Tsubomi Hanasaki è una ragazzina estremamente timida, riservata e insicura con la passione dei fiori e del giardinaggio, che si trasferisce in una nuova città con i genitori e la nonna, desiderosa di fare nuove amicizie a scuola.
Determinante sarà l'incontro con Erika Kurumi, che è invece il suo esatto contrario: chiassosa, indiscreta, dispotica, vive in una famiglia dove tutti, lei compresa, coltivano in un modo o nell'altro il sogno della moda.
Per quanto agli antipodi, le due ragazzine sono destinate a cementare una grande amicizia, aiutate anche dal fatto che si ritrovano improvvisamente a condividere lo stesso destino.
L'incontro con Cypre e Coffret, due folletti legati al mistico Albero del cuore che regge il mondo, sconvolge infatti le due ragazzine, che si ritrovano a trasformarsi nelle due eroine Cure Blossom e Cure Marine e a dover difendere il mondo dalla minaccia dei perfidi Apostoli del deserto.
Prendete gli episodi 1, 8 e 9 della prima serie di Sailor Moon, invertendo però i ruoli di Usagi/Sailor Moon e Ami/Sailor Mercury e dunque rendendo la prima protagonista e la seconda coprotagonista. Fatto?
Anche la nostra Ami protagonista del 2010 sarà timidissima, impacciata, insicura e assolutamente inadatta ad essere un'eroina e/o una protagonista. Pensatela, però, non come una bella adolescente col fisico da top model e una sobria misa di capelli e abiti color blu, ma come una bambina in superdeformed coi capelli rosa e con un paio di occhialoni finti, che si trasforma in un'eroina dalle fattezze di un evidenziatore rosa semovente.
Di rimando, la coprotagonista, la nostra Usagi del 2010, sarà anch'ella un personaggio più aperto e solare che farà amicizia con la timida compagna di cui sopra. Pensatela, però, non come una bella adolescente col fisico da top model, ma come un'altra bambina in superdeformed dal carattere frivolo, infantile e superficiale, dalla voce irritante e capace di trasformarsi in un'eroina dalle fattezze di un evidenziatore azzurro semovente.
Alla saggia gatta Luna, nel ruolo dei mentori/mascotte delle eroine, sostituite due sgorbietti che parlano come studenti di lingua giapponese alle prime armi convinti che il verbo essere si possa inserire a sproposito come finale di qualsiasi tipo di frase. Fatto?
Ora rimaniamo sempre nell'ambito di Sailor Moon, ma spostiamoci alle sue terza, quarta e quinta serie, quelle dove i cattivi rubavano i cuori (o oggetti vari che comunque ne simboleggiavano l'essenza) delle persone, che, private di questi ultimi, si trasformavano in mostri (o mostri venivano creati a partire da oggetti a loro cari o vicini).
I nostri cattivi del 2010 hanno più o meno lo stesso obbiettivo: "rubare i fiori del cuore" delle persone, quantunque questi fossero appassiti per via dei problemi dei loro portatori, e usarli, fondendoli con oggetti, per creare versioni mostruose delle povere vittime, processo che porterebbe alla morte dell'Albero del cuore e dunque alla deserfiticazione del mondo.
Heartcatch Pretty Cure, settima incarnazione del popolare franchise Toei Animation trasmessa in patria fra il 2010 e il 2011, si potrebbe riassumere facilmente con una sola parola: irritante.
Un'irritazione che nasce già dalle prime immagini promozionali diffuse nei primi mesi del 2010, che già mostravano quella che è una delle più grandi pecche della serie: il disegno.
Dopo aver mantenuto uno stile di disegno più o meno uniforme per le prime cinque stagioni, Pretty Cure ha cambiato grafica con la sesta e lo cambia ancora una volta qui nella settima. Il character designer Yoshihiko Umakoshi (Ojamajo Doremì, Casshern Sins, Saint Seiya Omega) ci offre qui dei disegni decisamente sgraziati e sgradevoli all'occhio, troppo caricaturali e costantemente vaganti da un estremo all'altro: o sono troppo tondeggianti e infantili (ricordate le rotondissime ragazzine di Ojamajo Doremì? Ecco, gran parte dei nostri personaggi sono così) o troppo scheletrici e spigolosi (un esempio di questo stile di disegno si può notare in Saint Seiya Omega), senza riuscire a trovare quell'armoniosa via di mezzo che invece caratterizzava le serie precedenti.
In Heartcatch Pretty Cure tutto è deformato, dalle dimensioni e i corpi dei personaggi alle loro espressioni facciali.
Uno stile di disegno che senza dubbio ha del particolare, ma che, seppur buono per una serie tranquilla come Ojamajo Doremì, risulta invece sgradevole e totalmente inadatto a una saga come Pretty Cure, che pullula di momenti seri e/o drammatici o di combattimenti molto adrenalinici contro avversari di una certa possanza.
I colori, inoltre, sono estremamente accesi, eccessivamente uniformi e onnipresenti: nelle sequenze di trasformazione o attacco quasi non si distinguono i personaggi, nell'enorme massa rosa, gialla, azzurra o lilla che ammanta gli sfondi, i capelli, gli occhi, gli abiti, le armi o gli attacchi.
Le nostre eroine risultano così essere una sorta di evidenziatori semoventi disegnati in maniera stilizzatissima, che lottano contro dei nemici eccessivamente scheletrici o mostri pacchiani dalla caratterizzazione grafica piuttosto stilizzata.
Un Pretty Cure atipico non soltanto nel disegno, ma anche nella storia. Per una volta, niente dimensioni parallele con folletti da salvare, ma un'ambientazione terrena e una successione di guardiane che vengono scelte per proteggere l'Albero del cuore che regge il mondo in cui loro stesse abitano. Di per sé nulla di nuovo - nessuno ha mai letto il disneyano W.I.T.C.H.? - ma tutto sommato una novità per la saga delle guerriere Toei, che, salvo poche eccezioni, hanno sempre avuto una trama piuttosto basilare e sempre uguale a se stessa.
La trama di Heartcatch Pretty Cure è, invece, più elaborata, con qualche mistero che lascia un po' d'interesse nello spettatore e qualche colpo di scena nel finale.
Tuttavia, ci sono diversi problemi nel racconto della trama e nella caratterizzazione dei personaggi che rendono Heartcatch Pretty Cure una parentesi irritante e dimenticabile, i cui pochi pregi sono fortunatamente stati raccolti da serie successive meglio riuscite.
Tsubomi, la nostra protagonista, non è allegra, sportiva, mascolina o sicura di sé. E' anzi timidissima, imbranata, impacciata nelle relazioni umane e debolissima come guerriera (sin dal primo episodio, amici e nemici la prendono in giro per questo). Un timido bocciolo che in futuro sboccerà diventando un bellissimo fiore, come dice la sua image song "Future flower".
Poteva essere molto interessante vedere il processo della sua maturazione da timidissima e inutile ragazzina ad eroina salvatrice del mondo, ma Tsubomi rimane quasi del tutto immutata nel corso degli episodi, ferma nella sua insicurezza, e mai si ha l'impressione che si sia trasformata in un'affidabile eroina o che la supposta crescita personale che lei dice di aver compiuto sia stata mostrata in maniera chiara. E' un personaggio che, di base, farebbe anche un po' tenerezza, ma non riesce mai a spiccare, risultando piatto, fastidioso, senza mai avere l'epicità che avevano e avranno le altre protagoniste delle serie Pretty Cure. Di fronte ad un mostro cattivo che ha calpestato i sentimenti delle persone, le altre eroine Pretty Cure si sarebbero messe a urlargli la loro rabbia, a sollevarlo a mani nude o a rifilargli delle belle pizze, mentre Tsubomi gli sbuffa in faccia a mo' di Doremì, con tanti saluti alla supposta serietà o epicità del combattimento.
Un personaggio troppo poco incisivo, che non ha il physique du role adatto per reggere la scena da protagonista e rende perfettamente comprensibile il perché abbiamo avuto "Sailor Moon" e non "Sailor Mercury" o "Saint Seiya" e non "Saint Shun".
La spalla che potrebbe risollevare le sorti della serie, Erika, è, ahimé, ancor peggio di Tsubomi.
Infantile, modaiola, antipatica, non genera il minimo interesse nei suoi confronti e suscita soltanto istinti omicidi ad ogni parola pronunciata con la sua irritante voce. E' inoltre disegnata sempre in maniera deformed, con smorfie e occhioni di sorta, cosa che rende impossibile ottenere da lei una qualsivoglia minima parvenza di serietà, dote fondamentale per una guerriera che combatte mostri cattivi.
Leggermente meglio va, fortunatamente, con i due personaggi che entrano nel cast nella seconda metà della serie: un interessante miscuglio fra Sailor Jupiter e Uranus che risulta essere il personaggio più simpatico della serie, per quanto non bellissimo esteticamente, e una Sailor Venus senza demenzialità mista a una pornosegretaria saccente con gli occhiali da finta intellettuale, tanto seccante come personaggio in sé quanto, purtroppo, fondamentale per la trama della serie.
