Yoshifumi Kondō è stato sicuramente uno dei collaboratori più importanti di Hayao Miyazaki e Isao Takahata, così come uno dei disegnatori più talentuosi che l'animazione giapponese abbia mai potuto vantare.
Nato a Gosen il 31 marzo 1950, Kondō debuttò nell'animazione giapponese a soli 18 anni, appena dopo il trasferimento a Tokyo successivo al diploma, lavorando prima agli intercalari e poi alle animazioni chiave nel classico sportivo La stella dei Giants. Nel 1971 fu la volta della prima serie di Lupin III, dove per la prima volta ebbe l'occasione di collaborare con i due futuri fondatori dello Studio Ghibli. Seguirono alcuni anni in cui dimostrò tutta la sua bravura come animatore e conquistò la fiducia e l'apprezzamento di Takahata, che lo volle per il suo Anna dai capelli rossi, in cui Kondō si occupò del Character Design e della direzione delle animazioni. Nel frattempo Kondō si conquistò un suo piccolo spaziettino sulla rivista Animage, in cui pubblicare disegni incentrati sulla vita di tutti i giorni, sulle piccole cose, su tranquille vicende quotidiane, tematica che divenne il suo marchio di fabbrica.
Dopo aver lavorato ad alcuni meisaku della Nippon Animation, Kondō decise di seguire Miyazaki e Takahata nella loro nuova avventura allo Studio Ghibli, in cui fu impiegato con notevole entusiasmo da entrambi i registi che arrivarono addirittura a litigare pur di averlo. In occasione dell'uscita in contemporanea de Il mio vicino Totoro e La tomba delle lucciole, entrambi i registi volevano assolutamente che Kondō si occupasse del loro film, tanto da rendere necessario l'intervento di Toshio Suzuki per calmare la situazione; fu quindi deciso che Kondō avrebbe lavorato con Takahata dal momento che Miyazaki, sapendo disegnare da solo, non aveva bisogno del suo aiuto.
Per Takahata Kondō si occupò del Character Design e della direzione delle animazioni di La tomba delle lucciole e Pioggia di ricordi, mentre per Miyazaki occupò gli stessi ruoli per La principessa Mononoke, non senza dedicarsi anche a diverse animazioni chiave per altri film come Kiki, Porco Rosso e Pompoko. Ma la fatica fu troppa. Il 21 gennaio 1998, schiacciato dai troppi impegni a cui i due registi l'avevano sottoposto, Yoshifumi Kondō si spense a neanche 48 anni per un aneurisma, si pensa causato dal troppo lavoro.
Ma Kondō non fu solo uno degli animatori di punta dello Studio Ghibli. Nel 1995, infatti, fu il primo a dirigere un film cinematografico dello studio che non fosse di uno dei due fondatori. Libera reinterpretazione dell'omonimo shojo manga di Aoi Hiiragi, Drizzando le orecchie (Mimi wo sumaseba, conosciuto in occidente come Whisper of the Heart e in Italia come I sospiri del mio cuore) segnò un punto di svolta per lo studio di Koganei, e non solo per l'introduzione del digitale nella produzione. In Ghibli ci si stava iniziando a guardare intorno, a pensare a un futuro oltre Miyazaki e Takahata e a giovani che avrebbero potuto portare avanti lo studio ed esplorare soluzioni diverse. Kondō fu il primo a tentare l'impresa, e il suo film convinse al punto che si iniziò a parlare di lui come dell'erede designato, il simbolo del futuro dello studio... uno scenario che purtroppo non vedremo mai, stroncato a soli tre anni dall'uscita del film.
In occasione del 25° anniversario dell'uscita del film nei cinema giapponesi, riportiamo dal sito del noto traduttore yupa un'intervista realizzata a Yoshifumi Kondō poco prima dell'uscita del film. Il film è stato distribuito in Italia da Lucky Red in DVD e Blu-Ray ed è visionabile in streaming su Netflix.
Ventotto anni sono passati da quando ha iniziato a fare animazione. Kondō Yoshifumi ha legato il suo nome a numerosi capolavori e ora debutta alla regia con Mimi o sumaseba. Mentre l'opera è ancora in corso di realizzazione, l'autore ci ha parlato di quello che ha desiderato esprimere.
La seguente intervista è tratta da AA.VV., Roman arubamu Mimi o sumaseba, Tōkyō, Tokuma Shoten, 1995, pp. 36‑38, dopo essere comparsa già precedente sul numero di Marzo dello stesso anno della rivista «Animēju». Si noti dunque che precede l'uscita del film di cui parla.
Traduzione dal giapponese realizzata da Yupa dal 29 Aprile al 4 Maggio 2004, rivista e corretta nei giorni dal 6 al 9 Maggio 2004, senza alcun fine di lucro, con l'unico scopo di divulgare informazioni in lingua italiana sull'animazione giapponese, altrimenti irraggiungibili.
L'ordine cognome-nome rispetta l'originale giapponese e non è ribaltato come invece avviene di consueto (quindi Kondō Yoshifumi e non Yoshifumi Kondō).
Tutti gli errori e le omissioni, nonché le note contenute tra parentesi quadrate, sono da addebitarsi al traduttore.
In caso di citazione si prega di non alterare il contenuto. In caso di distribuzione e/o utilizzo si prega di avvisare anticipatamente il traduttore.
Si è abituato, ormai, a sentirsi chiamare "regista"?
Per niente! Non mi ci sono ancora abituato! ^_^
Mimi o sumaseba è il suo debutto alla regia, dunque?
Sì, è la mia prima volta.
Ci può parlare delle circostanze per cui è arrivato ad affrontare questa sua prima regia?
