Tante volte ci è stato chiesto di fare una rubrica dove inserire il bianco e il nero, Capuleti e Montecchi, Livorno e Pisa, giorno e notte...insomma due punti di vista diametralmente opposti su cui poter discutere e magari anche schierarsi.
Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?
AnimeRing!
Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
Andiamo a scoprire il titolo su cui faremo discutere voi utenti!
Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!
La domanda è una sola: voi da che parte state?
A FAVORE
CONTRO
Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!
Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?
AnimeRing!
Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
Andiamo a scoprire il titolo su cui faremo discutere voi utenti!
La storia inizia in una sorta di base, dove vengono condotti degli esperimenti su esseri chiamati Diclonius. Esseri capaci di creare dei vettori, armi che somigliano a braccia capaci di distruggere il corpo di un essere umano dall'interno, grazie ad una ghiandola situata al centro del lobo frontale, estremamente sviluppata nei Diclonius. In uno dei laboratori, una cavia riesce a fuggire dalla prigionia, sfruttando l'incompetenza delle guardie, ma proprio mentre sta per andarsene definitivamente dalla base riceve un violento colpo alla testa, facendola cadere da uno scoglio che sporgeva verso il mare, il giorno seguente viene ritrovata sulla riva di una spiaggia da un coppia formata da un ragazzo ed una ragazza, ma la Diclonius sembra aver perso la memoria ed aver avuto uno sdoppiamento di personalità...
Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!
La domanda è una sola: voi da che parte state?
A FAVORE
Elfen Lied
10.0/10
"Elfen Lied" è a tutti gli effetti un punto di convergenza fra vari generi totalmente differenti, che s'incontrano per dare vita a una serie di tredici episodi dai contenuti così profondi e sfaccettati da sorprendere, addirittura stordire e senz'altro commuovere. Quest'opera si presenta sin dalle prime battute con un impatto devastante, avvalendosi di scene splatter davvero cruente, palesi e senza mezzi termini, indirizzando il tutto su una falsa riga fra l'horror e il sovrannaturale, per poi virare verso contenuti più tenui e complicati come amore, amicizia e addirittura razzismo, mentre la trama viene tessuta da uno sparuto quanto eterogeneo gruppo di protagonisti in modo lento ma costante, in previsione di un finale permeato da un climax di rara intensità emotiva.
Che "Elfen Lied" (dal tedesco "canzone elfica") sia un vero e proprio pugno nello stomaco non v'è alcun dubbio, ma etichettarlo come un prodotto pretestuoso atto a sfoderare un perverso fanservice fra scene che sfiorano l'erotico e sfruttano l'impatto visivo dello splatter è un gravissimo errore. Gli sceneggiatori di quest'opera non adoperano vie traverse per raggiungere un target di mercato, tutt'altro; ogni elemento è parte integrante della vicenda e perfettamente contestualizzato, comprensibile e più chiaro col senno di poi, una volta terminata la visione di tutti gli episodi. Le situazioni imbarazzanti, le scene cruente e i momenti ilari hanno l'inequivocabile compito d'immortalare la vicenda, di sensibilizzare lo spettatore avvicinandolo alle emozioni dei protagonisti e di rendere più vero, tangibile e realistico il mondo in cui essi sono immersi. Come in "Berserk" di Kentaro Miura, niente è lasciato al caso o all'immaginazione, tutto è mostrato nudo e crudo, nonostante a visione terminata rimangano alcuni punti oscuri sul passato e su certe sfaccettature caratteriali di taluni personaggi.
A rendere ancora più emozionante questo racconto al confine fra fantascienza ed esoterismo, s'intreccia una dolcissima storia d'amore tanto straziante quanto tenera, una delle più sensibili e colme di sentimento mai viste in una serie animata, che ricorda lo sconfinato e impossibile amore fra la Bella e la Bestia.
