C'era una volta in Giappone una torre, rimasta nell'immaginario collettivo di quel popolo come una di quelle cose che durano appena il tempo di un sogno: si tratta del Ryōunkaku, ovvero 'la torre che oltrepassa le nuvole', il primo grattacielo in stile occidentale installato nella terra del Sol Levante nel 1890, in pieno periodo Meiji, nel distretto di Asakusa della shitamachi, la parte "bassa" e più antica della capitale.
Il Ryōunkaku costituiva all'epoca l'attrazione più all'avanguardia e popolare di tutta Tokyo, dotata addirittura, tra le altre cose, di un ascensore elettrico funzionante.
Detta più familiarmente anche Asakusa Jūnikai (i dodici piani di Asakusa), la torre non ha purtroppo avuto vita né lunga né fortunata, dal momento che il Grande Terremoto del Kanto del 1923 ne ha danneggiato la struttura in maniera così irrimediabile da renderne necessaria la demolizione completa, e una successiva ricostruzione non avverrà mai. Il suo mito, tuttavia, ispira fin da subito le opere di diversi autori contemporanei, tra cui lo scrittore Jun'ichiro Tanizaki e il poeta Takuboku Ishikawa, e non viene meno a tutt'oggi: nel 1999 Kei Ii scrive il romanzo mystery Kitsutsuki Tantei-dokoro che nella primavera 2020 diviene un'omonima serie animata trasmessa in patria in dodici episodi, distribuita anche in Italia per tramite di Crunchyroll con il titolo Woodpecker Detective's Office.
Ambientata a Tokyo nell'anno 1909, sul finire dell'epoca Meiji, la storia si concentra sul duo di protagonisti costituito dal linguista Kyōsuke Kindaichi e dal giovane poeta sregolato Takuboku Ishikawa: dopo essersi ritrovati coinvolti in un misterioso assassinio, Ishikawa fonda un'agenzia investigativa privata, e tra i casi vagliati non mancheranno le misteriose apparizioni di fantasmi presso l'Asakusa Junikai e le collaborazioni alle indagini di altri letterati detective.
La serie dello studio Liden Films (Terra Formars, Love and lies, As Miss Beelzebub likes it, Juliet in Collegio), qui in veste di produttore oltre che di animatore, sfrutta un'ambientazione storica di indubbio fascino per farvi muovere una serie di personaggi liberamente ispirati a figure letterarie realmente esistite: ai già citati Takuboku Ishikawa e Kyōsuke Kindaichi, al doppiaggio interpretati rispettivamente da Shintarō Asanuma e Takahiro Sakurai, si aggiungono quindi il romanziere Kodō Nomura qui con la fiera voce di Kenjiro Tsuda, inventore della figura di Heiji Zenigata, quindi il Ryūnosuke Akutagawa di Yukiya Hayashi, il poeta e drammaturgo Isamu Yoshii di Sōma Saitō, il poeta Sakutaro Hagiwara interpretato da Yūichirō Umehara, il Taro Hirai che diverrà più celebre con il nome d'arte di Ranpo Edogawa, che qui indaga per tramite della voce di Kenshō Ono, ed infine il poeta Bokusui Wakayama di Makoto Furukawa e la solenne figura del poliedrico Mori Ōgai (Mori Rintarō) cui dona ulteriore personalità il bravo Jun'ichi Suwabe.
Nel contare sulla valenza di personaggi di questo genere, verrebbe da dire che l'anime possa brillare tranquillamente di luce propria già solo per questo; la serie si concentra invece sulle figure indubbiamente interessanti di Ishikawa e Kindaichi e sul loro atipico rapporto di profonda amicizia, finendo di contro per lasciare ripetutamente tutti gli altri un po' troppo sullo sfondo.
Si tratta di una scelta probabilmente voluta di concerto tra lo sceneggiatore Taku Kishimoto (Haikyuu!!, Fruits Basket 1st e 2nd Season, Erased, Silver Spoon), la regista Tomoe Makino (Shōwa Genroku Rakugo Shinjū)e il capo regista Shinpei Ezaki (Uchuu Kyodai, Hanebado), tesa ad enfatizzare i due attori di scena principali, ed in effetti su Ishikawa e Kindaichi c'è davvero molto da dire, trattandosi di due figure piuttosto diverse tra loro eppur legate l'un l'altra in maniera sincera: da un lato vediamo un Ishikawa abituato a godersi la vita spendendo costantemente più di quanto non guadagni, dall'altro il fin troppo rigoroso Kindaichi si preoccupa per la salute fisica e finanziaria dell'amico, mostrandosi sempre pronto a sostenerlo in maniera concreta sino a sacrificare la propria sussistenza. Eccessi, dunque, che emergono sia dall'uno che dall'altro personaggio, e che già ci suggeriscono l'idea di un'amicizia le cui basi scricchiolano pesantemente.