Be', due anni fa, nel 1993, intorno a novembre, avevo appena cominciato a lavorare alla produzione di Heisei tanuki kassen Ponpoko ["Ponpoko, la guerra dei tanuki dell'era Heisei", lungometraggio dello Studio Ghibli del 1994, regia di Takahata Isao da un'idea di Miyazaki Hayao. Ancora inedito in Italia. N.d.t.] e Miyazaki mi aveva portato un fumetto da cui si sarebbe potuto trarre un film, dicendo che pensava mi sarebbe potuto piacere. "Proverò a darci una letta", dissi e così lo presi. Leggerlo mi diede una sensazione di freschezza e positività, e quando dissi a Miyazaki che era una storia di grande purezza, e che mi era piaciuta, lui mi rispose: "Bene, se vuoi farne il regista, puoi anche cominciare a disegnare lo storyboard"... Fu così che, senza troppe possibilità di scelta, mi è stato concesso di diventarne il regista.
Ci può spiegare se, nel lavorare a quest'opera, c'è stato qualcosa di suo, di personale, a fare da base? E se sì, cosa?
Per parlarne, dobbiamo fare un grande balzo indietro nel tempo...
Quando, alla Nippon Animēshon, mi occupavo delle animazioni di Ai shōjo Porianna monogatari [serie tv del 1986. Trasmessa anche in Italia con il titolo Pollyanna] c'era uno dei figli di Miyazaki che allora frequentava le superiori ed era in periodo di esami, e in quell'occasione Miyazaki mi aveva detto: "Adesso si dice che conoscendo i voti scolastici, la statura e il peso di un ragazzo si può sapere anche che tipo di adulto diventerà. Eppure devono essere molti i ragazzi che stanno al di fuori da misure così arbitrarie, e mi piacerebbe fare un'opera che possa servire a dar loro coraggio".
In pratica c'era lo stupore per delle misure di giudizio così assurde...
Si, io mi era veramente stupito per una storia tanto assurda, che i voti scolastici, la statura e il peso potessero stabilire il futuro di un essere umano. Ma era una sensazione che non sentivo ancora nella sua concretezza, perché i miei figli erano ancora piccoli.
Ho avuto poi modo di parlare con Nakajima Junzō, un produttore di animazione, e quando gli riportai quel che mi aveva detto Miyazaki, mi rispose: "Il problema sta nel fatto che anche i genitori appoggiano l'attuale sistema educativo. Bisognerebbe che, in quanto adulti, i genitori avessero un sistema di valori diverso, e un proprio modo di porsi".
C'è una storia molto divertente, sul figlio di Nakajima, ma temo che se la raccontassi poi verrei rimproverato... ^_^ Però è davvero divertente, non posso evitare di riportarla!
Penso proprio fosse durante le scuole medie. Prima delle vacanze estive, il maestro aveva detto ai suoi studenti: "Lo zio del vostro insegnante gestisce una sobaya a Karuizawa. Chi teme di non avere dei buoni risultati, se sarà andato in bicicletta fino al locale di mio zio, e ne tornerà con un attestato che dica ‘Lui è stato qui!', allora io gli darò dei punti in più!" [Una sobaya è un chioschetto all'aperto che vende soba, vermicelli giapponesi, mangiati caldi d'inverno e freddi d'estate, conditi in varî modi. N.d.t.]
Quindi, sentendo ciò, il figlio di Nakajima e altri tre ragazzi si guardarono l'un l'altro e ci andarono veramente! ^_^ Quando me lo raccontò, pensai che queste sono le cose che mi piacciono, che ammiro veramente!
Anche un professore così è un professore, e anche questi studenti sono degli studenti, ed è bello che tra loro ci sia una relazione così, questo ho pensato. E poi, sicuramente, si può pensare che lo zio li avrà accolti come si deve... Ho sempre voluto poter rendere in animazione l'immagine di ragazzi così, pieni di gioja, e di tanto in tanto ne ho parlato con Miyazaki. Ma lui mi diceva: "Ma tu vuoi fare una cosa tipa Chūgakusei nikki della NHK: ragazzi e ragazze che entrano in scena, ognuno coi suoi problemi, e che se ne stanno in piedi a testa bassa... ce ne sono già tante di cose così!" ^_^ [Chūgakusei nikki ("il diaro delle medie") dovrebbe essere un serial televisivo ambientato nelle scuole medie, trasmesso da diversi anni dalla televisione giapponese di stato. N.d.t.]
Be', questo è pesante...
Anch'io, ogni volta, tento di giustificarmi in qualche modo, dicendo che è Miyazaki ad essere convinto che le cose stiano così. Ma non riesco comunque a staccarmi di dosso l'etichetta che mi ha appiccicato. Ancora adesso mi dice che quello che io voglio fare è qualcosa tipo Chūgakusei nikki! ^_^
Comunque sia, tre anni anni fa, finalmente anche la mia famiglia si ritrovò con uno studente prossimo agli esami. ^_^ In quel periodo c'erano diverse modalità di esame che si mescolavano l'una con l'altra, e quindi era qualcosa di veramente difficile. Eppure, guardando mio figlio e i suoi amici, e poi i genitori che stavano loro intorno, la forte impressione che mi davano era che, nonostante i problemi fossero per ognuno diversi, tutti quanti si stessero impegnando con coraggio, e che fossero quindi meritevoli di affetto... E a me veniva il desiderio di dare una forma in immagini a ciascuno di questi normali studenti. Proposi ancora una volta questo discorso a Miyazaki, e fu allora che saltò fuori Mimi o sumaseba di Hiiragi Aoi.
Lei stesso legge abitualmente shōjo manga?