Non si possono elogiare, invece, i folletti, i più fastidiosi e anonimi di tutta la saga. Anche se, per dover di cronaca, va detto che un certo colpo di scena riguardante uno di loro è interessante e innovativo per la saga, per quanto fine a se stesso.
Gli avversari delle eroine sono un mashup riuscito male di vari cattivi delle serie di Sailor Moon. Sasorina, Kumojacky e Cobraja sono una sorta di Amazon Trio che però non fa né ridere né emozionare. Secchissimi e spigolosi esteticamente, pieni di fisse e tic che al massimo (e nel solo caso di Kumojacky) possono fare sorridere, non hanno alcuna evoluzione caratteriale, malgrado il tiratissimo finale della serie doni loro un superficialissimo e immeritato salvataggio in extremis, alla faccia dei vari Uraganos, Kintoresky, Moerumba e Shitataare delle serie precedenti che facevano morir dal ridere ma son stati uccisi senza pietà. Sul dottor Saabaku, un Soichi Tomoe più cattivo e anonimo, ben poco c'è da dire, tranne qualche telefonato colpo di scena che lo riguarda, nelle ultime puntate, ma che annega nell'anonimato insieme alla serie tutta, mentre Dune, il boss finale vero e proprio, è il peggior cattivone mai visto sinora nella saga delle Pretty Cure: un ragazzino belloccio, secco e noioso che non ha neppure la decenza di trasformarsi in un mostrone possente nel combattimento finale, limitandosi a diventare una pacchianissima versione gigantesca del suo secco e belloccio corpo di partenza.
Dark Pretty Cure, la demoniaca guerriera su cui gli occhi degli spettatori sono puntati sin dall'inizio, poteva invece donare grandi cose alla trama, ma si è preferito proseguire in una direzione differente, finendo per appiattirla e trasformare un personaggio che poteva dare molto in una darkettona sclerata che alla fine dice molto poco.
Se tutto sommato i combattimenti, grazie ad una buona resa delle animazioni, son carucci da vedere, purtroppo i mostri che fronteggiano le nostre eroine sono decisamente fastidiosi: brutti esteticamente, non fanno altro che lamentarsi, vomitando con voci distorte e lamentose i problemi e i disagi delle vittime dal cui cuore sono stati creati. Dei mostri, dunque, che, a differenza dei loro predecessori, suscitano più inquietudine e fastidio che divertimento.
Nonostante un certo quantitativo d'azione, esplosioni, colpi d'energia, pugnetti e calcetti dati da mani rotonde e piedi triangolari e una buona varietà negli attacchi, le Pretty Cure della serie Heartcatch risaltano molto meno rispetto alle loro colleghe delle prime serie, che in certi momenti sembravano forzuti lottatori di wrestling o eredi della Divina Scuola di Hokuto. Gli attacchi di Tsubomi e compagne, infatti, derivano da scettri e oggetti magici che lanciano semplici fiorellini colorati che portano il nome di improbabilissimi miscugli anglo-italiani.
Una debole simbologia che contrappone le due coppie terra/mare e sole/luna per quattro eroine che tutto sommato non lasciano troppo il segno né a livello elementale (Cure Marine ha il mare solo nel nome ed è basata sul colore azzurro, ma poi i suoi attacchi sono basati su fiori azzurri e non sull'acqua, quindi a che pro legarla al mare?), né nelle loro battaglie, sempre ammantate da quelle continue smorfie che vorrebbero far ridere ma non ci riescono, finendo per ammazzare sul nascere qualsiasi tentativo di epicità o dramma e per trasformare Heartcatch Pretty Cure nella demenziale e grottesca parodia di un majokko sentai, più che in un degno esponente del genere.
Non si può dire che l'universo narrativo di Heartcatch Pretty Cure sia vuoto, anche se il merito non va ai personaggi secondari della serie. Ad eccezione del solo Ban-kun, una sorta di Ikki di Phoenix con velleità da mangaka che rimanda graficamente a Shingo Araki e agli anime degli anni '70, il resto dei personaggi che affollano le vite quotidiane delle eroine (familiari o compagni di scuola) non hanno, infatti, grandi personalità e non riescono a farsi ricordare, non aiutati da uno stile di disegno che li rende sgradevoli, anonimi o troppo infantili già a prima vista.
La struttura della serie, incentrata su continui attacchi a vittime sempre diverse, permette, tuttavia, l'introduzione di decine di personaggi-comparsa differenti che vengono di volta in volta depredati dai loro cuori, occasione perfetta per raccontare ad ogni puntata le loro storie personali e quotidiane e i loro problemi. Si costruisce, dunque, un mondo che lo spettatore percepisce come vivo, ma che, di rimando, non è di granché interesse e non viene sfruttato nel modo giusto.
Si tratta dello stesso errore che, guarda un po', è stato commesso in passato in quell'Ojamajo Doremì a cui Heartcatch Pretty Cure deve tantissimo, ossia il dare troppo spazio alle comparse e alla risoluzione dei loro problemi, fagocitando uno spazio che andrebbe invece dedicato alle protagoniste. Si giunge, quindi, alla paradossale situazione in cui la protagonista Tsubomi non riesce a mostrare in maniera chiara il suo percorso di crescita e ad imporsi sulla scena perché il suo spazio è costantemente occupato da innumerevoli bambini lamentosi, gelosi del fratellino o della sorellina o in contrasto con i genitori per questo o quel motivo, innamorati imbranati, ragazz(in)e invidiose e via dicendo, la cui trattazione viene maggiormente approfondita rispetto a quella delle eroine. D'accordo che dare ancor più spazio ad Erika sarebbe stata una tortura per gli spettatori, ma almeno Tsubomi, la protagonista, poteva essere salvata dalla sua mediocrità.
Heartcatch Pretty Cure, nel suo incipit, cerca di rifare la prima serie, con due guerriere di carattere opposto che agiscono in tandem e fra cui si viene a creare un'intensa amicizia, ma quest'amicizia, costantemente esternata dalle due, non viene percepita dallo spettatore, che vede soltanto la povera Tsubomi perennemente tiranneggiata dall'invadente e irritante Erika.
L'arrivo di Cure Sunshine e Cure Moonlight ravviva un minimo la situazione, ma, se nel caso della prima c'è stato spazio per un'interessante trattazione del personaggio, la seconda, invece, pare fino all'ultimo un pesce fuor d'acqua, una tizia di passaggio per nulla inserita nelle dinamiche del gruppo che appare nel cast della serie giusto per tirarsela un po'.
Non aiuta il fatto che le ragazze non abbiano un interesse sportivo, che il loro unico hobby sia stare a creare vestiti nel loro club di moda (un interesse molto più frivolo rispetto a un club sportivo o di interesse culturale) e che, contrariamente alle serie precedenti, l'amore (inteso come affezione e interesse per l'altro sesso) sembra totalmente bandito dal cuore dei personaggi, salvo una fugace cotta di Tsubomi inserita solo a scopo comico e scoppiata - per forza di cose - in una bolla di sapone dopo tre o quattro puntate.
Nonostante lo stile di disegno molto particolare e non propriamente bellissimo, Heartcatch Pretty Cure offre delle belle animazioni molto fluide e una certa spettacolarità nelle scene d'azione.
Molto buono è anche il comparto sonoro, con sigle orecchiabili e carine e una splendida colonna sonora orchestrata ad opera di un bravo Yasuharu Takanashi, il quale farà riecheggiare molte note dei brani di Heartcatch Pretty Cure in molte sequenze delle serie successive. Peccato per l'inspiegabile riciclo di alcuni pezzi appartenenti alla precedente serie Fresh Pretty Cure, che stonano tantissimo nell'insieme, e per il fatto che delle musiche così belle, anche epiche in parecchi casi, risultino spesso e volentieri sprecate per accompagnare scene di trasformazione da pigiama party in cui due ragazzette ridacchiano spruzzandosi addosso un profumo in uno sfondo fatto da fiorellini colorati.
Molto carino l'uso di molti brani cantati, anche di pregevole fattura, in sottofondo alle scene più importanti. Fra questi spiccano l'emozionante e allegra "Heart goes on", riutilizzata più volte e con ottimi risultati, e diversi pezzi eseguiti dalle doppiatrici delle protagoniste. I quali, comprensibilmente, possono ora belli o orecchiabili (come nel caso della splendida "Gekkou - Moon attack", eseguita dalla doppiatrice di Cure Moonlight), ora completamente inascoltabili, se il microfono vien dato alla doppiatrice di Erika.
Il doppiaggio originale è uno degli elementi meno riusciti della serie, nonostante la presenza di numerosi professionisti: la tanto decantata Nana Mizuki, doppiatrice di Tsubomi, sembra abbia perennemente il raffreddore, mentre Fumie Mizusawa, la doppiatrice di Erika, le dona un tono fastidiosissimo, stonato e squillante, che non contribuisce di certo a migliorare le già basse quotazioni del personaggio. Oltremodo irritanti sono anche le voci dei folletti (soprattutto quella di Potpourri, che da bravo folletto "baby", storpia in maniera infantile e fastidiosa anche la sua desinenza-verso) e dei vari cattivi, che, di pari passo col loro aspetto fisico, sono un po' troppo fighette.