Il più delle volte i modi leggeri e il sottile egoismo di Ishikawa urtano Kindaichi almeno quanto l'atteggiamento fin troppo remissivo di quest'ultimo irrita lo scapestrato collega, e tra un'indagine caotica e l'altra, viene da chiedersi se la relazione tra i due non appaia più "abusiva" e ineguale che costruttiva; proprio questo sbilanciamento tra le parti causa ripetute liti e incomprensioni tra i due, ma al contempo innesta una sincera curiosità nello spettatore, il quale costantemente si ritrova a chiedersi come si riuscirà, un episodio dopo l'altro, a salvare un'amicizia che appare sempre sull'orlo di un distacco definitivo, e se forse quest'ultimo non gioverebbe a entrambi.
E' sempre singolare inoltre la scelta di rappresentare protagonisti come Kindaichi e Ishikawa: il primo, ordinario e buonista, privo di attrattive e pertanto finanche noioso. Il secondo, né un eroe né un anti-eroe, ma semplicemente un essere umano le cui azioni tendono ad esaltarne i numerosi difetti più che le qualità, e che non si sforza minimamente di essere una persona migliore a dispetto di ogni buona intenzione di partenza, puntualmente abbandonata senza troppe remore anche quando la salute si fa via via più cagionevole; le vicende narrate insistono anche su questo aspetto, e l'anime non manca di guardare al deperimento fisico di Ishikawa con un occhio più distaccato che pietoso. In egual misura, più di qualche volta, vediamo i letterati co-protagonisti porsi come cinici giudici e analisti degli alti e bassi che osservano loro malgrado tra i colleghi Ishikawa e Kindaichi, dibattendone perlopiù in loro assenza, alle loro spalle; assai meno di frequente questi poeti diventano veri protagonisti di casi su cui indagare, offrendo allo spettatore cenni solo vaghi delle loro rispettive personalità a dispetto di un bagaglio culturale potenzialmente immenso alle loro spalle.
Che la serie punti più al lato slice-of-life che a quello investigativo, ciò è evidente dalla risoluzione dei misteri proposti di episodio in episodio, elaborati con qualità alterna e non sempre risolti in maniera chiara e logica, tanto da lasciare lo spettatore talora confuso sia nei modi che nelle esplicazioni; se non altro, tuttavia, l'ambientazione storica fa sì che dalle indagini emergano svariate curiosità e aneddoti su abiti, tecnologie, usi e costumi dell'epoca, quali ad esempio le pratiche cristiane nel Giappone da poco apertosi al mondo esterno, oppure l'abitudine di due amanti di dipingere di rosso carminio il mignolo di una mano con balsamina, dal fiore della pianta di Patrinia, a titolo di promessa d'amore.
Non manca uno sguardo piuttosto interessante, e di nuovo oltremodo cinico, su alcuni umili mestieri praticati dalle donne per sostentarsi, e sulla difficoltà per queste ultime di poter trovare dignitosamente un proprio posto nel mondo, affrancandosi sia dagli uomini che dalla crudele considerazione che di loro aveva la società.
Su questo fronte ritroviamo poi parallelamente il già citato Ryounkaku, meta preferita di Ishikawa per trascorrere le notti nel vicino quartiere dei piaceri; nel corso degli episodi la torre viene ritratta più volte e da svariate angolazioni, trattandosi d'altronde di una struttura che sui diversi piani ospitava negozi con merci provenienti da tutto il mondo, giochi, intrattenimenti ed eventi culturali, facendone il vero cuore pulsante di Tokyo. L'occhio degli abitanti dell'epoca, pertanto, volgeva in maniera naturale alle mille meraviglie che poteva offrire Asakusa.