"Elfen Lied" esalta con lapalissiana chiarezza l'odio, la rabbia rancorosa e il risentimento di chi viene trattato come diverso perché fuori dai canoni che definiscono "normale" un individuo capace d'inserirsi nella società da cui è circondato, un netto e inaspettato punto di vista dagli occhi dell'emarginato, osteggiato e allontanato dalla gente che lo rifugge. Ogni elemento introspettivo si tinge di sofferto realismo e riesce a fare scivolare in secondo piano con silenziosa naturalezza la violenza e lo "splatter" che avevano tenuto banco sin dalle prime battute, offuscandoli grazie alle discrete dosi di drammaticità e di emozionante profondità che si respirano a pieni polmoni man mano che ci si avvicina al finale.
Artisticamente e tecnicamente parlando, siamo di fronte a un lavoro di media levatura, dal character design rotondeggiante, un "kawaii" appena accennato, dalle tinte unite e dalle ombreggiature nette ed essenziali ai fini di ciò che gli autori intendono trasmettere al pubblico. Anche le animazioni risultano discrete e coerenti a ciò che il canovaccio propone, soprattutto nelle scene scabrose dove splatter o nudità hanno un impatto notevole sullo spettatore e contribuiscono ampiamente a suscitare quelle emozioni che gli sceneggiatori avevano calcolato. Ancor più interessante e originale la sigla iniziale, una sorta di rivisitazione dei quadri più noti di Gustav Klimt dove la protagonista si veste di paillette dorate e posa come le donne ritratte dal grande pittore austriaco, accompagnata da una lirica in latino molto suggestiva quanto sgrammaticata.
A conti fatti, "Elfen Lied" è una serie prettamente indirizzata a un pubblico adulto, che riesce a far riflettere a causa dei suoi contenuti provocatori, ma proprio per tali contenuti riesce a denunciare senza mezzi termini problemi esistenziali che da sempre affliggono la nostra società o tingono di luci e ombre l'animo di ognuno di noi. Vi si trovano sentimenti che proviamo almeno una volta nel nostro arco vitale, ma che non comprendiamo appieno quando risiedono nel cuore altrui fino a che non ci sfiorano personalmente.
Che "Elfen Lied" (dal tedesco "canzone elfica") sia un vero e proprio pugno nello stomaco non v'è alcun dubbio, ma etichettarlo come un prodotto pretestuoso atto a sfoderare un perverso fanservice fra scene che sfiorano l'erotico e sfruttano l'impatto visivo dello splatter è un gravissimo errore. Gli sceneggiatori di quest'opera non adoperano vie traverse per raggiungere un target di mercato, tutt'altro; ogni elemento è parte integrante della vicenda e perfettamente contestualizzato, comprensibile e più chiaro col senno di poi, una volta terminata la visione di tutti gli episodi. Le situazioni imbarazzanti, le scene cruente e i momenti ilari hanno l'inequivocabile compito d'immortalare la vicenda, di sensibilizzare lo spettatore avvicinandolo alle emozioni dei protagonisti e di rendere più vero, tangibile e realistico il mondo in cui essi sono immersi. Come in "Berserk" di Kentaro Miura, niente è lasciato al caso o all'immaginazione, tutto è mostrato nudo e crudo, nonostante a visione terminata rimangano alcuni punti oscuri sul passato e su certe sfaccettature caratteriali di taluni personaggi.
A rendere ancora più emozionante questo racconto al confine fra fantascienza ed esoterismo, s'intreccia una dolcissima storia d'amore tanto straziante quanto tenera, una delle più sensibili e colme di sentimento mai viste in una serie animata, che ricorda lo sconfinato e impossibile amore fra la Bella e la Bestia.