Fra tutti spicca la veterana Aya Hisakawa, star del genere majokko poiché sublime voce di Sailor Mercury, che però qui è sprecata, utilizzata su un personaggio troppo freddo e dal modo di parlare macchinoso e monocorde, supponente e privo di emozioni, che non permette alla sua voce di emergere più di tanto.
Fortunatamente migliore dello stesso doppiaggio originale giapponese è la versione doppiata in italiano trasmessa sulla Rai, che si dimostra assai più piacevole all'ascolto, eliminando un gravoso problema della versione originale e riuscendo quasi a rendere simpatico il personaggio di Erika. Molti doppiatori che vi lavorano(Monica Bertolotti, Joy Saltarelli, Paola Majano o Leonardo Graziano, ad esempio) avevano già interpretato ruoli importanti in serie Pretty Cure precedenti, ma fanno comunque un buon lavoro e si registra un'inaspettata quanto piacevolissima comparsa da guest star del fuoriclasse milanese Davide Garbolino.
Dispiace che, invece, l'adattamento delle tecniche e delle trasformazioni sia stato realizzato con qualche sbavatura e che la trasmissione tv è stata altalenante nei palinsesti e ha persino invertito gli ultimi due episodi, rovinando agli spettatori la visione del finale della serie.
Determinante sarà l'incontro con Erika Kurumi, che è invece il suo esatto contrario: chiassosa, indiscreta, dispotica, vive in una famiglia dove tutti, lei compresa, coltivano in un modo o nell'altro il sogno della moda.
Per quanto agli antipodi, le due ragazzine sono destinate a cementare una grande amicizia, aiutate anche dal fatto che si ritrovano improvvisamente a condividere lo stesso destino.
L'incontro con Cypre e Coffret, due folletti legati al mistico Albero del cuore che regge il mondo, sconvolge infatti le due ragazzine, che si ritrovano a trasformarsi nelle due eroine Cure Blossom e Cure Marine e a dover difendere il mondo dalla minaccia dei perfidi Apostoli del deserto.
Prendete gli episodi 1, 8 e 9 della prima serie di Sailor Moon, invertendo però i ruoli di Usagi/Sailor Moon e Ami/Sailor Mercury e dunque rendendo la prima protagonista e la seconda coprotagonista. Fatto?
Anche la nostra Ami protagonista del 2010 sarà timidissima, impacciata, insicura e assolutamente inadatta ad essere un'eroina e/o una protagonista. Pensatela, però, non come una bella adolescente col fisico da top model e una sobria misa di capelli e abiti color blu, ma come una bambina in superdeformed coi capelli rosa e con un paio di occhialoni finti, che si trasforma in un'eroina dalle fattezze di un evidenziatore rosa semovente.
Di rimando, la coprotagonista, la nostra Usagi del 2010, sarà anch'ella un personaggio più aperto e solare che farà amicizia con la timida compagna di cui sopra. Pensatela, però, non come una bella adolescente col fisico da top model, ma come un'altra bambina in superdeformed dal carattere frivolo, infantile e superficiale, dalla voce irritante e capace di trasformarsi in un'eroina dalle fattezze di un evidenziatore azzurro semovente.
Alla saggia gatta Luna, nel ruolo dei mentori/mascotte delle eroine, sostituite due sgorbietti che parlano come studenti di lingua giapponese alle prime armi convinti che il verbo essere si possa inserire a sproposito come finale di qualsiasi tipo di frase. Fatto?
Ora rimaniamo sempre nell'ambito di Sailor Moon, ma spostiamoci alle sue terza, quarta e quinta serie, quelle dove i cattivi rubavano i cuori (o oggetti vari che comunque ne simboleggiavano l'essenza) delle persone, che, private di questi ultimi, si trasformavano in mostri (o mostri venivano creati a partire da oggetti a loro cari o vicini).
I nostri cattivi del 2010 hanno più o meno lo stesso obbiettivo: "rubare i fiori del cuore" delle persone, quantunque questi fossero appassiti per via dei problemi dei loro portatori, e usarli, fondendoli con oggetti, per creare versioni mostruose delle povere vittime, processo che porterebbe alla morte dell'Albero del cuore e dunque alla deserfiticazione del mondo.
Un'irritazione che nasce già dalle prime immagini promozionali diffuse nei primi mesi del 2010, che già mostravano quella che è una delle più grandi pecche della serie: il disegno.
Dopo aver mantenuto uno stile di disegno più o meno uniforme per le prime cinque stagioni, Pretty Cure ha cambiato grafica con la sesta e lo cambia ancora una volta qui nella settima. Il character designer Yoshihiko Umakoshi (Ojamajo Doremì, Casshern Sins, Saint Seiya Omega) ci offre qui dei disegni decisamente sgraziati e sgradevoli all'occhio, troppo caricaturali e costantemente vaganti da un estremo all'altro: o sono troppo tondeggianti e infantili (ricordate le rotondissime ragazzine di Ojamajo Doremì? Ecco, gran parte dei nostri personaggi sono così) o troppo scheletrici e spigolosi (un esempio di questo stile di disegno si può notare in Saint Seiya Omega), senza riuscire a trovare quell'armoniosa via di mezzo che invece caratterizzava le serie precedenti.
In Heartcatch Pretty Cure tutto è deformato, dalle dimensioni e i corpi dei personaggi alle loro espressioni facciali.
Uno stile di disegno che senza dubbio ha del particolare, ma che, seppur buono per una serie tranquilla come Ojamajo Doremì, risulta invece sgradevole e totalmente inadatto a una saga come Pretty Cure, che pullula di momenti seri e/o drammatici o di combattimenti molto adrenalinici contro avversari di una certa possanza.
I colori, inoltre, sono estremamente accesi, eccessivamente uniformi e onnipresenti: nelle sequenze di trasformazione o attacco quasi non si distinguono i personaggi, nell'enorme massa rosa, gialla, azzurra o lilla che ammanta gli sfondi, i capelli, gli occhi, gli abiti, le armi o gli attacchi.
Le nostre eroine risultano così essere una sorta di evidenziatori semoventi disegnati in maniera stilizzatissima, che lottano contro dei nemici eccessivamente scheletrici o mostri pacchiani dalla caratterizzazione grafica piuttosto stilizzata.
La trama di Heartcatch Pretty Cure è, invece, più elaborata, con qualche mistero che lascia un po' d'interesse nello spettatore e qualche colpo di scena nel finale.
Tuttavia, ci sono diversi problemi nel racconto della trama e nella caratterizzazione dei personaggi che rendono Heartcatch Pretty Cure una parentesi irritante e dimenticabile, i cui pochi pregi sono fortunatamente stati raccolti da serie successive meglio riuscite.
Tsubomi, la nostra protagonista, non è allegra, sportiva, mascolina o sicura di sé. E' anzi timidissima, imbranata, impacciata nelle relazioni umane e debolissima come guerriera (sin dal primo episodio, amici e nemici la prendono in giro per questo). Un timido bocciolo che in futuro sboccerà diventando un bellissimo fiore, come dice la sua image song "Future flower".
Poteva essere molto interessante vedere il processo della sua maturazione da timidissima e inutile ragazzina ad eroina salvatrice del mondo, ma Tsubomi rimane quasi del tutto immutata nel corso degli episodi, ferma nella sua insicurezza, e mai si ha l'impressione che si sia trasformata in un'affidabile eroina o che la supposta crescita personale che lei dice di aver compiuto sia stata mostrata in maniera chiara. E' un personaggio che, di base, farebbe anche un po' tenerezza, ma non riesce mai a spiccare, risultando piatto, fastidioso, senza mai avere l'epicità che avevano e avranno le altre protagoniste delle serie Pretty Cure. Di fronte ad un mostro cattivo che ha calpestato i sentimenti delle persone, le altre eroine Pretty Cure si sarebbero messe a urlargli la loro rabbia, a sollevarlo a mani nude o a rifilargli delle belle pizze, mentre Tsubomi gli sbuffa in faccia a mo' di Doremì, con tanti saluti alla supposta serietà o epicità del combattimento.
Un personaggio troppo poco incisivo, che non ha il physique du role adatto per reggere la scena da protagonista e rende perfettamente comprensibile il perché abbiamo avuto "Sailor Moon" e non "Sailor Mercury" o "Saint Seiya" e non "Saint Shun".
La spalla che potrebbe risollevare le sorti della serie, Erika, è, ahimé, ancor peggio di Tsubomi.
Infantile, modaiola, antipatica, non genera il minimo interesse nei suoi confronti e suscita soltanto istinti omicidi ad ogni parola pronunciata con la sua irritante voce. E' inoltre disegnata sempre in maniera deformed, con smorfie e occhioni di sorta, cosa che rende impossibile ottenere da lei una qualsivoglia minima parvenza di serietà, dote fondamentale per una guerriera che combatte mostri cattivi.