La Tokyo del periodo Meiji emerge attraverso diverse istantanee con una carrellata affettuosa di sfondi già nella sigla di apertura, e viene proposta nella serie tramite begli scorci che mutano al mutare delle ore del giorno e delle stagioni, grazie anche alla presenza di figure letterarie che guardano ai cambiamenti ad esse connessi come fonte di ispirazione per i propri 'tanka'.
Lungo tutta la serie sono numerose le composizioni poetiche, ovvero 'tanka' per l'appunto, recitate dai letterati detective, sempre calate nel contesto delle vicende narrate anche se non facilmente richiamabili da parte dello spettatore: ultima in ordine di apparizione, ma non certo meno importante, è quella che pone un ideale cerchio alla fragile figura di Ishikawa e conclude la serie, che si ravvisa identica nelle liriche scritte proprio dal poeta Isamu Yoshii per la bella sigla finale dell'anime, ovvero una versione moderna della storica "Gondola no Uta" delle NOW ON AIR, poetica tanto nell'espressione visiva quanto nella sua componente audio e di testo.
Non è di minor pregio l'accattivante tema di apertura "Honjitsu mo Makoto ni Seiten Nari" interpretato da un "insider" dell'opera, ovvero il doppiatore Makoto Furukawa del personaggio di Wakayama, qui in una versione particolarmente energica e grintosa.
Sul lato del doppiaggio si riscontra un'interpretazione in generale di livello molto buono e così anche nel comparto sonoro realizzato da MONACA, mentre non è possibile dire lo stesso della qualità delle animazioni e del disegno: questi purtroppo non mantengono una costanza regolare nel corso degli episodi, in particolare nel delineare le figure umane, di cui Shuichi Hara ha realizzato il character design.
Piuttosto apprezzabile invece l'utilizzo di linee di colore blu, in luogo del consueto nero, a contornare proprio i personaggi, gli oggetti, il mobilio: nel complesso queste conferiscono alla serie un'impronta diversa dal consueto e una certa leggerezza ed ariosità.
I cliffhanger presenti al termine di alcuni episodi animano un ritmo che si presenta di norma piuttosto pacato, rendendo la fruizione degli episodi tranquilla e priva di sprint, tanto da poter risultare per alcuni quasi monotona.
Il Ryōunkaku costituiva all'epoca l'attrazione più all'avanguardia e popolare di tutta Tokyo, dotata addirittura, tra le altre cose, di un ascensore elettrico funzionante.
Detta più familiarmente anche Asakusa Jūnikai (i dodici piani di Asakusa), la torre non ha purtroppo avuto vita né lunga né fortunata, dal momento che il Grande Terremoto del Kanto del 1923 ne ha danneggiato la struttura in maniera così irrimediabile da renderne necessaria la demolizione completa, e una successiva ricostruzione non avverrà mai. Il suo mito, tuttavia, ispira fin da subito le opere di diversi autori contemporanei, tra cui lo scrittore Jun'ichiro Tanizaki e il poeta Takuboku Ishikawa, e non viene meno a tutt'oggi: nel 1999 Kei Ii scrive il romanzo mystery Kitsutsuki Tantei-dokoro che nella primavera 2020 diviene un'omonima serie animata trasmessa in patria in dodici episodi, distribuita anche in Italia per tramite di Crunchyroll con il titolo Woodpecker Detective's Office.
Ambientata a Tokyo nell'anno 1909, sul finire dell'epoca Meiji, la storia si concentra sul duo di protagonisti costituito dal linguista Kyōsuke Kindaichi e dal giovane poeta sregolato Takuboku Ishikawa: dopo essersi ritrovati coinvolti in un misterioso assassinio, Ishikawa fonda un'agenzia investigativa privata, e tra i casi vagliati non mancheranno le misteriose apparizioni di fantasmi presso l'Asakusa Junikai e le collaborazioni alle indagini di altri letterati detective.