"Elfen Lied" esalta con lapalissiana chiarezza l'odio, la rabbia rancorosa e il risentimento di chi viene trattato come diverso perché fuori dai canoni che definiscono "normale" un individuo capace d'inserirsi nella società da cui è circondato, un netto e inaspettato punto di vista dagli occhi dell'emarginato, osteggiato e allontanato dalla gente che lo rifugge. Ogni elemento introspettivo si tinge di sofferto realismo e riesce a fare scivolare in secondo piano con silenziosa naturalezza la violenza e lo "splatter" che avevano tenuto banco sin dalle prime battute, offuscandoli grazie alle discrete dosi di drammaticità e di emozionante profondità che si respirano a pieni polmoni man mano che ci si avvicina al finale.
Artisticamente e tecnicamente parlando, siamo di fronte a un lavoro di media levatura, dal character design rotondeggiante, un "kawaii" appena accennato, dalle tinte unite e dalle ombreggiature nette ed essenziali ai fini di ciò che gli autori intendono trasmettere al pubblico. Anche le animazioni risultano discrete e coerenti a ciò che il canovaccio propone, soprattutto nelle scene scabrose dove splatter o nudità hanno un impatto notevole sullo spettatore e contribuiscono ampiamente a suscitare quelle emozioni che gli sceneggiatori avevano calcolato. Ancor più interessante e originale la sigla iniziale, una sorta di rivisitazione dei quadri più noti di Gustav Klimt dove la protagonista si veste di paillette dorate e posa come le donne ritratte dal grande pittore austriaco, accompagnata da una lirica in latino molto suggestiva quanto sgrammaticata.
A conti fatti, "Elfen Lied" è una serie prettamente indirizzata a un pubblico adulto, che riesce a far riflettere a causa dei suoi contenuti provocatori, ma proprio per tali contenuti riesce a denunciare senza mezzi termini problemi esistenziali che da sempre affliggono la nostra società o tingono di luci e ombre l'animo di ognuno di noi. Vi si trovano sentimenti che proviamo almeno una volta nel nostro arco vitale, ma che non comprendiamo appieno quando risiedono nel cuore altrui fino a che non ci sfiorano personalmente.
CONTRO
Elfen Lied
3.0/10
Anime del 2004, visto già una volta ormai sette o otto anni fa, mi è recentemente capitato di rivederlo, anche spinto dai commenti entusiasti di un fidato amico. Ai tempi della prima visione non mi piacque particolarmente, anche per i miei gusti acerbi di sbarbatello mi sembrò abbastanza una cavolata, povera e scadente sotto ogni punto di vista. Cosa ho trovato riguardandola otto anni ed una laurea in cinema dopo?
Ho trovato una trama che parte con alcuni spunti interessanti: una ragazza nata con delle vere e proprie corna che le donano particolari poteri telecinetici, scappa dal centro di ricerca dov'era stata rinchiusa per essere utilizzata come cavia, ma nella fuga viene ferita alla testa e riporta un'amnesia pressoché totale. Soccorsa da un ragazzo ed una ragazza, i due la "adotteranno" e le daranno un nome, cercando allo stesso tempo di tenerla al riparo dai suoi aguzzini e dalla sua vecchia personalità che col tempo riaffiora sempre più dall'amnesia.
Ora, nulla di particolarmente originale, ma c'erano diversi elementi che potevano essere sviluppati in modo interessante, come il tema del diverso, del malvagio, della scienza, della scoperta della sessualità, del rapporto uomo/donna... temi che vengono appena abbozzati prima di venire divorati da una cascata di melassa. A partire dalla opening di turno (che scomoda Klimt nel vano tentativo di creare un'ibridazione molto pop, che il pop va di moda), la visione di tutto mi è parsa stentata, faticosa e fastidiosa, senza per altro capirne il motivo. Solo a serie conclusa, ho avuto l'illuminazione: nulla di quello che vediamo è originale, profondo, emozionante o semplicemente ben realizzato.