No, non ne leggo molti. Ne ho letti di quelli che si facevano una volta, come quelli di Chiba Tetsuya. Poi, qualcosa di Ōshima Yumiko o Takano Fumiko. [Chiba Tetsuya è un autore maschio di fumetti (autore, tra l'altro, del celebre Ashita no Jō): durante gli anni '50 e parte dei '60 gli shōjo manga erano creati per la maggior parte da autori e non autrici. Ōshima Yumiko e Takano Fumiko sono celebre autrici di fumetti, ancora sconosciute in Italia. N.d.t.] Quindi, quando ho occasione di leggerne di questo tipo, li ammiro per la loro freschezza, perché mi piace la purezza che contengono. La freschezza trovo consista nel fatto che i personaggi esprimono con sincerità quello che provano. Nel fumetto di Mimi o sumaseba i personaggi, che frequentano la prima media, riflettono insieme ai loro amici sul futuro, o sui problemi della carriera scolastica, e lo fanno dal loro punto di vista di studenti di prima media.
A cosa è stata data più attenzione, in termini pratici, nel trasformare questo fumetto in un'opera dello Studio Ghibli? Ce ne può parlare, a cominciare dal fatto che l'età dei protagonisti è stata alzata dalla prima alla terza media?
Questo è stato dovuto a Miyazaki, che ha giudicato fosse più plausibile per la storia una situazione in cui si sentiva il pressante incombere degli esami. Ha voluto enfatizzarlo perché, tra le tematiche che desiderava sviluppare, avevano larga parte carriera scolastica ed esami Ovviamente anch'io ho approvato.
Poi, sempre per quanto riguarda l'età, c'era anche l'intenzione di dare maggior solidità alla storia, pur valorizzando la leggerezza tipica degli shōjo manga.
Se vogliamo un esempio, il fumetto finisce con il ragazzo che si dichiara a Shizuku, dicendole che lei gli piace. Abbiamo pensato se, nel film, non si possa rappresentare la stessa cosa ma in una forma diversa: è così che gli facciamo dire qualcosa tipo: "Sposami!"
Ma la direbbe, una cosa del genere, uno studente delle medie? È forse troppo poco deciso un semplice "mi piaci"?...
Be', si tratta di un esempio! ^_^ Dall'altra parte ci siamo chiesti se non sia meglio, come forma di lavoro, qualcosa di artigianale, qualcosa che ora sta andando perduto. [Si riferisce al fatto che Seiji, il protagonista, nel fumetto dipingeva, mentre nel film di Kondō costruisce violini. N.d.t.]
Poi ho voluto mettere in scena coi dovuti dettagli delle persone normali che vivono ognuno con i proprî problemi, e che, uno alla volta, li vanno superando.
Ce ne potrebbe parlare in termini concreti, seguendo il filo della storia?
Dunque... Ad esempio abbiamo Shizuku, che ancora non ha deciso il suo percorso scolastico. Avrebbe il vago desiderio di scrivere storie ma, intanto, non ha alcuna fiducia in se stessa visto che ancora non ha scritto nulla. Il ragazzo, invece, ha già deciso di voler diventare, in futuro, un artigiano, un costruttore di violini, e per questo andrà fino in Italia per studiare. Lei, anche se ancora non ha detto nulla in tal senso, in un certo senso vorrebbe camminare insieme con lui, ma vive l'incertezza di poter essere lasciata indietro... È questa l'idea che Miyazaki, inizialmente, ha proposto, e la storia risulta così la storia del modo in cui lei, con le sue forze, riesce a risolvere questa incertezza.
Si tratta senza dubbio di quell'incertezza che qualunque "ragazzo/a normale" prova, quando si innamora, giusto? Lasciamo dunque la sorpresa su quale sarà questa soluzione!
A dire il vero, quando mio figlio era alle medie, c'era veramente un suo amico che diceva di voler diventare un costruttore di violini, e di andare all'estero per studiare. Quindi la nostra storia mi è piaciuta subito perché l'ho sentita molto vicina.
Ci sono stati momenti, ora che è diventato regista, in cui ha capito quanto sia difficile questa posizione?
Sì, in certi momenti è stato davvero duro... Ah, be', dovrei dire che lo è anche ancora! ^_^
Allo stato attuale, sente di aver superato, in quanto realizzazione concreta, il grosso del lavoro?
Ora come ora abbiamo quasi terminato le animazioni principali e cominciato con le intercalazioni... Ma la mia impressione è quella che man mano che si va avanti io continui a causare problemi in ogni dettaglio... Il fatto è che il modo in cui si porta avanti la creazione delle immagini lo conosco, ma per quanto riguarda cose come il sonoro, le riprese, le rifiniture, i fondali, un po' con tutto è la prima volta che ci ho a che fare, e quindi per me è veramente difficile. Persino Miyazaki arriva a dirmi cose tipo: "Ma quanti anni sono che lo fai, ‘sto lavoro?!" ^_^
Dal punto di vista registico, Miyazaki ha la passione delle scene di volo mentre Takahata tiene particolarmente alla musica. In Mimi o sumaseba, che è la sua prima regia, ci sono dei punti riconoscibile cui ha voluto fare un suo accento particolare?
Uhmmm... Cosa potrei dire? Se proprio devo, direi nel far sì che si veda la normalità della recitazione del quotidiano.
Dopotutto già lo storyboard di Miyazaki era realizzato in maniera ottima, ed era davvero interessante e divertente, quasi troppo rifinito. C'erano molti begli episodî, e anche molte scene culminanti. Trasponendo tutto quanto su schermo così com'era, il risultato sarebbe stato di per sé interessante a sufficienza, però...