Leggermente meglio va, fortunatamente, con i due personaggi che entrano nel cast nella seconda metà della serie: un interessante miscuglio fra Sailor Jupiter e Uranus che risulta essere il personaggio più simpatico della serie, per quanto non bellissimo esteticamente, e una Sailor Venus senza demenzialità mista a una pornosegretaria saccente con gli occhiali da finta intellettuale, tanto seccante come personaggio in sé quanto, purtroppo, fondamentale per la trama della serie.
Non si possono elogiare, invece, i folletti, i più fastidiosi e anonimi di tutta la saga. Anche se, per dover di cronaca, va detto che un certo colpo di scena riguardante uno di loro è interessante e innovativo per la saga, per quanto fine a se stesso.
Dark Pretty Cure, la demoniaca guerriera su cui gli occhi degli spettatori sono puntati sin dall'inizio, poteva invece donare grandi cose alla trama, ma si è preferito proseguire in una direzione differente, finendo per appiattirla e trasformare un personaggio che poteva dare molto in una darkettona sclerata che alla fine dice molto poco.
Se tutto sommato i combattimenti, grazie ad una buona resa delle animazioni, son carucci da vedere, purtroppo i mostri che fronteggiano le nostre eroine sono decisamente fastidiosi: brutti esteticamente, non fanno altro che lamentarsi, vomitando con voci distorte e lamentose i problemi e i disagi delle vittime dal cui cuore sono stati creati. Dei mostri, dunque, che, a differenza dei loro predecessori, suscitano più inquietudine e fastidio che divertimento.
Nonostante un certo quantitativo d'azione, esplosioni, colpi d'energia, pugnetti e calcetti dati da mani rotonde e piedi triangolari e una buona varietà negli attacchi, le Pretty Cure della serie Heartcatch risaltano molto meno rispetto alle loro colleghe delle prime serie, che in certi momenti sembravano forzuti lottatori di wrestling o eredi della Divina Scuola di Hokuto. Gli attacchi di Tsubomi e compagne, infatti, derivano da scettri e oggetti magici che lanciano semplici fiorellini colorati che portano il nome di improbabilissimi miscugli anglo-italiani.
Una debole simbologia che contrappone le due coppie terra/mare e sole/luna per quattro eroine che tutto sommato non lasciano troppo il segno né a livello elementale (Cure Marine ha il mare solo nel nome ed è basata sul colore azzurro, ma poi i suoi attacchi sono basati su fiori azzurri e non sull'acqua, quindi a che pro legarla al mare?), né nelle loro battaglie, sempre ammantate da quelle continue smorfie che vorrebbero far ridere ma non ci riescono, finendo per ammazzare sul nascere qualsiasi tentativo di epicità o dramma e per trasformare Heartcatch Pretty Cure nella demenziale e grottesca parodia di un majokko sentai, più che in un degno esponente del genere.
La struttura della serie, incentrata su continui attacchi a vittime sempre diverse, permette, tuttavia, l'introduzione di decine di personaggi-comparsa differenti che vengono di volta in volta depredati dai loro cuori, occasione perfetta per raccontare ad ogni puntata le loro storie personali e quotidiane e i loro problemi. Si costruisce, dunque, un mondo che lo spettatore percepisce come vivo, ma che, di rimando, non è di granché interesse e non viene sfruttato nel modo giusto.
Si tratta dello stesso errore che, guarda un po', è stato commesso in passato in quell'Ojamajo Doremì a cui Heartcatch Pretty Cure deve tantissimo, ossia il dare troppo spazio alle comparse e alla risoluzione dei loro problemi, fagocitando uno spazio che andrebbe invece dedicato alle protagoniste. Si giunge, quindi, alla paradossale situazione in cui la protagonista Tsubomi non riesce a mostrare in maniera chiara il suo percorso di crescita e ad imporsi sulla scena perché il suo spazio è costantemente occupato da innumerevoli bambini lamentosi, gelosi del fratellino o della sorellina o in contrasto con i genitori per questo o quel motivo, innamorati imbranati, ragazz(in)e invidiose e via dicendo, la cui trattazione viene maggiormente approfondita rispetto a quella delle eroine. D'accordo che dare ancor più spazio ad Erika sarebbe stata una tortura per gli spettatori, ma almeno Tsubomi, la protagonista, poteva essere salvata dalla sua mediocrità.
Heartcatch Pretty Cure, nel suo incipit, cerca di rifare la prima serie, con due guerriere di carattere opposto che agiscono in tandem e fra cui si viene a creare un'intensa amicizia, ma quest'amicizia, costantemente esternata dalle due, non viene percepita dallo spettatore, che vede soltanto la povera Tsubomi perennemente tiranneggiata dall'invadente e irritante Erika.
L'arrivo di Cure Sunshine e Cure Moonlight ravviva un minimo la situazione, ma, se nel caso della prima c'è stato spazio per un'interessante trattazione del personaggio, la seconda, invece, pare fino all'ultimo un pesce fuor d'acqua, una tizia di passaggio per nulla inserita nelle dinamiche del gruppo che appare nel cast della serie giusto per tirarsela un po'.
Non aiuta il fatto che le ragazze non abbiano un interesse sportivo, che il loro unico hobby sia stare a creare vestiti nel loro club di moda (un interesse molto più frivolo rispetto a un club sportivo o di interesse culturale) e che, contrariamente alle serie precedenti, l'amore (inteso come affezione e interesse per l'altro sesso) sembra totalmente bandito dal cuore dei personaggi, salvo una fugace cotta di Tsubomi inserita solo a scopo comico e scoppiata - per forza di cose - in una bolla di sapone dopo tre o quattro puntate.
Nonostante lo stile di disegno molto particolare e non propriamente bellissimo, Heartcatch Pretty Cure offre delle belle animazioni molto fluide e una certa spettacolarità nelle scene d'azione.
Molto buono è anche il comparto sonoro, con sigle orecchiabili e carine e una splendida colonna sonora orchestrata ad opera di un bravo Yasuharu Takanashi, il quale farà riecheggiare molte note dei brani di Heartcatch Pretty Cure in molte sequenze delle serie successive. Peccato per l'inspiegabile riciclo di alcuni pezzi appartenenti alla precedente serie Fresh Pretty Cure, che stonano tantissimo nell'insieme, e per il fatto che delle musiche così belle, anche epiche in parecchi casi, risultino spesso e volentieri sprecate per accompagnare scene di trasformazione da pigiama party in cui due ragazzette ridacchiano spruzzandosi addosso un profumo in uno sfondo fatto da fiorellini colorati.
Molto carino l'uso di molti brani cantati, anche di pregevole fattura, in sottofondo alle scene più importanti. Fra questi spiccano l'emozionante e allegra "Heart goes on", riutilizzata più volte e con ottimi risultati, e diversi pezzi eseguiti dalle doppiatrici delle protagoniste. I quali, comprensibilmente, possono ora belli o orecchiabili (come nel caso della splendida "Gekkou - Moon attack", eseguita dalla doppiatrice di Cure Moonlight), ora completamente inascoltabili, se il microfono vien dato alla doppiatrice di Erika.
Il doppiaggio originale è uno degli elementi meno riusciti della serie, nonostante la presenza di numerosi professionisti: la tanto decantata Nana Mizuki, doppiatrice di Tsubomi, sembra abbia perennemente il raffreddore, mentre Fumie Mizusawa, la doppiatrice di Erika, le dona un tono fastidiosissimo, stonato e squillante, che non contribuisce di certo a migliorare le già basse quotazioni del personaggio. Oltremodo irritanti sono anche le voci dei folletti (soprattutto quella di Potpourri, che da bravo folletto "baby", storpia in maniera infantile e fastidiosa anche la sua desinenza-verso) e dei vari cattivi, che, di pari passo col loro aspetto fisico, sono un po' troppo fighette.
Fra tutti spicca la veterana Aya Hisakawa, star del genere majokko poiché sublime voce di Sailor Mercury, che però qui è sprecata, utilizzata su un personaggio troppo freddo e dal modo di parlare macchinoso e monocorde, supponente e privo di emozioni, che non permette alla sua voce di emergere più di tanto.
Fortunatamente migliore dello stesso doppiaggio originale giapponese è la versione doppiata in italiano trasmessa sulla Rai, che si dimostra assai più piacevole all'ascolto, eliminando un gravoso problema della versione originale e riuscendo quasi a rendere simpatico il personaggio di Erika. Molti doppiatori che vi lavorano(Monica Bertolotti, Joy Saltarelli, Paola Majano o Leonardo Graziano, ad esempio) avevano già interpretato ruoli importanti in serie Pretty Cure precedenti, ma fanno comunque un buon lavoro e si registra un'inaspettata quanto piacevolissima comparsa da guest star del fuoriclasse milanese Davide Garbolino.
Dispiace che, invece, l'adattamento delle tecniche e delle trasformazioni sia stato realizzato con qualche sbavatura e che la trasmissione tv è stata altalenante nei palinsesti e ha persino invertito gli ultimi due episodi, rovinando agli spettatori la visione del finale della serie.