"Elfen Lied" cerca di fondere due generi normalmente abbastanza distanti (o perlomeno all'epoca era così) quali la commedia sentimentale e lo splatter. Ora, sebbene ci possano essere pareri discordanti, in realtà entrambi i generi si possono sposare bene insieme, nelle due accezioni che possiamo attribuirgli: l'amore tragico e tormentato ben si sposa con tinte gotiche cupe, sangue e morte "sofferta" (la recente orda di clonazzi di twilight dimostra bene che funziona), così come la commedia che mai si prende sul serio va a braccetto con lo splatter umoristico e dissacratore (alla "L'alba dei morti dementi"). Il risultato tuttavia è un pastone indistinto e zoppicante in cui i personaggi abbozzati sia psicologicamente che graficamente compiono azioni totalmente fuori contesto e difficilmente mostreranno le turbe mentali derivanti dal passato di cui gli autori ci hanno informato. In certi casi arti mutilati e violenze sessuali, così sentite dal personaggio in un episodio, verranno al massimo riutilizzati qualche puntata dopo per una gag agghiacciante e mai più tirati fuori, polverizzando qualsiasi tentativo di creare una psicologia coerente dei personaggi.
E parliamo un attimo dei cosiddetti personaggi: come già detto, mancano del tutto di una trattazione psicologica, che li rende più burattini comandati da qualche "vettore" che non agenti drammaturgici. Fastidiosi, macchiette, banali, con il classico "triangolo-non-triangolo" dei drammoni adolescenziali, sono del tutto dimenticabili, figure di passaggio nel veloce treno dell'animazione giapponese; inoltre un harem che già all'epoca sapeva insopportabilmente di stantio provoca rabbia per le situazioni trite e ritrite del genere, viste in miliardi di anime successivi e precedenti.
Parliamo dei disegni quindi. Scialbi e piatti, sono del tutto privi di qualsivoglia caratterizzazione delle figure umane non fosse per i capelli (tranne i principali, gli altri sembrano tutti fatti con lo stampino), per non parlare degli sfondi, che sembrano essere stati incollati sotto da un altro anime preso a 120p da Youtube, in bassissima risoluzione. Le animazioni sono spesso del tutto inesistenti, soppiantate da scene statiche che dovrebbero generare ansia/tensione/angoscia, ma che provocano solo noia, noia abissale, tanto che si fa fatica a raggiungere la fine della puntata.
Cosa ho trovato quindi in "Elfen Lied"? Ho trovato un anime con una storia d'amore stantia condita da tanto sangue per attirare anche i maschietti, in cui nulla a mio avviso è salvabile: non la storia, non i personaggi, non le situazioni, la comicità o lo splatter, manco la tanto decantata "ibridazione dei generi". E' il classico anime ingiustamente ed abnormemente sopravvalutato, confezionato (male) apposta per i bimbetti che vogliono fare il salto dagli shoen/shojo ai seinen credendo che questa immondizia sia meglio di "Dragon Ball". Perché mettere sangue a fiotti e storie di violenza sessuale, senza che questo cambi minimamente l'approccio dei personaggi alle situazioni, non è fare un anime/manga adulto, ma far leva sull'idea che sia adulto per vendere.
Immondo, evitatelo come la peste, se non vi volete male.
Ho trovato una trama che parte con alcuni spunti interessanti: una ragazza nata con delle vere e proprie corna che le donano particolari poteri telecinetici, scappa dal centro di ricerca dov'era stata rinchiusa per essere utilizzata come cavia, ma nella fuga viene ferita alla testa e riporta un'amnesia pressoché totale. Soccorsa da un ragazzo ed una ragazza, i due la "adotteranno" e le daranno un nome, cercando allo stesso tempo di tenerla al riparo dai suoi aguzzini e dalla sua vecchia personalità che col tempo riaffiora sempre più dall'amnesia.