La serie dello studio Liden Films (Terra Formars, Love and lies, As Miss Beelzebub likes it, Juliet in Collegio), qui in veste di produttore oltre che di animatore, sfrutta un'ambientazione storica di indubbio fascino per farvi muovere una serie di personaggi liberamente ispirati a figure letterarie realmente esistite: ai già citati Takuboku Ishikawa e Kyōsuke Kindaichi, al doppiaggio interpretati rispettivamente da Shintarō Asanuma e Takahiro Sakurai, si aggiungono quindi il romanziere Kodō Nomura qui con la fiera voce di Kenjiro Tsuda, inventore della figura di Heiji Zenigata, quindi il Ryūnosuke Akutagawa di Yukiya Hayashi, il poeta e drammaturgo Isamu Yoshii di Sōma Saitō, il poeta Sakutaro Hagiwara interpretato da Yūichirō Umehara, il Taro Hirai che diverrà più celebre con il nome d'arte di Ranpo Edogawa, che qui indaga per tramite della voce di Kenshō Ono, ed infine il poeta Bokusui Wakayama di Makoto Furukawa e la solenne figura del poliedrico Mori Ōgai (Mori Rintarō) cui dona ulteriore personalità il bravo Jun'ichi Suwabe.
Nel contare sulla valenza di personaggi di questo genere, verrebbe da dire che l'anime possa brillare tranquillamente di luce propria già solo per questo; la serie si concentra invece sulle figure indubbiamente interessanti di Ishikawa e Kindaichi e sul loro atipico rapporto di profonda amicizia, finendo di contro per lasciare ripetutamente tutti gli altri un po' troppo sullo sfondo.
Si tratta di una scelta probabilmente voluta di concerto tra lo sceneggiatore Taku Kishimoto (Haikyuu!!, Fruits Basket 1st e 2nd Season, Erased, Silver Spoon), la regista Tomoe Makino (Shōwa Genroku Rakugo Shinjū)e il capo regista Shinpei Ezaki (Uchuu Kyodai, Hanebado), tesa ad enfatizzare i due attori di scena principali, ed in effetti su Ishikawa e Kindaichi c'è davvero molto da dire, trattandosi di due figure piuttosto diverse tra loro eppur legate l'un l'altra in maniera sincera: da un lato vediamo un Ishikawa abituato a godersi la vita spendendo costantemente più di quanto non guadagni, dall'altro il fin troppo rigoroso Kindaichi si preoccupa per la salute fisica e finanziaria dell'amico, mostrandosi sempre pronto a sostenerlo in maniera concreta sino a sacrificare la propria sussistenza. Eccessi, dunque, che emergono sia dall'uno che dall'altro personaggio, e che già ci suggeriscono l'idea di un'amicizia le cui basi scricchiolano pesantemente.
Il più delle volte i modi leggeri e il sottile egoismo di Ishikawa urtano Kindaichi almeno quanto l'atteggiamento fin troppo remissivo di quest'ultimo irrita lo scapestrato collega, e tra un'indagine caotica e l'altra, viene da chiedersi se la relazione tra i due non appaia più "abusiva" e ineguale che costruttiva; proprio questo sbilanciamento tra le parti causa ripetute liti e incomprensioni tra i due, ma al contempo innesta una sincera curiosità nello spettatore, il quale costantemente si ritrova a chiedersi come si riuscirà, un episodio dopo l'altro, a salvare un'amicizia che appare sempre sull'orlo di un distacco definitivo, e se forse quest'ultimo non gioverebbe a entrambi.
E' sempre singolare inoltre la scelta di rappresentare protagonisti come Kindaichi e Ishikawa: il primo, ordinario e buonista, privo di attrattive e pertanto finanche noioso. Il secondo, né un eroe né un anti-eroe, ma semplicemente un essere umano le cui azioni tendono ad esaltarne i numerosi difetti più che le qualità, e che non si sforza minimamente di essere una persona migliore a dispetto di ogni buona intenzione di partenza, puntualmente abbandonata senza troppe remore anche quando la salute si fa via via più cagionevole; le vicende narrate insistono anche su questo aspetto, e l'anime non manca di guardare al deperimento fisico di Ishikawa con un occhio più distaccato che pietoso. In egual misura, più di qualche volta, vediamo i letterati co-protagonisti porsi come cinici giudici e analisti degli alti e bassi che osservano loro malgrado tra i colleghi Ishikawa e Kindaichi, dibattendone perlopiù in loro assenza, alle loro spalle; assai meno di frequente questi poeti diventano veri protagonisti di casi su cui indagare, offrendo allo spettatore cenni solo vaghi delle loro rispettive personalità a dispetto di un bagaglio culturale potenzialmente immenso alle loro spalle.