Questa settima serie è, dunque, un Pretty Cure "strano", "diverso", brutto in molti aspetti, pieno di eccessi e privo di una sua identità precisa: ogni tanto è una serie per un pubblico molto infantile, ogni tanto una serie che strizza di continuo l'occhio all'otaku contemporaneo; ogni tanto è comica e demenziale (o, perlomeno, ci prova: a parte qualche sparuta citazione, generalmente concentrata nel personaggio di Kumojacky, raramente si ride), ogni tanto diventa cupo e deprimente. I personaggi vengono sfruttati poco e male e non riescono a rimanere impressi, né a veicolare quei valori di coraggio, giustizia e forte amicizia che da sempre sono caratteristici della saga Pretty Cure, mentre il disegno e il doppiaggio contribuiscono ad affossarli completamente.
Una serie dalla trama di base tutto sommato interessante, per quanto non originalissima, ma penalizzata da personaggi non all'altezza, da un altalenante racconto della stessa e da uno stile di realizzazione sin troppo moderno e straniante, lontanissimo dalle precedenti serie della saga e fortunatamente, nonostante il successo commerciale riscontrato all'uscita, mai più riutilizzato in seguito (almeno per il momento), al contrario di alcuni escamotages narrativi che da Heatcatch Pretty Cure vengono ripresi e sfruttati meglio nelle storie di altre eroine successivi.
Rimane una serie piuttosto piacevole da guardare per il pubblico infantile a cui è principalmente indirizzata, che si godrà una storia ricca di tenerezza, fiorellini e di bei messaggi a lui consoni. Potrebbe piacere anche a chi è abituato alle serie recenti con protagoniste ragazzine dall'aspetto deformed e dalle vocette carine, ma chi invece identifica il genere delle maghette combattenti con le serie degli anni '90 e il loro stile molto garbato potrebbe restarne molto deluso. I punti più alti della saga Pretty Cure sono da ricercare altrove, che qui invece si tocca il fondo...
Una serie dalla trama di base tutto sommato interessante, per quanto non originalissima, ma penalizzata da personaggi non all'altezza, da un altalenante racconto della stessa e da uno stile di realizzazione sin troppo moderno e straniante, lontanissimo dalle precedenti serie della saga e fortunatamente, nonostante il successo commerciale riscontrato all'uscita, mai più riutilizzato in seguito (almeno per il momento), al contrario di alcuni escamotages narrativi che da Heatcatch Pretty Cure vengono ripresi e sfruttati meglio nelle storie di altre eroine successivi.
Rimane una serie piuttosto piacevole da guardare per il pubblico infantile a cui è principalmente indirizzata, che si godrà una storia ricca di tenerezza, fiorellini e di bei messaggi a lui consoni. Potrebbe piacere anche a chi è abituato alle serie recenti con protagoniste ragazzine dall'aspetto deformed e dalle vocette carine, ma chi invece identifica il genere delle maghette combattenti con le serie degli anni '90 e il loro stile molto garbato potrebbe restarne molto deluso. I punti più alti della saga Pretty Cure sono da ricercare altrove, che qui invece si tocca il fondo...
Io amo Doremì e vedere il suo "successore" in salsa sentai mi attira non poco eccetto Sugar Sugar Rune, Shugo Chara e Hime-chan, nessun altro majokko ho trovato ben riuscito e al livello di Doremì storia dolce, a tratti commovente e corale come poche.
Ok Heartcatch non avrà disegni fantastici, ma almeno si varia un bel po' rispetto alle serie precedenti.
Protagonista timida? non vedo l'ora di vederla all'opera anche perché nessun'altra Pretty Cure potrà mai essere tanto irritante, onnipotente, scialba, priva di appeal e qualità rilevanti come lo è stata Cure Peach, la brutta copia di Nozomi e Usagi, rovina inesorabile di Fresh Pretty Cure
E un bel 10 a Kotaro per la recensione.
esce una vetrina in media ogni 7 giorni e una nuova serie delle pre-cure una volta all'anno, non mi pare che animeclick sia così pretty cure-centrico. se non ti interessa basta non aprire la notizia e non leggerla
per il resto non seguendo il franchise non me la sono sentita di leggermi tutta la recensione lunghissima di kotaro, ma complimenti per la definizione evidenziatore rosa/azzurro semovente che mi ha fatto morire dal ridere
Ma se è l'unica decente?
Non sarei così categorico, però direi che c'è un fondo di verità.
Sicuramente è l'unica disegnata con un po' di stile, ma immagino che non sempre in Toei abbiano i soldi/l'occasione per scomodare gente del calibro di Umakoshi per ritirare un po' su il brand (certo, se poi lo scomodano e gli fanno fare quella chiavica di Omega tanto vale XD).
Sinceramente, ma questa è una recensione o un lunghissimo, forzatissimo, e soprattutto strumentalizzatissimo paragone tra la serie in questione e Sailor Moon?
Kotaro recensisce quel che gli piace
Allora speriamo che torni a farlo
Effettivamente Cure Blossom è uguale al mio evidenziatore fuchsia,Cure Marine è un po' scambiata per essere un evidenziatore e Cure Sunshine ha dei capelli improponibili O_O
Heartcatch pretty cure è una serie che ho rivalutato, quando l'avevo vista tempo fa in giapponese ricordo che mi era piaciuta di più (tant'è che dicevo che era al secondo posto tra le mie serie preferite di precure), adesso invece, dopo averla vista meglio in italiano, devo dire che ne sono rimasta un pò delusa perchè me la ricordavo migliore.
Non so cosa ci avevo visto in più alla prima visione...forse era il fatto perchè era una nuova serie e tutti ne parlavano bene (e mi ero lasciata un pò condizionare), forse perchè non capivo molto (avendola seguita in jap senza sub), forse perchè seguivo male l'episodio perchè la connessione saltava spesso e non ero molto attenta a ciò che guardavo...bho, non so il motivo preciso,ma allora mi piaceva di più.
E' una serie carina da vedere, però alla fine non mi è restato niente...e durante gli episodi non è riuscita a coinvolgermi, ad appassionarmi, non mi ha trasmesso nessuna emozione (e io in genere quando seguo una serie "divento un tutt'uno" con essa, ma questa mi ha proprio lasciato al di fuori) e, se devo essere sincera, in vari episodi mi ha anche annoiato.
Di personaggi mi piace Tsubomi/cure Blossom, e invece ho odiato dalla prima all'ultima puntata Erika/cure marine
"I personaggi vengono sfruttati poco e male e non riescono a rimanere impressi, né a veicolare quei valori di coraggio, giustizia e forte amicizia che da sempre sono caratteristici della saga Pretty Cure"
Sono completamente d'accordo
Aha, Sailor Kotaro e' un girellaro integralista molto peggio di me!
Scusate con tutto il rispetto ma anche basta che ogni volta deve uscire una lunghissima recensione su una serie delle Pretty Cure da parte del solito fanatico. Diamo spazio anche ad altre opere per favore.
Giusto, quasi quasi ti scrivo un dossier lunghissimo su svariati robotici dimenticati di trent'anni fa! E' ben noto che gli autori piu' prolifici del sito hanno gusti particolari (Kotaro maghette e tokusatsu, Slanzard manga di cinquant'anni fa, Oberon yaoi...) quindi se volete dossier sulle cose che vi interessano scrivetele pure, non e' obbligatorio far parte della redazione per venire pubblicati. Non potete pretendere che noi scriviamo "a gratis" sulle serie che volete voi (e chissa' quali saranno tra l'altro).
1- Yes (non osa nulla ma nella sua leggerezza quello che fa gli riesce bene)
2- Futari wa + Max Heart (eh beh)
3- Smile (ok, è un clone di Yes e ha momenti meh ma tra tutte è quella che fa più ridere)
4- Heartcatch (SPACCA! però un approccio meno cartoonesco nei disegni avrebbe giovato e nelle prime puntate si trascina più di altre serie)
5- SplashStar (carina copia sbiadita e sulle prime è più infantile, ma poi si riprende)
6- Yes 5 Gogo (ahia. sequel non riuscito, anche per colpa dei disegni. Però c'è Kurumi, la pretty cure più bella di sempre insidiata solo dalla recente Cure Sword)
7- Suite - ai tempi della diretta l'ho odiata, ma a posteriori forse non fa così schifo. trasformazioni troppo lunghe.
99- Dokidoki - ha un che di plastica e ha la pretty cure meno riuscita, Mana
100- Fresh - plastica al cubo e assolutamente evitabile
Forse non lo avete notato, ma uno dei antagonisti ha rubato la capigliatura del protagonista di Saint Senya Omega
Che alcuni elementi siano ripresi da Sailor Moon, è sotto l'occhio di tutti, ma non è da fargliene una colpa. Tutto il brand Pretty Cure non sarebbe esistito senza Sailor Moon.