Prendiamo ad esempio una scena in cui il vapore dell'udon caldo sale tutto vaporoso, e ci si soffia sopra mentre lo si mangia con gusto. [L'udon sono delle trenette, solitamente mangiate in brodo o condite con salse di vario tipo. N.d.t.] Basterebbe il vapore che si alza per dare l'idea dell'appetitosità, ma una cosa del genere, in realtà, è molto difficile da realizzare. È effettivamente possibile esprimerla? Verrebbe bene, con le tecniche che abbiamo attualmente? Sono queste le cose su cui mi sento veramente incerto. ^_^
Per la voce di Shizuku è già stata scelta Honna Yōko. Che idee ha, invece, in vista della selezione degli altri doppiatori?
Ecco, penso non a dei doppiatori in senso stretto, ma a persone che riescano in una recitazione normale della quotidianità. Piuttosto che alla bravura nella tecnica vocale, vorrei dare importanza al senso di realtà, che si avverta la corrispondenza con l'età dei personaggi.
Dal suo punto di vista, che tipo di ragazza è Shizuku?
Dovrebbe essere una ragazza che comunichi un senso di realtà tale per cui, se vien detto che legge spesso libri in biblioteca, faccia subito pensare che ragazze del genere ne esistono sul serio! ^_^ Che abbia i suoi sbalzi di tensione, com'è proprio di una studentesse delle medie, e che sappia anche diventare terribilmente seria. È un tipo di personaggio che, per quanto mi riguarda, apprezzo, in cui riesco a trasferire le mie emozioni.
Se poi devo dire di più, mah... che altro potrei dire? Miyazaki è una di quelle persone che pensano che, piuttosto che lanciarsi in critiche sulla scuola, sull'educazione, insomma, sugli ambienti in cui attualmente vivono i ragazzi, sia più importante il modo in cui le persone dovrebbero essere originariamente, che sia più importante rappresentare persone che vivono la vita pienamente. Costruisce mondi come desidererebbe che fossero, e quindi quello che viene messo in scena non è mai quello dell'attualità.
Inizialmente io avrei voluto che il ragazzo per cui Shizuku, a modo suo, arriva a provare interesse, fosse un ragazzo normale, ma il punto di vista di Miyazaki, man mano che proseguiva con lo storyboard, ha preso un'altra strada. Da metà in poi ha cominciato a dar forma a Shizuku e Seiji come a dei personaggi ideali, che valesse la pena disegnarli. In termini pratici, più o meno dal punto in cui Shizuku decide di scrivere il proprio racconto. La mia impressione è stata di riconoscerci quel che è tipico di Miyazaki!
Le opere dello Studio Ghibli riservano sempre delle piacevoli sorprese, grazie all'impegno riversato nelle fasi della realizzazione: ci può, per concludere, rivelare cosa sarà a rendere imperdibile Mimi o sumaseba?
Be', secondo Miyazaki, il punto di forza è stata la richiesta di collaborazione a persone che normalmente non lavorano con l'animazione.
Per le scene in cui, nel corso del film, Shizuku parte per il mondo del racconto da lei immaginato abbiamo ottenuto dei disegni dal pittore Inoue Naohisa, e il risultato è stato davvero magnifico. Si sono aperti dei paesaggi completamente diversi dai consueti fondali dell'animazione.
Le illustrazioni dei libri che Shizuku guarda più volte le abbiamo chieste a Miyazaki Keisuke, che si occupa di incisioni su legno, ottenendo delle immagini di gran forza.
Per la musica ci siamo rivolti a Nomi Yūji, che ha scelto di utilizzare strumenti classici, ottenendo un effetto piuttosto singolare. Mentre per la scena in cui i personaggi suonano e cantano, abbiamo fatto come si fa di solito: prima abbiamo registrato il suono, e poi abbiamo realizzato le immagini seguendolo. Lo stesso per il momento in cui Shizuku canticchia i versi della canzone. Ah, anche i versi di Country Road, il tema del film, che Shizuku traduce, abbiamo chiesto che ce li facesse una diciannovenne, Suzuki Mako, in modo da avere qualcosa che sembrasse alla mano.
Credo che, con la collaborazione di persone del genere, sia risultata un'opera molto ricca anche dal punto di vista del contenuto. Anche per quanto riguarda lo staff che si occupa della realizzazione concreta, in questa occasione abbiamo introdotto nuove persone nello staff principale che vengono seguiti dai veterani, e che stanno portando a un imponente spiegamento di forze.
Ho potuto toccare con mano quanto sia veramente un lavoro duro creare un film come regista. Ora come ora, la mia impressione è che è grazie all'aiuto di tante persone se io stesso sto riuscendo a portare avanti il lavoro. ^_^
In tal caso, le auguriamo di poter impegnarsi il più possibile, in vista dell'uscita su grande schermo!
Nato a Gosen il 31 marzo 1950, Kondō debuttò nell'animazione giapponese a soli 18 anni, appena dopo il trasferimento a Tokyo successivo al diploma, lavorando prima agli intercalari e poi alle animazioni chiave nel classico sportivo La stella dei Giants. Nel 1971 fu la volta della prima serie di Lupin III, dove per la prima volta ebbe l'occasione di collaborare con i due futuri fondatori dello Studio Ghibli. Seguirono alcuni anni in cui dimostrò tutta la sua bravura come animatore e conquistò la fiducia e l'apprezzamento di Takahata, che lo volle per il suo Anna dai capelli rossi, in cui Kondō si occupò del Character Design e della direzione delle animazioni. Nel frattempo Kondō si conquistò un suo piccolo spaziettino sulla rivista Animage, in cui pubblicare disegni incentrati sulla vita di tutti i giorni, sulle piccole cose, su tranquille vicende quotidiane, tematica che divenne il suo marchio di fabbrica.