Che la serie punti più al lato slice-of-life che a quello investigativo, ciò è evidente dalla risoluzione dei misteri proposti di episodio in episodio, elaborati con qualità alterna e non sempre risolti in maniera chiara e logica, tanto da lasciare lo spettatore talora confuso sia nei modi che nelle esplicazioni; se non altro, tuttavia, l'ambientazione storica fa sì che dalle indagini emergano svariate curiosità e aneddoti su abiti, tecnologie, usi e costumi dell'epoca, quali ad esempio le pratiche cristiane nel Giappone da poco apertosi al mondo esterno, oppure l'abitudine di due amanti di dipingere di rosso carminio il mignolo di una mano con balsamina, dal fiore della pianta di Patrinia, a titolo di promessa d'amore.
Non manca uno sguardo piuttosto interessante, e di nuovo oltremodo cinico, su alcuni umili mestieri praticati dalle donne per sostentarsi, e sulla difficoltà per queste ultime di poter trovare dignitosamente un proprio posto nel mondo, affrancandosi sia dagli uomini che dalla crudele considerazione che di loro aveva la società.
Su questo fronte ritroviamo poi parallelamente il già citato Ryounkaku, meta preferita di Ishikawa per trascorrere le notti nel vicino quartiere dei piaceri; nel corso degli episodi la torre viene ritratta più volte e da svariate angolazioni, trattandosi d'altronde di una struttura che sui diversi piani ospitava negozi con merci provenienti da tutto il mondo, giochi, intrattenimenti ed eventi culturali, facendone il vero cuore pulsante di Tokyo. L'occhio degli abitanti dell'epoca, pertanto, volgeva in maniera naturale alle mille meraviglie che poteva offrire Asakusa.
La Tokyo del periodo Meiji emerge attraverso diverse istantanee con una carrellata affettuosa di sfondi già nella sigla di apertura, e viene proposta nella serie tramite begli scorci che mutano al mutare delle ore del giorno e delle stagioni, grazie anche alla presenza di figure letterarie che guardano ai cambiamenti ad esse connessi come fonte di ispirazione per i propri 'tanka'.
Lungo tutta la serie sono numerose le composizioni poetiche, ovvero 'tanka' per l'appunto, recitate dai letterati detective, sempre calate nel contesto delle vicende narrate anche se non facilmente richiamabili da parte dello spettatore: ultima in ordine di apparizione, ma non certo meno importante, è quella che pone un ideale cerchio alla fragile figura di Ishikawa e conclude la serie, che si ravvisa identica nelle liriche scritte proprio dal poeta Isamu Yoshii per la bella sigla finale dell'anime, ovvero una versione moderna della storica "Gondola no Uta" delle NOW ON AIR, poetica tanto nell'espressione visiva quanto nella sua componente audio e di testo.
La vita è breve
innamoratevi, fanciulle...
prima che le vostre labbra rosse scoloriscano
prima che la vostra passione ardente si raffreddi
per questo non esiste un domani
innamoratevi, fanciulle...
prima che le vostre labbra rosse scoloriscano
prima che la vostra passione ardente si raffreddi
per questo non esiste un domani
Non è di minor pregio l'accattivante tema di apertura "Honjitsu mo Makoto ni Seiten Nari" interpretato da un "insider" dell'opera, ovvero il doppiatore Makoto Furukawa del personaggio di Wakayama, qui in una versione particolarmente energica e grintosa.
Sul lato del doppiaggio si riscontra un'interpretazione in generale di livello molto buono e così anche nel comparto sonoro realizzato da MONACA, mentre non è possibile dire lo stesso della qualità delle animazioni e del disegno: questi purtroppo non mantengono una costanza regolare nel corso degli episodi, in particolare nel delineare le figure umane, di cui Shuichi Hara ha realizzato il character design.
Piuttosto apprezzabile invece l'utilizzo di linee di colore blu, in luogo del consueto nero, a contornare proprio i personaggi, gli oggetti, il mobilio: nel complesso queste conferiscono alla serie un'impronta diversa dal consueto e una certa leggerezza ed ariosità.
I cliffhanger presenti al termine di alcuni episodi animano un ritmo che si presenta di norma piuttosto pacato, rendendo la fruizione degli episodi tranquilla e priva di sprint, tanto da poter risultare per alcuni quasi monotona.