Forse è il contrario xD
@Igurashi
Io Heartcatch non l'ho vista, ma terrò presente le tue impressioni poi quando la visionerò anche io ti farò sapere che ne penso
In ogni caso se non erro vidi un paio di episodi e mi piacque
Comunque aspettate aspettate.... c'è Leonardo Graziano che doppia qualcosa??? Che bellooo io amo alla follia la sua voce anche perché riesce a doppiaer bene tanti personaggi diversi: da Sheldon Cooper a Naruto, passando per Kokoda, Killua di HxH, Axel Blaze/Shuuya Gouenji di Inazuma Eleven e tanti altri
EDIT
@Prettyboy
Concordo in gran parte con la tua classifica soprattutto sul primo posto (le avventure di Nozomi, Rin, Karen, Urara e Komachi restano le migliori per me) e sull'ultimo u.u Non mi meraviglia che rispetto alle altre serie Fresh sia stata abbastanza snobbata in Giappone
Peccato, ma se il giudizio deve girare tutto sui gusti personali, non c'è neanche di che discutere, muore tutto sul nascere.
Sarà "irritante" (?) ma per quel che mi riguarda rimane la miglior serie di Precure, con la protagonista -nei limiti del possibile- più realistica e una storia degna di questo nome anche oltre il microcosmo Pretty Cure.
Battute a parte, questa, come tutte, è soltanto un'opinione personale, che non vuole essere imposta a nessuno.
Io sono una persona anche troppo tradizionalista e una serie come questa, che spezza moltissimo con la tradizione inserendo un sacco di elementi moderni, mi è risultata particolarmente indigesta, al punto da stiracchiarmene la (sofferta) visione nell'arco di diversi mesi, spezzettandola con visioni di altre cose, mentre invece le altre serie, quando già complete, le ho divorate nell'arco di poche settimane.
Non intendo assolutamente vietarvi di apprezzare o ritenere meritevole questa serie: su 10+ serie Pretty Cure non possono piacere tutte, e siccome non tutti abbiamo le stesse percezioni, quella (o quelle) che non piacerà non necessariamente sarà la stessa per tutti.
@ Demidevimon
In primis, se leggi bene, il solito fanatico stavolta ha dato un giudizio negativo, quindi tanto fanatico non è
In secundis, ho sempre scritto una recensione in vetrina al termine della trasmissione tv in Italia delle serie Pretty Cure, e fintanto che continueranno ad essere trasmesse in Italia (cosa ahimé non così scontata, visto gli ultimi sviluppi), ci saranno le recensioni, per dare uno spazio di discussione a chi ha seguito la serie in tv e vuole esprimere una sua opinione al riguardo.
Sul "lunghissima", è la prassi quando si ha a che fare con me, prendere o lasciare
@ Kiavik
Fra una rotolata a terra e l'altra, magari puoi spiegarci perché per te Heartcatch è l'unica serie Pretty Cure decente, la recensione è stata anche e soprattutto pubblicata per creare spunti di discussione
@ Karma Houdini
Magari la giuria era corrotta o ubriaca, che vuoi che ti dica?
(tanto più che quello stesso tipo di disegno, in Saint Seiya Omega, ha fatto schifo a tutti e l'han cambiato licenziando Umakoshi in corsa)
Il paragone con Sailor Moon è inevitabile, visto che Heartcatch innegabilmente riprende da Sailor Moon un sacco di cose e che, almeno per quanto mi riguarda, Sailor Moon è l'imbattuto top del genere con cui tutti i suoi esponenti devono inevitabilmente confrontarsi. Criterio di giudizio puramente personale e non universale, s'intende
@ Mikoto
Yep, Leonardo Graziano doppia il boss finale della serie. Si sente quindi, purtroppo, assai poco, per quanto bravo possa essere (e a me piace moltissimo la voce di Graziano).
@ Cecilia
Ehi! Non scherziamo! Fuori il wall of text, lo aspetto scrocchiandomi le dita!
Anche volendo escludere il suo fondamentalismo da neo girellaro qual'è (che ti rende prevenuto rispetto a millanta possibili titoli), io tutte queste negatività non le ho viste.
Lo stile grafico dovrebbe essere proprio la peculiarità della serie, capisco anche un impatto iniziale non favorevole ma poi alla distanza (manco tanta) ci si abitua e anzi come livello artistico è piuttosto buono. Non ho capito poi la storia delle trasformazioni in pigiama, anche qui tutta 'sta confusione il Kotaro se l'è immaginata suppongo. Heartcatch supera abbastanza Fresh e le altre serie (Splash e le ultimissime ma per mezzi tecnici più che altro) sotto questo aspetto.
Converrei anche sui personaggi in generale dei quali le varie serie di Pretty Cure hanno offerto di meglio, però Cure Sunshune e Cure Moonlight son due gran bei inserimenti, altamente fighi, semmai saranno solo troppo "sgravate" come forza rispetto alle altre.
Anche l'odio per Erika non lo capisco molto, a me non è sembrato questo personaggio così brutto anche se ho visto solo la versione italiana finora.
Dune invece si che è scarso... Chi è? che vuole? Mah...
La serie in se è piuttosto ben riuscita, a parte lo sprecato finale dove gli autori letteralmente si mangiano tutto l'hyper creato fin li sbagliando un rigore a porta vuota dall'area piccola.
Insomma non condivido molto questo giudizio del Kotaro recensore, che suppongo nasca viziato da "pregiudizi" e aspettative disattese più che da veri problemi che la serie ha o meno...
Comunque la recensione è come di solito molto bene e come sempre è ben lunga
Non è che le trasformazioni siano in pigiama
Semplicemente stanno lì a darsi abbracci, cinque e spruzzatine di profumo come se fossero due ragazzine ad un pigiama party notturno, mentre invece si stanno trasformando in guerriere per andare a combattere e quindi avrei gradito una trasformazione un po' più seria/sobria/epica.
Il top delle trasformazioni, per quanto mi riguarda, è Suite dell'anno successivo (altra serie su cui abbiamo un giudizio diametralmente opposto), che presenta delle trasformazioni lunghissime, curatissime e abbastanza epiche. Menzione d'onore per la trasformazione della recentissima Cure Ace in Doki Doki, che è la più bella mai realizzata nella saga, a mio avviso.
Per quanto riguarda Erika, gran parte dell'antipatia deriva dall'orripilante voce che aveva in giapponese. Dal poco che ho potuto sentire, in italiano invece l'han resa quasi simpatica, grazie ad una voce davvero molto dolce e gradevole. Di suo, però, ci mette il fatto che sta sempre a fare smorfie e lamenti, anche in contesti dove dovrebbe essere seria, cosa che mi ha infastidito non poco.
Affermi che tutto quello scritto là sopra è una tua opinione personale. Scusa se mi permetto, ma una chiosa come:
I punti più alti della saga Pretty Cure sono da ricercare altrove, che qui invece si tocca il fondo...
non sono certo espressione di un parere personale, ma soltanto di un giudizio apodittico e paternalistico. Fai intendere (o meglio, ti piacerebbe farlo) chiaramente che questo anime fa schifo in modo oggettivo, senza possibilità d'appello.
Oh, voi poveri ignari utenti che ancora non avete visto HCPC! Fuggite! HCPC è il male! Sailor Moon è molto meglio!11!! Ecco, già potrei riassumere così il tuo prolisso "parere personale" da girellaro. Perchè soltanto un girellaro integralista (cit.) come te potrebbe tirar fuori Sailor Moon per parlare di un anime che in realtà ci ha davvero poco o nulla a che fare.
E purtroppo noto che continui a strumentalizzare informazioni soltanto per arroccarti ulteriormente in una posizione che esula dal semplice "parere personale".
Ora tiri in ballo Saint Seya Omega, segno che già non sai più dove andare a parare (giuria ubriaca? certo certo...). Eppure, se hai visto almeno qualche puntata di quell'anime, dovresti sapere che i suoi difetti peggiori non erano certo da ricercare nel chara design, ma nella tendenza generale al risparmio con cui è stata programmata e realizzata la serie nella sua interezza. Umakoshi poteva tirar fuori il miglior chara di questo mondo, ma se il tutto era animato con tre frame al secondo il risultato finale sarebbe stato sempre e soltanto infimo.
Che poi si può fare un discorso molto simile per Fresh Precure, che guarda caso a te piace tanto (e così torniamo a parlare di Precure). Finchè vedi qualche screenshot magari t'illudi che sia disegnato bene, ma quando t'accorgi che è animato in flash allora non ti rimane altro che ridere per non piangere XD
Anche se detesto Erika che sdrammatizza ogni scena che abbia un filo di tensione...
Non era assolutamente mia intenzione dire "Heartcatch fa schifo, è il male, fuggite!", anzi ho pure detto che, a chi piace un certo tipo d'animazione, potrebbe piacere. E' chiaro che le mie recensioni, e i miei giudizi sulle serie Pretty Cure, sono puramente personali, non ho la pretesa di essere l'oggettività incarnata né però devo stare ogni volta a esplicitare che si tratta di un giudizio soggettivo, visto che è una cosa scontata e naturale.
Su Sailor Moon, le cose in comune ci sono e te le ho dette nella recensione. Poi sì, Sailor Moon è una delle poche serie di cui posso essere definito un "fanboy" e anzi sono io stesso a dirlo, ma questo è un altro discorso
Seguo regolarmente Saint Seiya Omega ogni settimana e sì, il disegno è l'ultimo dei suoi problemi, però intanto è stato cambiato rispetto a quello di Umakoshi del primo arco narrativo (così come altre cose che non c'entrano col disegno).