Dopo aver lavorato ad alcuni meisaku della Nippon Animation, Kondō decise di seguire Miyazaki e Takahata nella loro nuova avventura allo Studio Ghibli, in cui fu impiegato con notevole entusiasmo da entrambi i registi che arrivarono addirittura a litigare pur di averlo. In occasione dell'uscita in contemporanea de Il mio vicino Totoro e La tomba delle lucciole, entrambi i registi volevano assolutamente che Kondō si occupasse del loro film, tanto da rendere necessario l'intervento di Toshio Suzuki per calmare la situazione; fu quindi deciso che Kondō avrebbe lavorato con Takahata dal momento che Miyazaki, sapendo disegnare da solo, non aveva bisogno del suo aiuto.
Per Takahata Kondō si occupò del Character Design e della direzione delle animazioni di La tomba delle lucciole e Pioggia di ricordi, mentre per Miyazaki occupò gli stessi ruoli per La principessa Mononoke, non senza dedicarsi anche a diverse animazioni chiave per altri film come Kiki, Porco Rosso e Pompoko. Ma la fatica fu troppa. Il 21 gennaio 1998, schiacciato dai troppi impegni a cui i due registi l'avevano sottoposto, Yoshifumi Kondō si spense a neanche 48 anni per un aneurisma, si pensa causato dal troppo lavoro.
Ma Kondō non fu solo uno degli animatori di punta dello Studio Ghibli. Nel 1995, infatti, fu il primo a dirigere un film cinematografico dello studio che non fosse di uno dei due fondatori. Libera reinterpretazione dell'omonimo shojo manga di Aoi Hiiragi, Drizzando le orecchie (Mimi wo sumaseba, conosciuto in occidente come Whisper of the Heart e in Italia come I sospiri del mio cuore) segnò un punto di svolta per lo studio di Koganei, e non solo per l'introduzione del digitale nella produzione. In Ghibli ci si stava iniziando a guardare intorno, a pensare a un futuro oltre Miyazaki e Takahata e a giovani che avrebbero potuto portare avanti lo studio ed esplorare soluzioni diverse. Kondō fu il primo a tentare l'impresa, e il suo film convinse al punto che si iniziò a parlare di lui come dell'erede designato, il simbolo del futuro dello studio... uno scenario che purtroppo non vedremo mai, stroncato a soli tre anni dall'uscita del film.
Periferia di Tokyo, metà anni Novanta. Shikuzu è una studentessa quattordicenne che ama più di ogni altra cosa leggere, tanto che sogna di diventare un’affermata scrittrice. Durante l’estate, si reca sovente in biblioteca per prendere in prestito dei volumi ma si accorge dalla tessera di ogni libro che quei testi sono gli stessi che ha prelevato anche un certo Seiji Amasawa, un ragazzino di cui non sa nulla e su cui comincia a fantasticare...
In occasione del 25° anniversario dell'uscita del film nei cinema giapponesi, riportiamo dal sito del noto traduttore yupa un'intervista realizzata a Yoshifumi Kondō poco prima dell'uscita del film. Il film è stato distribuito in Italia da Lucky Red in DVD e Blu-Ray ed è visionabile in streaming su Netflix.
Voglio disegnare l'immagine di ragazzi che non si facciano condizionare da statura, peso e voti scolastici.
Ventotto anni sono passati da quando ha iniziato a fare animazione. Kondō Yoshifumi ha legato il suo nome a numerosi capolavori e ora debutta alla regia con Mimi o sumaseba. Mentre l'opera è ancora in corso di realizzazione, l'autore ci ha parlato di quello che ha desiderato esprimere.
La seguente intervista è tratta da AA.VV., Roman arubamu Mimi o sumaseba, Tōkyō, Tokuma Shoten, 1995, pp. 36‑38, dopo essere comparsa già precedente sul numero di Marzo dello stesso anno della rivista «Animēju». Si noti dunque che precede l'uscita del film di cui parla.
Traduzione dal giapponese realizzata da Yupa dal 29 Aprile al 4 Maggio 2004, rivista e corretta nei giorni dal 6 al 9 Maggio 2004, senza alcun fine di lucro, con l'unico scopo di divulgare informazioni in lingua italiana sull'animazione giapponese, altrimenti irraggiungibili.
L'ordine cognome-nome rispetta l'originale giapponese e non è ribaltato come invece avviene di consueto (quindi Kondō Yoshifumi e non Yoshifumi Kondō).
Tutti gli errori e le omissioni, nonché le note contenute tra parentesi quadrate, sono da addebitarsi al traduttore.
In caso di citazione si prega di non alterare il contenuto. In caso di distribuzione e/o utilizzo si prega di avvisare anticipatamente il traduttore.
Il fumetto da cui il film è tratto mi è piaciuto perché una storia di grande purezza
Si è abituato, ormai, a sentirsi chiamare "regista"?
Per niente! Non mi ci sono ancora abituato! ^_^
Mimi o sumaseba è il suo debutto alla regia, dunque?
Sì, è la mia prima volta.
Ci può parlare delle circostanze per cui è arrivato ad affrontare questa sua prima regia?