Ora, nulla di particolarmente originale, ma c'erano diversi elementi che potevano essere sviluppati in modo interessante, come il tema del diverso, del malvagio, della scienza, della scoperta della sessualità, del rapporto uomo/donna... temi che vengono appena abbozzati prima di venire divorati da una cascata di melassa. A partire dalla opening di turno (che scomoda Klimt nel vano tentativo di creare un'ibridazione molto pop, che il pop va di moda), la visione di tutto mi è parsa stentata, faticosa e fastidiosa, senza per altro capirne il motivo. Solo a serie conclusa, ho avuto l'illuminazione: nulla di quello che vediamo è originale, profondo, emozionante o semplicemente ben realizzato.
"Elfen Lied" cerca di fondere due generi normalmente abbastanza distanti (o perlomeno all'epoca era così) quali la commedia sentimentale e lo splatter. Ora, sebbene ci possano essere pareri discordanti, in realtà entrambi i generi si possono sposare bene insieme, nelle due accezioni che possiamo attribuirgli: l'amore tragico e tormentato ben si sposa con tinte gotiche cupe, sangue e morte "sofferta" (la recente orda di clonazzi di twilight dimostra bene che funziona), così come la commedia che mai si prende sul serio va a braccetto con lo splatter umoristico e dissacratore (alla "L'alba dei morti dementi"). Il risultato tuttavia è un pastone indistinto e zoppicante in cui i personaggi abbozzati sia psicologicamente che graficamente compiono azioni totalmente fuori contesto e difficilmente mostreranno le turbe mentali derivanti dal passato di cui gli autori ci hanno informato. In certi casi arti mutilati e violenze sessuali, così sentite dal personaggio in un episodio, verranno al massimo riutilizzati qualche puntata dopo per una gag agghiacciante e mai più tirati fuori, polverizzando qualsiasi tentativo di creare una psicologia coerente dei personaggi.
E parliamo un attimo dei cosiddetti personaggi: come già detto, mancano del tutto di una trattazione psicologica, che li rende più burattini comandati da qualche "vettore" che non agenti drammaturgici. Fastidiosi, macchiette, banali, con il classico "triangolo-non-triangolo" dei drammoni adolescenziali, sono del tutto dimenticabili, figure di passaggio nel veloce treno dell'animazione giapponese; inoltre un harem che già all'epoca sapeva insopportabilmente di stantio provoca rabbia per le situazioni trite e ritrite del genere, viste in miliardi di anime successivi e precedenti.
Parliamo dei disegni quindi. Scialbi e piatti, sono del tutto privi di qualsivoglia caratterizzazione delle figure umane non fosse per i capelli (tranne i principali, gli altri sembrano tutti fatti con lo stampino), per non parlare degli sfondi, che sembrano essere stati incollati sotto da un altro anime preso a 120p da Youtube, in bassissima risoluzione. Le animazioni sono spesso del tutto inesistenti, soppiantate da scene statiche che dovrebbero generare ansia/tensione/angoscia, ma che provocano solo noia, noia abissale, tanto che si fa fatica a raggiungere la fine della puntata.
Cosa ho trovato quindi in "Elfen Lied"? Ho trovato un anime con una storia d'amore stantia condita da tanto sangue per attirare anche i maschietti, in cui nulla a mio avviso è salvabile: non la storia, non i personaggi, non le situazioni, la comicità o lo splatter, manco la tanto decantata "ibridazione dei generi". E' il classico anime ingiustamente ed abnormemente sopravvalutato, confezionato (male) apposta per i bimbetti che vogliono fare il salto dagli shoen/shojo ai seinen credendo che questa immondizia sia meglio di "Dragon Ball". Perché mettere sangue a fiotti e storie di violenza sessuale, senza che questo cambi minimamente l'approccio dei personaggi alle situazioni, non è fare un anime/manga adulto, ma far leva sull'idea che sia adulto per vendere.
Immondo, evitatelo come la peste, se non vi volete male.
Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!
in ogni caso, se dopo 15 anni riesce ancora a sollevare discussioni di questo livello, significa che il segno l'ha lasciato...eccome
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