Tutti coloro che amano seguire serie ad ambientazione storica in primis proprio per la peculiare atmosfera che da sempre ne deriva, troveranno di certo in Woodpecker Detective's Office diversi elementi per poterla apprezzare, dagli atipici protagonisti e l'ancor più atipico legame tra loro, i riferimenti poetico-culturali, gli sguardi su Tokyo, il comparto sonoro le varie componenti slice-of-life.
A confronto con titoli simili per contesto e tematiche, quali ad esempio la divertente We Rent Tsukumogami, questa serie si presenta come titolo più ambizioso ma anche decisamente meno bilanciato nelle sue componenti. Su diversi fronti, infatti, l'anime di Liden Films sembra voler fare incetta di più spunti di quanti ne riesca in concreto a sviluppare compiutamente, lasciando un po' di amarezza nello spettatore e senza poter dunque soddisfare appieno le aspettative che la serie lasciava presagire nelle sue premesse.
A confronto con titoli simili per contesto e tematiche, quali ad esempio la divertente We Rent Tsukumogami, questa serie si presenta come titolo più ambizioso ma anche decisamente meno bilanciato nelle sue componenti. Su diversi fronti, infatti, l'anime di Liden Films sembra voler fare incetta di più spunti di quanti ne riesca in concreto a sviluppare compiutamente, lasciando un po' di amarezza nello spettatore e senza poter dunque soddisfare appieno le aspettative che la serie lasciava presagire nelle sue premesse.
Pro
- Personaggi ispirati a letterati realmente esistenti...
- Affascinante ambientazione storica
- Duo di protagonisti atipici nelle rispettive personalità...
- Comparto sonoro e sigle di apertura e chiusura
- Il focus sul Ryounkaku
Contro
- ... non sfruttati però appieno, date le potenzialità
- Indagini poliziesche troppo semplici o troppo confuse
- ... che possono risultare noiosi per alcuni
- I tanka e i riferimenti letterari sono numerosi ma poco fruibili per lo spettatore
- Poco bilanciato nei suoi diversi elementi
Grazie per il bell'articolo.
Personalmente ho nei confronti dei periodi Meiji e Taisho una cotta viscerale che le premesse di quest'anime hanno fomentato a dir poco: da quando, studiacchiando per conto mio, ho scoperto l'esistenza del Ryounkaku, ne sono diventata "la fan numero uno" (non è vero ma mi si passi il termine) e non potevo credere ai miei occhi nel vedere un anime che trattasse questo sfortunato edificio come la piccola star che all'epoca dev'essere stato X3
Poi, appunto, nella recensione ho trattato della confusione che (di nuovo, purtroppo) pare aver regnato sovrana in questa serie, quindi non mi ci soffermo oltre; dico solo che mi spiace molto, perché avrebbe potuto essere un anime davvero ben fatto, diverso dal solito, una piccola chicca, invece si è un po' (tanto) avvitato su sé stesso... peccato, perché la mia fame dell'epoca di cui racconta e dei suoi affascinanti angoli rimane ancora bellamente da saziare, quindi confido che ci possano arrivare ancora serie di questo tipo in futuro * _ *
Le linee blu mi piacciono un sacco!
La guarderò.
Devo e voglio vederlo perché mi stuzzica la resa animata, adoro le storie ambientate nella Belle Epoque, e c'è Akutagawa Ryunosuke.
E parlando di personaggi: due protagonisti davvero orribili se devo essere sincero: Ishikawa è stato un rifiuto umano per il 90% della serie e questo fa come minimo alzare il sopracciglio sul perché Kindaichi volesse continuare a essergli amico. Sembrava solo una strana codipendenza e quest'ultimo ne faceva la parte dello zerbino sborsasoldi.
I personaggi secondari poco rilevanti e dimenticabili temo, in particolare quelli femminili che alla fine si scoprivano essere quasi sempre i colpevoli degli omicidi lol, wtf?
Ricordo addirittura di aver letto commenti di gente che suggeriva che l'autore potesse essere misogeno per via del modo in cui trattava i suoi personaggi donne...
Di solito preferisco concentrarmi sui lati positivi di ciò che guardo e leggo, commentando per lo più quelli, ma almeno per quanto mi riguarda in Kitsutsuki Tantei-dokoro rimane ben poco e non merita minimamente la sufficienza
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.