Be', due anni fa, nel 1993, intorno a novembre, avevo appena cominciato a lavorare alla produzione di Heisei tanuki kassen Ponpoko ["Ponpoko, la guerra dei tanuki dell'era Heisei", lungometraggio dello Studio Ghibli del 1994, regia di Takahata Isao da un'idea di Miyazaki Hayao. Ancora inedito in Italia. N.d.t.] e Miyazaki mi aveva portato un fumetto da cui si sarebbe potuto trarre un film, dicendo che pensava mi sarebbe potuto piacere. "Proverò a darci una letta", dissi e così lo presi. Leggerlo mi diede una sensazione di freschezza e positività, e quando dissi a Miyazaki che era una storia di grande purezza, e che mi era piaciuta, lui mi rispose: "Bene, se vuoi farne il regista, puoi anche cominciare a disegnare lo storyboard"... Fu così che, senza troppe possibilità di scelta, mi è stato concesso di diventarne il regista.
Statura, peso, voti scolastici: è questo che decide il futuro dei ragazzi?
Ci può spiegare se, nel lavorare a quest'opera, c'è stato qualcosa di suo, di personale, a fare da base? E se sì, cosa?
Per parlarne, dobbiamo fare un grande balzo indietro nel tempo...
Quando, alla Nippon Animēshon, mi occupavo delle animazioni di Ai shōjo Porianna monogatari [serie tv del 1986. Trasmessa anche in Italia con il titolo Pollyanna] c'era uno dei figli di Miyazaki che allora frequentava le superiori ed era in periodo di esami, e in quell'occasione Miyazaki mi aveva detto: "Adesso si dice che conoscendo i voti scolastici, la statura e il peso di un ragazzo si può sapere anche che tipo di adulto diventerà. Eppure devono essere molti i ragazzi che stanno al di fuori da misure così arbitrarie, e mi piacerebbe fare un'opera che possa servire a dar loro coraggio".
In pratica c'era lo stupore per delle misure di giudizio così assurde...
Si, io mi era veramente stupito per una storia tanto assurda, che i voti scolastici, la statura e il peso potessero stabilire il futuro di un essere umano. Ma era una sensazione che non sentivo ancora nella sua concretezza, perché i miei figli erano ancora piccoli.
Ho avuto poi modo di parlare con Nakajima Junzō, un produttore di animazione, e quando gli riportai quel che mi aveva detto Miyazaki, mi rispose: "Il problema sta nel fatto che anche i genitori appoggiano l'attuale sistema educativo. Bisognerebbe che, in quanto adulti, i genitori avessero un sistema di valori diverso, e un proprio modo di porsi".
Quello che in un momento come questo voglio disegnare sono ragazzi e ragazze pieni di gioia!
C'è una storia molto divertente, sul figlio di Nakajima, ma temo che se la raccontassi poi verrei rimproverato... ^_^ Però è davvero divertente, non posso evitare di riportarla!
Penso proprio fosse durante le scuole medie. Prima delle vacanze estive, il maestro aveva detto ai suoi studenti: "Lo zio del vostro insegnante gestisce una sobaya a Karuizawa. Chi teme di non avere dei buoni risultati, se sarà andato in bicicletta fino al locale di mio zio, e ne tornerà con un attestato che dica ‘Lui è stato qui!', allora io gli darò dei punti in più!" [Una sobaya è un chioschetto all'aperto che vende soba, vermicelli giapponesi, mangiati caldi d'inverno e freddi d'estate, conditi in varî modi. N.d.t.]
Quindi, sentendo ciò, il figlio di Nakajima e altri tre ragazzi si guardarono l'un l'altro e ci andarono veramente! ^_^ Quando me lo raccontò, pensai che queste sono le cose che mi piacciono, che ammiro veramente!
Anche un professore così è un professore, e anche questi studenti sono degli studenti, ed è bello che tra loro ci sia una relazione così, questo ho pensato. E poi, sicuramente, si può pensare che lo zio li avrà accolti come si deve... Ho sempre voluto poter rendere in animazione l'immagine di ragazzi così, pieni di gioja, e di tanto in tanto ne ho parlato con Miyazaki. Ma lui mi diceva: "Ma tu vuoi fare una cosa tipa Chūgakusei nikki della NHK: ragazzi e ragazze che entrano in scena, ognuno coi suoi problemi, e che se ne stanno in piedi a testa bassa... ce ne sono già tante di cose così!" ^_^ [Chūgakusei nikki ("il diaro delle medie") dovrebbe essere un serial televisivo ambientato nelle scuole medie, trasmesso da diversi anni dalla televisione giapponese di stato. N.d.t.]
Be', questo è pesante...
Anch'io, ogni volta, tento di giustificarmi in qualche modo, dicendo che è Miyazaki ad essere convinto che le cose stiano così. Ma non riesco comunque a staccarmi di dosso l'etichetta che mi ha appiccicato. Ancora adesso mi dice che quello che io voglio fare è qualcosa tipo Chūgakusei nikki! ^_^
Nel fumetto ho visto l'immagine di ragazzi delle medie meritevoli di affetto
Comunque sia, tre anni anni fa, finalmente anche la mia famiglia si ritrovò con uno studente prossimo agli esami. ^_^ In quel periodo c'erano diverse modalità di esame che si mescolavano l'una con l'altra, e quindi era qualcosa di veramente difficile. Eppure, guardando mio figlio e i suoi amici, e poi i genitori che stavano loro intorno, la forte impressione che mi davano era che, nonostante i problemi fossero per ognuno diversi, tutti quanti si stessero impegnando con coraggio, e che fossero quindi meritevoli di affetto... E a me veniva il desiderio di dare una forma in immagini a ciascuno di questi normali studenti. Proposi ancora una volta questo discorso a Miyazaki, e fu allora che saltò fuori Mimi o sumaseba di Hiiragi Aoi.
Lei stesso legge abitualmente shōjo manga?
