mediamente brutto (non si distinguono le femmine dai maschi se non per le poppe, i lineamenti del viso paiono del tutto anonimi e privi di una distinzione netta maschile/femminile, se non in rari casi).
Sonoro: giudizio differente per quel che concerne il comparto sonoro, nel quale sembra essere stato operato un saggio investimento. Le opening sono tutte dinamiche e piuttosto gradevoli. Lo stesso dicasi per gli ending. Ottimi OST, simpatici ed enfatizzano piuttosto bene le scene d'azione. Buoni gli effetti sonori. Ottimo doppiaggio.
Personaggi: senza infamia e senza lode. Alcuni personaggi spiccano per carisma, caratterizzazione e fattore evolutivo, molti altri no, sono sempre gli stessi dall'inizio alla fine e risultano piuttosto anonimi (escludendo le orde di studenti e studentesse fatti tutti con lo stampino, non è uno scherzo). Non credo sia possibile parlare di fattore introspettivo, ciononostante il livello d'interazione è discreto.
Sceneggiatura: gran parte delle note dolenti dell'opera sono presenti qui. La gestione temporale è piuttosto semplice, priva di salti temporali e povera di flashback, spesso narrati dagli stessi protagonisti durante la storia. Il ritmo s'attesta su livelli piuttosto veloci, spesso caotici e frenetici, non mancano le scene d'azione e di violenza, spesso realizzate in maniera pressappochista, codarda (non si ha il coraggio di andare fino in fondo) e per nulla coinvolgente (non menziono poi le notevoli volgarità e le cadute di stile presenti qua e là). Discorso a parte merita il fanservice, esagerato, assurdo, motivato con spiegazioni farlocche, spesso sfociante nel malsano e nel depravato, con palpeggiamenti madre/figlia sicuramente evitabili. Sono presenti degli episodi filler simpatici ma inutili. I dialoghi si alternano tra il simpatico e lo stupido.
Finale: sostanzialmente è in linea con la serie. Comicità dell'ultimo minuto, qualche riflessione, parecchio fanservice e combattimenti finali. Non è del tutto malvagio ma era lecito aspettarsi molto di più.
In sintesi: alla luce di tutto questo, "Uccidere La Uccidere" può definirsi unicamente come una banalissima bambinata scopiazzata un po' qua e un po' là. Una serie all'acqua di rosa in cui si presta grande attenzione a non accoppare qualcuno (non sia mai!), a non esagerare con la truculenza (ma non ci si risparmia certo col fanservice o con le spade usate a mo' di supposte) e a regalare qualche risata all'interno di qualche episodio. Chi volesse una serie tamarra degna di questo nome può sempre affidarsi a Redline o a Black Heaven. Chi volesse qualche infarinatura sul taglio e cucito può tranquillamente seguire questa serie, utile per qualche aspirante boy scout o bottegaro da rione.
Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!
Riesce a intrattenere e a divertire <3
Pure Cross Ange è genere "tamarro"!
M'incuriosisce parecchio, sono veramente curiosa di vedere quanto la serie spingerà sul parossismo e la demenza. Visivamente sembra richiamare molto quei tipi di film e anche a livello di storia e sceneggiatura siamo lì!
Prima o poi, per curiosità, dato che se ne parla tanto, lo guarderò; tuttavia credo che il mio ago della bilancia si sposterà decisamente sull'opzione "trashata".
Che la serie abbia usufruito di un basso budget è chiaro fin dalle prime puntate, ma certe scelte stilistiche di character design secondo me sono volute e l'essere riusciti a confezionare un ottimo prodotto partendo quasi da zero è a mio avviso una dote da lodare. Che poi questo prodotto manchi di trama e/o originalità, beh, questo è un altro paio di maniche e non posso che concordare con Rygar e la sua recensione.
Kill la Kill a conti fatti non è altro che un'accozzaglia di fanservice ed azione messi più o meno alla rinfusa: un'accozzaglia fatta dannatamente bene, ma pur sempre accozzaglia resta.
Comunque sono in disaccordo con chi afferma che è una denuncia al fanservice, al contrario è una denuncia a chi si ferma a criticare banalmente un elemento tanto secondario, Kill la Kill è stato originale a proporre una tematica semplice, bizzarra ma vera, non dobbiamo vergognarci del nostro corpo ne trattare tutto o una parte di pelle scoperta come uno scandalo, possiamo rinnegare gli streotipi della società, ovviamente senza esagerare come i Nudist Beach xD Nonostante qui l'esagerazione, follia ma sopratuto la tamarragine regni sovrana ahahahaha Dunque ottimo anime, seppure non ai livelli di Gurren Lagann, che fece ai tempi lo stesso col power up, mostrando come i potenizamenti tanto criticati potessero diventare una parte epica della trama e collegata alle tematiche se usati bene, viceversa Kill la Kill, usa il suo divertente "ero-fanservice" mai in modo banale ma per trattare l'argomento verstiti, fare citazioni e ecc...Sicuramente non un capolavoro ma non manca poi molto per definirlo tale, se solo non fosse per qualche lacuna(comunque leggere mancanze più che veri e propri difetti)
Per come la vedo io Kill la Kill sia per realizzazione tecnica che per trama sta molto sopra Gurren Lagann che a mio avviso è un po' sopravvalutato dai fan. Per sopravvalutato non intendo dire brutto ovvio, solo che ne sento parlare come uno dei migliori prodotti d'animazione degli ultimi 10 anni in grado di sprigionare epicità e feels ad ogni episodio quando in realtà gli episodi che mi hanno lasciato veramente qualcosa si contano sulle dite di una mano.