Per quanto mi riguarda, però, difficilmente noto animazioni scarse o cose del genere, non gli dò peso, ed è anche raro che penalizzi qualcosa per difetti sul lato grafico o per un disegno che non mi piace, se invece la storia o i personaggi mi piacciono.
Qua, come detto nella recensione, il disegno è solo uno dei tanti problemi che ha la serie, non l'unico, ma risalta di più perché è un cambiamento radicale di disegno dopo tante altre serie disegnate in altro modo e perché, sempre a livello puramente personale, a me questo tipo di disegno non piace.
Se a te o ad altri Heartcatch invece piace un sacco, io non vi mangerò, non vi impedirò di guardarlo e di apprezzarlo.
Sono una persona inaspettatamente buona e accomodante, altrimenti avrei già appese nel mio salotto le teste di diversi utenti che invece parlano e scrivono tranquillamente in questa stessa notizia
E spero anche che si continui, tra la Rai e le vetrine qui sul sito a parlare delle mie adorate PreCure
Serie carina, anche se alcuni personaggi, come ha fatto notare Kotaro potevano essere sviluppati meglio, anche se a tratti riesce anche a piacere.
Ovviamente ci sarà sempre qualcuno che non piacerà, però è normale, i gusti sono gusti, ciò che a uno sembra un capolavoro, per un altro è un disastro.
Io l'ho vista e mi è piaciuta(come le precedenti del resto), non sono riuscito a notare tutte quelle cose notate da Kotaro, ma perchè l'ho vista non con l'occhio del critico ma con quello che guarda un'anime per iniziare bene la giornata.
Ho droppato la serie dopo 3 episodi, un'opera può avere la miglior trama del mondo, ma se non reggo i personaggi principali guardarla equivarrebbe solo a farsi del male.
Recensione interessante, soprattutto perché sembra in controtendenza rispetto al parere generale (almeno leggendo i commenti).
Messi da parte il disegno (alla fine sono gusti) e altre considerazione che capisco, non sono però d'accordo con il giudizio su Tsubomi. Ritengo una buona scelta quella di non rendere Tsubomi la classica eroina ottimista, allegra e determinata, e non mi sarebbe piaciuto se alla fine della serie lo fosse diventata. Voglio dire, Tsubomi all'inizio è timida, impacciata, un po' imbranata e anche pessimista. Ora, una persona così non può certo maturare fino a diventare, non so, la Nozomi Yumehara della situazione. Credo che la crescita di Tsubomi ci sia stata e sia realistica. Se nei primi episodi era sempre insicura e non riusciva a prendere l'iniziativa, mi sembra evidente che a poco a poco inizi ad avere più fiducia in se stessa, a fidarsi degli altri e ad essere più ottimista. Non credo che questo si possa ridurre ad un "quasi immutata". Certo non si tratta di un cambiamento totale, ma del resto viene detto nell'anime che per essere davvero se stessi bisogna accettare ciò che si é anche se non è ciò che si vuole essere, quindi secondo me alla fine Tsubomi è anche lei un'eroina che salva il mondo, solo che lo è a modo suo. Non penso che vada condannato il fatto che non urli al nemico e non combatta in modo epico, e non credo neanche che ciò la renda un personaggio poco incisivo, io l'ho trovata addirittura più profonda di altre eroine. In merito alla sua mediocrità sono d'accordo nel dire che non possiede né il fascino del leader né quello del personaggio sullo sfondo che poi si rivela centrale, ma dal mio punto di vista proprio questa sua caratteristica la rende un personaggio con cui è facile entrare in sintonia.
E per quanto riguarda Erika personalmente la sua esuberanza non mi ha per nulla infastidita e non trovo che la sua mancanza di serietà sia inadeguata contro i nemici, certo essendo così "estrema" o ti sta simpatica o la odi.
Insomma, questa è la mia impressione, ma si tratta appunto di impressioni personali...
In realtà, ho sempre detto che Tsubomi era una mia versione femminile, in quanto condividiamo parecchi tratti del carattere (sì, anch'io sono una persona tremendamente insicura, anche se non sembra), ma ho anche sempre detto che una serie animata che avesse me come protagonista sarebbe stata una noia mortale, e infatti in questo caso è successo
Probabilmente, proprio perché io sono come sono, dalle opere di finzione mi piace aspettarmi personaggi che crescano in maniera magari meno realistica ma più visibile, o che siano magari più romanzati ma molto sicuri di sé, cosa che Tsubomi non è. Di solito tendo ad affezionarmi al personaggio timido e debole che però nei momenti di bisogno scatena una grande forza, e infatti anche Tsubomi mi era entrata in simpatia, ma ho trovato la sua caratterizzazione/crescita abbastanza debole, e me ne sono anche un po' dispiaciuto, devo dire, perché se fosse diventata un po' più forte e sicura probabilmente l'avrei adorata.
Chiaramente, di nuovo, questo è solo un mio parere. E' ovvio che non tutti la pensano così, ed è giusto che ognuno si tenga il suo pensiero, senza che tutti schifino Tsubomi perché l'ho schifata io.
Ma proprio il concetto che sia "opinione personale/gusto" rende impossibile o quasi il dialogo. Che, esempio a caso, Erika abbia una voce insopportabile è un tuo parere, io non l'ho mai trovata così, ma siamo ai livelli di "mi piace la voce profonda/mi piace la voce acuta", non si può disquisire sui gusti, non ha senso. Si può fare su cose valutabili con un minimo di oggettività, o si finisce a litigare su chi sia meglio tra i Power Ranger e le majokko sentai.
Sui personaggi, storia, animazioni e quant'altro si può e si deve, però cominciare con davanti "Erika bubu perché non è attraente come le Sailor (perché, nelle altre serie, Passion/Beat escluse, c'è qualcuna che lo sia?) e perché ha la voce che a me dà ai nervi" non è che sia il massimo.
Comnque sia, l'hai voluto tu. Prepare yourself! XD
Partendo dalle due Cure iniziali, contesti che siano deboli, irritanti (se mi citi una Cura irritante, il primo posto indiscusso spetta Dream ), infantili e con hobby "bassi" (?) come la moda di Erika. Ora, a livello di caratterizzazione, perché la moda per Erika no e la scrittura di Komachi sì? Anche solo per numeri e "immedesimazione", ci sono sicuramente più ragazzine interessate alla moda che alla scrittura (che, per inciso, era stata trattata in modo peggio che diseducativo). E l'hobby di Erika ha un fondamento ed è sviluppato con coerenza e seguito per tutta la serie e il film, non è una roba buttata lì per fare colore e bon.
Tsubomi, poi. La "accusi" di non essere sportiva eccetera. In ultima analisi, di essere una normale ragazzina di 14 anni come ce n'è a migliaia. Perché una volta che ce n'è una verosimile non va bene? Non mi dire che ha più senso la Love di inizio Fresh, che appena trasformata si lancia a prendere a calci e pugni un mostro alto tre metri. Ma in che mondo? Una persona normale scappa, non corre incontro a un coso che è peggio di un grizzly >_> Non è epico, è suicida.
Quanto alla sua crescita, non so cosa dirti, io l'ho vista, e anche bene. L'episodio del castello è significativo, così come quando è lei a far rinsavire Moonlight. Non è certo la stessa persona che era ad inizio serie, cosa che dubito si possa di dire di una Nozomi, una Mana o anche una Love, che cresceranno sì, ma di base erano/sono già "tutto".
La trama, che era rimasta identica per sei serie (alcune con incipit discutibili, tipo Yes!1&2), finalmente fa il salto di qualità e tu la condisci via quasi due righe? Sarà anche W.I.T.C.H.iana (seguito dall'ottimo inizio alla indegna fine, tra l'altro ), ma è 1 "copia di un occidentale" contro 6 "cloni di sé stessi", non mi pare debba essere una nota di biasimo. E il fatto che finalmente la parolina "leggendarie" abbia un senso che ci viene mostrato? Niente, via, sciò, non ha importanza.
E Moonlight. Pesce fuor d'acqua? Be', una 17enne che, dopo quel che ha passato, si ritrova insieme e a fare "da balia" a delle ragazzine più piccole e ingenuotte non vedo cos'altro avrebbe potuto e dovuto essere. Un veterano come dovrebbe trattare una recluta, come un suo pari? Non sarebbe credibile.
I cattivi, i cattivi. Lo fai sempre presente nelle tue recensioni, ma io continuo a non capire perché il fatto che facciano ridere debba essere così importante. Sono "alieni" che puntano alla distruzione della Terra, nell'economia della storia non c'è niente da ridere, anzi, ci dovrebbero essere molti più Joker e più Bel, che sono malvagi sul serio e non perché così dice la trama. I tre di Heartcatch non sono inquietanti o malvagi, vero, ma sono meschini. Meno simpatici di un Kintoresky, ma più sensati. Su Dune non ho niente da contestare purtroppo: fa pena. Mi consolo che almeno non è grottesco come Pierrot (un buco nero? ma per sul serio? XD), anche se, volendo buttarla sul nemico complessato, il conte del film di Heartcatch sarebbe stato una scelta decisamente migliore.