No, non ne leggo molti. Ne ho letti di quelli che si facevano una volta, come quelli di Chiba Tetsuya. Poi, qualcosa di Ōshima Yumiko o Takano Fumiko. [Chiba Tetsuya è un autore maschio di fumetti (autore, tra l'altro, del celebre Ashita no Jō): durante gli anni '50 e parte dei '60 gli shōjo manga erano creati per la maggior parte da autori e non autrici. Ōshima Yumiko e Takano Fumiko sono celebre autrici di fumetti, ancora sconosciute in Italia. N.d.t.] Quindi, quando ho occasione di leggerne di questo tipo, li ammiro per la loro freschezza, perché mi piace la purezza che contengono. La freschezza trovo consista nel fatto che i personaggi esprimono con sincerità quello che provano. Nel fumetto di Mimi o sumaseba i personaggi, che frequentano la prima media, riflettono insieme ai loro amici sul futuro, o sui problemi della carriera scolastica, e lo fanno dal loro punto di vista di studenti di prima media.
Quell'incertezza che ogni ragazza normale prova
A cosa è stata data più attenzione, in termini pratici, nel trasformare questo fumetto in un'opera dello Studio Ghibli? Ce ne può parlare, a cominciare dal fatto che l'età dei protagonisti è stata alzata dalla prima alla terza media?
Questo è stato dovuto a Miyazaki, che ha giudicato fosse più plausibile per la storia una situazione in cui si sentiva il pressante incombere degli esami. Ha voluto enfatizzarlo perché, tra le tematiche che desiderava sviluppare, avevano larga parte carriera scolastica ed esami Ovviamente anch'io ho approvato.
Poi, sempre per quanto riguarda l'età, c'era anche l'intenzione di dare maggior solidità alla storia, pur valorizzando la leggerezza tipica degli shōjo manga.
Se vogliamo un esempio, il fumetto finisce con il ragazzo che si dichiara a Shizuku, dicendole che lei gli piace. Abbiamo pensato se, nel film, non si possa rappresentare la stessa cosa ma in una forma diversa: è così che gli facciamo dire qualcosa tipo: "Sposami!"
Ma la direbbe, una cosa del genere, uno studente delle medie? È forse troppo poco deciso un semplice "mi piaci"?...
Be', si tratta di un esempio! ^_^ Dall'altra parte ci siamo chiesti se non sia meglio, come forma di lavoro, qualcosa di artigianale, qualcosa che ora sta andando perduto. [Si riferisce al fatto che Seiji, il protagonista, nel fumetto dipingeva, mentre nel film di Kondō costruisce violini. N.d.t.]
Poi ho voluto mettere in scena coi dovuti dettagli delle persone normali che vivono ognuno con i proprî problemi, e che, uno alla volta, li vanno superando.
Ce ne potrebbe parlare in termini concreti, seguendo il filo della storia?
Dunque... Ad esempio abbiamo Shizuku, che ancora non ha deciso il suo percorso scolastico. Avrebbe il vago desiderio di scrivere storie ma, intanto, non ha alcuna fiducia in se stessa visto che ancora non ha scritto nulla. Il ragazzo, invece, ha già deciso di voler diventare, in futuro, un artigiano, un costruttore di violini, e per questo andrà fino in Italia per studiare. Lei, anche se ancora non ha detto nulla in tal senso, in un certo senso vorrebbe camminare insieme con lui, ma vive l'incertezza di poter essere lasciata indietro... È questa l'idea che Miyazaki, inizialmente, ha proposto, e la storia risulta così la storia del modo in cui lei, con le sue forze, riesce a risolvere questa incertezza.
Si tratta senza dubbio di quell'incertezza che qualunque "ragazzo/a normale" prova, quando si innamora, giusto? Lasciamo dunque la sorpresa su quale sarà questa soluzione!
A dire il vero, quando mio figlio era alle medie, c'era veramente un suo amico che diceva di voler diventare un costruttore di violini, e di andare all'estero per studiare. Quindi la nostra storia mi è piaciuta subito perché l'ho sentita molto vicina.
Al di là dello storyboard, l'obiettivo è una regia della normalità
Ci sono stati momenti, ora che è diventato regista, in cui ha capito quanto sia difficile questa posizione?
Sì, in certi momenti è stato davvero duro... Ah, be', dovrei dire che lo è anche ancora! ^_^
Allo stato attuale, sente di aver superato, in quanto realizzazione concreta, il grosso del lavoro?
Ora come ora abbiamo quasi terminato le animazioni principali e cominciato con le intercalazioni... Ma la mia impressione è quella che man mano che si va avanti io continui a causare problemi in ogni dettaglio... Il fatto è che il modo in cui si porta avanti la creazione delle immagini lo conosco, ma per quanto riguarda cose come il sonoro, le riprese, le rifiniture, i fondali, un po' con tutto è la prima volta che ci ho a che fare, e quindi per me è veramente difficile. Persino Miyazaki arriva a dirmi cose tipo: "Ma quanti anni sono che lo fai, ‘sto lavoro?!" ^_^
Dal punto di vista registico, Miyazaki ha la passione delle scene di volo mentre Takahata tiene particolarmente alla musica. In Mimi o sumaseba, che è la sua prima regia, ci sono dei punti riconoscibile cui ha voluto fare un suo accento particolare?
Uhmmm... Cosa potrei dire? Se proprio devo, direi nel far sì che si veda la normalità della recitazione del quotidiano.
Dopotutto già lo storyboard di Miyazaki era realizzato in maniera ottima, ed era davvero interessante e divertente, quasi troppo rifinito. C'erano molti begli episodî, e anche molte scene culminanti. Trasponendo tutto quanto su schermo così com'era, il risultato sarebbe stato di per sé interessante a sufficienza, però...