Io spero davvero che con gli anni tutti quelli che considerano KlK una semplice trashata possano aprire gli occhi e non che quest'anime venga ricordato solo per i meme sulle trivelle.
e non aggiungo altro U_U
Al giorno d'oggi potrei sostenere che come commedia scolastica è un prodotto quasi riuscito, per il resto è la fiera della fuffa, del budget risicato, e come dicono altri prima di me, della mancanza di idee, della navigazione a vista, ecc.
Ben lungi dall'essere una serie memorabile, Gurren Lagann non lo sfiora neanche con un mignolo secondo me. Campa di citazioni altrui e stenta a reggersi in piedi con le sue gambe. Mi da poi l'impressione che sia una serie più chiacchierata in Italia che in madrepartria.
Io poi non lo definirei nemmeno un trash (men che meno epico), è proprio roba da bambini visto che è la fiera del buonismo e del non farsi troppo male, condito poi con donne brutte e mal vestite. Insomma, uno shonen che si vergogna di essere uno shonen e che si tira sempre indietro quando è il momento di fare sul serio.
Intanto me la filo per evitare il lancio di verdura.
Parte a bomba, poi progressivamente involve fino a diventare una Narutata qualunque. Riparte con il botto verso la metà, ma proprio quando sembrava che stesse per raggiungere i livelli di TTGL, la pessima gestione di Ryuko manda tutto in malora.
Comunque ho trovato ben scritta la recensione di Rieper, che spiega bene i punti di forza di Kill la Kill. L'unica cosa che mi ha fatto storcere il naso della recensione è che bolla a priori ogni critica come pretenziosa e fatta tanto per fare gli alternativi. Possibile che l'unico modo in cui si può difendersi dalle critiche sia denigrare chi le muove e ridurre le sue motivazioni a un "lo fai solo per fare l'esperto/l'alternativo/l'intellettuale/ecc.?
Il pregio principale di Gurren Lagann rispetto a Kill la Kill, a mio avviso, sta nel fatto che il primo è una progressione costante, nonostante gli episodi filler; l'altro invece non riesce a nascondere gli evidenti cali di ritmo.
È una buona serie tutto sommato, ma le grida di giubilo e le strombazzate le reputo un pò esagerate. Come sempre del resto.
A mio parere non è affatto un anime banale o sciocco, (sebbene si conceda tante scene "stupidine", ma hanno il loro perchè, non sono messe lì a caso), ma al contrario molto intelligente: per tutto l'anime ho fatto ben attenzione a cercare di cogliere ogni possibile errore, ogni eventuale minima sbavatura nella sceneggiatura, errori e sbavature presenti in tantissimi anime, ma invece KiK da questo lato è perfettamente pulito e coerente, non ci sono ne errori ne contraddizioni, il che porterebbe a dire "Sì ok, è ovvio che sia così, deve essere così", però io penso che non fosse così scontato, sapendo la quantità di vicende che l'anime offre, a ritmi così forsennati, riesce a mantenere una sceneggiatura chiara e precisa dall'inizio alla fine, con tutti i conti che tornano, anche per i più pignoli come me.
Se si fosse fermato a metà, non gli avrei dato più di 6, ed invece ho finito per dargli un meritato 8½, perchè è riuscito a spiazzarmi e farmi rimangiare il mio scetticismo iniziale. Sull'OST siamo d'accordo, "Before My Body Is Dry" rimane tutt'ora una delle "insert" song (non sigle) che preferisco.
A distanza di un po' di tempo devo dire che, seppur intrattenga molto sul momento, non è uno di quegli anime che ti lascia qualcosa sul lungo termine.
Ottimi punti di forza e diffusi elementi di banalità.
Ma prendendolo per quello che è, guardandolo senza porsi troppo problemi e senza aspettative risulta alla fine piacevole.
Si merita tranquillamente un voto medio
Che chiedere di più? Non sarà un capolavoro assoluto, ma è un prodotto molto godibile.
Per il resto ringrazio Cartman, Disillusion e Dario per le loro opinioni. Come ho scritto, non mancano i momenti di divertimento.
KLK non mi ha convinto nei primi tre episodi, ma ugualmente, me lo vedrò, linea permettendo (che brutto pagare Crunchyroll e trovarsi la linea difettosa dal giorno dopo)
@Rygar: per i pollici versi vorrei chiedere a @Dawnraptor quali pregiudizi ha contro KLK che lo spingono a far sapere al mondo che non lo guarderà mai e, soprattutto, perché se non ha visto nemmeno TTGL deve per forza esprimere il suo disprezzo (o il suo entusiasmo?) per una cosa di cui per sua stessa ammissione non ne sa nulla. Io, per default, ai pregiudizi do pollice verso.
Infine: il titolo è キルラキル e mettere "Kill la Kill" è una trollata sin dall'inizio. Tradurlo poi con "Uccidere la uccidere" ammazza la tua analisi.
E poi non si dice "la verità sta nel mezzo" ?
Ehm... non avevi notato che la mia recensione aveva un non so che di ironico e non voleva prendere l'opera sul serio?
Ma la tua opinione è più in linea con quella comune, qui sembra che vadano tutti contro Kill la Kill e Gurren Lagann, non me l'aspettavo proprio
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