Be', questo è quanto per ora: now, discuss! ^^
Sai anch'io mi sono rivista in Tsubomi, quindi capisco il tuo punto di vista. ^^ Credo che molto semplicemente ciò che ti ha portato a restare deluso del personaggio è ciò che ha portato me ad apprezzarlo. E tranquillo, rispetto tutti i pareri, anzi più sono meglio è! Quindi grazie di avermi chiarito il tuo giudizio!
Fai conto di aver appena ricevuto un'immensa stretta di mano ^^
Ti ringrazio molto del tuo intervento. Adoro leggere (e partecipare a) questo tipo di discussioni, e dunque sono felice che il mio scritto te ne abbia stimolata una, aldilà del parere discordante
L'hobby di Erika/Tsubomi è sì importante per la storia e portato avanti durante le puntate, ma trovo che comunque sia un po' frivolo, rispetto a quanto si è visto in precedenza, dove c'erano interi episodi dedicati a partite di lacrosse o softball, al mondo dello spettacolo (Urara) o al ballo di Fresh, mentre qui ne hanno parlato molto di meno, o comunque di meno risaltava.
Forse è perché sono un maschio, e la moda non ha alcun'attrattiva su di me, ma ho pensato che si potesse fare molto di più da questo punto di vista (per quanto riguarda Komachi, anch'io mi diletto nella scrittura, quindi la approvo ). L'episodio della sfilata è stato assai bello, ma tutto ciò che le ragazze facevano nel club di moda, m'è parso un po' troppo vuoto e frivolo.
Per quanto riguarda la trama, che quella di Heartcatch sia "diversa" dalle altre serie l'ho detto (ho citato W.I.T.C.H. perché me lo ha ricordato e non perché questo sia un demerito, tra l'altro l'ho seguito anch'io quasi tutto), ma a mio avviso non basta, perché la gestione dei personaggi mi ha reso poco interessante anche seguire la storia. Gli ho dato atto che aveva una storia più articolata, e ho premiato serie successive come Suite (la recensione l'ho scritta, ma chissà quando si vedrà) o la futura Doki Doki perché avevano rielaborato in meglio questo pregio di Heartcatch creando delle trame più complesse.
Sul realismo dei personaggi, come ho detto su, io personalmente non lo cerco in un anime, che è un'opera di fantasia e vive di esagerazioni e azioni romanzate. Tsubomi, sì, è realistica, ma anche abbastanza noiosa proprio per questo motivo. Immagino che anch'io, al suo posto, mi sarei messo a piangere e a scappare davanti a un mostro, ma lei è la protagonista di un anime e quindi mi avrebbe fatto piacere un comportamento più da cartone animato, appunto
Allo stesso modo, il comportamento di Yuri sarà anche realistico, ma allo stesso tempo è anche estremamente freddo e distaccato, e non aiuta lo spettatore ad affezionarsi al personaggio.
Sui cattivi, in realtà a me non piacciono né quelli che fanno solo ridere e non dimostrano un minimo di malvagità, né quelli che son solo malvagi e sclerati perché sì, ma mi piace quando si ottiene una via di mezzo, che Pretty Cure presenta in alcune serie ma non in questa, dove i tre cattivi non mi è parso avessero granché spessore né mi hanno fatto ridere in maniera particolare (don't worry, anche i cattivi di Smile, a tempo debito, saranno criticati per questo motivo ).
Poi c'è la storia delle Pretty Cure leggendarie, che a differenza delle altre serie dove quelle Pretty Cure erano "guerriere leggendarie" per modo di dire, qua ha un significato ben diverso, facendo delle protagoniste solo le ultime di una lunga successione di Pretty Cure.
Poi per la prima volta è la Terra stessa ad essere in pericolo e non un mondo parallelo, e questo aumenta la drammaticità degli eventi (nel finale sopratutto).
Solo Dune effettivamente delude un po' le aspettative, ma la Tsubomi gigante fa la sua figura (ed è stata anche copiata nelle serie successive).
I cattivi, boh, non è tutto sommato questo gran problema, sono nemici, stanno li per farsi battere. Non devono essere per forza simpatici.
I mostri che invece si disperavano esternando ad altra voce i problemi delle persone da cui nascevano li ho trovati molto d'impatto, specialmente se penso al target di riferimento della serie.
Sui disegni non ho recriminazioni da fare perchè a me piacciono.
Mi piaceva anche che queste Pretty Cure a differenza della altre usavano molti attacchi, Erika in particolare tirava fuori attacchi nuovi ogni due episodi.
In ultimo, Tsubomi era doppiata da Nana Mizuki.
Capisco le simpatie personali anche per gli hobby (e pentiti, mi stai costringendo a difendere la moda! Non lo avrei mai creduto possibile O_O), io per prima tra scrittura e moda non sceglierei la seconda neanche morta, però in quanto "hobby del personaggio x per renderlo vivo" sono sullo stesso piano *.
In quanto all'altro discorso, ora è chiaro ^^.
Io voglio proprio la verosimiglianza, da un anime come da un romanzo. Voglio potermi chiedere come può svilupparsi una città protetta dal mondo esterno da 5000 anni, e voglio che la risposta sia migliore di "perché lo dico io scrittore, piglia e porta a casa!//lo dice la trama//ma tanto è fEntesy!!11" (e ti assicuro che inventare la risposta, se la suddetta città l'hai inventata tu, è maledettamente difficile ). Voglio sapere come reagirebbe davvero una ragazza di medie/superiori se le proponessero "diventa una maga e combatti il male".
Nella mia serie ideale di PreCure, la protagonista ci pensa due volte prima di dire "metto in gioco la mia vita per te" a un giocattolo parlante, la polizia esiste (mostri in città e mai che si veda un agente dell'ordine, vergogna!), se il mondo subisce dei danni, gli Stati si fanno sentire...
A Pretty Cure non chiedevo niente di tutto questo, perché mi rendo conto dei limiti che ha e in un certo senso è costretto ad avere. Ci sono altri anime per questo (o dovrebbero esserci, almeno), detto questo, "spegnevo" a metà il cervello, a nanna la sospensione dell'incredulità e via. Heartcatch mi ha permesso di accenderlo per molto più tempo di tutte le altre serie, ed è praticamente impossibile che riescano a scalzarla dal primo posto che per me si è così guadagnata.
In conclusione, posso di nuovo quotare tutto GianniGreed #35 e sono a posto
*mi diletto anch'io nello scribacchiare ^^ e proprio per questo quel che avevano detto a Komachi in quell'episodio (importa solo il cuore, brutto Natsu cattivo che le dici "è banale, è cliché:riscrivi!" -era insopportabile già di suo, perché l'unica volta che si comporta bene lo devono sgridare?-, comincia a copiare un altro libro, è sempre allenamento...) mi avevano fatto rizzare tutti i capelli dall'orrore T_T
E' con quei consigli che poi si scrive robaccia >_>
Ah, ah, ah XD
Prima ci sono le mie storie già avviate, mi spiace. Poverine, le trascuro sempre per rifinire quel maledetto infame del worldbuilding >_<
Nel mio commento poteva sembrare scherzoso, ma quando ti ritrovi a progettare scontri tra superumani e/o mostri, posso garantire che gestire le forze dell'ordine "umane" non fa per niente ridere >__<
Poi le soluzioni si trovano, peccato che quelli di PreCure manco ci pensino a queste cose.
(importa solo il cuore, brutto Natsu cattivo che le dici "è banale, è cliché:riscrivi!" -era insopportabile già di suo, perché l'unica volta che si comporta bene lo devono sgridare?-, comincia a copiare un altro libro, è sempre allenamento...)
ma infatti, sono gli apprezzamenti fatti dagli "amici" i più pericolosi, gonfiano l'ego e non fanno notare gli errori per presunta "gentilezza"
fine OT
secondo me la polizia si è adeguata alla presenza dei mostri e soccorre i civili dalle onde sbirilluccicose sparate a destra e a manca
Possibile che il marito della nonna di Tsubomi sia in realtà Coupé, che, potendo trasformarsi soltanto con quell'aspetto e non potendo assumere la forma di un uomo più vecchio, per non farsi scoprire decide di scomparire, però per poi poter continuare a stare accanto alla moglie nella sua forma reale di Coupé?
"il loro unico hobby sia stare a creare vestiti nel loro club di moda (un interesse molto più frivolo rispetto a un club sportivo o di interesse culturale)"
Che sia frivolo non è vero. Quando si fa moda bisogna disegnare il vestito,cercare la stoffa,prendere le misure di chi lo deve indossare, cucire ecc... Non è cosi facile come si pensa.
@Mepple~mepo
Sono d'accordo.
Se si fossero semplicemente interessate a comprare abiti e accessori alla moda, si sarebbe potuto dire che erano attività frivole, ma disegnare e realizzare abiti è un'attività che ha lo stesso valore di altre attività che potrebbero sembrare di maggior valore.
Leonardo Graziano è quello che doppia in italiano il prof. Kokoda in Yes PreCure 5, ma come, non lo sai?
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