Prendiamo ad esempio una scena in cui il vapore dell'udon caldo sale tutto vaporoso, e ci si soffia sopra mentre lo si mangia con gusto. [L'udon sono delle trenette, solitamente mangiate in brodo o condite con salse di vario tipo. N.d.t.] Basterebbe il vapore che si alza per dare l'idea dell'appetitosità, ma una cosa del genere, in realtà, è molto difficile da realizzare. È effettivamente possibile esprimerla? Verrebbe bene, con le tecniche che abbiamo attualmente? Sono queste le cose su cui mi sento veramente incerto. ^_^
Per gli interpreti delle voci è stata data più importanza al senso di realtà che non alla bravura
Per la voce di Shizuku è già stata scelta Honna Yōko. Che idee ha, invece, in vista della selezione degli altri doppiatori?
Ecco, penso non a dei doppiatori in senso stretto, ma a persone che riescano in una recitazione normale della quotidianità. Piuttosto che alla bravura nella tecnica vocale, vorrei dare importanza al senso di realtà, che si avverta la corrispondenza con l'età dei personaggi.
Da un ragazzo normale a un personaggio ideale, che valga la pena di essere disegnato
Dal suo punto di vista, che tipo di ragazza è Shizuku?
Dovrebbe essere una ragazza che comunichi un senso di realtà tale per cui, se vien detto che legge spesso libri in biblioteca, faccia subito pensare che ragazze del genere ne esistono sul serio! ^_^ Che abbia i suoi sbalzi di tensione, com'è proprio di una studentesse delle medie, e che sappia anche diventare terribilmente seria. È un tipo di personaggio che, per quanto mi riguarda, apprezzo, in cui riesco a trasferire le mie emozioni.
Se poi devo dire di più, mah... che altro potrei dire? Miyazaki è una di quelle persone che pensano che, piuttosto che lanciarsi in critiche sulla scuola, sull'educazione, insomma, sugli ambienti in cui attualmente vivono i ragazzi, sia più importante il modo in cui le persone dovrebbero essere originariamente, che sia più importante rappresentare persone che vivono la vita pienamente. Costruisce mondi come desidererebbe che fossero, e quindi quello che viene messo in scena non è mai quello dell'attualità.
Inizialmente io avrei voluto che il ragazzo per cui Shizuku, a modo suo, arriva a provare interesse, fosse un ragazzo normale, ma il punto di vista di Miyazaki, man mano che proseguiva con lo storyboard, ha preso un'altra strada. Da metà in poi ha cominciato a dar forma a Shizuku e Seiji come a dei personaggi ideali, che valesse la pena disegnarli. In termini pratici, più o meno dal punto in cui Shizuku decide di scrivere il proprio racconto. La mia impressione è stata di riconoscerci quel che è tipico di Miyazaki!
Grazie allo staff, la produzione prosegue con un spiegamento di forze di prim'ordine
Le opere dello Studio Ghibli riservano sempre delle piacevoli sorprese, grazie all'impegno riversato nelle fasi della realizzazione: ci può, per concludere, rivelare cosa sarà a rendere imperdibile Mimi o sumaseba?
Be', secondo Miyazaki, il punto di forza è stata la richiesta di collaborazione a persone che normalmente non lavorano con l'animazione.
Per le scene in cui, nel corso del film, Shizuku parte per il mondo del racconto da lei immaginato abbiamo ottenuto dei disegni dal pittore Inoue Naohisa, e il risultato è stato davvero magnifico. Si sono aperti dei paesaggi completamente diversi dai consueti fondali dell'animazione.
Le illustrazioni dei libri che Shizuku guarda più volte le abbiamo chieste a Miyazaki Keisuke, che si occupa di incisioni su legno, ottenendo delle immagini di gran forza.
Per la musica ci siamo rivolti a Nomi Yūji, che ha scelto di utilizzare strumenti classici, ottenendo un effetto piuttosto singolare. Mentre per la scena in cui i personaggi suonano e cantano, abbiamo fatto come si fa di solito: prima abbiamo registrato il suono, e poi abbiamo realizzato le immagini seguendolo. Lo stesso per il momento in cui Shizuku canticchia i versi della canzone. Ah, anche i versi di Country Road, il tema del film, che Shizuku traduce, abbiamo chiesto che ce li facesse una diciannovenne, Suzuki Mako, in modo da avere qualcosa che sembrasse alla mano.
Credo che, con la collaborazione di persone del genere, sia risultata un'opera molto ricca anche dal punto di vista del contenuto. Anche per quanto riguarda lo staff che si occupa della realizzazione concreta, in questa occasione abbiamo introdotto nuove persone nello staff principale che vengono seguiti dai veterani, e che stanno portando a un imponente spiegamento di forze.
Ho potuto toccare con mano quanto sia veramente un lavoro duro creare un film come regista. Ora come ora, la mia impressione è che è grazie all'aiuto di tante persone se io stesso sto riuscendo a portare avanti il lavoro. ^_^
In tal caso, le auguriamo di poter impegnarsi il più possibile, in vista dell'uscita su grande schermo!
Poi certo c'è la versione di Egli che non può mancare fra le perle di ilarità involontaria da collezionare prima di morire.
Per il resto un buon Ghibli nel più classico stile.
"Questo orologio va avanti, vero? – Si però solo di cinque minuti." ?
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Ho trovato molto interessante anche il cenno finale ai collaboratori esterni al mondo dell'animazione, che contribuiscono a rendere questo film davvero straordinario nel suo genere e un unicum nell'ambito della filmografia Ghibli.
Praticamente, tutto quello che toccava quest'uomo diventava oro.
cosa altro avrebbe potuto dare Yoshifumi Kondo poi...
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